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12 - Facing your own fears

And I feel like I am

Just too close to love you



Calum's pov



Aprii gli occhi lentamente, svegliato dalla luce del sole che entrava dalla finestra, talmente insopportabile che fui costretto a chiudere gli occhi di nuovo. Mi faceva male la testa e avevo il posteriore indolenzito - i sintomi della notte passata, supposi.

Non è che ricordassi granché di cosa fosse successo, le ultime cose di cui avevo memoria erano una ragazza dal nome sconosciuto e innumerevoli shot. Il dolore al culo però stava a significare che ad un certo punto della serata dovevo aver mollato la ragazza senza nome per qualche ragazzo. Qualche ragazzo che non mi aveva aiutato per niente nella mia missione. Beh, forse non mi sono aiutato da solo... Non avrei dovuto bere così tanto, magari adesso ricorderei qualcosa!

Mi appoggiai meglio contro il corpo che mi teneva fermo al letto, beandomi del calore e del profumo che emanava. Un profumo dolce ma pungente, un profumo che ti faceva venire voglia di averlo addosso per una vita intera. Wow, proprio come... Il profumo di Ashton... Aspetta, cosa?

Per quanto mi sembrasse normale che un'altra persona potesse avere il profumo di Ashton, il dubbio che la persona con cui avevo dormito fino a quel momento fosse proprio il ragazzo di cui ero innamorato e che volevo dimenticare si insinuò nella mia testa. Volevo verificare ma avevo paura di farlo - non sapevo come affrontare l'eventualità che fosse Ashton sul serio.

Mi presi coraggio, prendendo un respiro profondo prima di alzare la testa lentamente, sussultando quando scoprii l'identità del ragazzo con cui avevo passato la notte. Ashton dormiva beato, respirando profondamente, le sue labbra erano leggermente curvate all'insù. Vederlo così, seppur mi scaldasse il cuore, mi riempì di tristezza.

Non meritavo Ashton, non meritavo quel ragazzo così dolce, gentile, pieno di lati nascosti e sfaccettature che solo io ero riuscito a portare alla luce. Ashton meritava molto di più, qualcuno di molto meno incasinato di me, qualcuno che non scappava appena si trovasse davanti ad un problema - o che cercasse di ignorarlo con l'alcool come avevo fatto giusto ieri sera. Avrei portato solo problemi ad Ashton, probabilmente già l'ho fatto...

Realizzando che questa fosse l'ultima volta con Ashton, scesi dal letto cercando di non svegliarlo. Sarebbe stato più facile, per me e per lui, andare via senza affrontarlo un'ultima volta.

Camminai per la stanza alla ricerca dei miei vestiti senza far caso al dolore al sedere - cosa che mi fece sorridere, evidentemente Ashton aveva deciso di farsi ricordare per bene. Mi vestii in fretta, sedendomi sul letto per infilare le scarpe. Sentii Ashton lamentarsi sotto voce, mi voltai per verificare se stesse ancora dormendo; fortunatamente per me, i suoi occhi erano ancora chiusi.

Cercai di ricordare qualcosa della notte trascorsa, sentendo la mia testa fare male nello sforzo. Era completamente inutile: più ci provavo, più non ricordavo niente. Era come se i miei ricordi fossero immersi in una foschia fangosa e io cercassi di guardarci dentro senza risultati. Decisi di mollare. Non c'era modo per recuperare i miei ricordi. Avrei potuto chiedere ad Ashton... Ma avrei dovuto affrontarlo e sapevo che non ci sarei riuscito.

Accarezzai i capelli di Ashton flebilmente, sospirando mentre lo guardavo storcere leggermente il naso. Mi chinai per lasciargli un bacio sulle labbra prima di andare via; lasciai che le mie labbra assaporassero quelle dolci di Ashton.

Casa di Ashton era stranamente silenziosa; ora che ci pensavo non sapevo bene che ore fossero. Cercai il mio cellulare in tasca, non trovandolo; forse l'avevo lasciato in macchina.

