capitolo 29 non dirmi addio
Carter in ginocchio con tra le braccia il corpo di kim, viene spinto malamente a terra e lei gli viene sfilata dalle mani.
"Cazzo Carter, dobbiamo portarla da Stefano.
Lo capisci cazzo."
Nik gli schiaffeggia il viso, cercando di farlo riprendere dallo stato catodico, non lo biasima poiché la donna sempre essere morta tra le sue braccia.
Ma finché c'è battito nel petto di kim, anche se minimo, cazzo loro non vogliono arrendersi.
Carter finalmente si riprende, sentendosi una testa di cazzo per essere caduto in una crisi di panico.
Si rialza, osservando poco lontano da loro Alex correre con tra le braccia Kim, seguendoli subito insieme agli altri.
Stefano, rimasto fermo vicino alla macchina, non rimane sorpreso quando vede kim svenuta tra le braccia di Alex.
Ma è tutt'altro quando vede sul petto di lei un enorme chiazza di sangue e la pelle più bianca della neve.
"Cazzo, l'ambulanza è bloccata nello schifo di traffico.
Ma cazzo, è possibile?"
Sbuffa Simon seguendo sul palmare le videocamere di sicurezza della città, osservando l'ambulanza bloccata da un ingorgo, mentre Alex stende Kim davanti a Stefano, urlandogli di fare qualcosa.
È il panico.
Il panico negli occhi di Carter che torna in ginocchio vicino a lei, in Alex che si passa le mani tra I capelli facendo avanti e indietro, negli altri ragazzi che sono al telefono con diverse persone per cercare di sgomberare la strada al più presto.
Ma chi sembra stare peggio è Cam, che bianco in viso e con il respiro veloce, ha lo sguardo nel vuoto e lo stomaco in gola cazzo.
La guarda, ma non la vede, poiché la sua mente è rimasta lì, sulle rive del lago con lei davanti a prendersi un proiettile destinato a lui.
"Non sento battito cazzo."
Sussurra Stefano, sentendo le mani che vorrebbero tremare, ma rimane concentrato per salvare questa donna che poco fa gli hha salvato la vita.
Gli strappa la maglietta e inizia a fargli il massaggio cardiaco.
Uno... due... tre... Respirazione bocca a bocca.
U
no... due... tre...
Respirazione bocca a bocca.
Per poi bestemmiare nel vedere che la ferita al petto continua a sanguinare incontrollata.
" Continua tu.
Io tengo chiusa la ferita come posso. "
Carter esegue senza dir una parola.
Le mani che si macchiano del suo sangue, le lacrime che vorrebbero uscire e quindi trattiene il respiro premendo sul suo petto.
Uno... Due... Tre... Respirazione bocca a bocca.
U
no... due... tre...
Respirazione bocca a bocca.
E torna a premere, pregandola come può.
"Non te ne puoi andare ok?
Io non te lo permetterò."
Rabbia, disperazione, tristezza, un mix che guida le sue mani sempre più macchiate di lei.
E trattenere il respiro, finché non sente il respiro di lei tornare, anche se lieve e appena percettibile come il battito sotto le sue mani.
"L'ambulanza sta arrivando. "
Urla Alex vedendola arrivare da lontano, finalmente, ma solo grazie alle loro chiamate che hanno ordinato ai loro uomini di liberare il traffico, mentre Simon si è occupato di regolare i semafori.
Stefano, l'unico che sembra saper ragionare a mente lucida, grazie anche al lavoro che fa, ordina ad altri tre di prenderla di peso senza smuovere troppo.
Carter, Alex, Massi e Stefano la prendono dai quattro lati, portandolo con cura verso l'ambulanza che ha parcheggiato poco lontano da loro.
Gli infermieri per fortuna stanno gia tirando fuori la barella dove i ragazzi con calma la posizionano.
"
Ora ci pensiamo noi."
Parla uno degli infermieri mentre caricano la barella con sopra Kim, mentre un collega le sta già mettendo la mascherina dell'ossigeno, mettendole sul petto le pinze per il controllo dell'elettrocardiogramma.
Carter, ormai ripreso dal tutto, prova subito a salire con lei, ma lo stesso infermiere che ha parato gli si para davanti impedendogli di salire.
" Se non è un parente non posso farla salire.
Ma può seguirci in ospedale. Al San Nicola."
