Capitolo cinque.
Clara rimase immobile a guardare la figlia che li guardava in modo serio, dimostrando che davanti ai loro occhi non aveva per niente paura, anche se dentro se la stava davvero facendo addosso.
Lauren non si vergognava. Era fiera di essere gay e di amare una persona del suo stesso sesso. Il silenzio era calato in quell'ampio salone.
«Capisco.» disse Mike. «Mi va bene, basta che tu sia felice.» sorrise il padre facendo un sospiro, si alzò ed andò ad abbracciare Lauren, che ricambiò la stretta all'istante. «Sono fiero di te.» disse.
«Lauren, sei sicura della scelta che stai facendo?» chiese Clara.
«Io non scelgo chi amare.» disse Lauren.
«Non ci credo.» disse la madre poggiandosi una mano sulla fronte, restando sconvolta dalla notizia.
«Mi stai mettendo tristezza, e non vorrei nemmeno dirtelo.» disse Lauren. «Dovresti pensarla come papà, ti stai dimostrando come una persona triste.» Lauren si alzò notando l'orario. «Ricordati che noi tutti siamo uguali, pensaci.» la ragazza andò in camera sua e si mise una leggera giacca. Taylor e Chris andarono da lei e l'abbracciarono.
«Spero che quella donna capisca.» disse Lauren frustata. «Che vada al diavolo.» disse sempre mentre i due fratelli si guardarono. «Devo uscire, avvisate papà.» disse.
«Dove devi andare?» chiese Chris.
«Devo uscire con degli amici, tranquillo non devo andare a buttarmi da chissà quale posto.» disse ed andò via.
Lauren andò a casa di Troye e di conseguenza da Shaun, il ragazzo albino mandò un messaggio sul gruppo chiedendo dove si sarebbero incontrati. Dinah rispose che era al parco con Camila, Normani invece disse che stava arrivando, Ally informò che sarebbe quasi arrivata ma che non sarebbe rimasta molto perché dopo sarebbe uscita con Troy.
Dinah come sempre parlava e Camila scriveva la sua risposta. «Come ti sembrano?» chiese la polinesiana.
"Sono delle persone carine e brave" scrisse lei.
«Sicura che tra queste persone "carine'' non ci sia una ragazza per te bellissima?» chiese Dinah ridendo della reazione causata dal rossore di Camila.
"No, non iniziare" scrisse lei.
Dinah rise e coccolò Camila. «Sei sicura?» chiese.
"Sì, insomma, io so a chi pensi, ma no, manco la conosco" scrisse velocemente.
«Questo "manco la conosco" significa che ti interessa un po', non credi?.» Camila venne stuzzicata da Dinah, che non smetteva di ridere, la cubana non rispose.
Le ragazze erano sul prato, non appena videro delle ombre davanti a loro, alzarono lo sguardo e videro Lauren, Shaun e Troye sorridere.
L'addome di Camila era leggermente scoperto dalla maglietta, era stesa con la pancia all'insù, con la testa poggiata sulle gambe della sua migliore amica.
«Ciao ragazzi.» disse Dinah, Camila invece li salutò con la mano, sorrise. La frustrazione di Lauren scomparì in un batter d'occhio. Si sedette sul morbido prato accompagnata da Shaun e Sivan.
«Come state?» chiese Troye.
«Stiamo bene, voi?» rispose Dinah anche per la Cabello.
«Tutto bene.» disse Sivan. Shaun annuì come per dire che stava bene ed invece Lauren li ignorò, Camila guardò Lauren, curiosa di sapere perché avesse ignorato l'amica.
Dopo un po' arrivarono Normani ed Ally. «Eccoci qui.» disse Ally sedendosi vicino al resto del gruppo, seguita da Normani.
«Beh, di cosa parliamo? O scriviamo... Insomma.» rise Ally e Camila sorrise.
"Non so, e se parlassimo un po'? Giusto per conoscerci meglio" scrisse Camila dando un'idea agli altri membri del gruppo.
«Bene, chi inizia per primo?» chiese Troye.
«Tu.» rispose Shaun facendo ridere tutti. «Iniziate con le domande, anche quelle banali, chi si conosce già può anche non farne.» disse il ragazzo albino.
«Uhm, non sono molto brava a fare domande, quindi penso che ti dovrai accontentare di quelle banali.» disse Dinah.
«Va bene.» annuì Sivan sorridendo. Dinah, dopo averci pensato, tirò fuori la sua banalissima domanda.
«Quando sei nato?.» chiese.
«Il cinque giugno, millenovecentonovantacinque.» rise Troye e Camila si limitò a sorridere.
"Cheechee, le tue idee lasciano a desiderare eh" scrisse e Jane rise. Dopo varie domande e risposte toccò a Camila, che rimase a pensare a cosa poter chiedere al suo conoscente.
