Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo ventuno



Normani si era occupata del lato burocratico, mentre Camila tentava di permeare qualche frontiera. Se arrivare alla Tyser era stato difficile, accaparrare un colloquio con la Cadillac era pressappoco impossibile.

Anche Dinah le stava aiutando, tentando di smuovere qualche amicizia particolare che aveva collezionato grazie a previe frequentazioni in ambienti poco raccomandabili. C'era stato il periodo in cui usciva solo con ladruncoli da quattro soldi, un altro dove era affascinata dagli artisti di strada e uno in cui usciva solamente con hackers o broker. Insomma, aveva qualche aggancio favorevole, e perché non sfruttarlo?

Ormai era tornata a lavorare al ritmo febbrile dei primi tempi quando era subentrata in azienda: giorno e notte senza sosta. La miniera di caffè non era mai stata tanto opulenta.

Era quasi impossibile coordinare tutto senza perdere pezzi per strada. Camila si era preventivamente munita di pazienza, birra, coca-cola, tè e incenso che l'aiutava a concentrarsi. Normani invece non aveva bisogno di nessun sostegno particolare per concentrarsi, ma bensì necessitava che le fosse tolto qualcosa per fiscalizzarsi: le donne.

Le televisioni erano spente, i computer servivano solamente per il lavoro, così come i telefoni che entravano in modalità non disturbare e venivano utilizzati quelli aziendali, dove nessun numero di qualsivoglia amante lampeggiasse ogni tre per due. Riviste, giornali, foto... Tutto era sparito dalla circolazione. A parte Dinah, che per quanto Normani tentasse di ignorare, inutile negarlo, era una mera tentazione.

Una sera, quando tutte e tre erano impegnate a inviare email e tentare di scovare numeri di manager o persone influenti che potessero riceverle, quando Dinah si assentò per andare al bagno, Camila stuzzicò bonariamente Normani «Se vuoi la mando via.»

«Cosa? Chi?» Parve disorientata la donna, che per tutto il tempo aveva seguito l'andatura dinoccolata della polinesiana.

Camila inarcò un sopracciglio, senza soggiungere altro. L'espressione della collega era una testimonianza più che lampante.

«Ma figurati! Io e Dinah siamo amiche, le voglio molto bene e basta.» Si difese Normani, tornando a digitare sul computer.

«Certo... Pure io e te siamo amiche e mi vuoi molto bene, ma non fingere che non volessi portarmi a letto.» Asserì Camila, guadagnando lo sbigottimento plastico di Normani che la fece sganasciar dal ridere.

«Ok, ma solo per cinque minuti!» Si giustificò, accrescendo l'ilarità «Forse dieci... Diciamo finché non è entrata Lauren nella stanza!» Concluse Normani, risolvendola lapidaria.

Le risate della cubana cessarono, e lasciarono spazio ad una perplessità genuina «Che vorresti dire?»

«Oh, andiamo! Non hai avuto più occhi per nessuno.» Normani si calò in una recita che mimò l'espressione allucinata di Camila.

La cubana le lanciò un lapis, e poi una gomma, e poi ancora una penna «Non è vero!» Squittì risentita «Ero solo...»

«Eccitata.» L'anticipò Normani.

«...Impaurita!» Terminò la cubana, severamente.

Normani sogghignò sotto i baffi, scuotendo flebilmente la testa «Come desideri, meglio così.» Ci tenne a sottolineare Normani, scagliando un'allusiva raccomandazione.

Camila tornò ad immergersi nel suo lavoro, ma ricadeva nella distrazione a causa della stoccata velata che le aveva inferti Normani, così, quando udì i passi ovattati di Dinah nel corridoio, provvidenzialmente chiese «Perché "meglio così?»

Normani abbozzò un sorriso malfermo; sapeva che Camila non avrebbe tollerato la curiosità, è quello non facevo altro che acclarare la sua radicata tesi «Perché non avresti speranze, purtroppo. Lauren non vede altro che il suo lavoro, ed io e te sappiamo perché.» Ci tenne a motivare la donna, come per legittimare la visione universale della corvina.

Suo padre. Pensò la cubana, annuendo impercettibilmente.

Quando Dinah si aggregò nuovamente, non fecero che parlare altro di lavoro, tralasciando qualsiasi altro argomento fuori dal tavolo, ma non dalla testa.

Alla sera, Normani e Dinah si addormentarono sul divano, mentre Camila era ancora intenta a lavorare sodo. Il nitore del computer l'abbacinava la vista, mentre il caffè pensava a recuperare i decimi che perdeva man mano che la sonnolenza prevaleva.

Ormai mancava un'ultima email, ad un contatto che avevano cavato da qualche buco nero di internet. Cordiali saluti... Inviata.

Si stiracchiò, allietando i muscoli atrofizzati da svariate ore. Uno sguardo rapido alle sue spalle, e le due dormivano ancora. Dinah ciondolava sulla spalla di Normani, mentre l'altra era ripiegata su se stessa.

Camila Sorrise. Era il momento anche per lei di dormire.

