Capitolo 4 a stomaco vuoto
Carter non capisce che cazzo sta succendendo e come c'è finito così davanti a lei.
Era in macchina con Nik, un semplice giro di controllo, quando una macchina le ha tagliato la strada.
La macchina di Kim.
Di istinto ha iniziato a seguirla, confuso della sua guida spericolata e quasi suicida.
Chiedendosi che cazzo stava facendo e perché.
Le ha lampeggiato, suonato, fatto di tutto per spingerla a fermarsi.
Ma il risultato era che accellerava, lasciando le ruote più volte slittare sulla strada bagnata e rischiando più volte di sbandare, fino a fermarsi in questo vicolo.
E nonostante Nik che gli gridava di essere prudente, lui è sceso dalla macchina di corsa girandole addosso che cazzo avesse in testa.
Il risultato è stato agghiacciante.
Lei è scesa dalla macchina, con una lentezza disarmante, fermandosi come un corpo senza respiro davanti a lui.
Ma Carter aveva ancora in circolo l'adrenalina, la preoccupazione che ha sentito per tutta la corsa per la paura di vederla schiantarsi contro un muro o un'altra macchina.
Cosi le ha urlato ancora addosso, arrabbiato e maledicendola per avergli fatto provare forse per la prima volta in vita sua, la paura di perdere qualcuno.
Finché lei non ha alzato l'arma puntandogliela addosso, li il tempo si è fermato e lui ha potuto guardarla bene.
La pioggia a sbattere su di lei, crudele contro un corpo immobile.
I capelli velocemente fradici e attaccati al viso, la mano tremante a stringere la pistola e il matita degli occhi colata sulle guance.
Carter è rimasto fermo a ingoiare a vuoto, chiedendosi cosa ha potuto ridurla così.
E Nik, immobile in macchina pronto a intervenire, si è chiesto la stessa identica cosa.
Hanno visto questa donna combattere, terrorizzare uomini, sparare con mano ferma e mente fredda.
Ma ora, sembra una bambola di pezza a cui hanno strappato l'anima.
E ha provato a calmarla, a dirle che va tutto bene, ma lei lo ha ringraziato facendolo saltare sul posto per un colpo preciso di pistola sul laccio destro della scarpa.
La disperazione negli occhi di lei, il tremore sulle labbra, gli occhi infuocati di lacrime e dolore.
Non la riconosce nemmeno, ha seri dubbi che sia la stessa donna con cui ha avuto a che fare più volte.
Eppure, nonostante sia vestita di lacrime e dolore, non perde la sua bellezza disumana e disarmante.
Anche così, bagnata dalla testa ai piedi, con in mano un pistola carica, Carter non può fermare l'istinto di avvicinarsi e sfiorarla.
Nessuna donna gli ha mai fatto questo effetto, nessuna la mai reso tanto succube di sé.
Tanto che non è la pistola puntata al petto a farlo parlare, ma è la sua presenza.
Il suo sguardo infernale, il suo respiro di vodka, le sue labbra rosse scarlatte.
Spingendolo a dire quella amara verità che non osa pronunciare da anni.
E lei?
Lei si allontana di un passo, abbassando l'arma fino al fianco e scoppia ridere come una pazza.
Che significa?
Lo sta prendendo in giro?
Questa donna è più pazza di quanto si creda.
"Pensi che sia divertente?
Quel bastardo si è approfittato di mia madre e tu ridi?"
Carter è ormai un fascio di nervi in una continua giostra di umori.
No, è le la maledetta giostra che lo sta sballottando su e giù senza pietà, fino a fottergli il cervello.
E lei è lo stronzo conducente che gioca con il suo stomaco.
E che continua a ridere folle, mentre tranquilla conserva la pistola nel retro del pantalone.
"Non ne hai mai parlato con Alex vero?
Hai tratto le tue conclusioni e hai iniziato la guerra.
Tanto sangue per una incomprensione."
E scoppia ancora a ridere, come se fosse una fottuta barzelletta.
Sono entrambi bagnati da un pioggia fredda e incessante, a chiacchierare come se nulla fosse.
E lei ride, reggendosi appena sulle gambe, beffandosi della confusione che ora legge con chiarezza sul viso di Carter.
Cosa intende dire con questa frase?
Sa cosa visto, sa che sua madre era solo vittima.
Giusto?
In realtà kim gli ha appena messo una pulce velenosa nell'occhio, che destabilizza tutte le sue certezze.
Perché non è una ipocrita, sa che Penelope, la madre, è sempre stata una donna attratta dai giovani ragazzi e incline a tradire il padre.