"Come hanno reagito i tuoi genitori al tuo coming out?" chiese Camila.
«Mio padre non ha reagito molto bene inizialmente ma vabbè, il giorno dopo venne da me e mi abbracciò dicendomi che era felice di avermi. Mia madre invece era tranquilla, non è cambiato nulla del nostro rapporto.» disse Troye e Lauren guardò Camila che alzò la mano e scrisse.
"Hai avuto paura a fare coming out?" chiese sempre Camila scrivendo e Troye rispose.
«Un po' d'ansia ne ho avuta, ma non dovevo nascondere nulla a nessuno.» disse.
Camila, soddisfatta dalla sua risposta, smise di scrivere. «Bene, ora fate domande a Shaun.» disse Troye guardando Ross seduto al suo fianco. Ci furono molte domande riguardanti la sua vita privata e, come al solito, Camila spiccò il volo chiedendo a Shaun cosa gli sarebbe piaciuto fare da grande, lui rispose semplicemente che avrebbe voluto fare il modello.
I ragazzi si conobbero per bene, anche se avevano ancora molto da scoprire da ognuno di essi, Chi avrebbe voluto fare il modello, altre invece sarebbero andate a cantare con Beyoncé, etc. Era tanto che ognuno si apriva per esporre le loro passioni, oppure esporre cose riguardanti il futuro.
Sotto interrogazione arrivò Lauren e Camila aveva già una lista piena. «Non sei di qui?» chiese Ally a Lauren e negò con la testa.
«Sono di origine cubana.» disse.
«E perché qui?» chiese Normani.
«Guerra, sono dovuta andare via con la mia famiglia.» disse Lauren sospirando.
«Anche tu? Anche Camila.» iniziò Dinah. «Hai fratelli?» chiese sempre la polinesiana.
«Sì, un fratello ed una sorella.»
«Hai mai avuto relazioni?» chiese sempre e Camila cancellò la domanda che aveva scritto sul quaderno visto che Dinah l'aveva preceduta.
«Sì, una.» disse Lauren.
«Il resto era tutto falso.» aggiunse Troye.
"Perché?" scrisse Camila girando il foglio.
«Perché sono stata con persone che non consideravo fidanzati.» disse.
"Ah, no?" Camila corrugò le sopracciglia.
«L'unica relazione che ho avuto è stata con una ragazza.» disse e Camila strinse la matita saldamente con il suo tutor. «Sono lesbica.» disse Lauren buttando un sospiro intenso. Camila si limitò a sorridere, chiese se avesse fatto il coming out e Lauren annuì. «Oggi, prima di uscire, coincidenze?» rise leggermente.
«Ah questo non me l'hai detto!» disse Troye rimproverandola per poi ridere.
«Sinceramente non avrei mai pensato di avere un tale coraggio, ma poi ho pensato: chi sono le persone per impedirmi di amare? Alla fine ho deciso così.» disse. «Siamo tutti uguali, dei corpi inutili fatti di massa, quindi.» disse Lauren facendo spallucce.
"Hai ragione" scrisse Camila. La ragazza smise di mostrare le altre mille domande, come se qualcosa si fosse fermato, Lauren guardò Camila con interesse, sentendo le mille farfalle nel suo stomaco. "Penso che siamo tutti fieri di te" scrisse.
«È bello essere capiti.» sospirò Lauren. Camila notò che qualcosa non andava, dopo, se fosse stato possibile, le avrebbe scritto qualcosa, voleva sapere di più di come si sentisse la persona che...
... Che forse la migliorava ogni secondo.
Lauren la faceva crescere un altro po', regalava insegnamenti che non si rendeva conto di dare.
"Qual è la cosa che ami di più?" si prese coraggio per far leggere una delle tante domande a Lauren.
«Ah? Amo molto l'arte e il sapere, mi piace scoprire ed informarmi sulle cose che accadono nel mondo, vorrei essere qualcuno di importante in futuro, una persona che abbia il potere di regalare cose ancora non venute a galla in questo mondo.» disse. «Vorrei rendere tutto possibile, anche quello impossibile.» disse sempre Lauren e Camila rimase a sentirla.
Forse l'unica che la stava ascoltando, visto che gli altri chiaccheravano, Camila era sempre più curiosa. Voleva sapere un mucchio di cose da parte sua. "Ad esempio?" chiese Camila.
«Mi piacerebbe vedere le persone felici.» iniziò. «Penso che la felicità sia una delle cose più importanti nella nostra vita.» disse. «Specialmente quella del prossimo.»
Camila annuì.
La più piccola delle due scrisse nuovamente su una pagina pulita visto che l'altra era tutta pasticciata. Lauren la guardava e le sorrideva un po'.
La riteneva come il fiore più bello in un campo pieno di erbacce.
Era un fiore speciale, un fiore pieno di vita in un campo pieno di guerra, dolore e tristezza. Camila per lei fioriva, e quando non ce l'avrebbe più fatta, Lauren le avrebbe dato la giusta dose di acqua per rafforzarla più di prima.
Voleva che Camila fosse la sua rosa e, se avesse avuto bisogno di lei, si sarebbe fatta pungere più che volentieri.
Forse stava sperando troppo in qualcosa tra lei e Camila, forse qualcosa di impossibile, oppure no. Camila, piano piano, le stava prendendo il cuore e Lauren glielo stava cedendo.
Apprezzava la forte voglia di vivere di Camila, ed era felice di tutto, forse doveva rendere grazie alla scuola o meglio, alla cartoleria.
«Vuoi dirmi qualcosa tu?» la voce roca fece venire i brividi a Camila.
"Non so, dimmi qualcosa" disse.
«Cosa pensi dell'amore?» chiese Lauren e Camila alzò lo sguardo, per poi riabbassarlo e scrivere facendo vari errori, ogni tanto si fermava per cancellare. «No, non cancellare, lascia stare, capirò.» disse. «Scrivi, su.» disse Lauren e sorrise insieme a lei.
Camila si impegnò a scrivere, gli errori erano tanti per distrazione. Dopo un po' le diede il quaderno. "Sinceramente non lo so, so poco di questo sentimento, è così misterioso, ma anche pazzo. Ti porta ad impazzire per quella persona... Ma penso che per me sarà qualcosa di impossibile" lesse Lauren e rese il quaderno a Camila, volendo risposte.
«Perché? Insomma, perché impossibile?» chiese e Camila fece un sorriso e riprese a scrivere. Lauren aspettò fino a quando le diede il quaderno.
"Non duro per sempre, posso provare tutte quelle emozioni, ma poi se mai mi dovessi fidanzare, cosa dirò oltre che sono malata di tumore al polmone? La relazione finisce prima di iniziare..." scrisse e Lauren la guardò un po' male.
Lo sguardo di Dinah, a volte, si spostava su loro e sorrideva, dicendo agli altri di guardare.
«È una stronzata.» disse e Camila spalancò gli occhi, Lauren si stava alterando, furiosa per quelle parole, ma non perché le avesse dette Camila, ma perché certi individui erano veramente così, non erano capaci di accettare ogni tipo di problema, grande o piccolo che sia.
«Se mi dovessi mettere con una persona malata di chissà quale malattia, io le starei ancora più vicino di quando già non lo fossi, Camila. Tu dici che non durerai per sempre, ma secondo te anche le altre persone dureranno per sempre? Andiamo! Nessuno è immortale come vorresti pensare, nessuno lo è, siamo fatti per nascere e per morire.» disse Lauren, Camila la seguì attentamente e poi scrisse.
"Allora perché non posso morire come le altre persone?" chiese.
«Chi ti dice che morirai?» chiese. «A cosa pensi che ci siano i medici? Ci saranno delle cure, dopottutto.» disse Lauren. «Vorrei che tu capissi che le persone non sono tutte senza cuore.»
«Hai bisogno di amare qualcuno che stia vicino ad ogni tua difficoltà.» disse Lauren. «Ora ti prego, non versare lacrime.» disse Lauren poggiando il quaderno di Camila sul prato, per poi avvicinarsi a lei.
«Vuoi sapere cosa dovresti migliorare in te?» chiese Lauren stringendo forte a sé Camila che piangeva. Non appena le disse quelle parole, la ragazza le strinse la giacca ed annuì.
«Dovresti esporti, dovresti parlare.» disse. «Senza la voce, dove vai? Come vorresti realizzare i tuoi sogni?»
Camila allentò la presa alle parole di Lauren, quasi rilassata. «Dovresti farti sentire e smettere di pensare alla guerra, ora hai un sacco di amici che si prendono cura di te, non disperarti.» disse Lauren alzando il viso di Camila in modo da asciugarle le lacrime. «Voglio che queste siano solo di felicità, va bene?»
Camila sorrise leggermente e si accoccolò a lei. «Allenati da sola se proprio lo ritieni opportuno.» disse Lauren accarezzando i suoi capelli.
Lauren avrebbe voluto sentire la voce di Camila in ogni modo, voleva che la ragazza che iniziava ad interessarle stesse bene con se stessa e con il prossimo, voleva essere la sola a capirla più di qualunque altro.
Camila, aiutata dal tutor, scrisse nuovamente sul foglio del quaderno, Lauren non riuscì a capire fino a quando non lesse.
Era una piccola parola, composta da sole sei lettere, ma che per Lauren significava tantissimo.
"Grazie."
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