Fece per spegnere il computer, quando l'indice indugiò sul tasto on-off. Adesso aveva la giurisdizione totale sull'uso del web, senza vincoli moralmente imposti dal sano motto "prima il dovere, poi il piacere".

Effettivamente Camila non era "piacere" che stava cercando, ma altro nonché "interesse". Diverse incognite le ronzavano in testa, e quello era l'unico lasso incontaminato di tempo che le restava per indagare.

Si assicurò nuovamente che Normani e Dinah fossero fra le braccia di Morfeo, dopodiché si sedette sbrigativamente e digitò le prime parole che le saltarono in mente.

Lauren Jauregui... Mike Jauregui... famiglia Jauregui... Che stai facendo Camila?! Smettila. Gare...scuderia Jauregui... Premi... Non è così che risolverai qualcosa. Che cosa ti aspetti di trovare? Vita privata Lauren Jauregui... Vita sentimentale Lauren Jauregui... Perché lo stai facendo? Non ha senso, Camila. Automobili in mercato... Festa Jauregui... Camila, Camila, basta!

«Camila?»

«Si!» La cubana chiuse di scatto il portatile, schiacciando una mano all'interno «Ahia!»

Normani assistette alla scena scettica, interdetta «Ti senti bene?» Increspò le sopracciglia, adombrata dalla perplessità.

«Si, tutto ok. Mi sa che ho lavorato troppo, meglio se vado a dormire.» Si svincolò la cubana, azzardando un sorriso innocente che tutto poteva essere altro che quello.

La cubana si accertò di avere il pc sottobraccio mentre indietreggiava verso la camera, continuando a farfugliare espedienti. 

Normani portò le braccia conserte, annuì lentamente, alzò un angolo della bocca e inchiodò Camila nel suo sguardo altero e investigatore.

«Buonanotte, allora.» Si accomiatò la cubana, con l'inequivocabile pallore che assale chiunque si macchi di una colpa, o di un peccato.

«Ciao.» Strascicò l'ultima vocale Normani, sventagliando le dita in un gesto malizioso.

Camila richiuse la porta alle spalle, tirando un sospiro di sollievo. Che sbadata e incosciente era stata. Avrebbe dovuto prevederlo! Comunque non c'era tempo per piangere sul latte versato. Si affrettò a cancellare la cronologia, spense definitivamente il computer stavolta e si sotterrò sotto le coperte. Si addormentò dopo qualche minuto, ancora intasata in una spirale di Ma, chissà, perché, non so, però...

                                    *****

Normani riuscì ad avere un appuntamento con il vicepresidente della Ferrari, anche se in realtà il merito andava conferito a Dinah. Un ex broker con il quale era uscita tempo addietro, era il miglior amico di un collega che lavorava nella progettazione delle auto per la Cadillac. In qualche giorno avevano ricevuto il contatto del vicepresidente, e Normani era riuscita a far spazio nella sua agenda strapiena.

«Siamo una bella squadra.» Aveva commentato Normani, battendo il cinque a Dinah.

«Puoi scommetterci.» Aveva riso, incassando il trofeo con uno schiocco di palmi.

Mancavano poche ore all'incontro. Camila se ne era lavata le mani. Le avrebbe fatto piacere rodarsi sul campo, osservare i professionisti in azione, ma dopo tutti quei giorni di veglia notturna, preferiva prendersi il giorno libero per recuperare il sonno perduto. E non fece altro che ronfare, girarsi dall'altra parte e ronfare di nuovo, finché non squillò il telefono.

Driiiin. Tuo padre è morto.

Camila si svegliò trafelata, portando una mano sul petto. Driiiin.

Già, a volte succedeva, soprattutto quando si assopiva. Il trillo del cellulare le ricordava ancora l'ultimo respiro di suo padre.

Solo perché non ci pensava mai, non voleva dire che non fosse ancora presente. Anzi, non ci pensava proprio perché non poteva permettersi la sua presenza, che altrimenti sarebbe stata troppo ingombrante. Tutto quello che stava facendo... Driiin!!!! Suo padre non c'era più.

«Pronto?» Si stropicciò gli occhi, scacciando un po' di mal di testa e un cretto di rughe stampate dal cuscino.

«Mila, ho finito adesso. È andato tutto bene, ho rimediato un appuntamento con il CEO.» Non fece i salti di gioia solo perché la sua filosofia le imponeva di non esultare prima di aver riscosso il successo effettivo.

«Grandioso.» Si complimentò la cubana, mezza assonnata.

«Si, ma ovviamente a quell'incontro andrà Lauren. È con lei che vogliono parlare.» Comunicò Normani, trovando pieno assenso in Camila che non aveva niente da obiettare.

«Nel frattempo, non chiedermi come, sono anche venuta a capo del tuo.. grattacapo. Ho le foto delle festa e la lista dei nominativi, passo da te?» Domandò retorica Normani, attendendo pazientemente la reazione della cubana.

«Oh, cazzo! Certo, vieni subito!! Ma come hai fatto?!» Si sentiva più elettrizzata di quando beveva una caraffa di caffè.

«Ti ho detto di non chiedermelo. I segreti, sono segreti, Cabello.» Si pavoneggiò Normani, galleggiando nella sua aurea di mistero che tanto stregava... Ma non Camila.

