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Capitolo dieci



Normani stava razziando la dispensa della cubana: quando era nervosa si innescava la fame da stress, peggio di quella chimica. Camila le raccontò per filo e per segno come si era svolta la serata, ci tenne a precisare che Lauren l'aveva quasi perdonata, ma che poi, una volta che era scesa dall'auto, sembrava che il livore nei suoi confronti si fosse riprodotto, invece di estinguersi.

«Tranquilla,» Biascicò Normani mentre leccava il cucchiaio, assicurandosi di pulirle tutto il gelato alla fragola spalmato sopra «Lauren fa così con tutti. Anzi, è già una buona vittoria aver goduto di una transitoria tregua.»

«Spero che presto cesserà questo malumore.» Sospirò Camila, che da sempre era un po' suscettibile al malcontento altrui nei suoi confronti.

«Non cesserà mai. Lauren è così di natura. Com'è che dicono oggi? Mood. È il suo mood perenne.» Fece balzare le sopracciglia, mantenendole in aria per qualche tempo, giusto per enfatizzare il concetto.

«È che non vorrei sprecare quest'opportunità.» Esternò apertamente la cubana. Il suo pensiero non poteva far a meno di rasentare il ricordo di suo padre.

«Non lo farai. Lauren non licenzia qualcuno per un evento isolato di insubordinazione. Quello a cui tiene di più è l'azienda. E basta. Chiaro che se dovessi dimostrarti recidiva, allora ci sarebbero scottanti conseguenze. Ma fino ad allora, puoi dormire sogni tranquilli.» La rassicurò Normani, edotta ormai sul temperamento della corvina, rigido e inflessibile, ma accondiscendente se in funzione dell'azienda.

«E poi, hai fatto un buon lavoro, per essere il tuo primo impiego.» Sorrise solidale Normani che, dopo aver rovistato con il cucchiaio fino a metà barattolo, si ritenne soddisfatta e lo ripose al suo loco.

«Se lo dici tu.» Si auto-incoraggiò la cubana, sospirando.

«Eccome. Adesso perdonami, devo assolutamente scappare. Ci vediamo lunedì, ok? Passa un buon weekend, hasta pronto chica!» La salutò con un bacio della mano, tirandosi poi dietro l'uscio che si serrò con un tonfo sordo.

Lauren aveva indetto un meeting straordinario, per mettere al corrente gli investitori dei progressi ottenuti. Normani non vedeva l'ora di spiattellare in faccia a Lucy il suo encomiabile operato. Già immaginava la sua espressione, è solo così ne traeva un gran soddisfacimento.

Camila organizzò una serata fra lei, Dinah ed Ally durante il weekend. Passarono il sabato sera a ragguaglierai sugli avvenimenti. Ally aveva conosciuto un ragazzo al negozio, sì proprio al sexy shop. Diceva che era carino e che stava vagando fra gli scaffali alla ricerca delle manette pelose. Un punto a suo favore, insomma. Dinah le disse che era strano sentirla parlare così spudorata, dato che prima del trasferimento era una ragazza casa e chiesa. Ally si difese con un'alzata di spalle e un semplice ma efficace "Tutti cambiano".

Quasi tutti. Pensò la cubana, riflettendo sul fatto che, secondo lei, Lauren non aveva mai indossato maschera diversa da quella che sfoggiava ora.

Dinah raccontò loro quello che era successo con Siope. In poche parole lui le aveva confessato di avere un debole per lei, ma aveva anche precisato che non sarebbe scoppiato niente fra loro perché la differenza d'età lo metteva in soggezione. La polinesiana non si era comunque arresa, e avrebbe continuato a corteggiarlo finché non si fosse avveduta di aver raggiunto il capolinea.

Camila si divertì a riepilogare gli eventi cruciali della festa. Le due, incuriosite e stuzzicate dall'idea di sbirciare fra i segreti dei vip, la bersagliarono di domande. "Ma Ryan Reynolds c'era?", "È uscita una donna dalla torta?", "Uh,uh! Lady Gaga era presente, spero. Non si fanno feste senza Lady Gaga", "Io ho fatto il mio compleanno senza Lady Gaga", "Ma che c'entra!? Intendo dire fra di loro". E così via.

Camila tentò di far capo a tutte le curiosità che fiorivano nelle ragazze "Non c'era Ryan, altrimenti gli avrei detto che ha dei capelli orribili", "Tu sei orribile!", "Ma Lady Gaga?", "No, Dinah, non c'era Lady Gaga. C'erano stilisti, fotografi, alcuni attori", "Pff, non capiscono niente di feste".

Dopo quel sabato sera all'insegna del gossip, trascorsero la domenica fra negozi. Camila non disponeva di una vasta gamma di abiti formali, ma dato che l'indomani sarebbe stata ospite nella tana del diavolo, tanto valeva andarci vestita bene.