E il fatto che questo sia il suo pensiero, gli fa dubitare della certezza che ha avuto per anni.
"Dovresti davvero fermare questa inutile guerra e chiarirti le idee Miller.
E sempre meglio sentire più campane."
E fa per andarsene, così senza sentirsi in colpa.
Ha appena lanciato una bomba messo tutto in discussione nella sua vita e e sue convinzioni e se ne va via così?
Non può, non può fare così.
Ma c'è qualcosa di più importante a spingerlo a fermarla.
Kim fa solo pochi passi, prima di perdere l'equilibrio e rischiare di cadere se non fosse per la presa veloce di Carter.
Il corpo di lei è caldo e fragile tra le sue forti braccia.
L'ha già avuto addosso, durante lo scontro sul ring qualche giorno fa, ha conosciuto il piacere di un contatto con la sua pelle.
Ma adesso, vederla così debole e umana gli fa tutt'altro effetto che sessuale, ma di protezione.
"Non può andare da nessuna parte in questo stato.
Lasciati offrire qualcosa da mangiare."
Kim vorrebbe mandarlo a fan culo, magari con un pugno sul naso, ma non ha nemmeno la forza di reggersi sulle sue gambe.
E da due settimane che mangia poco e niente e ingoia solo alcol e veleno.
Tanto che sente i succhi gastrici nello stomaco lottare contro la vodka e il fumo.
E l'ultimo scontro avuto con Alex e lo stupendo spettacolo visto in quel locale, l'hanno distrutta completamente.
"Va bene, ma di al tuo amico di portare la mia macchina con molta attenzione.
Se vedo solo un graffio, gli rompo il culo."
Si stacca da lui, dirigendosi verso la propria macchina per recuperare le sue cose, ascoltando passi diversi da Carter camminare tra le pozzanghere e i pezzi di vetro.
"Fammi un favore Nik, pensa alla macchina di Kim e ragiungici alla tavola calda sulla sesta.
Dammi solo un po di tempo."
Ormai Nik si rassegna al fatto che quando si parla di questa donna, l'amico non ragiona lucidamente.
E sposta lo sguardo su di lei, piegata con la testa nello sportello della sua macchina, sicuramente per recuperare le sue cose.
Anche se può sembrare, Nik non le sta fissando il fondoschiena, ma il calcio della pistola che spunta tranquillamente dal jeans scuro aderente.
"Non dovresti fidarti di lei.
Quella donna è pazza, ti ha puntato una pistola addosso cazzo."
Nik ha ragione, Carter non è stupido, lo sa che Kim ora più che mai è instabile mentalmente.
Ma sa anche che se lei ha accettato di andar via con lui, è perché sta davvero male ed è arrivata al limite.
Si Kim si sente al limite, sull'orlo di un burrone, pronta a cadere giù nel vuoto davanti a lei mentre alle sue spalle qualcuno gli porge una mano.
E quando l'anima si addormenta resta solo l'istinto di sopravvivenza.
Qualsiasi altra spiegazione è confusa e inesistente anche per Kim.
Lei stessa non sa perché sta salendo in macchina con Carter, perché sta accettando il suo aiuto.
Si risponde che è semplicemente stanca, stanca anche solo di pensare.
Avviati verso il locale, Carter continua a chiedersi chi è questa ragazza arrendevole e distrutta.
Non è sicuramente la Kim guerriera che conosce, in questo momento sembra una povera bambina impaurita bisognosa di affetto.
La spia con la coda dell'occhio a guardare fuori dal finestrino quasi sognante.
No, questa non è assolutamente la solita Kim.
Torna a guardare la strada davanti a se, finché la sua voce graffiata e stanca lo fa quasi sobbalzare.
" Perché lo fai?"
Quasi come uno schiaffo, la sua voce taglia l'aria, con un tono che fa venire i brividi.
Chissa quante personalità ha dentro di sé questa singola donna.
" Perché mi stai aiutando?
Mi hai trovata distrutta avresti potuto far di me quello che avresti voluto, in quella situazione.
Invece stai cercando di aiutarmi.
Perché?"
Gia, perché?
Lei, che era solo una pedina, ora perché sembra essere per lui molto di più.
È ormai uscito dai sui schemi, se ne rende conto e ormai non sa più come riprendere il controllo.
" Non lo so.
So solo che non sei più una pedina.
E vederti in questo stato, mi provoca solo rabbia."
Perché le sta dicendo la verità?
Come fa questa donna ha distruggere ogni sua maschera e freno?
Sarebbe stato semplice inventare una scusa, dirle che magari le faceva semplicemente pena.
E invece lei lo disarma con un semplice e intenso sguardo.
