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Paura

E' che ho una paura fottuta e quando provo qualcosa di così forte, mi viene sempre voglia di parlarne. Forse perché, scrivere, è il modo migliore che ho per sfogarmi e, per un secondo, tentare di razionalizzare cosa stia succedendo. 

Parto fra tre giorni. Vado in Irlanda per una cosa che si chiama Erasmus Traineeship e quindi non vado a studiare, vado a lavorare. A marzo, quando stavo compilando tutte le scartoffie per partire e ne parlavo così a random, tra una lezione all'università e l'altra, la realtà non mi aveva ancora colpito dritta in faccia. Adesso, che parto fra tre cazzo di giorni, ho talmente tanta paura che l'unica cosa che vorrei fare sarebbe raggomitolarmi sotto le coperte a piangere e far finta che non debba andare da nessuna cazzo di parte. 

E' che parto per lavorare e quindi posso trovare persone della mia età e persone così più grandi da avere una famiglia. E questo potrebbe comportare il fatto che queste persone abbiano una famiglia e una vita più completa rispetto alle mia o, comunque, al punto tale da non avere voglia di girare l'Irlanda con me, venire a prendersi una birra dopo il lavoro o passeggiare per scaricare un po' la tensione. 

Ed ho un sacco di paura perché parto fra pochissimo ed anche se non lo do a vedere, io non so proprio un cazzo di come si faccia a vivere in una casa in affitto. Di come si faccia a vivere con altre quattro persone che avranno sicuramente abitudini diverse dalle mie. Non so come si paghino delle bollette, come si debbano gestire le pulizie della casa, i pasti o la spesa. Sono talmente spaventata all'idea d'essere sola per la prima volta in vita mia.

 Sento di non poterne parlare con nessuno degli amici che ho qui. Voglio dire, un po' l'ho fatto e so che loro mi hanno capito e mi capirebbero ma, se solo ne parlassi per davvero, allora inizierei a piangere e non mi va di farlo quello, anche se so sia una cosa stupida pensare di non voler piangere. 

Ho un sacco di paura perché vado a lavorare e l'ambiente è più piccolo. Magari litigo con qualcuno, magari non parlo con nessuno. Magari mi ritrovo ad essere talmente tanto sola da chiedermi che cosa mi abbia spinto ad andare lì in primo in luogo e desiderare di tornare a casa dal mio cagnolino. 

Vorrei solo essere meno spaventata od essermi goduta di più i pochi giorni che mi rimanevano da passare in Sardegna. Ma l'università mi ha rubato un sacco di tempo. Ho dato l'ultimo esame solo oggi e parto fra tre giorni e, cazzo, la mia migliore amica l'ho vista poco e nulla, i miei amici ugualmente. 

Non so come si faccia a vivere da sola e non so come si faccia ad avere un po' meno paura. E non so neanche come si faccia a finire questo pensiero qui con quel po' di speranza che cerco sempre di trasmettere. Non ne ho in questo momento. Vorrei vedere i miei migliori amici ma non ci sono e la mia migliore amica sta a consolarne un'altra che si è appena lasciata col ragazzo ed io mi sento un po' persa e triste ed ancora spaventata.

Forse vorrei solo qualcuno a garantirmi che andrà bene. Che troverò qualcuno della mia età e che i miei coinquilini saranno a posto. 

Forse vorrei solo avere meno paura. Ma ho vent'anni. Quasi ventuno. Credo che, in fin dei conti, avere paura sia anche legittimo. Forse, quel briciolo di speranza sta arrivando proprio adesso. Non lo so. Non ne sono sicura e mi rendo conto che questo pensiero sia un sacco confuso. Ma non posso farci nulla. Scrivo a raffica e scrivo confusa perché è così che viaggiano i miei pensieri, a raffica e confusi. 

Ho paura e credo vada bene così in fin dei conti. Essere spaventata e tutto il resto. Ti tiene all'erta e ti impedisce di farti delle belle aspettative  ed in questo modo, se le cose andranno bene, tu sarai felice il doppio. 

Mi sono venuti un sacco di attacchi di panico scorsa settimana e, anche se gli attacchi non mi vengono adesso, fatico comunque ad addormentarmi ad un orario decente. Non so perché. Credo solo di essere spaventata in generale e non credo di voler avere paura al punto tale da non parlare neanche con qualcuno di come mi senta. Sono spaventata. Sono un po' triste. Devo preparare una valigia da venti chili ed ancora non ho fatto nulla. 

Mi dispiace. Sono confusa io e lo sono anche le mie parole. 

Oggi va così. 

Vorrei solo aver visto la mia migliore amica. Vorrei solo essermi fumata una sigaretta con lei, sedute su dei gradini, a ridere e fare finta che nessuna delle due debba partire in erasmus. 

Vorrei che non mi venissero gli attacchi di panico. Vorrei essere eccitata all'idea di partire e non spaventata. 

Ma, da una parte, sono contenta perché i miei colleghi all'università, sui quali non scommettevo neanche un centesimo fino a qualche mese fa, mi hanno dato un sacco di supporto ed un sacco di amore che io non pensavo di poter ricevere. "Andrà tutto bene", "facci sapere come va, capito?",  "mandaci delle foto". "Anche io ero spaventata poi, quando sono arrivata lì, mi sono anche data della stupida per aver avuto così tanta paura". 

Spero solo che abbiano ragione e che io riesca ad essere felice. 

Mio padre oggi mi ha detto che la cultura lo fa sentire superiore agli altri. Migliore degli altri e che questo gli da soddisfazione. Che quando vede qualcuno che scrive qualche cosa di sbagliato su internet lui lo corregge ed è contento. Che la cultura rende razzisti perché la cultura ci rende superiori. E questo mi ha messo un sacco di tristezza perché, secondo me, chi ha cultura è tollerante ed amorevole perché sa che cosa si è sbagliato. Mi fa paura la sua arroganza. Mi fanno paura le persone come lui e quelle che, in più, non sono solo parole ma anche fatti. Mi ha chiesto"che hai? sei nervosa?", "si, parto fra tre giorni". Ho provato ad essere sincera. Non parlo con lui di quello che sento. Mi metterebbe ancora più angoscia. Non ne ho bisogno. Lui mi ha risposto:"non sei contenta di levarti dai coglioni questo stronzo?". 

Parlava di lui,  come al solito. Non parlava di me. Io non conto. Conta solo lui. Conta solo quello che pensa lui e l'impatto che dovrebbe avere, che ha sugli altri. 

Mi ha fatto paura. 

Voglio solo essere felice od almeno provarci. 

La mia prof. di filosofia, quando avevo diciotto anni, mi aveva detto fosse inutile scappare dai problemi. Quelli, prima o poi, si ripresentano sempre. 

Me lo sono chiesta per davvero. Sto scappando? Forse non sto scappando. Sto solo cercando di essere felice. 

Non lo so. Mi fa paura anche questo. 

Credo vada bene essere spaventati alle volte ed io avrei voluto godermi un po' di più i sorrisi dei miei colleghi dell'università. Bellissimi, splendidi. Forse, anche amici. 

Magari, se me li fossi goduta un po' di più, avrei meno paura adesso. 

Va bene così. Domani vedo mio padrino. Lui mi fa sempre tanto bene. Domani, magari avrò un po' meno paura. E dopodomani compio ventuno anni. 

Va bene così. I capelli crescono lentamente. Ho dieci tatuaggi ma sono sempre dispari. Conto di tatuarmi in Irlanda. Con i soldi che mi avanzano dall'affitto. 

Vi voglio bene. 

Stasera ho paura. 

E va bene così. 

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