Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 7

Appena mise piede fuori, James fu tentato di tornare indietro e prendere il giubbotto. Una folata di vento freddo gli trapassò gli abiti, facendolo rabbrividire. Qualche passo dopo, però, il gelo sembrava scomparso. Anche Carlos doveva essersene accorto perché si tolse il cappotto e lo gettò su una sedia lì vicino. Delle fiaccole accese delimitavano l'area del cortile, il che fece lanciare a James un'occhiata dubbiosa verso sua zia, che si limitò a ignorare il suo gesto sedendosi su una panchina. Guardandosi intorno, il ragazzo capì subito quanto poco fosse curato quel cortile. L'erba era stata lasciata crescere per qualche settimana, da quando lui l'aveva tagliata l'ultima volta, e ora non era più livellata. Il colore bianco delle sedie e del tavolino nell'angolo era scrostato in alcuni punti, lasciando intravedere la ruggine del metallo sottostante. Le due panchine non erano messe molto meglio, perciò James guardò sua madre, indeciso sul da farsi.

-Dovremmo dare una sistemata...- la voce di Carlos irruppe nei suoi pensieri. Lo guardò, annuendo, e tutti insieme iniziarono a riordinare il cortile. A detta di sua madre, anche se mancava molto prima che gli altri membri della famiglia arrivassero, sarebbe stato meglio aver finito tutto prima di sera, quindi cercarono di sbrigarsi. Dopo che James e Carlos ebbero tagliato l'erba e che Grace ebbe riverniciato panchine e sedie, che si asciugarono "magicamente" dopo qualche minuto, Marie portò fuori alcune tovaglie blu bordate da fili intrecciati color oro, quelle che prontamente tirava fuori per le grandi occasioni, e chiese agli altri di andare a prendere il resto degli addobbi che lei aveva lasciato sul tavolo in cucina. Grace rimase in cortile per aiutare la madre di James, così i due ragazzi rientrarono in casa.

-Sarà una grande festa questa sera- disse Carlos sorridendo. A James parve di sentire una nota di ironia nella sua voce, ma non le diede troppo peso. Si limitò invece ad annuire, prendendo dal tavolo i piatti e sospirando.

-La prima festa dopo tanto tempo- aggiunse James, un po' giù. Ma come dargli torto? L'unica volta che la famiglia si riuniva per festeggiarlo era per scoprire se fosse stato scelto come Guardiano, e il tutto era abbastanza deprimente. Carlos sembrò leggermente accigliato dalla sua risposta, perciò ribatté -Come sarebbe a dire "dopo tanto tempo"? Non hai mai festeggiato il tuo compleanno?-

-Mai é un parolone... diciamo che ero troppo piccolo per ricordarmelo- concluse lui, dirigendosi a passo più spedito verso il cortile e staccando il cugino di un paio di metri. Appena uscì, però, rimase senza fiato. Era pomeriggio inoltrato e anche se il cielo non era ancora così buio, le luci accese sui fili sopra le loro teste risaltavano comunque. Il tavolo era ricoperto dalle due tovaglie blu, poiché una non bastava per coprirlo tutto, e le sedie erano tutte posizionate lungo la staccionata di legno che separava il loro casolare da quello vicino e le fiaccole agli angoli continuavano ad ardere. Carlos lo superò, andando a sistemare festoni e luci qua e là, mentre James rimase fermo all'uscio. Sua madre lo chiamò, facendolo riscuotere da quel sogno ad occhi aperti che di sogno non aveva più molto. Poggiò i piatti sul tavolo e raggiunse sua madre, che se ne stava in un angolo insieme a Grace a parlottare.

-Vi lascio soli...- disse piano Zia Grace, allontanandosi verso suo figlio.

- James... non manca molto. Che ne dici di andare un po' in camera tua? Sono sicura che ti piacerà un sacco- disse lei, facendogli l'occhiolino. Evidentemente James non aveva ben capito ma sorrise ugualmente, rientrando in casa e salendo le scale che lo portavano alla sua piccola stanza. Appena entrò, si guardò un po' intorno. La stanza era immersa nella penombra e una flebile luce proveniente dalla strada gettava lunghe ombre sull'armadio accanto alla porta. Il suo sguardo vagò per un po' a vuoto lungo le pareti bianche della stanza e si fermò su un pacchettino posto sul suo letto. James si avvicinò lentamente, soppesando con lo sguardo quell'involucro di carta argentata. Lo prese in mano e lo sfasciò con cautela, scoprendo mano a meno dei pezzi di tessuto nero . Quando la carta fu tolta, sul letto era steso un completo elegante, accompagnato da una camicia candida. Un biglietto, lì vicino, diceva "Sarai bellissimo -M.". James prese in mano la giacca, titubante, e se la mise davanti allo specchio. Si guardò per qualche minuto e fu soddisfatto nell'osservare che gli stava alla perfezione. Le maniche non erano troppo lunghe e i bottoni non lo stringevano in vita. Sospirando, il ragazzo si tolse la giacca e si cambiò.

Stava giusto finendo di allacciarsi il papillon, quando qualcuno bussò alla porta.

-E' permesso?- disse Carlos, facendo capolino dal corridoio. Quando incontrò lo sguardo di James, il ragazzo rimase a bocca aperta. -Oh...- disse piano, sorridendo. Entrò nella camera e si sedette sul letto, squadrando il cugino dalla testa ai piedi, alzandosi poi per raddrizzare il papillon che era stato messo leggermente storto. Quando lo ebbe sistemato, fece un passo indietro, sorridendo.

-Assomigli molto a tuo padre...- mormorò lui

-Tuo zio...- aggiunse James, indeciso se quella frase facesse più male a lui o a sé stesso. Carlos si limitò a sorridere, dando una leggera pacca sulla spalla a James e allontanandosi, fermandosi poi sulla porta e voltandosi.

-Tra poco arriveranno anche gli altri. Sarà il caso che tu scenda- annunciò lui prima di tornare al piano di sotto. James rimase qualche momento a guardarsi nello specchio, cercando di immaginarsi suo padre. Si chiedeva se fosse davvero stato così simile a lui e si aggrappava alla sua immagine come l'unica cosa che potesse ricordarlo. Prima di uscire dalla sua camera, il ragazzo prese dalla tasca della felpa che portava in precedenza la Pietra e la nascose in fondo ad un cassetto del suo armadio, sperando con tutto il cuore che rimanesse al suo posto.

Quando scese al piano di sotto, alcune macchine si fermarono nel vialetto della casa e spensero i loro motori. Delle figure che James riuscì solamente ad intravedere dalle finestre, nel buio di quella sera, si avvicinarono al portone di ingresso e suonarono il campanello. Il ragazzo fece qualche passo indietro, a metà tra il terrorizzato e l'emozionato, lasciando che fosse sua madre ad aprire la porta. Quando Marie si precipitò ad accogliere i parenti, indossando uno spettacolare abito da sera lungo e color grigio chiaro, lui rimase fermo nel centro del salotto, attendendo la loro entrata come un condannato attende di andare alla ghigliottina. Sentiva che in un qualche modo quelle persone non erano e non erano mai state interessate a lui. In tutti quegli anni non si erano mai fatte vive, perché ora dovrebbe essere diverso? Ci doveva essere per forza sotto qualcosa, e lui sapeva alla perfezione di cosa si trattava. Si riscosse un poco quando vide una donna probabilmente sulla settantina, avvicinarsi a lui a braccia tese. James ricambiò titubante quell'abbraccio, mentre la donna gli urlava "NIPOOTEE!!". Pensò di esserne uscito sordo da un orecchio quando quella si staccò. Prima che la donna si dirigesse verso il cortile, James fece in tempo a notare che un vistosissimo elastico arancione, in tinta con il vestito dello stesso colore che le arrivava fino alle ginocchia, le teneva fermi i capelli grigi raccolti in uno chignon. Sulle spalle portava una pelliccia bianca e una piccola croce era ricamata sulla spallina destra dell'abito. Le sue scarpette lucide e bianche, con poco tacco, stavano attraversando rumorosamente il salotto quando un uomo, alto e robusto, anche lui sulla settantina si fece avanti per salutare il ragazzo. Questo gli tese la mano, con un sorriso fiero e sicuro in volto. Nella sua espressione, il ragazzo vide per un secondo il volto della madre. La sobria continuità del vestito color grigio scuro dell'uomo era spezzata da una vistosa cravatta verde smeraldo su cui era stato ricamato con del filo bianco uno scudo stilizzato all'interno di un cerchio. James non poté fare altro che ricambiare la stretta, abbozzando un sorriso un po' impacciato, lasciando poi che anche lui si dirigesse da un'altra parte. Infine, una donna si avvicinò al ragazzo. Anche lei era anziana, anche se visibilmente più giovane dell'altra, e pur non curando molto il suo aspetto risultava comunque una bella donna. I capelli grigi erano sciolti e la postura diritta la faceva sembrare addirittura più alta di quanto in realtà fosse. Il suo vestito era semplice, di un color blu scuro e legato in vita da una fascia bianca, e le ricadeva morbido sulle gambe. Le scarpe erano della stessa tonalità del vestito e notò che a lato di una di esse era disegnata una piccola piramide bianca all'interno di un cerchio. Lei non si scompose più di tanto, abbracciando il ragazzo, con gli occhi lucidi.