E Carter inizia ad avere paura della sua impotenza davanti a lei.
A chiedersi se lei si rende conto del potere che ha su di lui.
" Tranquillo il tuo segreto e al sicuro."
Sussurra, mettendosi più comoda sul sedile e portandosi una sigaretta tra le labbra.
Quando la fiamma colpisce il tabacco e la carta, la bocca viene come illuminata.
Un opera d'arte sotto i riflettori che ispira ogni più impura perversione.
" Quale segreto?"
Fa fatica a rispondere lui, distogliendo lo sguardo da lei e cercando di concentrarsi solo sulla strada.
Una cosa semplice in realtà, ma che è invece lui sente come una tortura.
" Che anche tu hai un cuore."
Carter si ritrova a sorridere, senza un motivo preciso e di istinto torna a guardarla, scoprendola a fissarla con uno sguardo vuoto e ferito.
" Be' allora anche io manterrò il tuo."
Prova a ribattere con una leggera ironia, ma lei sorride amara, facendo lunghi respiri di nicotina e catrame, perdendosi nella mente chissà dove.
" Ti sbagli, io non ho più un cuore.
Lo avevo, era timido e dolce. Credeva nell'amore.
Ho cercato di proteggerlo dietro a una aria da dura, ma mi ha supplicato di lasciarlo uscire, di farlo vivere.
E così ho fatto."
Racconta lei, con un tono da favola che di lieto fine sembra però non avere nulla.
Anzi, ad ogni respiro di fumo che lei emette sembra sempre di più una storia horror.
"Ma poi si e spezzato e non e più tornato.
Io non ho più un cuore.
E se ti chiedi perché allora sto così, è semplicemente per il vuoto che ha lasciato."
Carter non risponde, non saprebbe che dire e forse non ne ha il coraggio.
La sua voce sembra un grido silenzioso e disperato.
Un morso velenoso. Come le unghie su una lavagna.
Cercare di riprendersi da questo uragano di emozioni che è Kim, non è semplice.
Finge di essere indifferente, tornando a guidare e lei fa lo stesso con ancora la sigaretta tra le labbra e lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
Una volta arrivati fuori dal locale, entrambi scendono dalla macchina e Kim lo segue silenziosa e mansueta.
Una volta dentro, carter non ha bisogno di guardarsi intorno, diretto le fa strada verso il suo solito tavolo in un angolo riservato.
Uno davanti all'altro, ora non ha via di fuga, eppure lei continua a fuggire con lo sguardo attraverso la finestra, seguendo le luci che piano si allontanano diventando come stelle nella notte.
Casa cerca in quelle illusioni ottiche?
Niente, kim non cerca niente semplicemente si illude di essere anche lei una luce che man man che si allontana scompare diventando nulla.
" Ne vuoi parlare?"
Ci prova Carter a farla tornare alla realtà, ma se ne pente appena vede il suo sguardo tornare su di sé.
Il ritorno da lui sembra essere stato come il rinculo di uno sparo.
Doloroso ed estenuante.
"Non c'è niente da dire.
Ho provato a fidarmi del prossimo, ad aprire il mio cuore.
Il risultato lo vedi con i tuoi occhi."
Distruzione, ecco cosa è successo.
Un senso di rassegnazione e vulnerabilità che trabocca dai suoi occhi spenti.
E davvero devastante vederla così.
"Ma lo rifarei mille volte, perché è così quando ami una persona.
Il tuo cervello se ne va a puttane e non capisci più un cazzo.
Cosi stupidamente speri in un lieto fine, come le principesse o le bambine innocenti che vanno incontro al lupo cattivo nelle favole."
Continua il suo racconto fiabesca, ogni tanto ridendo ironica, altre parlando con una tale serietà che mette i brividi.
E Carter può solo rimanerne incanto e lasciarsi trasportare nelle mie sfumature di questa donna.
"Ma io non sono una principessa e nemmeno la bambina innocente.
Sono il lupo cattivo poco raccomandabile, il drago da sconfiggere.
E oggi, scoprendolo, ho abbandonato il mio cuore lì con lui.
O almeno quello che ne era rimasto "
Lui la guarda ed è osceno il modo in cui si sente tirare dentro di lei, nel suo dolore, nel suo sguardo che a tratti non fa trasparire nulla, vuoto come lei.
Per poi mostrare tutto, anche troppo, soffocando chi prova a leggerla dentro.
Lo sguardo di Kim torna fisso su di lui, osservandolo e scavando dentro di lui senza riguarda.
Fa persino male il suo sguardo quando ti entra dentro.
" Cosa cerchi Carter nel vuoto?"
Si limita a rispondere che non cerca nulla, ma fa persino fatica a parlare.
Chi nonn ci passa, non può capire.
Non può giudicarlo un codardo perché non sa il disagio e tremolio che possono provocare questi occhi di ghiaccio, anche se ora stanchi e arrossati.
" Che bugiardo.
Tutti gli uomini cercano qualcosa.
Vogliono Amore, potere, fortuna.
Alla costante ricerca di qualcosa che non hanno, oppure che hanno e vogliono aumentare.
Lo vogliono ad ogni costo, senza pensare alle conseguenze.
Senza pensare che l'eterna ricerca porta solo dolore, solitudine e niente."
Continua a guardarla, chiedendosi quanto cazzo di male le ha fatto per ridurla cosi.
Puo davvero l'amore ridurre una guerriera in uno straccio?
Quello che Carter non capisce è che non è l'amore verso Alex ha renderla del tutto così.
Ma il peso di emozioni che per anni si è negata e che ora gli sono cadute addosso come macigni.
" So cosa voglio.
Voglio offrirti qualcosa da mangiare."
Deciso a cambiare discorso, prova a rubarle un sorriso, fallendo e ricevendo solo un sorriso falso e il calar dello sguardo sul tavolo.
" Offrirmi una vodka liscia e siamo pari."
La osserva dalla testa ai piedi ed è scontato che nello stato in cui è aggiungere altro alcol non è la cosa migliore da fare.
Ma lei solleva ancora lo sguardo, sorridendo e portandosi una mano sulla guancia.
" Preferirei che mangiassi qualcosa.
Hai la faccia di chi non mangia e non dorme da giorni'"
E vero, ha l'aria distrutta e stanca.
E si, non mangia e non dorme da giorni.
Ma questi non sono fatti che riguardano lui.
Cosi, in un lampo di lucidità, fa metaforicamente un passo indietro, nascondendosi di nuovo dietro alla sua solita indifferenza.
La postura torna dritta, le pupille si dilatano leggermente e le labbra si tirano in un sorriso falso e tirato.
Velocemente è tornata la solita Kim, a una tale velocità che se Carter non avesse visto la Kim sofferente, non crederebbe possibile che sia la stessa donna di qualche secondo fa.
Pazza, bipolare, travolgente eppure bella quanto disturbata.
" Prendimi una vodka liscia, scende meglio a stomaco vuoto.
O hai paura che mi ubriaco e che possa approfittarmi di te?"
Carter sorride di risposta, anche se dentro di sé è un po deluso di vederla tornare al punto di partenza.
Ma infondo sa che è giusto cosi, anche lui ora sente una fine che lo tira in salvataggio via dall'anima di lei.
" No non lo penso.
Credo che tu abbia così tanto veleno dentro, che l'alcol è acqua santa in confronto."
Cosi passa all'attacco, smettendo di avere compassione di lei.
E lei sembra quasi apprezzare, rispondendo con un semplice gesto del capo, come a dargli ragione.
O forse è il suo sguardo malandrino ha dargliene la certezza.
Di veleno Kim ne ha ingoiato in quantità letali.
Cosi sorridono come se fosse tutto normale, come se si fossero scambiati delle semplici battute.
Poi con un gesto della mano, Carter chiama il cameriere, che si affretta ad arrivare.
Il problema è il suo sguardo troppo insistente su Kim.
Perché si, anche così bagnata dalla testa ai piedi, mentre si sposta i capelli dietro l'orecchio ha una sensualità cosi naturale da indurre strani pensiri lussuriosi.
Ma mentre lei se frega, abituata ad attirare l'attenzione, a Carter gli pizzicano fastidiosamente le mani.
Lo sguardo grigio e infastidito, diventa una pistola carica a sparare chiunque la guarda.
E il cameriere si ritrova a ingoiare a vuoto, pregando di arrivare a fine serata sulle sue stesse gambe.
" Portaci due vodka lisce e sparisci."
Il ragazzino abbassa lo sguardo impaurito, scappando in pochi secondi, lasciandoli a un piacevole silenzio.
Che continua anche quando serve loro da bere pochi minuti dopo, questa volta senza alzare lo sguardo dal vassoio.
E Carter non può che esserne soddisfatto, gli piace l'effetto che ha sulle persone.
" L'hai terrorizzato.
Mi fa un po' pena."
E torna con lo sguardo su di lei, l'unica immune a lui.
E che, anzi, è lei ad avere un certo effetto quasi fastidioso quanto piacevole.
" Davvero?"
Chiede lui con ironia, sapendo bene che quella di Kim è solo una battuta ironica quanto la sua domanda.
E infatti lei sorride crudele, afferrando il bicchiere avvicinandolo alla bocca.
" No, per niente."
Risponde secca, sorseggiando la sua vodka con una deliziosa espressione di piacere.
Assaporando l'alcol bruciare in gola mentre le labbra si fanno ancora più lucide e rosse al contatto con la vodka.
È crudele lei, Carter si chiede se ci faccia apposta.
Se il gesto di passarsi la lingua sulle labbra, quasi per assaporare qualche residuo, sia una tortura dedicata a lui.
Ancora una volta è pietrificato, impotente a fissare spuderatamente la sua bocca.
Queste labbra gonfie e calde, non una imperfezione su questa bocca, se non il peccato di farsi desiderare e di tentare persino un santo.
Il tutto ha creare in Carter una fastidiosa erezione pulsante e dolorosa.
Cazzo, impreca mentalmente, basta davvero cosi poco?
Distogliendo lo sguardo da lei, altrimenti rischierebbe di impazzire, riesce a distrarsi vedendo Nik e Teo raggiungerli a passa lento.
Per fortuna sono arrivati prima che Carter impazzisse.
Si siedono entrambi vicino a Carter, come se un tavolo potesse bastare a proteggerli da questa donna.
E si, Nik non si vergogna ad ammetterlo, non si fida di questa donna e soprattutto gli fa una leggera paura dopo tutto quello che ha visto.
Gli passa velocemente le chiavi, posandole sul tavolo davanti a Kim.
E Carter lo nota irrigidirsi ancora di più, quando lei gli dedica uno sguardo assassino afferrando le chiavi senza distogliere lo sguardo da lui.
" Spero per te di non trovare né meno un graffio sulla mia cucciola."
Il suo tono è divertito e anche il viso si rilassa in una espressione più naturale.
Tanto che Nik riesce a sciogliersi un po', rilassando un po i nervi tesi e tornando a una normale respirazione.
"Non è poi un granché come macchina."
Ribalta Nik, fancendo segno al cameriere di portare lo stesso già servito, sfidando con lo sguardo Kim.
Non la capisce questa donna, non riesce a inquadrarla, a darle un giudizio.
E il continuo cambiamento di umore non aiuta all'indagine.
"Tesoro, la mia cucciola è come una donna.
Puoi essere grosso quanto vuoi, ma se non sai come toccarla, non la farai mai ruggire."
Dopo un paio di secondi i ragazzi scoppiano a ridere capendo la metafora, persino Teo che in genere ha un comportamento molto serio e diffidente verso gli estranei.
Ma Kim è così, è contagiosa.
Incanta anche chi vorrebbe rimanere a distanza.
Alla fine questa piccola battuta ha alleggerito la situazione e i tre uomini si ritrovano a chiacchierare davanti al secondo bicchieredi vodka.
Carter ogni tanto spia con la coda dell'occhio Kim, trovandola ad ascoltare distrattamente senza dire una parola.
Ma non è convinto che ascolti davvero, piu che altro si limita a sorridere ed annuire ogni tanto.
Sicuramente con la mente altrove.
" Beh vedo che avete da fare quindi tolgo il disturbo. Addio."
Beve l'ultimo sorso di vodka tutto del fiato, chiudendo gli occhi per un secondo assaporando il bruciore lasciare la bocca e scendere in gola fino allo stomaco.
Tutto sotto lo sguardo di Carter che si incanta a guardare la sua espressione di piacere.
"Pensi davvero di riuscire a guidare in queste condizioni?"
Chiede Nik, stranamente preoccupandosi di lei.
Anche lui deve avere forti problemi, fino a un ora fa non voleva che Carter salisse in macchina con lei e ora invece si mostra premuroso.
Ma Kim gli sorride, alzandosi dal tavolo e passandosi le chiavi tra le dita gioiosamente.
" Ho guidato in stati peggiori cucciolo, non essere in pensiero per me.
A mai più ragazzi."
E se ne va, facendo un semplice segno con la mano, per poi incamminarsi verso l'uscita del locale con tutti gli sguardi della sala addosso.
Nessuno può evitare di guardarla, è una tentazione troppo grossa.
Anche Carter non può farne a meno, fissandola dal finestra del locale mentre lei sale in macchina e va via con le ruote che sgomano sull'asfalto bagnato.
"Che ti prende amico?
Che intenzione hai con quella donna?"
Carter vorrebbe dare una risposta sensata all'amico.
Ma la verità è che non la sa, semplicemente si sta lasciando trascinare tra le folate di un uragano che porta il nome di lei.
Il nome dell'angelo folle del Bronx.
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