La pistola nel retro dei pantaloni freme per essere tirata fuori, ma c'è in ballo la vita di kim, perciò non gli resta che mordersi la lingua e fare un passo indietro, osservando l'ambulanza andare via.
Attimi di silenzio, non sapendo cosa dire e fare se non guardarsi le mani sporche di rosso.
E Cam a fare un passo in avanti, con le mani pulite e la coscienza che gocciola di colpa e sangue.
" Mi dispiace Carter è tutta colpa mia cazzo."
Riesce appena a parlare, con le gambe che ancora tremano e le mani ferme ai lati del suo corpo, lontano dalla vista che le vedrebbe sporche.
Carter si gira lentamente verso di lui, tirandogli di scatto uno schiaffo che lo fa arretrare di qualche passo.
Tutti al suo gesto sobbalzano, guardandoli preoccupati ma soprattutto credendo che davvero Carter pensa che sia colpa dell'amico.
E quando lo vedono afferarlo dal colletto fanno un passo in avanti pronti a fermarli.
"Se devi dire cazzate, allora stai zitto.
È colpa di Stone se Kim è in quelle condizioni, solo sua cazzo.
E non è morta cazzo, non è morta, non parlarne come se lo fosse."
Lascia la presa, prendendo il viso dell'amico tra le mani e appoggiando fronte su fronte, in una emotività che nessuno di loro ha mai provato fino ad oggi.
Persino Stefano che è l'ultimo arrivato ne viene ingoiato, sentendosi parte di una emozione che non pensava esistesse.
"E se kim fosse qui a sentirti, cazzo se ti farebbe il culo.
Davanti a lei non ne avresti il coraggio stronzo."
Cerca quasi di sdrammatizzare o semplicemente è naturale immaginarla qui a gridare Cam per la cazzata che ha detto.
E persino a lui ruba un sospiro, come se gli avesse tolto dalla coscienza un peso enorme, capendo che oltre al senso di colpa ad opprimerlo c'era la paura di essere odiato dagli altri.
"Se volete darvi un bacetto e rimanere qui, va bene.
Ma io vado a vedere che cazzo fanno i dottori con kim."
Li supera con un lieve sorriso sulle labbra Alex, salendo in macchina con Massi e Simon.
E pochi secondi dopo fanno lo stesso Carter e Nik sulla macchina del primo e Cam e Stefano nella macchina del meccanico.
Sorridono, ma è solamente una presa per il culo, un modo per sembrare più forti, ma cazzo nessuno di loro ci crede.
Forse è solo un modo per darsi forza loro stessi.
Con poche accellerate, si trovano già dietro all'ambulamza che si fa strada nel traffico con sirena e luci spianate, ignara che Simon sta ancora una volta controllando il traffico.
"Vedrai che ce la farà, quella donna è un osso duro a morire."
Cerca di dargli sostegno Nik, ma lui stesso sa che è tutto inutile e che Carter, come tutti loro, ritroverà la pace solo quando la saprà sana e salva.
Intanto il suono di chiamata della radio suona ed è anche un bene, poiché anche così via schermo, Carter si sente meno solo.
" Ragazzi cosa diremo in ospedale?
Un altro incidente come abbiamo detto per Sara mi sembra un po rischioso."
Questa è davvero l'ultima delle loro preoccupazioni ora, ma purtroppo è un dettaglio che devono valutare.
L'ospedale è ancora sotto il controllo dello stato, ergo forze dell'ordine e già con Sara hanno rischiato con la scusa dell'incidente in moto, ma li era più che giustificato.
La biondina aveva subito le ferite a causa dello sbandamento della moto moto della caduta, perciò era credibile.
Con kim cosa possono dire?
Che è caduta su un proiettile e ha sbattuto contro il pugno di qualcuno?
Per fortuna Nik ha già pensato a come risolvere.
" Non dovete preoccuparvi, il direttore è mio zio lo già avvisato.
Non farà domande, l'importante è che Kimsi riprenda."
Si sente Cam sbuffare e quando Carter fa cadere l'occhio sullo schermo, o meglio sulla ripresa di lui, si capisce che nonostante la chiacchierata di prima, sia ancora molto toccato.
Carter lo capisce, Kim rischia di morire per salvarlo.
Ma non è colpa sua.
" Cam ti ho già detto di smetterla.
Siamo una famiglia, cazzo e sono sicuro che a tua volta lo avresti fatto per lei o per uno di noi.
Per io frignare di meno e premi quel cazzo di piede sull'acceleratore.
Sei lento cazzo."
Detto ciò, chiude la chiamata, nervoso ormai vicino a una crisi isterica.
Non riesce a guardare nemmeno il volante, poiché tanta è stata la fretta che non si è nemmeno pulito le mani ed ora ogni cosa che ha toccato è sporca di lei.
Le ricorda la sua vita appesa a un filo.
" Lo pensi davvero?"
Gli chiede Nik, riferendosi al discorso fatto a Cam, perché è davvero sorprendente la sua reazione.
In genere quando succede una cosa del genere, fa comodo avere qualcuno da incolpare, in questo caso Cam sarebbe la pecora nera su cui accanirsi, per quanto sbagliato sia.
Ma Cam no, l'ha persino consolato, ma solo perché ha qualcun'altro a cui dare la colpa.
"Si, non ce lo con lui, ma solo con me stesso.
Non lo protetta come avrei dovuto. "
L'unica persona colpevole che vuole condannare, è se stesso.
E nella sua mente i se lo consumano lentamente e velenosi.
Continua a rivedere lei morente tra le sue braccia e si chiede cosa avrebbe potuto fare per salvarla.
Sarebbe dovuto arrivare prima, avrebbe dovuto dire a Stefano di portarla via, avrebbe dovuto camminare davanti a lei.
Avrebbe, ma non lo ha fatto e forse pensarci non serve a un cazzo.
Ma è la sua coscienza che ha innescato questa tortura e solo quando sii renderà conto che nessuno è colpevole potrà tornare libero, si accontenterebbe anche solo dii saperla salva, tanto basterebbe.
Nik vorrebbe dissuaderlo e farlo ragionare, ma il tempo delle parole è finito e, parcheggiando la macchina dietro all'ambulanza, scende giù senza nemmeno spegnere il motore, pensando solo a dover raggiungere lei.
È esattamente come la vista quando l'hanno caricata sulla ambulanza, se non fosse per la flebo e l'aria preoccupata degli infermieri.
"Ha perso parecchio sangue...
Sala rianimazione...
Emergenza..."
Non lo guardano nemmeno, ha appena il tempi di sfiorare la mano di lei, prima che venga trascinata aldilà di una porta con su scritto "area riservata."
Ha provato ad aprirla, fino a rischiare di scassinare la maniglia, ma niente.
Dopodiché si è sfogato gridando all'infermiera aldilà del vetro della reception, minacciando di morte se non lo faceva passare e la poveretta si è nascosta nella sua poltrona a pregare che il vetro antiproiettili reggesse l'ennesimo colpo.
Ci sono volute tre persone per allontanarlo, lasciando a Simon l'ignobile compito di dissuadere l'infermiera dal chiamare la polizia, spiegando la situazione amorosa dell'amico.
Per fortuna i romanzi rosa sanno convincere qualsiasi donna.
"Che cazzo ti dice il cervello Carter?
Quella è la sala operatoria cazzo, è normale che non ti fanno entrare."
Cerca di farlo ragionare Alex, ma con tono calmo perché capisce come si sente e anche lui vorrebbe buttare giù quella cazzo di porta.
Ma così facendo non servirebbe a nulla, anzi loro verrebbero sbattuti fuori.
Così, dopo parecchie sigarette e aver consumato il marciapiede con il loro fare avanti e indietro, tornano tutti dentro a sedersi nella sala d'attesa.
Stefano, appena sono arrivati, si è allontanato da loro per parlare di persona con lo zio della situazione, per poi tornare mezz'ora dopo in compagnia.
A vederlo, è irriconoscibile, Jek ha un cerotto sulla fronte e una fasciatura con legato al collo per braccio slogato, ma la parte peggiore sono i suoi occhi.
Occhi rossi, stanchi, che hanno pianto e che hanno visto la persona che ama in condizioni tra la vita e la morte.
Chissà, si chiedono tutti, se anche loro hanno lo stesso sguardo angosciato.
"Sara?"
Chiede Alex, non avendo notizie di lei da quando li ha visti andate via in macchina, veramente preoccupato per la biondina e anche perché vuole una buona notizia da dire a Kim appena si sveglierà.
"Sta bene, per fortuna era meno grave di quello che sembrava.
Ha una ustione lieve al braccio, ma non grave, dicono che è svenuta più per lo spavento e lo stato di shock che per la ferita."
È Stefano a fare la spiegazione, Jek non sembra in grado nemmeno di parlare, ancora di più da quando Stefano gli ha detto quello che è successo a kim.
Tutti fanno un sospiro di sollievo per la piccola Sara ma è un sollievo che si ferma lì.
Anche loro si siedono vicino ai loro amici, l'unico che parla è ancora Stefano ma solo per avvisarli che anche kessie e Mary sono qui in ospedale, a fare compagnia a Sara.
Ma che non ha avuto ancora il coraggio di dirle le condizioni di Kim e che anche lei è qui.
"Ma non so quanto Sara si berrà la storia che Kim si sta occupando di chi la ferita è da quando si è svegliata chiede di lei ogni dieci minuti."
Più di tutti, Carter ha un sussulto nel petto.
Come fa ad andare da lei a dirle che Kim è in fin di vita, perché lui non è stato capace di proteggerla.
Sa il legame che lega le due donne, l'ha visto con i suoi occhi e vissuto sulla propria pelle il brivido che da vederle abbracciate.
Ed ora, dovrebbe tirare fuori le palle, andare da lei è dirle la verità è invece si sente un codardo che non riesce nemmeno ad alzare lo sguardo sugli altri, non osano immaginare come si sentirebbe una merda agli occhi di Sara.
Si sente un lungo respiro, Alex alzarsi e andare via senza dire una parola, lasciando tutti a pensare che stia uscendo fuori per fumare una sigaretta.
Invece, lo sguardo di Carter torna su quella maledetta porta bianca, sperando di vederla uscire e di sentirla sbuffare dicendo:
" che cazzo ci fate qui, andate a rompere qualcun'altro."
Ma lei non esce e ogni minuto sembra allontanarla sempre di più da lui.
Passata un ora ormai da quando sono arrivati e questa maledetta sedia sembra fatta di spine e ansia, diventando intollerabile per Carter che senza dire nulla esce fuori.
Fa un lungo respiro, sentendolo però incastrarsi in gola mentre osserva il sole calare verso il tramonto, dando la buona notte a una giornata iniziata in paradiso e finita all'inferno.
Con le mani che tremano nonostante le abbia lavate, si porta una sigaretta alla lebbra, accendendola e facendo un lungo tiro di nicotina e fumo.
Cerca una calma che sia almeno apparente, qualcosa che gli liberi il cuore, che lo trattengo dall'urlare e distruggere ogni cosa.
N
on ci riesce, non sa più tenere le mani ferme e come un pazzo inizia a prendere a pugni una delle colonne bianche della facciata.
" Non puoi andartene cazzo. Non puoi lasciarmi così cazzo."
Sono urla di disperazione, di paura, con le nocche che iniziano a sanguinare ma senza avere la forza di fermarsi.
Ha un mondo dentro di sé da sfogare, un disastro che ha trattenuto dentro fino a sentirlo nei pugni che si scontrano contro il cemento e il cartongesso.
Una mano gli afferra la spalla, spingendolo a girarsi verso di lui, con i ogni ancora alzati che Nik afferra tra le sue per fermarlo e soprattutto evitare che lo colpisca.
" Non risolverai nulla così. Devi restare calmo per lei. Perché questo è quello che ti direbbe lei."
Per lei, lo direbbe lei, lei, lei cazzo.
La sua intera vita ormai gira intorno a lei ed ora sembra che tutto stia crollando con lei.
E finalmente si lascia andare, gli occhi si riempiono di lacrime e i pugni scendono e diventano deboli e vuote.
" Io la amo Nik.
Non ho mai amato nessuno così cazzo."
L'amico lo tira a se, abbracciandolo come non faceva da una vita, da quando è morto suo padre.
Si lascia andare Carter in un pianto silenzioso che sente nascere dal cuore, è la sua anima che si sta disperando.
E Nik vorrebbe dargli di più di un abbraccio e una carezza sulla schiena, ma anche lui si sente impotente, può solo stargli vicino come può.
" Lo so.
Ma lei è ancora viva cazzo. Non è morta.
Non la devi piangere, come se già lo fosse, lei c'è la farà.
Ci scommetto i coglioni."
Continua a stringerlo a sé, alzando gli occhi al cielo trattenendo la voglia che anche lui di crollare.