Dinah ovviamente le consigliò un abito suadente, attillato e sì formale, ma soprattutto avventato. Ally invece andò più sul classico, ma senza farsi prendere la mano. Seppe fondere il suo lato casto a quello impetuoso, ed ecco che ne saltò fuori una scelta niente male.

Abito nero, con le spalline merlate che sfioravano la rotondità della spalla. Scollo a V che però si riuniva prima dell'infossatura del seno, condendo una visuale ampia sul petto, ma censurando oltre. A tubino, attillato, ma lungo fin sopra le ginocchia. Perfetto.

Entrambe annuirono soddisfatte, e tornarono a casa entusiaste. Camila si lasciò contagiare dalla loro euforia, tanto che passarono la domenica sera in un pub ad assaggiare nuovi drink e ridere dell'indomani.

Il lunedì mattina fu un risveglio abbastanza traumatico, per chi, come Camila, non fraternizzava con l'alcol da mesi. Integrò latte e tanta acqua, una doccia fredda per svegliarsi e i suoi neuroni; non si potevano considerare attivi, ma quantomeno vigili.

Ripassò i documenti per il meeting pomeridiano, poi stirò il vestito, per assicurarsi che fosse in perfette condizioni, ed infine cucinò il pranzo. Dinah la chiamò per sincerarsi che non fosse collassata in uno stato comatoso post alcol. Restò a telefono con lei per tutto il tragitto e, quando Camila arrivò all'azienda, Normani aveva appena posteggiato.

«Ciao, mi amor.» Scherzò Normani, salutando Dinah che era in viva voce.

«Mi spiace, non sono spagnola. O impari il Francese, o studi il Tahitiano.» Replicò pronta Dinah.

«Ti sorprenderò.» Di nuovo quel tono scherzoso che sotto sotto non lo sembrava al 100%.

Le due si  preparano per salire al piano superiore, da qui vennero smistate verso un altro torrente in piena, poi sospinte verso l'ascensore. Normani già non riusciva a trattenere un sorriso compiaciuto. Già pregustava l'espressione astiosa di Lucy.

Quando le porte si aprirono, Chelsea fu la prima persona che incrociarono. Stava parlottando con una segreteria, probabilmente l'ennesima etero che tentava di portare sull'altra sponda.

Normani le strizzò l'occhio, e questa reciprocò con un gesto della mano. Chiaramente un loro gioco, un segnale, Camila non seppe come classificarlo. La sala riunioni si stava riempiendo, Normani e la cubana presero posto.

Normani sbirciava impaziente l'entrata, sperando che Lucy emergesse da un momento all'altro dato che, stranamente, non era ancora arrivata. E tutte le sedute andarono colmandosi, tranne la sua. Il dubbio esistenziale venne poi rivelato quando Lauren entrò nella stanza, seguita da uno sguardo civettuolo e volutamente trionfante di Lucy.

Normani mugolò, alzando gli occhi al cielo «Se l'è fatta di nuovo.» Sospirò annoiata, scuotendo la testa.

Camila seguì la traiettoria del suo sguardo, rintracciando prima la corvina e poi la mora. Fu facile fare 2+2.

«Buonasera a tutti.» Salutò cordialmente Lauren, mentre gli investitori si stavano accomodando.

«Sarò diretta e non vi farò perder tempo.» Dichiarò molto schietta la corvina, disponendo una falange di fogli sulla scrivania «Il contratto con la Tyser è andato a buon fine. Dobbiamo apporre le ultime modifiche e saremo a cavallo.» Un applauso collettivo scrosciò nell'ufficio, ma sempre composto e formale.

«Se qualcuno ti voi ha qualcosa da riferirmi, sono tutta orecchie.» Si dimostrò disponibile la corvina, volgendo uno sguardo che abbracciò tutta la tavola.

«Niente, il marketing continua a salire. Siamo ai vertici, come sempre. Non con poche difficoltà, ma anche questo è normale.» Sciorinò Jake, giocherellando con la penna e scrollando le spalle.

Lauren annuì, poi di nuovo vagliò la stanza.

«Ho "arruolato" altri imprenditori, cose da poco, ma tutto fa.» Ragguagliò Chelsea.

«Ottimo.» Concesse Lauren, per poi ammutolirsi.

Nessun altro disse altro, a parte tre o quattro investitori che parlarono di calcoli e numeri in cui Camila si perse. Dopodiché si chiusero i battenti, ma Lauren, mentre rassettava i documenti a capo basso, disse altisonante «Siete tutti liberi di andare, a parte Normani e Camila che vorrei vedere nel mio studio.» Poi non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo, girò i tacchi e uscì.

