Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

capitolo 11 sciocchi, deficiente e stupidi uomini.

Un lungo tiro dalla sigaretta, per poi buttarla fuori dal finestrino, ma i pensieri non finiscono sull'asfalto con essa.

Carter stringe il volante, cercando di allentare i nervi, ma è quasi impossibile.
Il viso pallido di Kim gli torna in mente come  un allarme, un punizione per essere andato via.

Sa che dorme male, sa che gli incubi non le danno pace e quando è sveglia la realtà che stanno vivendo non gli dà tregua.
Tutta la famiglia, da quando è uscito fuori il cadavere di Victor, vive con l'ansia di ritrovarsi la polizia alla porta ed è una sensazione frustrante quanto preoccupante.
Il problema non è finire in carcere, ma tirare nella merda le ragazze.

Il loro nome, la loro reputazione, il loro lavoro in palestra, la Elisabeth house.
Per questo Kim controlla mille volte i documenti, vuole essere sicura che il loro sogno non venga macchiato dai loro traffici.
E tutti loro hanno solo un pensiero in testa, trovare il maledetto che li ha messi nella merda e trovare una via d'uscita.

In realtà nulla che non abbiano già provato, con Kim hanno combattuto guerre importanti, lei la prima a portarne i lividi.
Ma allora, perché gli sembra di non averla mai vista così stanca?

Gli piacerebbe credere alle sue bugie, alla sua espressione annoiata, ma qualcosa gli dice che il suo malessere va oltre i fantasmi che stanno combattendo.

Parcheggia davanti a un locale di lusso, passandosi una mano tra i capelli, ringraziando l'aria fresca di ottobre che dà sollievo ai suoi nervi in fiamme.
Se potesse tornerebbe indietro da lei, solo per stargli a fianco, anche se sa che lei non è pronta a dirgli o suoi problemi.
Ma è da giorni che aspetta questo incontro con Walter Levis, troppe volte rimandato da quest'ultimo.
Il salto di qualità, oggi fanno il salto di qualità, eppure l'angoscia di averla lasciata non gli dà respiro.

All'ingresso una ragazza alla reception lo sta osservando da quando ha attraversato l'entrata, mordendosi il labbro e giocando con un ciocca di capelli quando lui si ferma davanti a lei.

"Come posso aiutarla?"

Si morde ancora il labbro, cercando di attirare la sua attenzione, mandando più messaggi possibili con le movenze del suo corpo.
Peccato che l'unica cosa a cui pensa Carter è che se Kim fosse qui questa ragazza finirebbe strangolata dalla stessa collana con cui gioca seducente.

Ormai più guarda le altre donne e più ne è indifferente, Kim gli è entrato sotto pelle fino a comandare al suo corpo di desiderare solo lei.

"Ho un appuntamento con il signor Walter Levis."

La donna di istinto torna dritta e professionale al suo tono freddo, l'uomo che ha davanti non ha intenzione nemmeno di illuderla che possa avere una possibilità, glaciale il tono e lo sguardo con cui la rimessa al suo posto.
Nessuna confidenza, diritto di desiderarlo, solo una donna può guardarlo con desiderio.
Sempre Kim nella testa che gli urla che è suo, solo suo, maledettamente suo.

La ragazza, ancora scioccata, si limita a indicare l'ingresso di una sala poco lontano da loro, per poi con sguardo ancora spalancato guardare l'uomo andare via.
Non sa davvero se essere più spaventata o eccitata.

Ma non importa, Carter si è già dimenticato di lei ed ora il suo sguardo è fisso sulle due guardie che gli bloccano la strada.
Dallo sguardo è chiaro che vogliono perquisire, ma non è proprio giornata per farlo incazzare e non ha nessuna intenzione di essere fermato da queste due teste di cazzo.

"Toccami e ti faccio saltare il cervello in meno di un secondo, quanto è vero che mi chiamo Carter Miller."

Lo sguardo tagliente con il suo nome a fare da contorno e i due fanno un passo indietro.
Non importa quale ristorante scelga Levis, quanto distante dal loro territorio, il suo nome è una garanzia ovunque l'inferno sappia arrivare.

I due non solo si fanno da parte, ma gli aprono persino le porte scusandosi.
Gli piace fare questo effetto, egocentrico e potente, gli piace fare tremare la terra che calpesta.

" Ben arrivato Carter.
Ti aspettavamo."

Levis è seduto a un tavolo apparecchiato per tre, guardandosi intorno cerca di capire chi è il secondo ospite e subito poco lontano nota un ragazzo che sta fumando una sigaretta sul piccolo balcone della sala.

" Ho avuto qualche parola con le tue guardie qua fuori, dei bravi ragazzi."

Ironizza senza però nascondere quanto sia stato snervante avere a che fare con quei due e quanto l'abbia fatto innervosire che l'uomo che ha davanti ha davvero creduto di potergli fare un torto del genere.

Walter sembra percepire il suo malumore come se fosse un filo che si intorciglia intorno al collo, ma mantiene un'espressione serena, quasi divertita.

" Ti chiedo scusa, ma con i tempi di oggi e meglio prevenire.
Vieni, siediti con noi."

La loro conversazione attira lo sguardo del terzo incomodo nella stanza e si avvicina osservando curioso Carter, sguardo pienamente corrisposto.

Nonostante la differenza di età, per Carter è elementare notare quei piccoli dettagli che accomunano i due uomini.
Lo stesso colore degli occhi, il profilo leggermente allungato, una fossetta sul mento e forse anche una leggera assomiglianza nella camminata.

"Miller, lui è mio figlio.
Harry Levis."

Scontato, non aveva davvero bisogno delle parole di Walter per capirlo.
L'unica opzione poteva essere un eventuale fratello, se non fosse che Jek ha indagato su di lui ed è figlio unico.
La vera domanda è, perché Walter lo ha portato a questo incontro e perché ha quello sguardo presuntuoso e divertito.

"La The Queen tutto bene?
Pensavo ci avrebbe raggiunto anche lei."

No, entrambi non hanno mai nominato Kim durante le loro telefonate di lavoro e quando Walter lo ha invitato a pranzo non ha mai chiesto di lei.
Cosa gli ha fatto credere che lei sarebbe venuta e perché tanta curiosità nel maggiore, ma soprattutto interesse in suo figlio.

Stare con Kim gli fa male, ormai la sua mente è diventata paranoica come quella di lei.
Da poco ha scoperto che ultimamente quando si trova in mezzo alla gente o ad un incontro come quello di oggi, i suoi sensi si amplificano e la mente è capace di calcolare qualsiasi possibile via di fuga o scena futura possibile.
Con la differenza che Kim riesce a gestire molti pensieri allo stesso momento, mentre lui spesso torna a casa la sera con una emicrania.

"La the queen non si occupa di questi affari, ha cose decisamente più importanti di cui occuparsi.
Se lo riterrà interessante, sarà presente la prossima volta."

Che cazzata, Kim non riterrà mai importante questi affari, rimarrebbe tutto il tempo in un angolo a fumare qualche sigaretta e a sbuffare annoiata.
No, non parteciperà mai a questi incontri, ma i due uomini che ha davanti non devono saperlo per forza.

Gli antipasti vengono serviti e gli affari accompagnano con un buon vino bianco, mentre il figlio rimane indisparte ormai completamente annoiato da quando ha capito che Kim non si farà viva oggi.

Carter lo evita concentrandosi su Walter.
Gli parla dei diversi carichi in arrivo, assicurandolo sulla qualità della cocaina, principale vizio degli uomini di lusso, e Walter gli parla di alcuni suoi amici interessati a entrare in affari con loro.
Ma sembra esserci un ma, un tintinnamento nella mano mentre lascia ondeggiare il vino nel calice.

Sta per parlare, quando una notifica sul telefono attira il suo sguardo.
In genere non risponde mai durante un incontro, ma il nome Kim illumina lo schermo.
Peccato il messaggio sia fastidioso.

[Ho avuto una idea, sto andando da Pedro, ti spiego dopo.]

Ecco che ancora una volta quel nome gli fa stringere i pugni, ingoiare gelosia e rabbia.
Lo ripeterà fino alla morte, quel coso è l'unico uomo che lo fa sentire geloso da stare male.
Non ha problemi con gli uomini che guardano la sua donna, ridotti a far cadere la mandibola a terra per lo stupore.
Non ha problemi con alcuni uomini, boss, che hanno provato ad avvicinarsi a lei, solo per finire con un pugno sul naso.
Non ha problemi se non con quel pezzo di merda, troppo sincero in quello sguardo perso per la sua donna.

Sospira, l'unica cosa che apprezza è che Kim lo ha avvisato cosa che non avrebbe mai fatto prima.
È un passo avanti e lo apprezza nonostante il fastidioso bruciore allo stomaco.

Gli risponde semplicemente ok, per poi tornare con lo sguardo sui due uomini presenti alla sua tavola.
Non si era reso conto di essersi estraniato tanto a causa del massaggio e si chiede da quanto i due lo stiano fissando in modo strano.
Qualunque sia la risposta, Walter sembra aver trovato una occasione per parlare.

"Siamo più che d'accordo ad entrare in affari, ma ho piccola condizione mio caro Miller."

Ecco quel ma che Carter ha sentito arrieggiare nell'aria per tutto il tempo.
La mano di Walter ora non tentenna più, sicura porta il calice alle labbra con l'ultimo sorso, mentre il figlio si sporge in avanti, ora preso pienamente dalla conversazione ed è chiaro che è lui la piccola eccezione.

"Voglio che la the queen addestri mio figlio."

Merda, questo è davvero un sassolino fastidioso finito nella scarpa.
Kim non ha mai addestrato nessuno, persino per quanto riguarda Sara si è affidata a Marco e gli altri, e con le altre ragazze la stessa regola.
Lei non è fatta per insegnare, lei ti tira un calcio in culo e ti urla di rialzarti, questo è il massimo della sua clemenza.

Guarda il ragazzo, così sorridente e soddisfatto della decisione del padre, sembra che non stava aspettando altro da quando Carter è arrivato.
Povero sciocco.

"Sono sicuro che la The Queen ne sarà felice."

O si, Kim sarà al settimo cielo quando farà a pezzi questo ragazzino che davvero ha creduto di poter avere tanto, solo grazie al paparino.
Osserva il giovane Harry, ora così felice e euforico, ignaro che Kim lo farà a pezzi piccoli piccoli.
Sorride dietro al vino pregiato nel calice, sarà divertente.

Intanto Kim, con in mano una busta con qualche panino e due bottigliette d'acqua si ferma davanti alla centrale di polizia.
Quasi ha la tentazione di grattarsi il braccio fino a strapparsi la pelle in una strana tentazione di irritazione cutanea, che questo luogo le fa allergia?
Probabile, ma è ora di indagare da più vicino.

Le bastano pochi secondi dopo essere entrata per attirare l'attenzione.
I suoi lineamenti particolari e i tatuaggi sono già di per sé motivo di curiosità, ma molti degli uomini nella stanza sono più interessati ai suoi jeans aderenti e la scollatura leggermente pronunciata.

Vede un bel po di poliziotti con la loro bella divisa fare a gara per avvicinarsi a lei.
Sarebbe bello credere che tutti quelli che entrano in questo posto in cerca di aiuto hanno lo stesso trattamento.
Comunque il vincitore è un tizio qualunque con un sorriso da deficente e lo sguardo troppo basso per sapere il colore degli occhi di Kim.

"Salve, come posso esserle utile."

Darsi fuoco e far esplodere con lui il suo intero distretto, compresi tutti quelli che continuano a guardarle il culo, sarebbe un grosso aiuto.
Ma Kim sorridere ricordandosi che è qua per una ragione e non è quella di fare una carneficina.
Pultroppo.

"Sono qui per salutare un amico, Pedro, lo conosci?"

Dio quanto le fa male parlare in questo modo, questa costante dolcezza che tutti cercano in una donna.
Perché è un  punto così scontato del carattere standard di chiunque donna.
Una donna deve essere dolce e gentile, non può essere sicuramente una killer pronta a cavargli gli occhi se non la smettile di guardarle nella scollatura.

L'unica cosa positiva è che  il poliziotto che ha davanti, sentendola pronunciare il nome di un altro uomo , alza lo sguardo sul viso di lei mostrando non poco fastidio.

"Certo lo conosco, ma è un novellino, se hai bisogno di qualcosa io sono sicuramente più esperto."

E ci si impegna a farlo intendere il doppio senso, o forse è quello sguardo da pesce lesso a far capire le sue intenzioni.
Insomma qualsiasi cosa sia è tutt'altro che sexy, sembra solamente un deficiente che non vede una donna da troppo tempo. Potrebbe persino  farle pena se non fosse che Kim l'empatia non sa  neppure cosa sia.

"Farò tesoro delle tue parole sicuramente, ma per adesso, potresti indicarmi l'ufficio del mio amico?"

