Capitolo sette.
Erano le ore 03:33 A.M. quando a Camila venne un attacco di tosse pesante, si sentì soffocare e si mise seduta sul letto e si poggiò una mano sul suo petto. Ogni tanto pensava alle parole di Lauren, avrebbe dovuto parlare, anche se da sola. Ma se l'avessero sentita?
Poggiò una mano sul suo petto, sbuffando stanca, la tosse era tanta, quanto incontrollabile e brutta.
Andò in bagno a prendere i suoi soliti farmaci, soffocando ogni colpo di tosse con la mano sinistra poggiata sulla bocca. Accese il riscaldamento in modo da non sentire freddo in bagno a quell'ora.
Si sedette sotto l'aria calda mentre cercava di controllare questa condanna. «Merda.» imprecò, si rese conto solamente dopo che, aveva parlato, rimase zitta dopo aver vinto contro la tosse che si era calmata, sentì il russare di suo padre e sorrise un po'.
Non aveva sporcato nulla, era tutto pulito, questa volta decise di mettere i farmaci al suo posto, in modo di non dare traccia, ma non appena la porta del bagno si aprì, Camila sobbalzò in quell'aria così calda e piacevole.
Era sua madre. «Mija? Tutto bene?» chiese preoccupata a sua figlia e lei annuì indicando il water. «Ah, dovevi solo andare in bagno?» chiese la madre sollevata e Camila sorrise mordendosi il labbro.
Dopo aver fatto scendere l'acqua, Camila diede un bacio sulla guancia alla madre e andò a letto. Si coprì per bene e i suoi pensieri svanirono non appena chiuse gli occhi e si addormentò.
Come il giorno precedente, Camila per le 06:30 A.M., aprì gli occhi grazie alla sveglia che suonava una musichetta soave. Questa volta rimase cinque minuti a letto riflettendo un po', pensò anche a cosa le sarebbe aspettato oggi.
Ma non vedeva l'ora di vedere i suoi nuovi amici.
Camila si alzò e come ogni volta, preparò il suo zaino mettendo quaderni e libri. Andò davanti all'armadio e lo aprì le due grandi ante. Scelse con cura come vestirsi.
Prese una camicetta bianca e dei jeans azzurri, la ragazza si cambiò per poi andare in bagno a sistemarsi, si lavò il viso e i denti, si pettinò i capelli per poi farci una morbida treccia, alcuni ciuffi dei suoi capelli rimasero fuori posto, ma le donavano lo stesso. Si mise i farmaci in borsa in borsa, per sicurezza.
A casa di Lauren, come al solito le lamentele erano sempre presenti. I tre fratelli erano in ritardo e Clara li rimproverava di continuo.
«Dio, che ansia.» disse Lauren mentre si spazzolava i denti vicino a Taylor.
«Già.» disse la sorella con voce impastata dal dentifricio. «Spero che tutto questo finisca.» aggiunse Tay e Lauren sputò nel lavandino e si risciacquò la bocca facendo degli versi strani.
Dopo un po' le ragazze si vestirono, scesero le scale con velocità con lo zaino sulle spalle, Chris le aspettava fuori. Clara non salutò non appena le ragazze uscirono.
I tre camminarono fino a quando non si divisero, ognuno prese la propria strada per andare a scuola. Lauren rimase sul marciapiede dell'incrocio fino a quando non vide il messaggio da parte di Troye dove diceva che la vedeva.
Lauren alzò lo sguardo e vide Troye e Shaun attraversare la strada e venire verso di lei. «Hey.» salutò Lauren.
«Ciao.» disse Sivan e Shaun la salutò con la mano dolcemente.
I tre ragazzi udirono delle voci in lontananza e queste, erano le loro amiche, Dinah, Ally, Normani e infine la silenziosa Camila.
Quella ragazza così silenziosa rendeva il suo silenzio così assordante. Lauren ammirava il suo viso angelico, pieno di vita.
La ragazza dai capelli neri sperava che oggi, i due bulli non se la prendessero con Camila o qualche altro membro del suo gruppo. Non voleva vedere musi tristi, voleva vedere i suoi amici felici e spensierati.
Andarono a scuola e come sempre, Lauren era nervosa per colpa della madre che, rompeva sempre le scatole a lei, al padre e ai fratellini. Normani si mise vicino a Lauren e le diede una dolce gomitata. «Laur?» attirò la sua attenzione.
«Oh, dimmi Mani.» sorrise alla scura.
«Tutto bene?» indagò.
«Diciamo di sì.» rispose Lauren guardando la strada.
«Tua madre?» chiese Kordei e Lauren annuì.