La cubana alzò gli occhi al cielo e accondiscese solo perché il tesoro che possedeva Normani era ciò che più le interessava.

Smaniava talmente tanto di conoscere l'esito di quegli scatti, che mentre aspettava Normani non tornò a dormire, ma rifece il letto, spazzò le stanze, preparò un tè e cucinò l'impasto per un dolce. Quando Normani giunse sulla soglia della porta, Camila stava infornando la crostata.

«Per me?» Chiese l'amica, indicando l'appetente dolce.

«Per chi la mangia. Dai, siediti.» Tagliò corto la cubana, abbandonando le vesti della cuoca per calarsi nei panni del detective.

«Non ti farò aspettare oltre, dato mi sembri già abbastanza fuori di te.» Notificò Normani, sollevando le sopracciglia e dilatando le pupille.

Camila fece un gesto lesto con la mano, come per accantonare un affronto che non la sfiorava  minimamente.

Normani estrasse una busta bianca dalla borsa, già aperta «Mi sono presa la libertà di guardare alcune foto.» Disse onestamente, senza trovar astio nell'amica che si limitò a scrollare le spalle.

Allineò le fotografie in due mazzi uguali, dopodiché Camila ne spulciò uno è Normani l'altro. Perlopiù ritraevano gli ospiti in atteggiamenti analoghi fra di loro: mentre negavano champagne, mentre ridevano fra di loro, mentre ballavano o ascoltavano il discorso di Lauren.

«Camila, perché ti interessa tanto questa donna? È una sconosciuta, in fondo, no?» Eruppe Normani senza tanti giri di parole, incalzando la cubana assorta negli scatti.

«Non lo so, Mani. C'è qualcosa in lei, qualcosa che non riesco a dimenticare.» Ammise senza peli sulla lingua Camila, serena nel confessare le sue emozioni.

Normani annuì. Non disse niente, ma annuì. Con tale solennità e rispetto che quasi quasi somigliò a comprensione, a complicità. Come se lei capisse bene quello che Camila provava.

Nelle mani della cubana sgusciò una fotografia e... «Trovata!!» Esclamò vittoriosa, attirando l'attenzione di Normani.

La donna circumnavigò il tavolo e si arrestò al fianco della cubana, squadrando la figura che Camila stava segnalando con l'indice. Normani aguzzò la vista, tentando di essere utile alle indagini, ma purtroppo dovette disilludere l'aspettativa speranzosa di Camila «Non so minimamente chi sia.»

La cubana sospirò afflitta, celando però il dispiacere che davvero nutriva. Sorrise tristemente, ma rincuorante, pretendendo di essere indifferente all'affare.

Continuarono a sfogliare le foto, scorrendo fra facce sorridenti e abiti fastosi. Camila rintracciò la sua persona qualche volta, anche se quasi sempre di spalle o di profilo. Solo in uno scatto era stata pizzicata frontalmente: al banco degli alcolici.

«Eccola di nuovo, giusto?» Normani le consegnò un'alta immagine, sempre della stessa donna.

Qui era seduta su un divano in compagnia di qualche incognito ospite, ma il suo sguardo era diretto verso la pista, a cercare qualcosa o qualcuno.

Camila annuì, mettendo anche quella foto da parte.

Dopo un'immagine che ritraeva Chelsea impegnata a flirtare con una bella donna dell'alta classe sociale, Camila incorse nuovamente nella donna misteriosa.

Questo scatto era diverso. Lei era di tergo, aveva le spalle scoperte e anche una buona porzione del collo era esposta. Avvicinò lo scatto al naso, vagliandolo scrupolosamente.

«Trovato qualcosa?» Inclinò la testa Normani, osservando la posizione innaturale della cubana.

«Forse...» Rispose incerta, strizzando ancora di più gli occhi per potenziare la vista.

C'era qualcosa sulla nuca della donna, nell'intersezione fra collo e schiena. Un tatuaggio.

«Che c'è?» L'impaziente curiosità di Normani la spronò ad approssimarsi alla cubana.

«Che stiamo guardando?» Chiese mentre analizzava la foto patinata.

«Quello.» Camila additò il minuscolo dettaglio con l'unghia del mignolo.

Normani dovette sforzarsi incommensurabilmente per mettere a fuoco il microscopico disegno che campeggiava sul collo della donna. Quando lo fece, per poco non trasalì.

«Non so, sembra una rondine... O forse un pettirosso... Non lo so, un gabbiano... O forse...»

«Una libellula.» Dichiarò Normani, senza rendersi conto di ciò che disse.

«Si, anche... Può essere. Si!» Esultò convinta la cubana, sorridendo in direzione della smunta Normani.

«Conosci qualcuno con un tatuaggio del genere?» Si informò Camila, notando l'espressione attonita e paralizzata della donna.

«Ehm, no. No, nessuno. Mi spiace.» Barbugliò, confortando la collega con un sorriso mortificato.

«Fa niente.» La cubana rimirò la foto un'ultima volta, prima di inserirla nuovamente nella busta... «Ci abbiamo provato.»... E sigillare la chiusura.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro