Ispirazione
La chiamo ispirazione perché prima, su questi schermi (direbbero tutte le influencer sulla faccia di Instagram) ci scrivevo molto di più. Poi, da quando mi sono trasferita a Firenze, ho iniziato a rifugiarmi tra le vie della città con un diario e una penna e a gettare lì tutto quello che mi passasse per la testa.
È stato divertente perché, mentre aprivo questa sezione per poter scrivere un nuovo pensiero, né ho trovato uno in bozza mai finito che si chiamava proprio "Firenze", del 28 febbraio 2020 e, adesso, più di un anno dopo, sono nel letto della mia casa a Firenze che scrivo perché una ragazza ha commentato uno dei primi capitoli di questa confusa raccolta di pensieri e mi ha ricordato il perché avessi aperto questa rubrica in primo luogo.
Cerco di andare con ordine anche se c'è un sacco di dire e ho trascurato questa parte del mio cuore troppo a lungo.
Mi sono trasferita a firenze a settembre del 2020, con pochissimi soldi in tasca e nessuna certezza a parte che la mia amica Michela mi sarebbe venuta a prendere a Pisa e una casa in zona Statuto da dividere con una ragazza decisamente molto più timida di me. Io, povera cogliona ingenua, ero pure convinta che le divergenze caratteriali tra me e questa ragazza avrebbero potuto comportare un ostacolo. Ovviamente, e ribadisco il mio essere una povera cogliona ingenua, non avevo proprio la benché minima idea della merda che era dietro l'angolo. Prima di tutto, questa ragazza era un maiale vero. Ma non un maiale così per dire, proprio un maiale vero, col piatto della doccia e il forno della cucina talmente sporchi che la prima sera, mi sono messa a pulire tutto bestemmiando al telefono con mio padre e maledicendola in ogni modo possibile. Mi ricordo, quella sera, di aver chiamato la mia migliore amica, a Bologna, urlandole la mia frustrazione condita di bestemmie e piani per ucciderla. Ma la mia migliore amica, Santa ragazza, mi consiglia semplicemente di indirizzarla diversamente per quanto riguarda la pulizia, che poteva sempre migliorare. Ovviamente, se ero convinta le cose sarebbero potute andar meglio -lo rettifico per sicurezza- sono una povera cogliona ingenua perché, quella notte, non avevo chiuso occhio a causa di quello che poi ho deciso di soprannominare Messer Stronzoni, al piano di sopra,che mi ha deliziato con la sua musica di merda fino alle cinque del mattino.
Al giorno dopo, ovviamente, stavo già cercando case nuove dove stare per poi trovare quella in cui mi trovo attualmente dopo appena due giorni.
In pratica, ciò che conta di tutta questa premessa è che, le prime due settimane a firenze sono state un vero incubo.
Avevo un sacco di tempo libero perché ancora non avevo iniziato l'università o il lavoro (esperienze fallimentari una dopo l'altra anche in quel caso) e un sacco di soldi perché non avevo ancora iniziato a spendere nulla, ma non facevo altro che svegliarmi, fare colazione e poi tornare a letto per vedere Shameless. La famiglia Gallagher è stata la mia migliore amica per due settimane disastrose dove non facevo altro se non alzarmi dal letto per andare in bagno e mangiare, tornandoci per riprendere a vedere la serie.
Mi sentivo un fallimento colossale.
Nella città dei miei sogni, finalmente lontana da tutto quello che mi aveva fatto star male per tutti questi ultimi anni, per poi trasformarmi in una larva del cazzo, intrappolata in un loop di merda dove non facevo altro che guardare shameless e bere tisane.
E la cosa peggiore era che, di come mi sentissi, non ne parlavo con nessuno. Non ne parlavo con la mia famiglia, non ne parlavo con i miei amici, a malapena ne parlavo a me stessa. Per due settimane, le uniche persone con cui parlavo erano quelle dietro a un telefono, a un mare di distanza, e l'unica vita che vivevo era quella dei Gallagher.
Una sera, mente usavo il telefono, su uno dei Widgetsmith dell'iPhone era uscita una foto di ponte vecchio all'imbrunire e io avevo sorriso, osservando la meraviglia di Firenze.
Ed è stato in quel momento che ho ricevuto un poderoso e ben assestato cazzotto in faccia.
Quella foto non era presa da internet. Quella foto l'avevo scattata io, a fine agosto quando ero salita a vedere case e Firenze, a quel punto non era più a un aereo di distanza.
Io ero lì.
Io ero a firenze, nella città dei miei sogni e non stavo vivendo.
La soluzione alla solitudine e alla tristezza che avevo provato fino a quel momento è arrivata con incredibile facilità mentre parlavo al telefono col mio migliore amico.
Io dovevo portare il mio culo del cazzo fuori di casa e godermi firenze che -come mi aveva detto babbo dopo la mia prima notte disastrosa- "ha bisogno della tua luce!"
E il giorno dopo, nonostante la pioggia, sono uscita, ho comprato un'agenda per scrivere alla Feltrinelli e un romanzo su firenze e poi sono andata a fare merenda in una caffetteria di fortuna che si affaccia sull'arno. È stato in quel momento che ho iniziato a riempire le pagine della mia agenda mentre bevevo cioccolata calda e guardavo firenze ancora umida di pioggia fuori dalle vetrate. Ed è stato da quel giorno che io e firenze abbiamo iniziato a viverci.
