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capitolo unidici

POV Liam

Il mattino successivo, mi trovavo nel parcheggio della scuola, seduto in macchina e osservando il via vai di studenti. La notte non avevo dormito. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo il viso di Charlotte: arrabbiata, ferita, fredda. Non mi dava tregua.

Quando finalmente la vidi arrivare, il mio cuore accelerò. Camminava accanto a Emily, entrambe con lo sguardo stanco ma determinato. Le osservai da lontano, sperando che almeno mi lanciasse uno sguardo, ma non successe. Era come se non esistessi.

«Liam, sei ancora qui a fissarla?»
La voce di Ethan mi fece sobbalzare. Si appoggiò al finestrino della mia macchina, con quel suo solito sorriso da "sono il migliore".

«Non sto fissando nessuno» mentii, scuotendo la testa.

Ethan rise, scuotendo il capo. «Certo, e io sono un santo. Comunque, che ne dici di andare a lezione? Oppure vuoi rimanere qui a struggerti per Charlotte?»

Lo guardai con un'espressione tesa, ma non risposi. Non volevo ammettere niente, soprattutto non con lui.

Entrammo insieme nell'edificio, Ethpn parlava senza sosta, ma io ero distratto. Cercavo Charlotte ovunque. Quando finalmente la vidi, era alla fine del corridoio, intenta a prendere libri dal suo armadietto.

Ethan la notò nello stesso momento. «Eccola. Sai, ieri sera abbiamo parlato molto. È davvero una ragazza interessante».

Quelle parole fecero scattare qualcosa dentro di me. Lo afferrai per il braccio e lo fissai con uno sguardo duro. «Cosa intendi dire?»

Ethan alzò le mani, fingendosi innocente. «Tranquillo, Liam. Non sto facendo niente di male. Solo che..

Ethan si fermò, come se stesse scegliendo con cura le parole. Poi sorrise con aria provocatoria. «Sai, forse dovresti chiederlo a lei. Sembra che le piacciano le chiacchierate profonde».

Lo lasciai andare, ma il mio stomaco era in subbuglio. Lo conoscevo troppo bene per non capire che stava cercando di stuzzicarmi. E, maledizione, ci riusciva.

«Liam, stai bene?»
Mi voltai e vidi Melany che si avvicinava con un sorrisetto compiaciuto, il solito trucco impeccabile e i tacchi che risuonavano sul pavimento. Era chiaro che fosse pronta a intromettersi.

«Non è il momento, Melany» le dissi, cercando di mantenermi calmo.

Lei si fermò, alzando un sopracciglio. «Oh, scusami, non volevo disturbare la tua contemplazione disperata di Charlotte. Ma sai, Liam, continuare a inseguirla non ti farà bene. Lei non ti vuole».

Le sue parole mi colpirono come una frustata, ma non le diedi soddisfazione. «Melany, se sei qui solo per dirmi stronzate, risparmiati il fiato».

«Non sono stronzate, Liam. Voglio solo dirti la verità. Guardati intorno. Io sono qui, Charlotte no».

Feci un respiro profondo, cercando di ignorarla, ma lei mi afferrò il braccio. «Perché continui a complicarti la vita? Sai che io e te siamo una squadra perfetta. Lascia perdere Charlotte».

Mi liberai dalla sua presa con uno scatto. «Melany, non esiste un 'noi'. Non esiste mai stato. E, per favore, smettila di cercare di mettere zizzania tra me e Charlotte. Non funzionerà».

Lei mi guardò con un misto di rabbia e ferita, ma prima che potesse rispondere, vidi Charlotte passare dietro di lei. Aveva sentito? Non ne ero sicuro, ma il suo viso era impassibile. Emily le stava dicendo qualcosa, ma lei sembrava distante.

Melany sbuffò e si allontanò con un gesto drammatico. Mi voltai verso Ethan, che aveva assistito a tutta la scena con un sorriso divertito.

«Non hai finito di rompermi le palle?» gli chiesi, irritato.

«Oh, io? Mai» rispose lui, alzando le spalle. Poi, con un'espressione più seria, aggiunse: «Ma davvero, Liam. Se hai qualcosa da dire a Charlotte, forse dovresti farlo prima che sia troppo tardi».

Quelle parole mi rimasero in testa per tutta la mattina. Durante le lezioni, il pensiero di Charlotte era l'unica cosa che riuscivo a focalizzare. E quando finalmente arrivò l'intervallo, decisi che dovevo parlarle.

La trovai in cortile, seduta su una panchina con Emily. Si stavano scambiando appunti o forse parlavano di qualcosa di più importante, ma non mi importava. Mi avvicinai con passo deciso.

«Charlotte, possiamo parlare?» chiesi, cercando di non sembrare troppo disperato.

Lei alzò lo sguardo, visibilmente sorpresa, ma poi il suo viso si indurì. «Se è per scusarti di nuovo, risparmiami».

«Non è solo per quello. Ho bisogno di chiarire alcune cose» dissi, cercando di mantenere un tono calmo, anche se dentro di me c'era un turbine di emozioni.

Emily ci guardò entrambi, poi si alzò con un cenno a Charlotte. «Io vado dentro. Fate con calma».

Rimasi in piedi di fronte a lei, cercando le parole giuste. Charlotte incrociò le braccia, guardandomi con evidente impazienza.

«Allora, cosa vuoi?» mi chiese con un tono freddo, come se avesse già deciso che qualunque cosa dicessi non sarebbe stata importante.

Presi un respiro profondo. «Voglio scusarmi, sì. Ma non solo. Voglio spiegarti. Ieri... con Melany... non significava niente. È successo solo perché ero... ero frustrato, arrabbiato, confuso. Ma non c'è nulla tra me e lei».

Charlotte mi guardò per un momento, il suo sguardo indecifrabile. Poi parlò, con una voce tagliente: «E tu pensi che questo renda tutto meglio? Liam, sai cos'ho visto? Ho visto te e Melany così vicini da sembrare... intimi. E adesso vuoi dirmi che è stata solo una distrazione? Sai quanto suona patetico?»

«Non sto cercando di giustificarmi. Sto solo dicendo la verità» dissi, sentendo l'angoscia crescere. «Io non... non provo niente per Melany. Mai provato. Lei è... è solo un errore del passato. Ma tu... tu sei diversa».

Charlotte sbuffò, scuotendo la testa. «Liam, sei bravo con le parole, ma io sono stanca. Stanca di tutto questo casino. Tu, Melany, Ethan... siete tutti solo un gran caos nella mia vita. E io ho bisogno di pace».

Le sue parole mi colpirono come un pugno, ma non me ne andai. Non potevo lasciarla andare così. «Charlotte, io non sono qui per crearti problemi. Sono qui perché... perché ci tengo a te. Più di quanto riesca a spiegare».

Lei mi fissò, il suo sguardo sembrava addolcirsi per un istante, ma poi si indurì di nuovo. «Davvero? Perché non sembra, Liam. Sei sempre lì a fare scelte che mi feriscono. Prima Melany, ora Ethan. Sì, lo so che hai parlato con lui. E so cosa gli hai detto».

«Aspetta, cosa?» chiesi, confuso.

«Gli hai detto che prova qualcosa per me. Perché, Liam? Cos'è stato? Un altro dei tuoi modi per controllare la situazione?»

«No!» protestai, sentendomi preso alla sprovvista. «L'ho fatto perché volevo che sapessi cosa sta succedendo. Perché odio l'idea che lui possa ferirti. Non voglio che tu soffra».

Charlotte scosse la testa, guardando in basso per un attimo, come se stesse cercando di capire cosa dire. Poi alzò lo sguardo, e i suoi occhi erano pieni di dolore. «Sai cosa non capisco, Liam? Perché sembri sempre così vicino, ma allo stesso tempo così lontano. Come se ci fosse sempre qualcosa che ti impedisce di essere davvero onesto con me».

«Sto cercando di essere onesto ora» risposi, la mia voce più bassa, quasi un sussurro. «Sto cercando di dirti che tu... tu sei importante per me. Più di quanto riesca a spiegare».

Lei rimase in silenzio, guardandomi. Sembrava combattuta, come se non sapesse se credermi o no. Non se ne andò, ma non disse nulla per qualche istante.

Poi, con un tono più morbido, mi chiese: «E adesso cosa vuoi da me, Liam? Cosa ti aspetti?»

Presi un respiro profondo, cercando di mettere in ordine i miei pensieri. «Voglio solo una possibilità, Charlotte. Una possibilità di dimostrarti che posso fare le cose nel modo giusto. Che posso essere quello che meriti».

Lei non rispose subito. Rimase lì, guardandomi con un'espressione indecifrabile. E io aspettai, il cuore in gola, sperando che ci fosse ancora una possibilità per noi.

⚠️angolo autrice⚠️
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