Ora la domanda era: dove cazzo era la mia macchina?

Appena uscito di casa, mi incamminai per cercare la mia auto, con scarsissimi risultati. Come diamine c'ero arrivato lì, allora? A piedi? Mi sembrava assurdo. Forse avrò chiamato un taxi, cosa che giustificherebbe la mancanza di soldi nel mio portafogli. Ma io ero sicuro di essere uscito con l'auto. Forse avevo deciso di essere troppo ubriaco per guidare...

Ora il problema era tornare a casa di Luke. Non potevo chiamarlo, visto che non avevo il cellulare e neanche i soldi per usare una cabina telefonica. Non potevo usare il taxi o i mezzi pubblici, visto che non avevo lo straccio di un soldo. L'unica cosa da fare era... Tornare in casa e prendere il cellulare di Ashton per chiamare Luke oppure tornare a casa a piedi. E casa di Luke era dall'altra parte della città... Ma non avevo altra scelta. Non avrei affrontato Ashton per nessun motivo al mondo.


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Arrivai a casa di Luke strisciando per terra, praticamente. Ero stato per metà giornata sotto al sole peggiorando la mia emicrania, camminando senza un soldo in tasca e senza cellulare solo perché non volevo affrontare Ashton. Ma che razza di coglione sono?!

Bussai con la poca forza che mi restava, aspettando che qualcuno aprisse cercando di calmare il mio respiro; quando finalmente Luke aprì la porta crollai sul pavimento di casa sua, esausto.

«Cal, mi devo preoccupare?», mi chiese Luke, accovacciandosi accanto a me, «Sembri esausto...».

Chiusi gli occhi. «Lo sono... Mi porteresti un... Bicchiere... D'acqua?», riuscii a chiedere, sentendo la gola secca come mai prima d'ora, «Forse... Forse è meglio... La bottiglia, sì».

Luke annuì, alzandosi da terra non prima di avermi dato una lunga occhiata indagatrice. «Dov'è che sei stato tutto questo tempo? E perché non rispondevi al cellulare?».

«T-te lo racconterò... Ora portami l'acqua ti prego Luke».

Luke corse in cucina, tornandone con una bottiglia da due litri di acqua che buttai giù con avidità, finendola in due minuti contati. Luke non ebbe neanche un secondo per parlare che subito mi alzai, approfittando di quel poco di energia che avevo riguadagnato bevendo l'acqua, e corsi nel bagno del piano di sotto, buttandomi sotto la doccia quasi con i vestiti ancora addosso. Dopo essere stato sotto la doccia per una buona oretta, decisi di fare un pisolino, ignorando le domande di Luke che quasi mi tirò una scarpa addosso quando gli dissi che gli avrei dato tutte le risposte che voleva dopo. Ero decisamente troppo stanco, troppo indolenzito e troppo incazzato con me stesso per parlare delle mie sciagure della notte precedente, di cui non ricordavo neanche la metà.

«Perché non vuoi raccontarmi dove sei stato, stronzo?», si lamentò Luke, sedendosi sul mio letto.

«Perché ho sonno», risposi girandomi dall'altro lato del letto.

«Oh, diamine! Calum Thomas Hood, per quale cazzo di motivo non vuoi raccontarmi di cosa hai fatto ieri sera?! Hai attraversato la città trasportando cocaina e te ne vergogni?!».

«Preferirei averlo fatto», borbottai, cercando di non farmi sentire da Luke che però, ovviamente, sentì tutto.

«A cosa avresti preferito trasportare cocaina per la città? Hai fatto uso di droghe pesanti? Hai perso tutti i tuoi soldi al poker? Hai scopato con qualche ragazzo con il cazzo piccolo che ti ha lasciato insoddisfatto? Dimmelo, Calum! Lo sai che non ti giudicherò!».

