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Capitolo 3

Ritrovò Linda seduta su un grosso letto a baldacchino. Non c'era traccia di Xriphen nei dintorni, così, quando i servitori della Dama le lasciarono, lei e Linda rimasero sole. La ragazza stava guardando il soffitto pieno di affreschi raffiguranti Elmunar e i suoi due fratelli Envainar e Coldinar, rappresentati con i loro soliti abiti impreziositi da dei fiori posti accanto al cuore. Elmunar, nei ritratti antichi, aveva sempre inquietato Lynn; lei non ne sapeva con esattezza la ragione, ma pensava che fosse per la rosa nera e insanguinata, che pendeva morta dal taschino della sua finissima camicia.

- Linda, stai bene?

Linda abbassò il mento fino a incontrare lo sguardo di Lynn.

- Oh, tizia. Certo che sto bene, perché non dovrei?

- Ah, non lo so... Forse perché hai parlato con gli esseri più malvagi di tutta Flesra - ribatté Lynn.

La ragazza si alzò in piedi e rise.

- Sei ingiusta...

- Lynn.

- Lynn. Perché devi giudicarli dall'aspetto? Il bestione non è così malaccio, invece.

Lynn si portò una mano al viso.

- Il "bestione" - e fece delle virgolette immaginarie sulla parola bestione, - si chiama Xriphen e, guarda caso, è il Sacerdote della Magia Dannata.

- E perché la chiamano Dannata? - le chiese Linda. - Cioè, l'ho già sentita nelle storie, ma mi sembra di non aver mai trovato un pezzo in cui lo spiegasse.

- Perché danna l'animo degli esseri viventi - affermò dura Lynn. - Chiunque la pratichi, viene travolto dalla sua potenza, ed è inevitabile.

Linda annuì soddisfatta. - Vedi? Lo dici anche tu! Inevitabile.

- Linda, smettila di scherzare per un secondo! - urlò Lynn.

Linda si ammansì e si rimise a sedere sul letto. Le due incrociarono gli sguardi per alcuni istanti e Lynn ravvisò in Linda la scintilla del cambiamento, che lentamente si sarebbe impossessata del suo corpo e soprattutto della sua volontà. No, non lo voleva accettare, il mondo non avrebbe dovuto temere una nuova minaccia.

- Quel bestione, in passato, ha trucidato interi villaggi, ha mangiato bambini e ha riso nel sentire il sapore del loro sangue sui suoi denti. Xriphen ha raso al suolo città, le ha fatte ardere gustandosi lo spettacolo dei loro cittadini che venivano divorati dalle fiamme.

La ragazza per un attimo assunse un'espressione di repulsione, ma in seguito la scacciò e disse: - Be', allora mi basterà stare con la donna.

Lynn scosse la testa. - No! La Dama ti vuole solamente per raggiungere i propri scopi.

- Potrebbe essere vero... Ma non so, c'è qualcosa che non mi convince.

Lynn stette per risponderle, quando improvvisamente udì un rimbombo nel muro dietro Linda. Entrambe si voltarono nella direzione del rumore e andarono lì vicino. Lynn applicò un orecchio alla parete e sentì dei sussurri. Acuì l'udito e capì: - Allontanatevi.

Lo comunicò a Linda e insieme indietreggiarono. Il muro vibrò una volta. Poi lo fece una seconda. Alla fine una porzione più o meno circolare si sgretolò e, da un tunnel scavato alla bell'e meglio, uscì il familiare volto di Dominick. I capelli mezzi biondi mezzi castani risplendevano alla luce del lampadario che sovrastava il baldacchino, così come gli occhi tra il verde e il marrone. Aveva un po' di barba, ma era comunque la visione migliore che Lynn avesse potuto chiedere. Lui atterrò con un agile salto sul pavimento e la abbracciò. Linda rivolse a Lynn un'occhiata di complicità.

- E chi è questo bel biondino? - le domandò.

- Ehm... Linda, lui è Dominick. Dominick, lei è Linda.

- Piacere di conoscerti, Linda - le mormorò Dominick con il suo solito timbro da seduttore, baciandole una mano.

Linda sembrò commossa: - Era da quando sono bambina che desideravo che qualcuno mi salutasse in questo modo.

- Sì, sì - la zittì Lynn. - Ma come hai fatto a trovarci?

Dominick lanciò uno sguardo preoccupato alla porta chiusa e poi bisbigliò: - Sentivo che nella missione che ti avevano affidato i Siyew c'era qualcosa che non andava. Così ti ho seguito, anche se è stato difficile starti dietro. Poi ho visto Xriphen che vi stava prendendo per portarvi sotto terra. Allora ho chiamato Garadmion e ho usato la sua specialità.

- Il ritrovamento di persone - si intromise Lynn.

- Ci riesce sempre, se sei nel suo raggio d'azione.

Linda ascoltava meravigliata.

- Ok, ora andiamo - se ne uscì Lynn.

Linda scrollò il capo. - Ehi, aspetta un attimo - disse. - Io non voglio andarmene.

