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I

  "You're on the road but you've got no destination
You're in the mud, in the maze of her imagination
You love this town, even if it doesn't ring true
You've been all over, and it's been all over you " 

Il mio buonsenso mi dice di allontanarmi dalle tenebre per stare al riparo sotto la tenue luce di un lampione,

però la cosa peggiore che potrebbe capitarmi mi è già successa, quindi perché non mi addentro nel buio per seguire le spalle larghe di Dennis?

Sono affacciato sulle porte di un vicolo tetro e i miei incubi prendono forma e sostanza tra le ombre, posso solo cogliere il rosso bagliore di una sigaretta che arde tra le dita di uno sconosciuto e sentire il lontano vociferare di una folla:

alle mie spalle la metropoli e di fronte al mio sguardo l'inferno; un passo dopo l'altro e scopro di essere stato inghiottito dall'oscurità. Mi sorprendo a ridere: tempo fa non mi sarei mai azzardato a seguire un qualsiasi Dennis Turbato attraverso un vicolo discutibilmente illuminato che mi avrebbe sicuramente introdotto a qualsivoglia attività illegale. Fortunatamente nessuno può vedermi né tentare di corrompermi ed io sono qui per scavare più a fondo. Continuo a camminare seguendo il lento riflusso del sangue nel mio cuore, poi mi ricordo che non ho più un cuore e scoppio nuovamente e ridere.

Dopo l'inaugurazione avevo seguito la strana coppia sul retro. Dennis osservava la donna con un misto di amore e preoccupazione accarezzandole il ventre mentre lei fumava la sua sigaretta elettronica

- De, dobbiamo stipulare un piano di rientro se non vogliamo trovarci con l'acqua alla gola o, ancor peggio, in mezzo a una strada: mi aspettavo un'inaugurazione più sentita, c'erano troppe poche persone amore.-

- Non preoccuparti lo sai che la nostra famiglia al momento è la mia priorità. Se l'attività non dovesse andare bene la chiuderemo ma non basteranno tutti i pugni del mondo per farmi rinunciare alla nostra piccola tana.- avevo osservato il viso di lei accigliarsi, aveva i lineamenti perfetti e definiti anche con una smorfia di preoccupazione

- Amore. Ti prego. Lo so che riesci a farci un sacco di soldi ma ho bisogno che tu smetta. Ho bisogno che tu smetta proprio adesso che stiamo aspettando un bambino.-

Avevano seguitato a discutere fino a quando le ombre non si erano allungate sull'asfalto, ricordo di essermi girato ma nessuna proiezione della mia sagoma stava accompagnando la discesa del sole. Peccato. Mi piacerebbe scoprire che forma abbia assunto, se sono spumoso e labile come i rivoli di fumo che escono dalle labbra di quella donna bellissima o spigoloso e pesante come il macigno che sento in prossimità del cuore.

Dennis si era allontanato con il passo pesante e i pugni stretti lungo i fianchi, non mi rimaneva che seguirlo. Per tutto il tragitto ho continuato a fargli domande per le quali sapevo che non avrei ricevuto risposta; inspiegabilmente sotto tutto quell'inchiostro che gli mappava la pelle, sotto la barba e lo sguardo fiero e ferito riuscivo ancora a scorgere il giovane Dennis. Avrei voluto scorgerlo parecchi mesi prima quando venne a bussare alla porta del mio ufficio.

Era una di quelle mattine di cristallo in cui anche le foglie pestate smettevano di fare rumore e i vetri appannati dall'umidità offrivano ai miei occhi un panorama rarefatto. Mi stavo allentando il nodo della cravatta dopo aver passato la mattinata a litigare con clienti presuntuosi e segretarie cerebralmente deficitarie e pensavo all'inutilità di quell'accessorio che stringendotisi attorno al collo ti impedisce di tirare lunghi e profondi sospiri di sollievo, un inutile nastro che altro non era che simbolo di potere e schiavitù. Celine, la ragazza australiana con delle gambe da urlo che si spacciava per stagista, mi aveva chiesto se potessi ricevere una persona, avevo acconsentito con un gesto della mano. Non lasciai trasparire la mia sorpresa quando vidi sbucare dalla porta il viso marcato di Dennis.

- Amico, ne è passato di tempo. Ti ricordi di me?- avevo fatto un mezzo sorriso sghembo ma ero rimasto dall'altra parte della scrivania, sicuramente era venuto dopo tutti questi anni perché aveva bisogno di qualcosa, meglio che pensasse che non ero troppo disposto a favoritismi.

- Vorrei ricordarti che io non ho amici, Dennis.-

Ho perso il ragazzo attraverso la fitta rete di viuzze e vicoli bui, sembro un ragno che danza sui fili della sua ragnatela incerto su come cogliere la sua preda alla sprovvista. Avevo indugiato troppo sulla soglia delle tenebre e avevo finito per perderlo. Decido di seguire le orecchie che non ho e di farmi guidare dal vociferare di una folla inferocita ma ogni passo mi costa un'immensa fatica. Perché te la stai facendo sotto come una femminuccia? Nessuno potrà mai farti niente, sei già morto. Ripeto a me stesso.

Credevo che certi seminterrati esistessero solo nei film americani, invece un sacco di giovani con gli occhi iniettati di sogni e sangue stanno inveendo contro due uomini su un palco improvvisato, credo che il terzo ragazzo con gli occhiali a specchio e la t-shirt arancione sia l'arbitro-commentatore, scandisce il numero di volte che il ragazzo più minuto viene buttato a terra seguito dal boato della folla, come il fracasso che segue il bagliore di un lampo. I due uomini sul palco credo si stiano sfidando: quello più minuto indossa sul capo un paracolpi logoro e consunto di un giallo spento, di quelli che si usano durante le partite di rugby, ha gli occhiali scheggiati e tenuti insieme con il nastro adesivo, l'addome chiaro, piatto e privo di peli e un paio di jeans. Non indossa dei guanti né nessun altro strumento che gli permetta di proteggersi o tirare a sua volta un pugno. Lo sfidante è alto almeno il doppio di lui, ha il capo rado e le mani fasciate fino ai polsi in modo che non si scortichi le nocche, saltella da un piede all'altro proteggendosi il viso con gli avambracci, si intuisce chiaramente che è un professionista, il suo respiro è veloce ma controllato. Nessuno fa caso a me e posso quindi spingermi fin sopra il palco, rimango in silenzio dietro l'arbitro-commentatore che continua a contare. Il ragazzo minuto riceve l'ennesimo pugno sullo stomaco che lo fa ruzzolare a terra. Cazzo! questo lo avrebbe evitato anche un cieco. Gli viene appena concesso qualche secondo per issarsi in piedi prima che l'altro riprenda a tempestarlo di pugni. Perché diavolo non fa niente per evitarli?. Intanto il ragazzo con gli occhiali a specchio seguita ad urlare – 14,15,16...- Coraggio, scansati leggermente a sinistra. – 17,18,19...- Chinati che questo lo evit...Oh che cazzo ma è proprio un buono a nulla questo. Al ventesimo colpo il ragazzo barcolla indietro tenendosi lo stomaco con le mani prima di crollare a terra. Il silenzio cala nel locale, solo gli spifferi del vento parlano accucciandosi nelle insenature. Dopo pochi secondi il ragazzo solleva un braccio con grande fatica, la sua mano svetta sopra il palco: tre dita strette a pugno e l'indice e il pollice a descrivere una L. Loser. Si è appena dichiarato il perdente. La folla rincomincia a inveire e borbottare sventolando banconote e dandosi pacche e spintoni mentre il commentatore esclama entusiasta – 20 colpi signori. Matteo M. ha resistito per un totale di 20 colpi. Temo che parecchi di voi abbiamo perso un mucchio di soldi questa sera. Ammettetelo non avreste dato un centesimo a questo ragazzo.-

Quindi è questo l'obbiettivo? Vedo degli alti uomini corpulenti che ritirano bancone e altri due che trascinano il ragazzo giù dal palco, gli danno una pacca sulla spalla e una busta piena di soldi. Lo osservo allontanarsi zoppicando con il suo corpo esile e martoriato dentro quei jeans sfibrati, mi sembra di vederlo strisciare i piedi per i corridoi del liceo con lo sguardo puntato verso le piastrelle, riesco a sentire gli scherni e i commenti che accompagnano il suo passaggio, tutta la sofferenza che si è cucito addosso in questi anni . 

Un brivido mi percorre la schiena quando vedo il commentatore-arbitro consegnare il paracolpi giallo al prossimo ragazzo:

 Dennis se lo cala sul capo, dal suo sguardo cereo non traspare la paura. 

N.B: Scusate per l'assenza. Quattro capitoli nel giro di due giorni e adesso vi faccio attendere più di una settimana per pubblicarne uno?! Sono incorreggibile.

La verità è che non ho scuse, non ho avuto impegni inderogabili nè sono stata sommersa dallo studio. Non ho pubblicato semplicemente perchè non avevo niente da dire ed anche se mi mettevo davanti alla tastiera non riuscivo a scrivere altro che poche righe. Ho preferito rimandare fino a quando non mi fosse tornata la voglia di scrivere.

Fatemi sapere cosa ne pensate, anche se il capitolo è corto e privo di emozionanti colpi di scena. Ci tengo molto al vostro parere e ai vostri consigli. Non siate timidi 

La vostra amichevole stazione di quartiere

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