Normani scambiò un'occhiata con Lucy, la quale era si stizzita, però anche compiaciuta per aver preso la sua rivincita con Lauren. Dato che la corvina era molto amica di Normani, Lucy era contenta di poterle sbattere in faccia che forse, un giorno, sarebbe potuta diventare la sua compagna ufficiale, dato che nessun altro candidato era minimamente considerabile.

Quel giorno si contenne, comunque. Aveva intascato una vittoria importante, non voleva che Lucy rovinasse il suo umore. Non quel giorno. Normani, quindi, tirò a dritto, senza considerala, e Camila subito dietro di lei. 

«Posso dire soltanto...» Proclamò Normani entrando nell'ufficio di Lauren «...Che non sono d'accordo?» Inarcò le sopracciglia in una smorfia di disappunto.

«Puoi dirlo, ma non ti ascolterò. Come sempre.» La corvina alzò il bicchiere verso di lei, ingollando il liquore all'interno.

«Potresti avere qualcuno di nettamente migliore, non capisco perché perdi tempo dietro a lei.» Sbuffò irritata Normani, sedendosi.

«Normani, non sono cose che ti competono. Punto.» Mise in chiaro Lauren, dedicandole uno sguardo autorevole e fosco.

Camila, in tutto questo, prese posto silenziosamente, stringendo la borsa fra le mani, a disagio. Non conosceva Lucy, non le andava di giudicarla gratuitamente, ma nemmeno di mettersi contro Normani o, peggio, prendere parte alla discussione.

Lauren sprofondò elegantemente nella sua poltrona, congiunse le mani davanti a lei, e aria solenne dichiarò «Gli accordi con la Tyser stanno procedendo bene, hanno avanzato solo un'ultima offerta. Vorrebbero che firmassimo il contratto in diretta tv, nella sede ufficiale della Tyser: a Miami.»

Camila aguzzò le orecchie. Miami. Non tornava a casa da anni. Era un caso oppure il destino le stava calando una mano vincente, per citare suo padre?

«Quindi, Normani, prepara le valigie. Partiremo lunedì prossimo, devo concludere alcune pratiche prima.» Sentenziò Lauren, praticamente ignara della presenza della cubana, alla quale non solo non rivolgeva la sua attenzione, ma pretendeva addirittura che non fosse lì.

Normani occhieggiò di sottecchi la cubana al suo fianco. Se fosse partita Camila al posto suo, avrebbe potuto godere di tre giorni con Dinah senza guardia appresso, dato che occasionalmente entrambe soggiornavano dalla cubana.

«No!» Scattò Normani, guadagnando le occhiate stranite degli astanti. Si schiarì la voce, ricomponendosi «Voglio dire, non posso. Sfortunatamente ho un colloquio importante con il CEO della Chevrolet, mi spiace.»

Lauren sospirò, frustrata. Non era allettante l'idea di scartabellare fra la marea di schedari per trovare un altro candidato valido.

«Ma comunque... ci sarebbe Camila libera.» La propose Normani.

Lauren alzò lentamente lo sguardo, riservandole un'espressione a metà fra il crepuscolare e l'incollerita.

Normani spronò Camila con cenni flebili del capo, visto che la cubana di era paralizzata.

«Ah, si! Sono disponibile.» Finalmente confermò, annuendo vigorosamente.

Lauren fece spola fra Normani e Camila. Prima scettica, quasi sospettasse si trattasse di uno scherzo, poi allibita, realizzando che non fosse uno scherzo; ed infine quasi divertita.

«Vuoi che porti una principiante a farmi da spalla in uno degli affari più importanti della storia dell'azienda?» Domandò la corvina a Normani, trattenendo a stento un risolino.

«È grazie alla principiante se ha concluso qualcosa.» Replicò pungente Camila, mordendosi troppo tardi la lingua.

Lauren virò a rallentatore la testa, incenerendo la cubana con il suo sguardo incandescente. Camila farneticò qualcosa, Normani invece coprì la bocca per non infierire con una risata disdicevole, e Lauren passò la lingua sull'arcata superiore.

Vuoi la guerra, mettiti l'elmetto. Pensò Lauren, annuendo fievolmente.

«D'accordo. Allora fai le valigie... guapa.» Asserì tagliente la corvina, ricordandole in una nota ammonitrice di non essersi dimenticata.

Camila deglutì, arrossendo. Normani continuava a ridere.

Mentre uscivano dall'ufficio, Normani le disse che erano esilarante. Camila dissentì, grugnendo.

Prima di lasciare l'edificio, Lucy intralciò loro la strada. Normani si apprestò al faccia a faccia, ma invece il dritto venne sganciato verso la cubana.

«Sui nominativi dei biglietti per Miami c'è il tuo nome.» Avanzò un passo e intimidatoria sibilò «Non pensare di essere qualcuno o di avere una possibilità con Lauren, perché non è così.» Infine se ne andò scodinzolando, lasciando la cubana a bocca aperta.

Ok, si. Normani ha ragione su tutto.

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