Se non fosse abbastanza il suo tono tagliente, Kim lo guarda con sufficienza e irritazione, ma anche una leggera soddisfazione quando lui ingoia a vuoto limitandosi ad alzare il braccio per indicarle la terza porta a destra nel corridoio

Nemmeno lo ringrazia, ha già perso troppo tempo con questo coso, così lasciandosi guardare prende la strada che le ha indicato, trattenendosi dal tornare indietro a tirargli un calcio tra le gambe quando lo sente commentare il suo seno con un suo collega.
Dio alcuni uomini sono davvero dei deficienti, pensa tra sé e se sbuffando e alzando gli occhi al cielo, ma non importa.
È qui per un motivo specifico, ha uno scopo e lo vuole raggiungere.

Così, arriva davanti alla porta e bussa, cosa che raramente fa in altre circostanze.
Arrivando persino ad aspettare che la persona nella stanza gli dà il permesso di entrare.
Dopo oggi farà una cura di vodka e acidità.

"Avanti."

Appena entra nella stanza, l'uomo seduto alla scrivania piegato con il capo sui diversi documenti, ovvero Pedro, non le salta neppure all'occhio.
Il suo sguardo è subito su una lavagna alle spalle di lui

Fotografie, scritte, alcuni fili rossi che legano diverse immagini di strage, esplosioni.
Un labirinto di informazioni che hanno un fine ultimo, ovvero un'immagine al centro della lavagna.
Non è una foto, neppure un ritratto o un un indizio su chi sia questa persona, solo una scritta.
Anger killer.
Un nome tutto ciò che hanno su di lei.

Nei pochissimi istanti che Pedro si prende per alzare lo sguardo e accorgersi di lei, Kim osserva e assorbe tutto ciò che può assorbire da quelle informazioni, chiedendosi davvero dove loro abbiano trovato tutto ciò.
Maledizione,quella talpa maledetta ha davvero la bocca larga.

"Kim sei tu...
non ti aspettavo..."

Balbetta pedro accorgendosi finalmente di lei, chiudendo le numerose cartelle sulla scrivania e alzandosi per andarla a salutare.
Trattenendo il fiato Kim si lascia persino baciare sulla guancia, appuntando di passarsi una salviettina al più presto su quel pezzo di pelle.

Si siede su una piccola sedia mentre lui torna dietro la scrivania.
Si va in scena.

"Scusami non volevo disturbarti e che passavo di qua e ho pensato, che magari, non avevi ancora pranzato."

E sempre più difficile per Kim mantenere questa falsa ed è talmente evidente che persino Pedro si accorge del suo cambiamento d'umore.
Finché si scrivono via messaggio, dietro uno schermo chiunque può fingere di essere qualcun altro.
Ma quando si è faccia a Faccia, è davvero difficile per Kim nascondere la sua vera natura.
Una maschera che ha saputo bene indossare fino ad ora ma che adesso si sta creando.

"No, non ho ancora pranzato.
Ma tu tutto bene?
Ti vedo stanca."

E strana, vorrebbe aggiungere, ma non gli sembra educato parlare così a una donna.
Si limita ad osservare le sue occhiaie e la sua pelle leggermente più bianca di come la ricordava.

Kim velocemente riprende il sorriso, lui non è il suo amichetto, non può rischiare qualche giochetto.

"Sì tutto bene, è solo tanto lavoro. Sai penso che presto mi prendero una vacanza."

Ridacchia ed è un po' il suo asso nella manica, perché lui è talmente incantato ad osservare il suo sorriso che si dimentica delle sue stranezze.
Bene.

I panini vengono tolti fuori dalla borsa come anche le  due bottigliette d'acqua, e Kim si trattiene dal dire che avrebbe preferito di gran lunga una bella birra fredda.
Durante il pranzo Pedro le parla del più e del meno, ma l'occhio di Kim cade in continuazione sulla pila di cartelle posate sulla scrivania.

Le interessa una in particolare di quelle cartelline gialle, quella più in fondo, quella che è stata letta per prima, quella che per prime è stata scritta.
Quella che racconta l'inizio di questa indagine e che riporta il nome del poliziotto che ha aperto il caso.

Ma come recuperarla?
Non può sicuramente chiederla a lui, per quanto stia cercando una buona scusa per la quale voglia leggere quella cartella, Pedro non è stupido.
È un agnello che si è lanciato in una tana di lupi, ma non è sicuramente una persona stupida.
Ha bisogno di un'occasione, di un momento, quanto basta per avere quella cartella.