Lynn, che si era già inchinata per entrare nel cunicolo, si ritrasse e la guardò confusa e indignata.

- Non guardarmi così. Ho preso la mia decisione. -

- No, non puoi farlo.

- Posso eccome - replicò Linda.

- Ascoltami, Linda. Questa è una questione più grave di quanto tu immagini. Se rimani con loro, la tua vita sarà un inferno - intervenne Dominick. - Tu vuoi morte e distruzione? - soggiunse.

- Io...

- Se non sbaglio, il tuo mondo è stato devastato dall'odio - sussurrò Lynn; gli occhi vitrei.

- Sì, ma...

- Ma niente, Linda! Vieni con noi. I Siyew sono i più adatti ad aiutarti a far crescere i tuoi poteri. Non votare la tua forza alla causa della Dama.

Linda si tirò i capelli e contrasse il viso in espressioni di indecisione. Respirò ripetutamente.

- A me non interessa - disse. - Lei mi ha promesso il potere, e d'ora in poi non vivrò più nelle stesse condizioni in cui mio padre mi leggeva i racconti su questo posto. Sapete, ormai mi sono convinta del fatto che questo non sia un sogno, ed è proprio per questo che non sopporterò un altro attimo di povertà!

Si girò stizzita dall'altra parte e li incitò a scappare.

- Non puoi veramente farlo... - la supplicò Lynn.

- Ormai ho deciso. Andatevene, io cercherò di intrattenere il bestione.

- Ma...

- Basta, Lynn - asserì Dominick. - Abbiamo giurato di non forzare nessuno. Ora andiamocene.

- E la mia spada? - gli chiese.

- Non preoccuparti, l'ho recuperata dopo che Xriphen l'ha gettata in mezzo all'isola.

Lynn improvvisò un'espressione interrogativa.

- In mezzo all'isola?

- Proprio così.

Le fece scaletta per issarsi dentro il tunnel. Lynn, prima di proseguire, si voltò e guardò intensamente Linda, che si stava dirigendo verso la porta. - Sei ancora in tempo - le disse speranzosa.

- Tu non sai cosa voglia dire vivere nella povertà. Se non devo più vedere mio padre, mia madre o mio fratello, almeno voglio ottenere questo.

- Almeno fammi una promessa - insistette Lynn.

- Quale?

- Promettimi che non ti farai mai traviare dal suo potere.

Linda poggiò una mano sulla maniglia e le sorrise.

- Sai, assomigli tanto a mio fratello. Così virtuosa, così determinata, così buona. Molto probabilmente andreste d'accordo. - Una lacrima le rigò una guancia. - Ti giuro che, se succederà, non sarà per mia volontà. Che mi opporrò con tutte le mie forze. Non mi avranno mai a queste condizioni.

Lynn la fissò per qualche altro secondo, poi si girò e iniziò a percorrere la galleria. Avanzando a tentoni, raggiunse una zona erbosa attorniata da alti alberi. Sopra di essi, come un protettore paterno, un altro fusto sosteneva una chioma che adombrava gran parte dell'isola, seppur più in là Lynn riuscisse a distinguere i banchi di nebbia che ondeggiavano.

Dominick le andò vicino e le indicò qualcosa alla sua destra. Lynn capì subito di cosa si trattava: il luccichio che la poca luce che si insinuava riusciva a produrre era la testimonianza inconfutabile della presenza di qualcosa che rifrangesse il grigiore di quel giorno. Metallo, per esempio. Forse la sua spada. Ci si avventò e la raccolse come se avesse appena ritrovato un amante perduto anni addietro. Nell'istante in cui la brandì, essa si illuminò alla base. La vicinanza di Linda, la spada la sentiva pure da lì. Il cuore di Lynn venne assalito dallo sconforto e dalla delusione.

- Hai fatto tutto quello che potevi - la consolò Dominick. - Ora andiamo.

Lei annuì e gli sorrise. Da tanto non lo faceva. Esattamente da quando lo aveva scoperto nel letto di Akkra quel fatidico giorno di sette mesi prima. Per un certo periodo aveva pensato che lui sarebbe potuto essere la persona giusta per soppiantare l'impossibile miscela di amore e stima che provava nei confronti di Mikkel. Ma si era ricreduta presto.

Qualcosa fece vibrare il terreno e Lynn venne aggredita da una terrificante rimembranza. Appena qualche tempo prima - la durata esatta non avrebbe saputo dirla, - la aveva convinta che la sua morte fosse stata così prossima da poterla toccare con mano.

- Andiamocene - affermò.

Dominick le volse gli occhi colmi di confusione, come se un velo di panico le si fosse depositato sul volto e lui non comprendesse cosa stava accadendo.

- Perché? - le chiese.

- Sta arrivando.

- Chi?

- Xriphen.

A quel nome un singulto si impadronì di lui e il corpo iniziò a tremargli di paura. Lynn lo capì benissimo: lei aveva appena rinunciato a una vita di ricchezza, e ora avrebbe dovuto rischiare la vita contro uno degli esseri più potenti che esistessero. Ma lo aveva fatto per la giustizia, almeno.