Soffocai una risata. «Non ho fatto niente di tutto questo! Cioè... A scopare sì, ho scopato, ma il ragazzo con cui l'ho fatto non aveva per niente il cazzo piccolo», borbottai, quasi sorridendo malizioso. Sottolineo quasi. Mi faceva troppo male la testa per sorridere.

«Mmh, bene. Direi che hai concluso qualcosa alla fine», disse Luke, ridacchiando, «Come si chiamava? Ti ha lasciato il suo numero?».

Sospirai. Avrei dovuto dirglielo per forza, ma avevo paura della sua reazione. Insomma, avevo un'emicrania che mi stava uccidendo, avrei dovuto sopportare anche le sue urla da ragazzina?

«Luke, io... Ho scopato con Ashton».

Come previsto, Luke cacciò un urlo che probabilmente si sentì persino a Melbourne. Mi stupii del fatto che i vetri delle finestre non si fossero frantumati.

«ODDIO! E me lo dici così, grandissimo coglione?! Hai scopato con Ashton! Com'è stato? Lento e romantico o avete scopato selvaggiamente? Vi siete detti 'ti amo'? Vi siete fatti le coccole dopo? Avete dormito abbracciati? Perché cazzo non sei rimasto da lui?», sbottò, scuotendomi, «Voglio sapere TUTTO!».

«Luke, ti prego... Mi fa male la testa. Potresti non urlare?», chiesi, tenendo la voce bassa.

«Va bene, va bene! Però devi raccontarmi tutto nei minimi dettagli, non ti risparmiare».

«Se li sapessi, i minimi dettagli, te li direi volentieri», borbottai, chiudendo gli occhi, «Ieri sera mi sono ubriacato, quindi non ricordo un cazzo di ciò che è successo stanotte. L'unica cosa che so è che mi sono svegliato nel letto di Ashton con una fortissima emicrania, il portafogli vuoto e senza cellulare e auto».

«Quindi ti sei ritrovato da Ashton così, magicamente?», borbottò Luke, scuotendo la testa, «È una cosa assurda. In un modo devi esserci arrivato».

«Forse ho preso un taxi... Il che vuol dire che ho lasciato la macchina al club in cui sono andato», ipotizzai, facendo spallucce.

«Perché non chiami Ashton e gli chiedi cos'è successo? Sono sicuro che lui sa qualcosa, insomma...».

Scossi la testa veemente. «Non ci penso neanche. Non ho percorso la città a piedi per niente».

Luke mi guardò stranito. «Aspetta... Cosa? Sei venuto da casa di Ashton a piedi?».

«Sì...».

«Per evitare di parlarci?».

«Hai centrato il punto».

Luke urlò di nuovo. Questa volta però sono sicuro che l'avranno sentito anche in Cina. «SEI UN COGLIONE! Un idiota del cazzo, diamine! Sei venuto qui dall'altra parte della città a piedi solo perché non vuoi affrontare i tuoi sentimenti?! Cazzo, Calum! Queste cose non le facevo neanche io a diciassette anni - e sai quanto ero coglione a diciassette anni!».

Sospirai. «Risparmiami la paternale, ti prego, lo so che sono un coglione e non c'è bisogno che me lo dica tu», borbottai, girandomi di nuovo dall'altro lato, «E poi voglio dormire».


---



Dopo un bel pisolino di due ore e mezza - e un'altra ramanzina strampalata di Luke - decidemmo di andare al club dove ero stato per riprendere la mia auto. Quando arrivammo lì, però, non c'era traccia di essa. Avrei dovuto immaginarlo, visto che non avevo le chiavi in tasca ed ero sicuro di non averle lasciate da Ashton...

«Te l'ho detto, devi parlare con lui. Magari riesci a capire dove cazzo hai lasciato la tua auto, le chiavi di essa e il tuo cellulare!».

«E le mie sigarette», borbottai, sospirando, «Dio, voglio fumare. Ne ho bisogno».