«Non fa più a starci con lei, non capisco il perché, da quando sono qui le cose sono cambiate.»
Camila camminava dietro mentre teneva la mano di Dinah. Ally, Troye e Shaun parlarono del più e del meno. «Stai molto bene con i capelli raccolti, Chancho.» disse Dinah e, Mila sorrise, nelle sue guance si accese un leggero colorito rosso.
Lauren voleva girarsi solo per vedere Camila, voleva vederla bene e approfittarne di quel momento per studiarla. Jauregui poteva considerare la bellezza di Camila come passatempo. Forse perché per lei era arte, era coraggio e sapienza.
Il passo di Lauren si fermò non appena arrivò davanti al grande edificio completamente inondato da ragazzi di ogni età che faceva avanti e indietro.
Intravvide una ragazza, capelli lunghi, castani, labbra carnose e occhi grandi. Aveva i capelli legati, indossava una salopette in jeans. Ad ogni passo che faceva, ogni ragazzo fischiava e chiedeva a lei quale fosse il suo nome. La giovane era frustata, seccata di quanta attenzione le davano i ragazzi, non voleva aver nulla a che fare, ma Lauren rimase lì, ferma.
Non appena un ragazzo prese il polso alla giovane, la ragazza stracciò con violenza il suo braccio. Lauren non vide più nulla e decise di spingere il ragazzo facendolo sbattere contro la parete gialla. «G-grazie.» mormorò e Lauren si girò.
«Prego! Piacere, mi chiamo Lauren Jauregui.» disse lei e le porse la mano, la ragazza le sorrise un po', quasi timidamente.
«Keana Issartel, piacere mio.» le strinse la mano.
«Ti va di venire con noi?» propose Lauren e Keana si guardò intorno.
«Dici a me?» si indicò.
«Dai, vorresti stare con queste scimmie?» Lauren guardò i ragazzi che si allontanavano dalle due. Dopo un po', arrivò anche il resto del gruppo e Keana divenne più timida di prima.
«Ciao.» disse con voce lieve e i ragazzi la salutarono, Camila intanto era distratta e guardava in terra, notò qualcosa e andò a recuperarla.
Era una penna, tornò e la mostrò a Keana come per chiedere se fosse sua, la ragazza annuì e la prese. «Grazie.» disse, Camila sorrise dolcemente.
Lauren guardò Camila e rimase incantata a guardarle il corpo, sotto alla camicia bianca dal delicato tessuto. Tutte si presentarono e Lauren presentò Camila alla nuova arrivata e le spiegò che per vari motivi Cabello non parlava.
Al suono della campanella il gruppo si separò, ognuno andò al proprio armadietto a mettere i libri e quaderni inutili, Lauren stava vicino a quello di Camila, Jauregui non riuscì a vedere Camila in faccia per colpa dello sportello che copriva dalla sua testa fino alla sua pancia, non vedeva l'ora che chiudesse quel benedetto sportello.
La Cabello mise in tasca una scatolina, erano dei farmaci e quindi Lauren ipotizzò che i dolori erano tornati, sospirò e chiuse il suo armadietto e aspettò Camila che finisse di sistemarsi.
Il suo quaderno rosso era per terra e Lauren, lo raccolse in modo da darglielo direttamente dopo, non voleva che si piegasse inutilmente per un quaderno che per entrambe, era importante.
Per Camila era importante per esprimersi.
Per Lauren invece era per leggere i mille pensieri mai detti a voce dalla dolce scrittrice.
La cubana chiuse lo sportello e si guardò i piedi cercando i più quaderno, non appena vide che lo reggeva Lauren le sorrise e aprì la bocca, come per dire qualcosa, gli occhi di Lauren si dilatarono di desiderio, nella speranza che parlasse almeno una volta.
Accettava anche la solita parola che le scaldava il cuore che le dava mille brividi: Grazie.
A Camila non uscì nulla e Lauren si limitò a sorridere, il silenzio regnò sulle due ragazze anche se, era un silenzio piacevole.
Le due ragazze tornarono in classe, pronte ad affrontare le ore di lezione. Camila prendeva già appunti sul suo quaderno di storia, segnando linee del tempo oppure facendosi degli schemi. Lauren invece beh, lei era impegnata a studiare Camila, ammirandola in tutta la sua bellezza e innocenza.
Lauren strinse i pugni, Camila si sentì osservata e girò il viso verso la maggiore facendo scontrare lo sguardo con lei. La piccola le sorrise solamente, indicando prima la lavagna con la penna per poi indicare il quaderno di Lauren. «Devo scrivere?» chiese.