- Non è il momento di avere paura.

- Ma... come pensi di fare? Dovremmo scontrarci con il Sacerdote del Nyccra? Non abbiamo speranze.

- Sì, le abbiamo. Richiama il tuo animale guida e tieni pronto il tuo Etahani.

Dominick parve incerto ma lo fece comunque. Una volpe con denti di spropositata lunghezza spuntò da un cespuglio più lontano e gli andò incontro.

- Enra percepisce la presenza di Samgyjilt, giusto?

Dominick annuì ma con mestizia. - Secondo te non ho già provato a vedere se nei dintorni c'è un Samgyjilt? L'ho fatto, ma il più vicino è ferito e si trova nella foresta dopo lo stretto.

Lynn assentì immersa nei suoi pensieri. Stava cercando una soluzione, però sembrava che non ce ne fossero. Poi...

- Sente anche la presenza di quelli marini? Per esempio un Entiracolra?

Nello sguardo di Dominick guizzò una favilla di comprensione e allora si accovacciò accanto a Enra e gli sussurrò qualche parola in Flesremu. Dominick assentì due, tre volte e in seguito si alzò e asserì raggiante: - Sì, dice che ce n'è uno attorno all'isola!

- Perfetto! - esclamò Lynn; nel momento in cui strinse il pugno per la contentezza, un altro tremore la fece sobbalzare, e quasi perse l'equilibrio. - Digli di aizzarlo contro Xriphen! Io chiamo Dynh, sperando che riesca a trasportare tutti e tre almeno fino alle montagne.

Dominck annuì e comunicò il tutto a Enra. Lynn, nel frattempo, partì all'attacco. Xriphen era nei paraggi; doveva individuarlo e, nel caso, fronteggiarlo per far guadagnare tempo a Dominick. E soprattutto portarlo sulla spiaggia. Mentre correva ed evitava le radici, che fremitavano sotto i passi del Custode, invocò mentalmente l'aiuto di Dynh, che discerné subito fra la nebbia. Forse, con Dynh dalla sua, avrebbe veramente potuto tenere occupato il mostro per qualche minuto.

L'aquila tagliò la bruma con le sue ampie ali e atterrò sulla sabbia che cominciava alla fine del piccolo bosco. Salì sulla sua groppa e, nell'esatto attimo in cui vide la figura di Xriphen che si fiondava nella sua direzione, si librò in volo.

Dynh avrebbe voluto scappare, Lynn lo sentì, ma con la mente le diede altri ordini. Vagli contro. L'aquila, dopo aver tergiversato un po', decise di acconsentire alle richieste di Lynn. Gli si scagliò addosso a una velocità incredibile, sfrecciando come un dardo che sibila in uno strapiombo, e proprio nell'istante in cui la gigantesca e nerboruta mano della creatura fu sollevata per abbattersi su loro due, la schivò e passò dietro al grande caprone umano.

- Grande, Dynh! - esclamò Lynn euforica. - Ora di nuovo!

Giusto, Dynh non capisce l'inglese. Allora glielo disse attraverso la mente. Il maestoso animale tornò indietro tempestivo e si accinse a ripetere il grande atto di coraggio. Ma qualcosa non funzionò. Xriphen ora conosceva il trucco. Si voltò, fletté le gambe e si lanciò con un salto su di loro. Li prese in pieno, scaraventandoli qualche metro avanti. Lynn atterrò malamente sulla testa. Rimase distesa nel silenzio, mentre Dynh emetteva il suo verso stridulo e le si poneva davanti. Lynn non riusciva a fare nulla. Gli occhi, aperti in due fessure, erano capaci solo di vedere le piume del suo Andohon e i contorni della peluria di Xriphen, che le si stava avvicinando.

Ora è finita, si disse. Non c'era più nulla da fare. Un passo. Un altro. Lynn non avrebbe voluto rinunciare alla sua vita, per quanto enigmatica essa potesse essere, però Xriphen non sembrava disposto a darle una seconda chance. Un passo. Un altro. Eccolo. Si posizionò nella maniera più opportuna con cui conficcarle la scure nel cranio. Il mare stava ribollendo. L'acqua era in protesta e Lynn sorrise con le ultime forze che le rimanevano. Almeno aveva qualcuno dalla sua parte.

Ed era vero.

Dal mare fuoriuscì un serpente marino di più di una decina di metri, che si catapultò su Xriphen con le fauci spalancate. Tutto diventò così frenetico che Lynn non afferrò più cosa stava succedendo. La vista stava cominciando ad annebbiarsi, ma gli altri sensi erano ancora funzionanti. Sentì qualcuno che la tastava, la stringeva e la posava su una superficie morbida. Ora i rumori erano soltanto mormorii, non aveva mai udito qualcosa di più ovattato. Infine, l'aria che giocherellava con i suoi capelli, e una voce, che fu l'ultima cosa che percepì.

- Enra ci è riuscita. 

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