Luke mi guardò male. «Beh, quelle è meglio averle perse - è giunta l'ora che tu la smetta di giocare al bimbo ribelle e ti liberi del vizio. Non ti fa bene ed è leggermente disgustoso».

«Sta zitto che l'altra sera hai fumato con me. E sappiamo tutti quanto sei attratto dai ragazzi che fumano - avevi una foto di Michael con una sigaretta in bocca come sfondo del cellulare!», ribattei, incrociando le braccia al petto.

Luke arrossì. «Allora, punto primo, l'altra sera ho fumato con te soltanto perché avevo avuto un altro cazzo di incubo e tu dici sempre che quelle cose infernali ti fanno calmare, quindi volevo verificare se fosse davvero così; punto secondo, io non sono attratto dai ragazzi che fumano; punto tre, l'hai visto Michael con una sigaretta in bocca? Le fa sembrare così fottutamente attraenti, e ce ne vuole», sbottò, parlando a raffica senza prendere fiato.

«Wow, prendi qualche pausa mentre parli, macchinetta», lo presi in giro, ridendo, «E comunque penso che mi toglierò il vizio in modo graduale, come è giusto che sia. Adesso fammi fumare le mie sigarette in santa pace».

Luke sbuffò. «Del resto non sono nessuno per dirti cosa fare e cosa no».

Poggiai la testa sul sedile, ancora parecchio stanco dal mio pisolino. Il sonno scomparve non appena mi accorsi del tragitto che Luke stava percorrendo.

«Luke... Dove mi stai portando?», chiesi indagatore, nonostante sapessi benissimo dove Luke mi stesse portando.

Il biondo si morse il labbro inferiore. «Devi capire cos'è successo ieri sera. Ashton è l'unico che può dirti qualcosa in più», sbottò, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

«Luke, no».

«Calum, sì. Non puoi passare la tua vita a cercare di ricordare qualcosa che sai di non poter ricordare perché ti sei ubriacato al punto di dimenticare qualsiasi cosa! Ashton può dirti tutto, sono sicuro che può farlo».

Sospirai, scuotendo la testa. «Non posso affrontare Ashton. Ti prego, non farmelo fare».

Luke mi guardò per un secondo, addolcendo lo sguardo. «Cal, lo so che pensi di non potercela fare. Ma... Io so che puoi farlo. E poi il massimo che può succedere è che scopiate di nuovo».

«Non voglio fare sesso con Ashton», mugugnai stanco, poggiando di nuovo la testa sul sedile.

Luke rise. «Oh, sì che lo vuoi», disse malizioso, «Non puoi nasconderti a me, lo sai che io capisco sempre tutto».

Sospirai sconfitto. «Beh, anche tu lo vorresti, credimi», ribattei, facendo scuotere la testa a Luke.

«No grazie. So cosa vuol dire fare sesso con il tuo migliore amico, è una sensazione che non mi piace per niente».

«Con Michael era diverso, tu eri innamorato di lui - solo che non lo sapevi».

Luke arrossì. «Lo sai che non mi piace parlare di Michael», borbottò, abbassando la voce.

«Scusa... Volevo solo dire una cosa che pensavo da tempo», sospirai, sentendo il mio cuore perdere un battito quando intravidi casa di Ashton.

Luke parcheggiò davanti ad essa, facendomi cenno di uscire dall'auto. «Cerca di farmi sapere se ti tratterrai qui, va bene?», chiese, ammiccando.

Alzai gli occhi al cielo. «Non succederà niente tra me ed Ashton», borbottai, aprendo la portiera dell'auto.

«E io sono Obama. Vai, su. E ricordagli di fare piano, non voglio che tu zoppichi per i prossimi cinque mesi!», disse, mettendo in moto, «Sono cinque case avanti, se ti serve!», aggiunse, sfrecciando via.

Mi voltai verso Luke, urlando «Ma ti pare che riesca a farmi zoppicare per cinque mesi?!».

«Posso provarci, eh».

Mi si gelò il sangue nelle vene. Da quanto tempo non ascoltavo quella voce da sobrio? Mi sembravano passati secoli...

Mi voltai, scorgendo Ashton sulla porta di casa. Vederlo mi provocò le solite sensazioni insopportabili con cui non avevo ancora imparato a convivere. Avrei dovuto trovare un modo per liberarmi di quelle fottute farfalle nello stomaco. Forse dovevo farmi sverminare come si fa con gli animali? Probabile...

«Mi hai lasciato da solo stamattina, mi aspettavo di trovarti accanto a me», cominciò Ashton, immobile sulla soglia di casa. Il suo sguardo percorreva il mio corpo facendomi sentire a disagio.

Feci spallucce. «Mi sono trovato qui e ho quasi dato di matto, non ricordo niente di stanotte - il che sarebbe la ragione per cui mi trovo qui ora», spiegai, facendo annuire Ashton.

«Già, eri piuttosto devastato ieri sera. Ti va di entrare o giochiamo a fare le belle statuine?».

Esitai per un attimo. Sapevo che non sarebbe andata per niente bene se avessi messo piede in casa, ma Ashton aveva ragione, non potevo passare il pomeriggio impalato davanti alla sua porta in cerca di spiegazioni che lui sicuramente non mi avrebbe dato.

Presi coraggio ed entrai in casa, sentendo successivamente la porta che si chiudeva. «Ce ne hai messo di tempo per deciderti».

Abbassai lo sguardo dopo aver guardato Ashton brevemente. «Non ero sicuro di volere entrare - adesso posso sapere perché ero nudo nel tuo letto, stamattina?».

Ashton ridacchiò. «Credo che la risposta te la sei già data da solo», disse, prima di avviarsi in cucina.

Lo seguii. «Avresti dovuto fermarmi. Non ero nelle condizioni mentali adatte per decidere», borbottai, incrociando le braccia al petto.

Ashton deglutì. «Secondo te non ci ho provato? Sei stato tu a continuare ad insistere, hai detto che... Volevi fare l'amore e io non ho resistito».

Alzai un sopracciglio, senza evitare di arrossire alle sue parole. Dio, che idiota! Dovevo proprio dirlo? Adesso sicuramente pensa che sono innamorato di lui... Sono fottuto.

«Sì, sappiamo tutti quanto poco tu resista alle provocazioni», dissi, quasi ridacchiando, «Questa la passi, forse. Adesso però mi devi dire come cazzo ho fatto ad arrivare qui - anche perché la mia auto, le chiavi di essa, i miei soldi e il mio cellulare sono scomparsi».

Ashton sospirò. «Ti conviene sederti, molto probabilmente non ti piacerà niente di tutto questo».

Feci come mi disse, prendendo posto su uno degli sgabelli dell'isola della cucina; Ashton si sedette accanto a me. «Allora... Fino a quanto ricordi di ieri?».

Mi grattai la nuca. «Uhm, stavo ballando con questa ragazza, ma all'improvviso l'ho allontanata senza motivo e forse ho bevuto qualche altro shot finendo i miei soldi. Questo è quanto», dissi, facendo spallucce.

Beh, avevo omesso il fatto che avevo allontanato quella ragazza perché non facevo altro che ricordare lui, ma questi non erano dettagli pertinenti alla storia. Ed era una cosa che Ashton non doveva sapere assolutamente, anche se ero sicuro che il me ubriaco aveva mandato a puttane qualsiasi cosa. Già avergli detto di voler fare l'amore era leggermente incriminante... Leggermente.

«Già, dopo gli shot ti sei messo in macchina come uno stupido perché, a detta tua, avevi realizzato che non volevi dimenticarmi e quindi volevi venire qui per... Forse è meglio farti sentire questo».

Ashton prese il suo cellulare, facendo partire una registrazione vocale. Mi ci volle davvero poco a capire che quella era la mia voce, la mia voce da ubriaco che diceva ad Ashton di essere innamorato di lui e di volerglielo dimostrare, arrivando a casa sua e facendo l'amore con lui fino a non sentire più le gambe talmente fossero indolenzite. L'intero discorso era sconnesso e assurdo, ma ero talmente ubriaco da non ricordare neanche dell'esistenza di quel messaggio vocale...

«Oh. Era parecchio intenso. Ma ciò non mi aiuta a capire come sia arrivato qui, visto che la mia macchina non si vede da nessuna parte», dissi, cercando di cambiare discorso ma sapendo che prima o poi avrei dovuto affrontarlo.

«Beh, qui arriva il bello... Ti sei fatto arrestare, Calum».

Sbiancai. «COSA? Come cazzo ho fatto a farmi arrestare?!».

Ashton mi guardò come se fossi pazzo. Forse lo ero davvero. «Guidavi ubriaco e in eccesso di velocità. Tranquillo, tua madre non lo sa - sono stato il primo che hai chiamato. A proposito di tua madre, vuole che torni a casa. Le manchi».

Beh, per quanto la mamma mancasse anche a me, questo non era il momento di fare i sentimentali. Se ero stato arrestato e oggi ero a piede libero, vuol dire che c'era una cauzione per farmi uscire. E questa cauzione non era stata di sicuro economica. «Quanto stava la cauzione...?», chiesi, nonostante una parte di me non voleva sapere la risposta.

«Cinquecento dollari».

Ahia. Sentire quella cifra mi fece più male di una coltellata. «E come l'hai pagata...?».

Ero davvero sicuro di volerlo sapere?

«Mi hai detto di usare una busta che tua zia ti aveva regalato per la laurea... Secondo te perché so che tua madre vuole che torni a casa?».

«Volevo comprarci qualcosa di carino con quei soldi», borbottai, «Mi spieghi perché sono un idiota?».

«Questo devi saperlo tu. Comunque, sono venuto a pagarti la cauzione e ti ho portato qui perché eri ubriaco fradicio... E una cosa tira l'altra, abbiamo fatto sesso. O forse dovrei dire che abbiamo fatto l'amore».

Arrossii alle sue parole, sentendo il battito del mio cuore aumentare di velocità. «L'ho detto solo perché ero ubriaco, dico un sacco di stronzate quando sono ubriaco», borbottai, alzandomi dallo sgabello, «O-ora devo andare».

Me ne sarei andato se non fosse stato per la mano di Ashton che si strinse attorno al mio polso. Mi voltai trovandomelo avanti. «Non lo sto dicendo perché l'hai detto tu. Lo sto dicendo perché... Perché sento che stanotte abbiamo fatto l'amore, Calum. Ho sentito una connessione che prima non avevo mai sentito, con te. Che non avevo sentito neanche con Alicia a dire il vero».

«Stai solo dicendo stronzate», sbottai, cercando di trasformare quelle parole in qualcosa che non mi piaceva, «Non era neanche un rapporto consenziente, io ero ubriaco».

Ashton scosse la testa. «Non fare finta che non ti sia piaciuto. Sarai stato pure ubriaco, ma io so cosa ho sentito. E so che l'hai sentito anche tu».

«Come posso ricordare di aver sentito qualcosa? Ero fottutamente ubriaco! Senti, Ashton, qualsiasi cosa io abbia detto o fatto stanotte, qualsiasi fantomatica "connessione" tu hai sentito fra di noi ti consiglio di dimenticarla, perché non ha senso. Tutto ciò che è successo stanotte non ha un fottuto senso, capito?!».

Ashton non mi trattenne, questa volta, mentre lasciavo casa sua.



***



[A/N] Ce l'ho fatta! Ho finalmente finito di scrivere la storia e, nonostante sia felice, sono anche kinda sad per la fine di questa fan fiction e per la fine definitiva di wayf/js :( ormai la serie è diventata parte di me.

Anyways, ora vi lascio perché ho paura di tenere il wifi acceso (?)
Ci vediamo sabato con l'ultimo capitolo! Sob

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