Nella sua vita il destino ha giocato davvero tanto con la vita di Kim e sembra che ultimamente le voglie ridare qualcosa indietro, tant'è che qualcuno bussa alla porta dell'ufficio.
Un collega di pedro che gli dice che ha bisogno di lui dal capo.

"Perdonami, sarò subito da te."

Si scusa Pedro preoccupato, andando via e Kim è tanto così dal saltare felice, ma non ne ha il tempo.
La porta si chiuda alle spalle di Pedro e lei velocemente afferra il telefono, prende la cartellina e senza nemmeno guardarne  il contenuto, fotografa più pagine che può.
Non ha importanza leggerla adesso, l'importante è averle.
Cinque secondi, tanto le basta e tanto sono utili, perché in cinque secondi riesce a fare le fotografie, mette la cartella al suo posto e torna seduta sulla sua sedia col panino ancora in mano.
Proprio un secondo prima che Pedro rientra nella stanza.

"Deve essere stato un errore, qualcuno che ha fatto uno scherzo. Diciamo che i miei colleghi si divertono a torturare il novellino."

Si scusa lui, entrando nella stanza un po' rosso sulle gote per l'imbarazzo.
Kim non lo sa, ma Pedro per fare in fretta si è lanciato senza neppure bussare nell'ufficio del suo capo, per poi sentirsi dire che lui non l'ha mai cercato e lo ha persino gridato per averlo disturbato nella sua pausa pranzo.

Kim sorride, come sempre, ritirando quel che resta del panino nella busta e portandola via anche la bottiglietta, non ha nessuna intenzione di lasciare qualcosa che possa avere il suo DNA in questo posto.

"Stai tranquillo, io comunque devo andare.
Mi hanno chiamato da casa per una piccola emergenza, niente di grave tranquillo.
Sarà per la prossima volta."

Lui prova un paio di volte a chiederle cos'è successo ma Kim è già sulla porta.
E quando lui si alza per salutarla con un bacio sulla guancia, volendo sfruttare ancora una volta questa scusa per un contatto con la sua pelle, è già fuori e sta già andando via.
Povero, non gli resta che tornare seduto e finire il panino e la donna che ha portato.

Kim sale in macchina in fretta,  parte velocemente e riesce a riprendere fiato solo quando è lontano almeno 200 metri dalla centrale.
Non rimetterà piede in quel posto nemmeno se la pagheranno a peso d'oro, ma almeno ha raggiunto il suo scopo.

Sta per mandare le foto che ha fatto a Simon, quando è proprio quest'ultimo che la chiama prima che possa anche solo guardare le foto.

"Dovrei dirti che mi aspetto i tuoi ringraziamenti, ma è sempre bello fare uno scherzo a nostri amici in divisa."

Ecco scoperta la curiosa telefonata che ha ricevuto Pedro.
Simon, dopo Carter, era l'unico che sapeva del suo piano e infatti Kim gli aveva chiesto di tenere d'occhio la situazione.
Il fatto che il Nerd abbia pianificato questo piccolo scherzetto e solo un'ulteriore prova della bravura che caratterizza la famiglia della the Queen.

"Sì bravo, vuoi anche un croccantino dopo avermi dato la zampetta?
Ora guarda le foto che ti mando e scopri qualcosa."

Se Simon si aspettava davvero qualcosa di diverso da Kim, sarebbe stato strano.
E infatti non si aspettava nulla di diverso, tant'è che quando Kim chiude la telefonata lui si limita a sorridere negando col capo

E stata strana tutto il  giorno è ora che le cose tornino al loro posto.
Kim è una stronza, rimane una stronza e così sarà sempre.

Inviate le fotografie, ci mette davvero poco a raggiungere casa.
Vuole risposte, ormai le pretende cazzo.

Parcheggia la macchina poco lontano dall'entrata, dove è solita lasciarla e appena entra in casa e lo trova già all'ingresso di aspettarla, con una faccia più che soddisfatta.
Bravo il cucciolotto, ora ha iniziato persino a scodinzolare.

"So chi è lo stronzo.
So chi è il bastardo che vuole fregarci.
È..."

Pezzo di merda, hai davvero giocato col fuoco e con la famiglia sbagliata.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro