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Mancava poco, ormai, alla cena a casa della famiglia Jeon.
Taehyung stava guidando già da più di dieci minuti in direzione della casa, con un leggero stato d'ansia mista ad agitazione in corpo.
Tirò un grosso sospiro quando, una volta arrivato, si preoccupò di parcheggiare in modo perfetto l'auto nel vialetto, ritrovandosi poi dopo pochi minuti di fronte la porta con le mani impegnate da una costosa bottiglia di vino rosso. Non che s'intendesse di vini pregiati o meno, semplicemente gli sembrava brutto presentarsi a mani vuote.
Dopo essersi fatto coraggio decise di bussare alla porta, preparando nello stesso istante il sorriso più brillante e cordiale di cui disponesse, sperando di vedere la porta schiudersi, e dietro di essa la sua ragazza.
E così, per fortuna, fu.
Irene lanciò subito le braccia intorno il collo del suo ragazzo non appena lo vide così ben vestito alla sua porta, pronto ad un passo del genere.
«Amore! Sei venuto davvero!
Pensavo avessi cambiato idea...» ammise ridacchiando la ragazza, spostandosi i lunghi capelli nocciola dietro la schiena.
«Yah! Vedi un po' questa ragazzina!
Ti avevo promesso che sarei venuto, non mi sarei mai tirato indietro» rispose sorridendo il moro, porgendo poi alla sua ragazza la bottiglia di vino che aveva acquistato per quell'occasione speciale.
«Uuuh...guarda qui cosa abbiamo...» scherzò la ragazza non appena ricevette quella bottiglia.
Taehyung iniziò a ridere, spingendola giocosamente e delicatamente da una spalla, causando le risate allegre dell'altra.
«Dai, entra.
Ti faccio conoscere tutti, e non fare caso a mio fratello, è un po' timido» spiegò la ragazza prima di far entrare Taehyung, portandolo direttamente verso il salotto dove, su una poltrona di pelle nera, era seduto suo padre.
«Appa!
Eccolo, è arrivato!» esclamò allegra, avvicinando Taehyung al padre, porgendogli subito dopo la bottiglia aggiungendo «ha portato questo, ti piace?».
Taehyung non poté fare a meno che lasciarsi trasportare in giro con quel sorriso squadrato ben stampato sulle labbra fino a quando non si ritrovò davanti la figura del padre della ragazza che amava.
«Buona sera, signor Jeon.
Scusi per il ritardo, sono Kim Taehyung, è un piacere fare la sua conoscenza» disse rapidamente, improvvisando anche due, o forse più, inchini nel frattempo.
Il signor Jeon si rigirò tra le mani la bottiglia di vino portata da Taehyung con un sorrisetto sulle labbra prima di lasciargli due pacche amichevoli sulla spalla.
«È un piacere anche per me, Kim Taehyung.
Ottimo vino, bravo» rispose in tono gentile, prima di voltarsi verso la figlia e concludere con un rapido «va a chiamare tuo fratello, così iniziamo», facendo poi gesto al moro di seguirlo verso la tavola.
Ovviamente lo seguì subito, lanciando un'occhiata alla sua ragazza che subito aveva ricambiato con uno sguardo che doveva farlo prendere in qualche modo di coraggio, poi la vide sparire per le scale.
Taehyung dovette affrontare la madre della sua ragazza senza nessun appoggio, e quasi gli sembrò più difficile parlare con lei che con il padre. Quella donna era davvero severa agli occhi del giovane moro, ma era più che normale: voleva il meglio per sua figlia, e doveva accettarsi che Taehyung soddisfasse tutte le sue aspettative.
Irene tornò giù dopo circa cinque minuti, con dietro il suo fratellino di appena diciassette anni che quasi sembrava non volere alzare lo sguardo dal pavimento.
«Tae, lui è Jungkook, il mio fratellino» disse sorridendo la ragazza, prendendo poi il fratello per le spalle per avvicinarlo un po' al suo ragazzo.
Taehyung si comportò con calma, era bravo con i ragazzini, quindi non si preoccupava di nulla. L'essere timido di quel piccoletto non lo spaventava minimamente.
Per questo gli si avvicinò con ancora quel sorriso squadrato sulle labbra, prima di abbassarsi un bel po' con la schiena per provare ad incrociare lo sguardo con quello dell'altro considerando che lui era quasi un metro e ottanta e Jungkook sembrava raggiungere a stento il metro e sessantacinque.
«Ciao Jungkook, sono Taehyung.
Come va?» domandò con il suo solito tono caldo e dolce.
Soltanto quando sentì pronunciare il proprio nome il piccolo si convinse ad alzare lo sguardo, facendo incastrare subito i suoi grandi occhioni neri in quelli del ragazzo di sua sorella.
«Uhm...tutto...tutto bene, grazie » mormorò in risposta con le guance un po' arrossate, causando in Taehyung la confusione più totale.
Nello stesso istante in cui i loro occhi si scontrarono il suo cuore decise di giocargli un brutto, bruttissimo scherzo.
Come poteva essere così carino quel ragazzino?
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