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8

Quando apri gli occhi i timidi raggi del sole rischiarano la camera e ti senti ancora addosso il calore tenue del suo tocco.

Per un fugace istante credi persino che non sia stato un sogno, troppo intrappolato nelle maglie del sonno. Perciò ti volti, e non esistono parole in nessuna lingua a descrivere il dolore che provi nel vedere l'altro lato del letto vuoto e freddo.

Reisi, è ciò che pensi prima di chiudere gli occhi.
Resti un momento così, incapace di fare qualsiasi cosa, persino di pensare.

Quando ti alzi il tuo sguardo cade su quel quaderno, poi su tutta la stanza.
Si potrebbe dire che il disordine regna sovrano in quelle quattro mura, ma è lo stato di abbandono in cui versa ciò che realmente fa storcere il naso.

Non ci sono vestiti sporchi in giro, perché sei ancora troppo assuefatto alle lavate di capo fatte da una certa persona  (e Izumo è semplicemente troppo se stesso per non darti piccoli gesti di conforto, ad esempio fare la lavatrice al posto tuo), ma per terra ci sono alcuni pacchetti di sigarette ormai vuoti, mentre i loro mozziconi riposano in un portacenere ormai colmo; sulla tua scrivania la bottiglia di whiskey sembra quasi giudicarti.

E poi c'è la sua roba.

Che non è molta, in realtà.
Qualche cambio di vestiti, un paio di yukata per la notte, qualche pantalone e svariati maglioni. E la sua divisa.
Certo, che Reisi avesse una divisa di ricambio era scontato, ma quella è particolare. La divisa in questione è solo una parte di essa, la lunga giacca nello specifico, e se ne sta mollemente appoggiata su una sedia, gettata lì di malagrazia tempo prima. È sgualcita e strappata, ma non è questo a renderla strana ai tuoi occhi.

È pulita.

E non dovrebbe esserlo.

La tua mano è sulla maniglia della porta prima ancora che tu possa pensarlo.

Quando scendi al piano di sotto il bar è deserto di clienti ma pullula della vitalità del clan rosso.

Gli occhi dei tuoi ragazzi ti osservano cercando di non farlo nell'occhio, ma alcuni sono meno bravi degli altri, Misaki Yata rientra a pieno nell'ultima categoria, fissandoti apertamente.

Ti siedi su uno degli sgabelli posti davanti al bancone, aspettando che il biondo si volti a guardarti. Quando ciò avviene lo guardi a tua volta restando in silenzio prima di lasciar andare solo una parola.

"Perchè?"

Izumo dapprima non capisce e arrogrotta le sopracciglia in cerca di una possibile domanda, maledicendo internamente te ed il tuo essere di poche parole.

Quando sembra aver capito il nocciolo della questione nei suoi occhi si riflette la confusione.

"Credevo fossi stato tu."

Era improbabile che fosse stato Izumo, lo sapevi fin dall'inizio, perché tiene troppo a te per fare una mossa del genere, la quale ti causerebbe così tanta sofferenza, ma era l'unica possibilità che avevi.

Se non lui, chi?

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