-E' un piacere rivedere gli ultimi Powell - ammise, nascondendo un singhiozzo, mentre spostava lo sguardo da James a Carlos. I due ragazzi si guardarono, come per riflesso, scambiandosi un piccolo sorriso impacciato. Anche lei poi si diresse verso il cortile, tanto che James si girò e vide che i parenti stavano salutando anche Zia Grace e si stavano sistemando sulle sedie, iniziando a parlare tra loro. Carlos li raggiunse mentre Marie iniziò a portare fuori piatti pieni di roba da mangiare. Quando tutto fu a posto, la donna fece segno al figlio di raggiungerla.

Pur essendoci poche persone in quel cortile, il brusio non era indifferente. James iniziò a camminare, scrutando i vari piatti presenti sul tavolo, fermandosi poi di fronte alla torta.

-Era il gusto preferito da tuo padre...- si intromise Marie, raggiungendolo da dietro e cingendogli la vita in un mezzo abbraccio.

-Cioccolato?- chiese James alla madre, continuando a fissare la glassa marrone. Lei annuì, appoggiando la testa sulla spalla del figlio e sospirando.

-Quindi... per tutti questi anni...-

-...Le torte erano per lui? Sì, James. Ogni anno speravo di vederlo rispuntare dalla porta con quel suo sorriso radioso, ma ogni volta che la mattina mi risvegliavo e trovavo la torta intatta, beh, un po' della mia speranza si esauriva. E so che non ti piace il cioccolato- ammise lei, anticipando il ragazzo che aveva appena aperto bocca tentando di ribattere. -Per questo ti ho preparato un'altra torta, quest'anno- si staccò dalla spalla del figlio sorridendo, con gli occhi lucidi. James piegò leggermente gli angoli della bocca verso l'alto, non sapendo cosa dire o fare, continuando a guardare la madre. Una delle due donne, la prima entrata in casa, si avvicinò ai due, poggiando una mano sulla spalla di Marie, che si affrettò ad abbracciarla.

- James, questa è mia madre, tua nonna- disse la donna sorridendo. Ora che ci faceva caso, le due avevano molto in comune, anche se la maggior somiglianza la notava nell'uomo che si stava lentamente avvicinando agli altri.

-E' un piacere conoscerti, mio caro- aggiunse subito la donna con la sua voce stridula, e avrebbe continuato a parlare se il marito non fosse intervenuto, bloccandole le parole in gola e facendole emettere solamente un sonoro sospiro.

-Angie! Non starai già importunando nostro nipote, spero- disse l'uomo ridacchiando mentre si appoggiava alla spalla del ragazzo con la mano con cui non reggeva il bicchiere pieno di spumante. La donna tentò di zittirlo con un cenno isterico della mano, provocando solamente un'altra delle sue risate. James ridacchiò appena, in particolare vedendo sua nonna rossa in volto e Marie che tratteneva le risate tenendo una mano davanti alla bocca. Era bello sentirsi quasi a casa. Quasi in famiglia. L'altra donna si avvicinò al ragazzo, seguita da Grace, continuando a sorridergli.