Dopo due settimane disastrose fatte da una prima uscita con degli amici che si è conclusa con un calice di birra lanciato da un balcone che per poco non mi piglia in testa, vicini rumorosi e coinquilina sporca che ho abbandonato appena possibile, tentativo di furto sulla tramvia dove, a quel punto, ero talmente assuefatta dalla piega assurda della mia vita che non sono riuscita a fare niente se non guardate quell'idiota che aveva provato ad aprirmi la borsa e dirgli solo:"ceh" e una prova di lavoro che doveva essere dentro un ufficio ma che si è poi trasformata in un lavoro porta a porta per l'enel e conclusasi con me che fuggivo letteralmente via, persino la mia ruota ha ripreso a girare.
Ho cambiato casa, e conosciuto una delle coinquiline che ha buttato un piatto di pasta anche per me il primo giorno che sono arrivata. Hanno confermato il mio piano di studi all'università, sono uscita con il gruppo di amici di questa ragazza che ho conosciuto visitando case e con la quale, tutt'ora, sono ancora molto amica e ho pure trovato lavoro in una scuola d'inglese.
La ruota ha iniziato a girare e, adesso, continua a girare anche se, come tutte le ruote, ogni tanto si inceppa ma lascio che lo faccia perché, lo so che poi riprendere comunque a girare.
Adesso ho tanti amici qui a firenze, le Silvia che sono una di Frosinone e l'altra di Genova, Maria che è sarda come me e le mie colleghe di lavoro, di cui due americane che stanno già organizzando la mia estate così che possa andare con loro negli Stati Uniti.
Mi fa strano perché, quando guardo le foto dei miei amici tutti assieme giù in Sardegna, o anche quando sono tornata quest'estate, lo sentivo che qualcosa era diverso. Sentivo che stessi cercando di entrare in un equilibrio che non mi appartiene più del tutto, in una pagina di un libro che non vede più me come protagonista perché, semplicemente, per me di libro ce n'è uno nuovo. Ma lo so, dentro di me, che queste persone, nonostante nuovi equilibri e nuovi libri, mi hanno visto crescere. Io lo so che con quelle persone c'è una connessione rara, dei fili invisibili che, in qualche modo, ci hanno portato l'uno nelle vite degli altri. Io lo so che, quando ci vediamo, basta il tempo di un secondo perché tutto torni come prima, seduti nella taverna di casa mia, a ridere e chiacchierare come se non fosse passato neanche un istante. E so anche che ci saranno giorni dove la distanza peserà come un macigno e io cercherò comunque di farmelo andare bene.
So che saranno per sempre la mia casa. Loro con l'umorismo così uguale al mio, con la mente così uguale alla mia che mi sono entrati sotto la pelle, dentro al sangue, tra ossa e muscoli. E so anche che, qui a firenze, di casa ne sto costruendo un'altra, con amiche che non mi hanno visto crescere ma che mi accompagnano mentre continuo a scoprirmi. Che mi accompagnano adesso, che mi sento la protagonista della mia vita, che ho sempre la risata rumorosa e sempre uno stipendio di merda e bollette da pagare. Che bevono birra e vino con me, che organizzano cene a basso costo perche nessuna di noi ha soldi ma, l'importante, è stare assieme.
Lo so che queste persone non mi hanno vista crescere. Così come so che, forse, con loro non mi connetterò mai con la stessa profondità con cui sono connessa a quelle anime purissime che ho giù in Sardegna eppure, io lo sento che, a queste persone nuove, un po' inizio ad appartenere. Che non mi hanno vista crescere ma mi stanno vedendo adesso che divento adulta, che mi lamento per le cose da pagare e compro vino a due euro alla Coop da bere poi tutti assieme.
E so pure che neanche Firenze mi ha visto crescere come Sassari. Che Firenze non conosce le mie lacrime come le conosce Sassari. Che non conosce la me che voleva morire, che desiderava di volare via per smettere di soffrire così tanto. Che non conosce la me che contava i giorni fino a che non avessi compiuto diciotto anni, come se potesse essere quella la nuova linea di partenza dopo la mia fuga.
So che Firenze non mi ha visto scoprirmi nell'adolescenza. Che non mi ha visto fumare di nascosto o stare ore al bar con le mie amiche per tutta la sera, con una tazzina di caffè ormai incrostato davanti fino a che non si faceva buio.
Ma so che firenze mi guarda mentre divento donna. Mentre la ammiro con gli occhi sempre colmi di gioia perché io lo so, lo so, cazzo che, nella mia vita,ho fatto una serie di scelte giuste che mi hanno portato proprio sotto al duomo, a notare dettagli sempre diversi, a fotografare gli artisti che dipingono i paesaggi. So che firenze mi guarda mentre faccio apertivi con le mie amiche come se me li potessi permettere, che torno a casa a volte troppo ubriaca e scopo sempre con la persona sbagliata.
So che Firenze mi guarda mentre divento adulta, mentre cammino sempre a testa bassa per trovare centesimi a terra e divento la protagonista sempre più ingombrante della storia della mia vita.
So che firenze guarderà le mie preoccupazioni, ascolterà i miei pianti e il mio cuore battere per ansia nuova e so anche che, in questo capitolo della mia vita, Firenze mi prenderà per mano e le sue strade, come quelle di Sassari, avranno il mio profumo, oppure il contrario.
Non lo so.
So solo che divento adulta e donna, che ho sempre la risata rumorosa, i capelli non ho abbastanza lunghi, uno stipendio di merda ma il lavoro che amo e amici vecchi e nuovi che comunque amo da morire. So anche che con babbo litigo sempre meno, che il mio cagnolino è morto ma io sono ancora viva e, anche se ogni tanto ho paura, adesso sono io la protagonista e, quindi, a volte, riesco anche ad averne di meno di paura.
E suppongo che, in fin dei conti, io sia sempre un giocattolo difettoso, no? Che va bene così che io, difettosa, mi piaccio proprio un sacco.
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