Camila annuì e Lauren si morse il labbro, decise di scrivere solo che poi, dopo manco cinque minuti, la professoressa cancellò e Lauren si limitò a maledire quella donna.
La ragazza dagli occhi color nocciola notò la difficoltà di Lauren e le diede il quaderno in modo tale che copiasse. Jauregui scrisse con cura tra le righe delicate, ogni tanto guardò la calligrafia di Camila, amava quell'ordine.
Dopo alcuni minuti di scrittura, Lauren rese il quaderno a Camila. «Grazie.» disse sperando in una risposta non scritta, ma detta, anche se, manco morta l'avrebbe avuta, appunto, Camila chinò il capo e sorrise.
Lauren trovava Camila come la persona più adorabile della terra.
Alla seconda ora, il silenzio venne interrotto dalla tosse di Camila, questo fece allarmare Lauren che subito poggiò una mano sulla schiena. L'insegnante acconsentì subito alle due alunne di andare al bagno.
La ragazza si scordò il quaderno in classe, Camila si sedette sul water, nella stessa cabina del giorno precedente. «Hai le medicine?» chiese Lauren e lei annuì cercando il quaderno per risponderle.
Non era con loro, Camila annuì di nuovo non volendo rispondere. «Senti, devi parlare.» disse Lauren mentre la cubana prendeva i farmaci dalla sua tasca. «Quando hai la visita?»
Nessuna risposta.
Lauren fece un sospiro e pensò a quanto fosse difficile per Camila sapersi aprire, capì che era ancora sotto shock dalla guerra. «Va bene, poi me lo scriverai?» chiese lei mentre strinse la mano della ragazza che subito aveva avuto una sensazione di rimettere. Camila spinse via Lauren, prese la porta della cabina e la chiuse a chiave, Lauren poggiò le mani sulla parete, strinse i pugni.
Sentì della tosse, sempre più pesante, la ragazza iniziò a preoccuparsi e diede calci alla porta. Camila non aprì.
«Cazzo! Apri questa fottuta porta, Camila!» continuò a calciare.
Nulla.
Jauregui, dovette usare le maniere forti, ovvero mandare un messaggio a Dinah.
Era in classe, con il telefono imboscato nello zaino, vide la notifica di Lauren che diceva di andare subito ai bagni, quindi, Jane dopo essersi messa il telefono in tasca, alzò la mano chiedendo il permesso alla professoressa che accettò. La polinesiana corse fuori.
Dopo essersi diretta ai bagni incontrò Lauren che era strana, spaventata. « Che cosa succede?» chiese.
«C'è Camila che non vuole aprire la cabina, le è tornata la tosse, non risponde, fai qualcosa!» quasi urlò Lauren.
«Chancho, apri la porta!» ordinò. «Sai che lo dirò a Sinuhe se non lo farai, vero?» Dinah aveva le mani poggiate sulla porta, molte ragazze entrarono ai bagni ma Lauren disse di andarsene da un'altra parte che non era il momento.
«Lauren, hey.» disse Keana non appena entrò ai bagni, la ragazza corrugò le sopracciglia non capendo la situazione. «Che succede?» Lauren guardò la ragazza.
«C'è Camila che sta male e non vuole uscire dalla cabina.» disse.
«Merda, bisogna chiamare qualcuno.» disse Keana indietreggiando.
«No, aspetta forse riusciamo a risolvere.» disse Dinah mentre cercava di scassinare la cabina.
«Non ce la farete mai! Preferite perdere tempo in cose stupide oppure chiamare qualcuno di grande per farci aiutare?» disse amareggiata Issartel.
«Muoviti.» prese le decisioni Lauren anche per Dinah e Keana corse via cercando aiuto tra le classi, mentre correva per i corridoi vide la professoressa della classe di Lauren e Camila uscire dalla stanza.
«Perché corri?» chiese.
«Insegna per caso nella classe di Jauregui e Cabello?» chiese Keana con il respiro affannoso per colpa della grande corsa.
«Sì, mi sono affacciata ora per vedere se queste stavano tornando, ma non le vedo.» disse la professoressa guardandosi intorno.
«Venga con me, sono in bagno, Camila sta molto male e non apre la cabina, siamo preoccupate.» disse Keana e con la professoressa corsero ai bagni, spinsero un sacco di gente e videro la cabina aperta.
Era piena di sangue, per terra c'era il corpo di Camila privo di sensi tra le braccia di Jauregui che non faceva altro che versare lacrime.
«Faccia qualcosa, la prego.» disse Lauren implorando la professoressa.
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