capitolo 5 paradiso infernale paradossale
Quando arrivano a villa queen ci sono molte macchine parcheggiate fuori e Carter sa che molte altre ne arriveranno.
Era già in programma un riunione per parlare del problema Fernandes, ma la questione Stendhal ha ingigantito tutto.
E Kim sta correndo velocemente ai ripari.
Una volta nell'ufficio, si guarda intorno salutando con un cenno del capo suo nonno, Elia e i loro uomini.
Per poi passare con lo sguardo su Kevin e un paio dei suoi bracci destri, notando il loro "alleato" molto nervoso e pensieroso, qualcosa gli dice che ha già avuto modo di parlare con Kim.
Lei invece è a capo tavola, silenziosa con una sigaretta e lo sguardo indifferente verso tutti loro.
Ha circa ventidue uomini, tutti armati fino ai denti e pronti a una carneficina per lei, ma Kim sembra non vederli neppure.
Con il suo sguardo di ghiaccio sta correndo oltre loro e nello stesso tempo gira su se stessa cercando di rimanere in equilibrio.
Poi i loro occhi si incrociano ed è fuoco che ustiona la pelle di entrambi, Carter sorride senza mai lasciare il suo sguardo con soddisfazione.
Le insicurezze si mettono da parte, perché lei sta guardando solo lui con quella intensità, solo lui ha il permesso di bruciare nel suo inferno e come un povero diavolo ci sta da dio, si sente per un attimo in paradiso.
Quanto può essere paradossale l'inferno.
L'ultimo uomo prende il suo posto, il silenzio cala nella stanza ed è talmente rumoroso che Kim si risveglia dall'incontro di rabbia con il suo uomo e torna al gelo davanti ai più deboli di cuore che ogni volta rimangono senza fiato davanti alla manifestazione delle sue personalità.
" Ora che ci siamo tutti, vediamo i nostri due problemi.
Partiamo con il mio."
Spegne la sigaretta, con la solita eleganza e bellezza ma anche con forza tanto che di quella cicca non resta che un pezzo di carta dolorante.
Sorride senza che esso arrivi agli occhi che rimangono due lastre di rabbia.
"Victor che riesce a rompermi i coglioni, anche da morto."
Silenzio, il suo sorriso che scompare e il suo respiro a dare il ritmo a tutti loro.
Il petto che si alza e si abbassa sa di lussuria, ma tutti sono troppo impegnati a guardare i suoi pugni talmente stretti che la pelle tirata mostra persino le linee del suo sangue marcio.
Finché non sbatte la mano ancora stretta contro il tavolo, facendoli sobbalzare sorpresi.
" Posso sapere.
COME CAZZO È POSSIBILE AVERE UN FANTASMA TRA LE PALLE?"
Urla finché non le si gonfia la vena sul collo e forse anche quella sulla tempia nascosta dai suoi lunghi capelli neri.
Ha resistito anche troppo, la bestia è uscita dal suo guscio ed ora reclama sangue e carne.
L'unico che si mostra coraggioso è Stefano, che forse spera che le sue siano buone notizia.
"Il sangue è davvero tuo Kim.
Ma dopo un controllo più accurato ho scoperto che è stato crioconservato e poi messo lì."
Alcuni degli uomini che non hanno mai incontrato prima Kim, guardano Stefano come se avesse due teste.
E non per la sua spiegazione scientifica o per la sorpresa della complessità di questo piano per incastrare Kim, ma perché non ci credono che quell'esile ragazzo ha avuto il coraggio di parlare.
"La vera domanda è come hanno fatto a non accorgersene quei piedi piatti."
E continua anche tranquillo, Elia lo guarda sconvolto perché lui invece ancora non sa riprendersi dallo "scontro" precedente avuto con la personalità più folle di Kim.
Stefano si limita ad alzare gli occhi al cielo, sentendo il desiderio di prendere tutti a schiaffi per quelli sguardi così sconvolti.
Forse semplicemente lui già conosce da vicino le personalità di kim, come anche i suoi uomini, la sua famiglia , che infatti rimangono più o meno immuni.
Più o meno.