-James, lei è tua nonna Lucy. E' la madre di tuo padre- spiegò subito sua madre, mentre si appoggiava teneramente alla spalla del padre, che le cingeva la vita con un braccio. Appena la ebbe presentata, la donna accennò un inchino e si raddrizzò subito. Il suo portamento era quasi regale, tanto che James ne fu un po' intimorito.

-Sei cresciuto tanto, James. Tanto. Eri... eri solo un fagottino. E adesso guardati- disse Lucy, sorridendo. L'orgoglio riempiva i suoi occhi, così come quelli del padre di Marie. Soltanto la voce della Zia Grace, che chiedeva dove fosse suo figlio, riscosse gli animi del gruppo, attirati poi da un bagliore violaceo che fuoriusciva dalla finestra della stanza di James.

-No...- mormorò lui, prima di precipitarsi in casa, seguito da sua madre. Appena ebbe salito le scale e spalancato la porta della camera, la visione di Carlos con la Pietra in mano lo bloccò. Lui si voltò verso di loro, trionfante, stringendo il cristallo e ghignando.

-Vedi James? La vedi questa pietra??- urlò il cugino al ragazzo mentre Marie si sporse in avanti per fare da scudo al figlio. -Questa pietra sarebbe dovuta essere mia! MIA!- gridò lui, lanciando una lingua di fuoco verso i due che fu prontamente parata dalla donna con uno scudo di energia, facendo però in modo che questa rimbalzasse su di esso e incendiasse il letto di James. Il calore li fece arretrare, mentre Carlos si avvicinava alla finestra per scappare. Le fiamme stavano iniziando a lambire le pareti, il fumo stava riempiendo la stanza, perciò Marie trascinò al piano di sotto il ragazzo e lo spinse verso il cortile, dove il resto dei parenti era raccolto vicino al tavolo, a parte Grace che stava rimproverando il figlio avvicinandosi man mano alla finestra.

-Carlos, piantala! Non è questo che ti abbiamo insegnato... Non è questo che la nostra famiglia persegue!- urlò la donna al figlio, appollaiato sul cornicione della finestra in fiamme. Con uno scatto della mano, Marie rinchiuse la casa in un campo di forza, aiutata da suo padre che le prese la mano per darle energia.

-E cosa persegue la nostra famiglia? Siete soltanto un branco di barboni che finge di volersi bene l'uno con l'altro. Tu, madre, mi hai costretto a diventare parte della tua Dinastia ma sappiamo entrambi che questa- disse indicando il suo corpo -non è la mia vera natura! Ormai non sono più parte dei Powell! Mi avete deluso tutti! Anche papà e suo fratello! TUTTI!-

James strinse i pugni e all'ultima parola del cugino non ce la fece più. Riversò tutta la sua rabbia e frustrazione all'esterno, facendo esplodere alcune bottiglie dietro di lui e dirigendo il getto d'acqua dell'irrigatore del giardino accanto sul ragazzo. Un forte vento gli fece perdere l'equilibrio, facendolo cadere. Lucy, con un rapido gesto della mano, fece sollevare uno scivolo d'erba che fece atterrare Carlos sul morbido, facendogli perdere la presa sulla Pietra che rotolò ai piedi di James. Questi la prese in mano e si sentì subito più tranquillo, come se avesse riacquistato il controllo. Appena si fu rialzato, il ragazzo scappò, attraversando in fretta l'ingresso e uscendo dalla porta principale. Nel frattempo il campo di forza si era esaurito, permettendo così al cugino una rapida e indisturbata fuga.

-Dobbiamo andarcene da qui- mormorò Grace, rivolta a Marie -Subito!-

- Seguimi. So dove andare- rispose, e, trascinando con sé James e Grace, salutò tutti quanti e attraversò a passi sicuri il salotto per poi uscire da casa, camminando nel buio della notte, illuminata solamente da qualche lampione, dai fari delle automobili dei nonni di James che se ne stavano andando e dalla casa in fiamme alle loro spalle.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro