Reisi,

Quanto può essere bello il tuo nome? È così bello il suono.

Bello quanto il suo proprietario.

Come stai, Reisi?

È una domanda del cazzo lo so, però, è come se desse una parvenza di normalità a tutto ciò.

Così sembra che scriva ad un amico di penna.

Ti ricordi quando ti ho detto che avevo tantissime cose da dirti? Ecco.

Te l'ho detto, ma se non incomincio rimarranno sempre e solo "cose che dovrai sapere".

Da cosa vuoi che cominci?

Potrei dirti un paio di cose da nulla per iniziare.

Ti ricordi che mi piaceva disegnare? Ecco, diciamo che tutti i disegni che ho sempre fatto hanno avuto sempre un solo soggetto.

Tu.

È colpa tua se sei troppo bello, io non potevo farci nulla.

Addormentato sotto un albero, assorto nello studio, con i tuoi occhi violetti fissi nei miei.

Non importava il 'come', il mio soggetto eri sempre tu.

Dalle copie dal vero agli schizzi immaginati da me.

Sei ovunque.

E lo sei sempre stato.

Dai disegni ai miei pensieri. Sei ovunque.

Anche ora ti disegno, sai?

Praticamente in questo quaderno ci sono un paio di lettere e una decina di disegni.

...

Mi manchi, Reisi.

E sì, sono ripetitivo, sarò anche noioso, ma questa cosa io non riesco ad accettarla.

Non mi capacito della tua morte.

Non mi capacito della tua scomparsa.

Non mi capacito che se andrò a dar fastidio ai Blu tu non ti affaccerai alla finestra e non griderai qualcosa tipo "Sloggia, Barbaro!".

Non me ne capacito.

Io...non ci riesco.

Dovrei essere forte, ma non ci riesco.

Perdonami, Reisi.

Perdonami.