"Direi che l'unica risposta è che la merda lavora da dentro il nostro mondo è il loro, pezzo di merda deve avere qualche talpa nella polizia."
Parla Jek esponendo in realtà i pensieri di tutti, non ci vuole certo un genio per arrivarci.
Presa la conversazione, il clima si fa più mite e tutti iniziano a sparare qualche ipotesi o idee su chi potrebbe essere ad avere una talpa in polizia.
" Questo non ci porta da nessuna parte.
La polizia è piena di corotti ne abbiamo uno anche noi."
Sbuffa Alex, accendendosi una sigaretta per poi spingere il pacchetto verso Kim.
Abitudine davvero divertente che hanno un po tutti quella di offrire sempre a Kim quando prendono una sigaretta per se.
Ma ancor più divertente vedere tre o quattro uomini accedere i loro accendini davanti a lei, per poi metterli via quando si accorgono di sembrare un po comici e a Kim non resta che usare il suo amato Zip.
Kevin non sa se ridere per la scena o tremare per la postura troppo rilassata di Kim.
Una cosa è certa, una donna come Kim nasce solo una volta nella vita.
"Bisogna trovare il modo di scoprire chi ha fatto le analisi del sangue, trovata la talpa il tipo uscirà allo scoperto."
Albert ha completamente ragione, ma Carter non prende in nessun modo parte alla conversazione troppo preso a fissare Kim.
Lei fuma tranquilla, con sguardo pensieroso verso il soffitto mentre il fumo sale su dalla sua bocca.
Sembra essere sconnessa da loro, vittima della sua mente che la portata via.
"Certo, ma come cazzo ci entriamo in quel posto, vuoi farti arrestare?
Non abbiamo ancora mano in quella questura, nessun amico che ci aprirà la porta."
Alle parole di Cam, Carter chiude gli occhi, li riapre ed ora lei lo sta guardando con un sorriso crudele e velenoso.
No, non era estranea alla conversazione, non era finita nel labirinto della sua testa, semplicemente tutta la conversazione appena avvenuto lei l'aveva già formulata molto prima nella sua mente, forse già quando ha dato fuoco al divano.
"Un modo c'è per farsi invitare a prendere un caffè."
E lo sguardo fisso su Carter, lo sfida a dire qualsiasi cosa pronta a ferirlo come lui ha osato con lei.
Perché sono bravi tutti a vedere la bestia che si muove sotto pelle, ma solo lui vede il festino di ecstasy e vodka scadente nella sua testa.
E non deve osare contradirla, non li, non davanti a tutti altrimenti, non ora che veste I panni si The Queen.
Ingoia il boccone amaro, stringendo fino a farsi male il legno del tavolo.
"Lasciate fare a me."
Sorride divertita e il suo sguardo ancora non lascia quello di Carter.
E con lui che sta parlando, è lui che deve ascoltarla e sapere cosa intende fare.
Capisce subito cosa intende fare e il solo pensare che incontrerà quello stronzo gli deforma il viso in una espressione furiosa e stringere ancor di più il legno del tavolo.
Ma è questo che vuole, vederlo bruciare e vendicarsi per come si è comportato.
Assurdo, lo sa persino lei, ma la sua mente non vuole ancora trovare un equilibrio e così si limita a giocare con lui come il gatto con il topolino.
"In giro non si sa ancora nulla .
Ci vorrà qualche giorno prima di sapere qualcosa."
Continuano con la conversazione gli altri, ma nessuno dei due ascoltano.
Carter di scatto tira fuori il telefono, non può parlarle davanti a tutti, ma questo non vuol dire che se ne starà zitto e buono.
"Se vuoi vederti con quello stronzo, devi passare prima sul mio cadavere."
Inviato il messaggio, torna con lo sguardo su di lei, ingoiando a vuoto.
Occhi maliziosi mentre legge le sue parole, il labbro inferiore tra i denti lasciando che il fumo scivoli fuori dalla sua bocca.
È sexy da morire e lo sa perché appena finisce di rispondergli lo guarda leccandosi di sfuggita il labbro rilasciato dai denti lentamente.
Troppo lentamente.
"Ci stiamo già camminando su un cadavere.
Perciò, offrimi qualcosa di più interessante."
Stronza, non ha pietà del suo uomo che veloce cerca di sistemarsi l'erezione che pulsa nei pantaloni.
Non è è giusti che lei abbia un tale potere malato su di lui, non è giusto che lo sappia e continua a guardarlo maliziosa e affamata.
" Noi andiamo a chiedere in giro.
Ti tengo aggiornata."
Carter si risveglia solo perché Albert gli posa una mano sulla spalla mentre parla con Kim.
Dietro di lui Elia che non ha pronunciato nemmeno una parola per tutto il tempo e i loro uomini che camminano a passo veloce.
"Detto ciò, kevin ha un nuovo amichetto molto simpatico, che vuole presentarci.
Io ho intenzione di offrirgli la mia vodka d'annata, voi che volete fare?"
È tornata al comando e Carter sa già che oggi impazzira a stare dietro ai suoi sbalzi di personalità.
Già dalla sera prima tutti loro sanno di Fernandes, Kevin e sopratutto di Maria e le bambine.
"Non fare domande stupide Kim.
Col cazzo che faremo avvicinare quel verme a Maria e alle piccole."
Sembra aver ritrovato il coraggio Alex, ma solo perché il disgusto supera la paura.
Tutti gli altri annuiscono, questo è un argomento su cui hanno già riflettuto, sono qui solo per dare conferma a Kevin.
Lo stesso che li guarda sorpresi.
Osserva gli uomini che quella notte di tanto tempo fa a rapito, legato e alcuni anche picchiato.
Ora pronti a dare battaglia per lui?
Per lui?
O no.
A nessuno di loro frega nulla di Kevin, men che meno a Kim.
Non sono buoni samaritani, non sono bravi a perdonare e neppure a provare pietà.
È il disgusto a spingerli a combattere, sono quelle bambine che l'altra sera hanno visto tremare attaccate alle gambe di Maria, è Kim che fa parte di quello schifo ad armare le loro mani.
Che Kevin lo sappia, oppure no, non fa differenza.
" Bene, allora tenetevi pronti perché si farà vivo presto.
Manderà qualcuno o chiamerà per arriverà a un compromesso.
In entrambi i casi facciamoci trovare pronti a dargli il nostro benvenuto."
Ancora una volta Kevin è sorpreso, diventando quasi noioso agli occhi di Kim che si chiede perché tanto sconvolto se alla fine è lui ad aver chiesto il suo aiuto.
" Avrebbe davvero il coraggio di colpire in una città che non è la sua?"
Pensava che sarebbe bastaro essere sotto la protezione dell'angel killer per essere al sicuro, ma stanno parlando di prepararsi a una battaglia e lui non sa se è pronto a chiedergli tanto.
"Persone come Fernandes non sono disposti a lasciar andare i loro gioielli preziosi senza lottare."
Ancora una volta cambia espressione e solo la sua famiglia capisce perché.
Ora sorge in superficie la sua umanità, quella che ha sei anni è stata massacrata, quella che conosce quello schifo, quella che si accarezza il collo giocando nervosa con la collana che le stringe la gola.
Si sente troppo esposta, è una condizione mentale che non sa più controllare.
"Ora fuori dai coglioni, voglio dei risultati e li voglio in fretta."
Li manda via con la sua solita dolcezza, finendo i pochi tiri rimasti dell'ennesima sigaretta da stamattina, senza neppure guardarli.
Ascolta il rumore delle sedie che vengono spostate, i passi che si allontanano fino ad uscire dalla stanza, i respiri lasciare il suo spazio vitale.
Ma non è sola.
Carter fa un lungo respiro e lascia la seduta comoda per avvicinarsi a lei.
"Cerchiamo di ragionare Kim.
Io ti chiedo scusa per la scenata di prima, ma non voglio che rivedi quell'uomo da sola, cazzo mettiti nei miei panni."
Cerca di rimanere calmo, perché sa che con lei le urla fanno effetto di benzina sul fuoco.
Lei sembra così docile mentre si alza, si avvicina a lui fino ad essere ad un palmo di respiro.
"Non mi interessa Carter.
