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Capitolo extra - L'undicesimo compleanno di Ted - ( revisionato )

HARRY
Il tempo fuori non era dei migliori, e mentre il gelo invadeva le strade di Londra, dentro casa nostra, la gioia e l'aria di festa sembravano rendere tutti spensierati. Erano passati anni da quando ci eravamo stabiliti, e avevamo cominciato la nostra nuova vita, e adesso, il nostro piccolo Ted compiva undici anni.
Era davvero fantastico pensare che io e Draco fossimo stati davvero in grado di crescerlo da soli, ma adesso, con il senno di poi, sapevo di aver preso la scelta giusta, e di essermi preso cura di lui nel migliore dei modi, insieme a mio marito.
Non che ci potessimo prendere noi il merito del suo bell'aspetto o del suo carattere maturo e gentile, molto simile a quello di suo padre Remus, ma ne andavamo ugualmente fieri.
<<Zio Kev!>> Gridò Teddy, saltando in braccio all'uomo, che appena varcata la porta con un sorriso, se lo ritrovò già appiccicato. Hermione al suo fianco rise serena, accarezzandosi il pancione che si affacciava evidente dal maglione largo che indossava, probabilmente di Kev.
La mano arricchita dalla fede, splendeva nella luce soffusa dell'ingresso, e sembrava risaltare la sua bellezza.
Lei e Kevin si erano sposati circa un anno più tardi di noi, nella seconda estate dopo la fine della scuola. Ricordavo ancora quel giorno con estrema chiarezza. Era stato un giorno davvero fantastico, reso ancor più speciale dall'annuncio dell'arrivo di una piccola Grindelwald.
Ora la bambina, che avrebbe dovuto compiere a breve nove anni, era attaccata alla gamba del padre, gelosa dell'attacco improvviso del festeggiato.
I capelli ramati erano racchiusi in piccoli boccoli che le cadevano scombinati sulla faccia e sulla schiena nascondendole, quasi, i bellissimi occhi azzurri ereditati da Kevin. Teddy si staccò da quest'ultimo, salutando Hermione, con un bacio sulla guancia, e una carezza al pancione. 
<<Principessa Sophie.>> Sorrise, poi, porgendo la mano alla più piccola.
La piccola arrossì, lasciando andare la gamba del povero papà, e dimenticandosi in fretta della gelosia temporanea che aveva provato per Teddy, accettò di buon grado la sua mano.
<<Vieni, andiamo a giocare in cameretta, mentre aspettiamo.>> Disse, e con la dolcezza di un fratello maggiore se la trasportò verso la sala dei giochi, in cui adesso c'era anche un computer ed una console -anche se Draco non era troppo contento di tutta quella "tecnologia babbana"-.
<<HARRY!>> Herm mi venne ad abbracciare, entusiasta, una volta assicuratasi che la sua bambina fosse in buone mani. Sorrisi. 
<<Ehi, riccia.>> La salutai anche io facendole l'occhiolino e stringendola a me. Anche Kevin venne a salutarmi con un veloce abbraccio.
<<Dov'è Dray?>> Chiese subito dopo. Mi guardai un attimo intorno.
<<Poco fa è arrivato Blaise, credo sia insieme a lui nel salottino al piano di sotto. Raggiungili pure.>> Risposi cordiale. Avendo una stanza in più, nella ''cantina'', Draco aveva pensato bene di renderla abitabile, trasformandola in un secondo salotto, dove di solito ci appartavamo per stare un po' da soli senza disturbare Teddy. Ovviamente era anche utile quando venivano i nostri amici, come in quel caso. Kevin annuì, e seguì il mio consiglio, sparendo al piano di sotto.
<<Vieni, Herm, andiamoci a sedere in salone.>> Dissi, prendendo la mano della mia migliore amica, una volta che il bruno si fu allontanato. Hermione puntò i piedi a terra, bloccandomi.
<<E i bambini?>> Chiese preoccupata, io risi, ma vedendo il suo sguardo serio, smisi subito. <<Herm, non c'è da preoccuparsi, siamo in salone, non in Africa, e poi quei due sono come fratelli... >> Cercai di rassicurarla. <<E se anche questo non ti convince, sappi che con loro c'è Narcissa.>> Continuai, lei annuì.
<<A proposito, dov'è Pansy?>> Chiese, mentre ci sedevamo sul divano.
Incrociai le gambe sotto di me, mettendomi comodo, e la guardai.
<<È dovuta rimanere a casa con Josh. A quanto pare quella piccola peste ha preso da suo padre in quanto a bricconate.>> Scherzai su, scuotendo la testa.
<<Cos'ha combinato questa volta? E poi non lo dire con quel tono da ventisettene vissuto, anche tu ne facevi di bricconate Harry.>> Mi riprese lei, bonariamente. Sorrisi al ricordo.
<<Io ho ventisette anni, Herm. E poi posso dirlo eccome, io a sette anni non mi buttavo nella piscina dei vicini dalla finestra, per giunta in pieno inverno!>> Mi lamentai della sua accusa ingiustificata. Lei scoppiò a ridere.
<<Josh si è buttato nella piscina dei vicini dalla finestra?>> Chiese non riuscendo a frenare la risata, annuii ridendo con lei.
<<Sì, e adesso è costretto a letto con la febbre.>> Continuai. <<Grazie a Dio non si è rotto nulla.>> Mormorai, poi. Lei annuì.
<<Sai? Mi piacerebbe tanto ritornare ragazzina.>> Disse dopo qualche secondo, perdendo il sorriso e voltandomi di poco le spalle.
La guardai attentamente, ma aveva gli occhi nascosti dietro i capelli rucci, che le arrivavano fino a metà della schiena.
<<Un periodo in cui non c'erano problemi, o preoccupazioni... vorrei poter continuare a passeggiare per Hogwarts, vivere ancora tante avventure.>> Disse a bassa voce.
Le afferrai un braccio facendola girare, così da poterla guardare nuovamente in faccia. Stava piangendo, silenziosamente, tirando su con il naso. 
<<Herm. C'é qualcosa che non va? È per Kevin? Ti ha fatto qualcosa?>> Chiesi, già in procinto di scendere giù e picchiarlo pesantemente. Lei scosse la testa.
<<No. Lui non ha fatto niente, anzi lui è dolcissimo. E' perfetto.>> Le lacrime scesero sulle guance mentre lei tentava invano di pulirle con la manica della maglia. <<Il fatto è che continuo a chiedermi cosa sarebbe successo se non avessi litigato con Ron... magari adesso sarei stata qui insieme a lui, saremmo stati di nuovo insieme tutti e tre. E invece lui è...>> Si bloccò, scoppiando a piangere nuovamente. La tirai verso di me, chiudendola tra le mie braccia e tenendola stretta, mentre alcune lacrime lasciavano anche i miei occhi.
<<Non è stata colpa tua, Herm.>> Le sussurrai nell'orecchio. Non era stata lei la causa di tutto.  <<Harry. Lui non c'è più. E io non riesco a fare a meno di pensare che se fossi rimasta con lui, magari sarebbe cambiato tutto. Noi, saremmo cambiati.>> Mi allontanò, per fissarmi con i suoi occhi rossi, pieni di insicurezza e risentimento.
<<Hermione. Quello che è successo a Ron, è stato un incidente, non è stata colpa tua. Cosa avresti fatto se fossi stata con lui? Avresti fermato quell'anatema con il pensiero?>> Risposi, perdendo la calma ma mantenendo un tono di voce sommesso. Lei pianse ancor di più. <<Hermione. La devi smettere. Non è stata colpa tua. Basta. Tu hai ancora una bambina da accudire, un marito che ti ama con tutto il cuore e un piccolo Grindelwald in arrivo.>> Cercai di farla ragionare.
Anche io avrei voluto far di più, molto di più, eppure, quando mi avevano avvisato della morte del mio migliore amico, la prima cosa alla quale avevo pensato era che dovevo vivere anche per lui, perché la sua morte non fosse stata vana.
Anche io ero un Auror, e come tale, conoscevo i rischi del mio mestiere, e sapevo benissimo che quel giorno, quando quei ribelli avevano affrontato e ucciso Ron, al suo posto avrei potuto esserci io, o un'altra decina di Auror di mia conoscenza.
Niente avrebbe cambiato il fatto che lui non ci fosse più.
<<Ho deciso il suo nome. Del piccolo intendo. A Kevin piace.>> La ragazza si asciugò le lacrime e accennò un piccolo sorriso, accarezzando il suo pancione, in cerca della calma.
<<Come lo chiamerai?>> Chiesi, allora io, dolcemente portandogli via l'ultima lacrima rimasta sulla guancia.
<<Sarà il piccolo Ronald James Grindelwald.>> Disse fiera, e per poco non ricominciai a piangere, ma mi costrinsi ad essere forte. <<Così avrò sempre davanti a me una parte delle persone che ho amato di più nella vita.>> Continuò. Con uno slancio improvviso la ragazza si buttò tra le mie braccia e fu come ritornare a scuola, dopo la vittoria della coppa delle case, di nuovo felici come se tra noi si fosse risanato qualcosa, come se fossimo di nuovo un trio.

<<Harry!>> Mi chiamò una voce dalla fine del corridoio.
Avevo appena aperto la porta agli ennesimi invitati, che ora affollavano il salone augurando al festeggiato un buon compleanno e un buon inizio della carriera da mago.
Sorrisi dando uno sguardo al viso felice di Ted, mentre i suoi capelli per l'emozione diventarono di una strana sfumatura di viola. Non riusciva ancora a controllare bene quelle sue trasformazioni, ma credevamo in lui, e continuavamo a supportare ogni suo miglioramento. <<Harry.>> Richiamò nuovamente, una voce che adesso proveniva dal mio fianco.
Saltai per lo spavento.
<<Draco.>> Gridai dandogli un pugno sul petto. Lui fece finta di farsi male, piegandosi in due, ma io alzai gli occhi al cielo, sapendo benissimo che non se ne fosse neppure accorto.
<<Mi stai trascurando. E' tutto il giorno che scappi di qua e di là.>> Mormorò, facendo l'offeso prima di stringermi a sé. Sbuffai, sorridendo ugualmente. 
<<È il compleanno di Teddy. Puoi resistere ad una serata senza di me, no?>> Chiesi retorico, portando le mani sulla sua nuca per poi immergerle nei suoi capelli, che con il tempo si erano fatti più lunghi.
<<Sai che non posso resistere nemmeno un secondo, quando si tratta di te.>> Mi sussurrò mordendomi il lobo, sfacciato. Sorrisi sul suo collo, cominciandolo a succhiare dolcemente sentendo un suo gemito soffocato. 
<<Adesso devo proprio andare.>> Dissi, poi, cercando di allontanarmi da lui, malizioso.
Non appena mi avviai nuovamente verso la stanza colma di ospiti, però, il biondo mi afferrò per un polso riavvicinandomi violentemente al suo petto.
<<Non dovresti fare una cosa del genere, Sfregiato.>> Mi guardò attentamente dall'alto in basso, leccandosi le labbra e toccandosi piano il succhiotto che gli avevo appena lasciato sul collo. Sospirai pesantemente. << A meno che tu non voglia subire delle conseguenze.>> Continuò rivolgendomi un ghigno dei suoi. Sorrisi innocente e lui rise fiondandosi sulla mia bocca. Non riuscii a mantenermi serio mentre Draco mi faceva aderire con la schiena sul muro ed intrappolava le mani sulla mia testa. La sua lingua chiese accesso alla mia bocca e io fui felice di concederglielo iniziando a giocarci con la mia.
<<Non è il momento di fare la serpe viziata Draco.>> Lo ripresi ironico, allontanandolo. Lui si imbronciò.
<<Zio Harryyyy!>> Sentii la voce di Sophie, chiamarmi dal salotto. Non feci neppure in tempo a girarmi nella sua direzione, che mi ritrovai trascinato nel sottoscala buio con mio marito che mi intimava di tacere.
<<Draco. Dobbiamo andare di là.>> Sussurrai, ridendo per la sua follia.
<<IO avrei potuto sopravvivere senza di te per tutta la serata e loro non possono stare dieci minuti senza di noi?>> Fece, sicuro di sé, fiondandosi avidamente sulla mia bocca. Non potei fare a meno di ricambiare.
Quel sottoscala mi ricordava quello in cui dormivo da bambino nella casa dei Dursley, ma a differenza di quel posticino sporco e polveroso, quello in casa mia e di Draco era più grande e completamente vuoto, tranne per uno scaffaletto nella parte bassa, dove mettevamo le scarpe.
<<Non riuscirei a vivere senza di te, lo sai?>> Sussurrai, quando l'altro si staccò da me per riprendere fiato. Nel buio, illuminato solo dalle fessure della finestrella sulla parte alta della porta, riuscii quasi a percepire il suo sorriso sghembo. La sua mano finì sul cavallo dei miei jeans accarezzandolo, tra i miei sospiri. Portai la mia attenzione sul petto del biondo, privandolo subito della felpa che lo copriva facendola cadere in un punto imprecisato sotto di noi.
Seguii la linea dei suoi muscoli tonici nel buio, soffermandomi all'altezza dell'elastico dei sui boxer, fui tentato di continuare il mio percorso sotto di essi, ma il mio compagno non me lo permise. Aprì infatti la cerniera dei miei pantaloni che caddero pesantemente sul pavimento. Me ne liberai subito con un calcio, insieme alle scarpe.
<<Hai messo su un po' di pancetta, Potter?>> Chiese Draco, ridendo quando una volta tolti anche i boxer, allacciai le gambe al suo busto issandomi in braccio a lui.
Al contrario delle sue aspettative, non risi affatto alla sua "battuta",  al contrario gli morsi il collo, dove prima dolcemente lo avevo segnato. Draco gemette dal dolore.
<<Stavo scherzando.>> Si lamentò, come avrebbe fatto un bambino.
Risi, sentendo nel suo tono la somiglianza con quello di Ted nei suoi momenti no.
<<E poi per me sei sempre bellissimo, quindi non ha importanza.>> Continuò Draco, cercando di farsi perdonare. Tirai leggermente la sua testa verso la mia assaporando il sapore della sua bocca vogliosa sulla mia. Attento a non farmi cadere, il ragazzo si liberò anche dei suoi ultimi indumenti, e senza perdere tempo affondò dentro di me soffocando il mio gemito con la sua bocca, continuando a baciarmi.
<<Fai piano, Draco.>> Protestai, tirando poco gentilmente una ciocca dei suoi capelli.
<<Scusa. Ti ho fatto male?>> Mi sussurrò dolce, uscendo di poco da me.
<<No. Solo fai più piano. Non voglio che Ted ricordi il suo undicesimo compleanno come il giorno in cui abbiamo dato spettacolo.>> Dissi di rimando, spingendolo di nuovo verso di me con i piedi. Lui acconsentì volentieri catturando ad ogni spinta i miei sospiri con i suoi baci dolci. <<Ti amo così tanto.>> Sospirai ormai sfinito, quando Draco raggiunse con ultima spinta l'orgasmo. Uscì da me e mi impedì di cadere una volta di nuovo con i piedi per terra.
<<Anche io stupido Potter.>> Mi rispose l'altro annaspando e donandomi un bacio dolcissimo.

***

<<Oh, finalmente i due piccioncini ci hanno degnato della loro presenza! Che genitori degenerati. Vi siete persi i regali.>> Ci gridò Theo, quando finalmente entrammo nel salone. Tutti ci guardarono e scoppiarono a ridere.
<<Eravamo andati a prendere il nostro di regalo.>> Si giustificò Draco, alzando gli occhi al cielo. Io lo guardai curioso mentre lui ammiccava verso di me facendo un occhiolino. 
<<Accio regalo.>> Fece, Draco.
Un pacco enorme dalla forma chiaramente nota entrò nella stanza per approdare nella mano nel biondo, che con un sorriso la donò al piccolo Teddy.
<<Spero che anche se io ed Harry non siamo propriamente i tuoi genitori, tu possa seguire le nostre orme e diventare un grande giocatore.>> Disse Draco. Teddy scartò velocemente il regalo. La scopa nuova di zecca si riflesse nella sua interezza negli occhi lucidi di Ted.
Il bambino ci guardò entrambi senza parole, poi con le lacrime che gli solcavano silenziose il viso, ci corse incontro abbracciandoci.
<<Voi sarete sempre i miei genitori adottivi preferiti.>> Ci sussurrò, ma dato il silenzio che aleggiava nella camera, molti dei presenti ascoltarono e con i fazzoletti agli occhi applaudirono commossi alla nostra felicità.


Allora. Quello che avete appena letto era il capitolo extra di "Titanium" spero vi sia piaciuto e chiedo scusa per gli errori, ma ho pubblicato senza rileggere.
Un bacione e non dimenticate di accendere la stellina *

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