Hey,

Ce l'ho fatta.

È passata.

Cosa, ti chiedi?

La notte.

È passata anche questa.

Sono ancora qui, hai visto?

Ce la sto facendo.

Vedi? Mi vedi, Reisi?

Che domanda stupida, è ovvio che mi vedi.

Perché tu sei qui, sempre.

Con me.

Grazie, Reisi.

Sei il mio angelo vero?

Già ti immagino.

Seduto sul mio letto, le candide ali bianche che ti accarezzano il corpo e ne smuovono l'aria intorno.

Poi tu sbuffi, Reisi dove si è mai visto un angelo che sbuffa? Tu saresti di sicuro il primo.

Mi chiameresti "Barbaro" però, poi, ti alzeresti, con la sua solita eleganza e ti avvicineresti a me, alla scrivania, a leggere le lettere che scrivo a te.

Oggi ti dico un'altra cosa.

No, altre cose.

Le cose che mi piacciono di te.

Tutto? No, okay, sembra banale.

Eh, peccato sia vero.

Sei stato il mio primo amore, oltre che l'unico.

Sono innamorato di te da quanto? Di sicuro dai tempi del liceo.

Ho capito di amarti a sedici anni, ma sono sicuro che ti amavo già da prima.

14? Forse 15? Non lo so.

Forse dal primo istante che ti ho visto.

O forse quando ti ho visto suonare il pianoforte per la prima volta.

Migliaia di istanti.

Tutti mi hanno fatto perdere il respiro e dire "Ti prego, non finire".

Non so quale mi abbia fatto innamorare. Forse tutti insieme.

***

Mikoto non seppe mai quanto la sua visione fosse simile alla realtà.

Un'elegante piuma bianca si posò fra le pagine aperte del quaderno.