Non siamo solo io e te, non siamo ragazzini, abbiamo una famiglia da difendere e se posso sfruttare la situazione a mio favore, lo farò."
Tono calmo, sguardo indifferente, lo sta estraniando e questa cosa lo fa incazzare più di quanto lo sia con quel poliziotto.
Prova ad andare via, ma Carter è veloce ad afferarle il polso e a farla tornare davanti a lui.
Puntandole un dito contro, lasciando che vede nei suoi occhi fumo tutta la sua rabbia.
" Tu non lo vedrai.
IO TE LO VIETO."
Alza la voce, la vena sul collo che pompa adrenalina in corpo e io sguardo di Kim spalancato.
Ha usato le parole più sbagliate che si possano usare con lei e la sua mente è davvero stufa di stare buona.
" Tu me lo vieti?
TU ME LO VIETI?
Non osare."
L'ultima frase mentre tira fuori dal retro dei pantaloni puntandogli la pistola alla gola.
Preme il ferro su quella vena in rilievo, rispondendo con la stessa rabbia nei suoi occhi.
Questo gioco inizia a starle stretto.
Ma Carter non si arrende, non alza le mani in segno di pace e non indietreggia.
" Tu non hai capito una cosa."
Si avvicina ancora di più a lei e mentre il ferro preme sulla sua pelle le sue mani scivolano sui suoi fianchi scoperti stringendoli.
Si spinge contro di lei, facendole sentire quanto sia eccitato quasi in modo malato, facendola ansimare e tremare sotto il suo tocco.
"Tu sei mia."
Ringhia sulla sua bocca facendola ingoiare un gemito per quanto sia rude la sua voce e il suo tocco.
Ora basta giocare, fingere di essere incazzati, lasciarsi in balia delle personalità sbagliate di lei e la gelosia contorta di lui.
Tornano animali e un animale quando è furioso sa solo divorare la sua vittima.
"Quando lui ti guarda."
Le accarezza il viso, guardandola in tutto il suo splendore con lo sguardo lussurioso socchiuso e le labbra a lasciar sfuggire un sospiro di puro piacere.
La guarda, come solo lui deve e può guardarla, come quel poliziotto ha osato fare senza averne il diritto.
Con le dita scivola sul collo...
" Quando lui ti tocca."
Scende sul seno, stringendolo nella mano con forza, trovandolo così perfetto nel suo pugno.
Un po per la sorpresa e un po per il piacere Kim innarca la schiena, i suoi ansimi e il rumore della pistola che cade a terra.
L'altra mano scivola sul gluteo perfettamente perfetto stretti in questi maledetti jeans.
Si è cambiata da stamattina, quando è successo?
Quanto ci metterà a levarle via tutto, anche l'arroganza nei suoi occhi.
"Quando ti desidera."
Le fa sentire la sua durezza, la voglia che ha di scoparla con forza e rivendicare ciò che è suo.
Soffia sulle sue labbra socchiuse, scivolando poi sul collo a mordere la pelle morbida, a salire con la lingua all'orecchio.
Le sue parole le devono arrivare chiare e forti, come la stretta che ha sul suo corpo.
"Io divento pazzo."
La gira con la schiena verso di sé, premendole contro il proprio corpo, imprigionandola tra esso e il tavolo.
I capelli sciolti finiscono in una coda disordinata nel suo pugno, in modo da liberare il collo su cui torna a saziarsi.
" Tu sei mia.
E nessuno ti può avere come ti ho io."
Lei gli prende le mani, portandosele sul seno che subito stringe possessivo.
Vuole lasciare i segni sulla pelle per chi la guarda e dentro l'anima a ricordarle che appartengono.
" Ricordati sempre.
Lui mi potrà desiderare sognare.
Sfiorare."
Da regina quale è, comanda lei e sensuale afferra la mano del suo uomo portandosela tra le cosce.
Si muove piano prendendosi il suo piacere, spingendosi con la schiena al petto di Carter sfiorandogli la nuca con le unghie.
" Ma solo tu puoi avermi."
Basta questa frase a farlo impazzire, a risvegliare la bestia che ora esige di averla.
Con forza le tira giù jeans e slip, gemendo del rumore della stoffa che si strappa.
