Eravamo in 6, nella jeep.
3 uomini armati e 3 passeggeri, od ostaggi, come preferite.

Dopo di me, avevano sbattuto dentro l'auto un ragazzino smilzo che mi era capitato di vedere qualche volta tra i banchi dei commercianti del Venerdí, il giorno degli "acquisti"; pane e un po' di carne essiccata, per chi se lo poteva permettere...

Due dei nostri rapitori si trovavano davanti, uno al posto guida e uno al posto del passeggero, mentre il terzo si trovava con noi e ci scrutava in modo abbastana annoiato.

I tre uomini portavano uno strano casco sulla testa e indossavano una specie di corazza bianca sopra i pesanti vestiti neri.
Un abbigliamento davvero bizzaro, sembravano soldati pronti all' attacco, cosa alquanto strana dato che nessun cittadino poteva possedere armi con la quale poter uccidere.

Allora perché erano vestiti in quel modo?

Quale attacco stavano aspettando?

Probabilmente il loro abbigliamento serviva per incutere timore tra la gente e per costringerla a eseguire gli ordini impartiti.

✵

Passarono le ore e nessuno di noi aveva detto nulla; il suono degli pneumatici sulla strada sterrata era tutto ciò che ci circondava, oltre la bolla di rumore che l'auto produceva si estendeva una valle di silenzio, con spruzzi di neve qua e lá.

Il cielo era limpido, chiaro quasi quanto la neve.
L'erba verde opaco creava chiazze scure come sangue, che stonavano con i colori leggeri, quasi pastello, del paesaggio, sembrando fuori posto e lugubri.

La luce soffusa giocava tra i rami degli alberi in lontananza, non riuscendo però a rischiarare lo spazio intorno alle 6 persone che stavano attraversando la vallata.

Mi rannicchiai vicino ad Axel.

I secondi, i minuti e le ore passarono e, cullata dai movimenti del veicolo e dalle braccia del mio amico, mi addormentai.

[...]