Le stringe la nuca spingendolo ad avvicinarsi più possibile a lui, pretendendo la sua bocca, baciandola con forza e violenza tanto da morderle il labbro.
Litiga con i pantaloni per tirarli giù mente assapora la sua essenza che sa di sangue, guerra e sesso.
Ormai ha superato il confine, la vuole troppo per soffermarsi ai preliminari.
Entra direttamente in lei inviando dalla sua bocca un gemito di sorpresa.
Si muove veloce, lasciandosi stringere dentro di lei, toccando ogni punto debole.
La spinge con il petto sul tavolo, godendosi la visuale del culo che vibra ad ogni suo affondo.
" Cazzo.
Sei bollente."
È all'inferno cazzo, a fargli compagnia la sua carne e i suoi ansimi.
Affonda in lei come un animale, incazzato nero e innamorato pazzo.
Ma lei non si lamenta, anzi apprezza molto, godendo e gemendo.
" Sei mia.
Solo mia.
Dimmelo."
Le sfiora la gola per poi stringerla quanto basta per farla godere, tirandola su con la scena di nuovo sul suo petto.
Le alza la maglia, tirando fuori il seno dal reggiseno gemendo oscenamente nel sentire tra le mani la sua carne calda e morbida.
" Sono tua.
Solo tua."
La voce di Kim è spezzata dai gemiti, solo lui può sentirla, solo lui può farla godere tanto da perdere il controllo.
La spinge di nuovo verso il tavolo, affermandosi la gamba facendole posare il piede sulla scrivania.
Dio, è oscenamente aperta così e spinge dentro di lei facendola gridare e fottendole persino il cervello.
" Ti piace cosi?"
Lei non riesce neppure a parlare, si limita ad annuire subendo ogni colpo, chiudendo gli occhi per il piacere.
Ma a lui non basta, la vuole di più, completamente sua e la mano scivola tra i glutei spalancati alla sua vista.
Osa fin dove lei lo vorrà, toccandole la seconda apertura, facendole mancare il fiato.
Quando pensa di aver esagerato, lei lo stringe dentro di sé venendo senza controllo, senza neppure avere il tempo di capirlo.
Così, con un sorriso strafottente continua a toccarla nell'ultimo pezzo sconosciuto che ora gli appartiene.
Lei gode ad ogni spinta, gemendo una soave supplica di far di lei ciò che vuole, tutto ciò che vuole.
" Cazzo."
Sente che sta di nuovo per venire, ma in questo momento si sente potente come non mai e stronzo scivola fuori da lei abbandonandola al mancato orgasmo.
Kim sta per protestare ma non è ha il tempo, Carter è già in ginocchio dietro di lei a fotterla con dita e lingua.
Ama la Kim forte, la donna indipendente e folle, ma averla così succube di sé lo spinge a volerla senza confini, rendendola schiava del piacere che solo lui può darle.
"O mio Dio."
Le sue grida sono melodia per la sua erezione.
La assapora così si gusta un whisky pregiato, senza farne cadere nemmeno un goccia.
Il suo sesso oscenamente aperto, alla merce della sua lingua che si muove piano, facendola tremare tra attesa e piacere.
"Ti prego amore, di più."
Lo supplica, ma lui è ancora arrabbiato e stronzo invece di accelerare rallenta.
Passa la punta della lingua, giocando e assapora quel piccolo nervo scoperto sostenendole le gambe che altrimenti la farebbero cadere.
Così bagnata, calda, persa per lui e così vulnerabile.
Alla fine nemmeno lui ce la fai più e tornando in piedi ritorna dentro di lei gemendo oscenamente per la sua carne già stretta su di lui.
Con la mano scivola di nuovo su quel nervo, continuando a spingere dentro di lei questa volta con l'urgenza di venire.
" Sei mia cazzo.
Mia."
Quando la sente stringersi intorno al mio membro, gridare e tremare fino a doverla reggere, bagnarsi fino a colore gli umori di piacere sulle cosce.
La segue nell'orgasmo donadoni a lei, dentro di lei, quasi a marchiarla e lasciarsi marchiare da lei.
Perché lei è sua, come anche lui le appartiene.
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