Perché Kim non è solo il capo, la ragazza del suo migliore amico.
E soprattutto parte della sua famiglia, amica di tutti loro.
Ma ci prova a essere forte, a essere lui per una volta cazzo a sostenere l'amico.
Lo spinge leggermente da sé, portandolo con il viso davanti al suo.
"E fidati, ci tengo ai miei coglioni, non li scommetterei così a caso."
Gli ruba un sorriso, anche se piccolo e insapore.
Ma tanto basta per far tornare il respiro ad entrambi.
E quando Carter lo ringrazia per essere qui, con lui, come sempre quando tocca il fondo.
Nik si allontana di poco, rubandogli la sigaretta dalle dita, nonostante non fumi da anni.
" Sei mio fratello.
Io ci sarò sempre per te."
E sa che è vero, che lui è davvero suo fratello nonostante il sangue diverso nelle vene.
E insieme, con un respiro in più nel petto.
Qualcun'altro invece annaspa ad ogni passo che fa.
Alex non è andato fuori a sfogarsi, ma si è preso carico dell'ignobile compito di parlare con Sara.
Nessuno gliela imposto e nemmeno chiesto, ma si sente di doverlo ad entrambe.
Kim ha fatto davvero tanto per lui ma anche Sara è sempre stata importante anche se dietro alle quinte.
Arrivata davanti alla sua porta, la vede sorridere con le due ragazze e si sente una merda per quello che sta per fare, a essere lui che rovinerà quei sorrisi.
Ma ingoia il nodo in gola e bussa alla porta, entrando nella stanza appena gli danno il permesso.
Chi passa nei corridoi, potrebbe tranquillamente fermarsi a spiarli dalla vetrata che da sul corridoio, ma sarebbe una visione angosciate.
Alex girato verso di lei, la sue espressione ai invisibile a chi li guarda da fuori, mentre invece possono vedere ogni espressione delle ragazze che pian piano cambia.
Da un sorriso a uno pianto.
Le urla che non è possibile, che lei non può lasciarla da sola, non può dirle addio.
E Alex la stringe a se, subendo senza senza riserva i pugni sul petto briciole in confronto al dolore che sentono dentro.
Le mani giunte in preghiera, un canto di disperazione nel cuore di tutti loro, nella silenziosa richiesta a dio di prenderla a se, di non costringerla a dire addio a tutti loro.
Passano tra ore di pianti, grida e di preghiere.
E persino Carter ha le mani giunte in suppliche e lo sguardo verso il cielo.
"Mio Dio lo so che sono un peccatore e che non c'è posto per me nel tuo regno.
Ma salvala ti prego salva lei e prendi me.
Salva il mio angelo folle. "
Un momento di respiro quando finalmente vedono un dottore avvicinarsi a loro.
Scattano tutti in piedi, facendo quasi sobbalzare l'uomo vestito con il camice bianco.
Non chiede se sono parenti, ha avuto ordini precisi dal direttore, perciò stringendo tra le dita una cartellina rossa, arriva subito al dunque, cercato l'apatia che è l'unica cosa che lo salva in questo lavoro.
"La ragazza sta bene.
Il proiettile è passato a un centimetro dal cuore. Rompendo due costole.
Ma è viva.
Viva per un miracolo."
Un lungo respiro che quasi fa male ai polmoni e al petto.
E vorrebbero scavalcarlo e correre da lei, magari nell'illusione che lei sia persino già sveglia.
Ma l'espressione del dottore e seria e poco sollevata, non ha ancora detto tutto.
" Non ho finito.
Anche se è viva, abbiamo avuto delle complicazioni durante l'operazione.
Abbiamo dovuto farla entrare in coma farmaceutico.
Si sarebbe dovuta svegliare mezz'ora fa ma non è successo."
Carter subito scatta in avanti e sembra volerlo afferrare dal collo se non fosse per Massi e Nik che lo trattengono.
Chiede cosa significa, cosa succederà.
Ma la risposta è agghiacciante.
"È viva ma è entrata in coma e non sappiamo quando si sveglierà.
E se si sveglierà, ormai dipende solo da lei.
Mi dispiace."
Ora è lei a dover lottare e lei a dover volere di tornare.
Ma è come chiedere a uno zoppo di correre la maratona.
Tutti sanno, chi più è chi meno, quanto kim abbia sofferto in questa vita e quante volte sia stata proprio lei a dire che ormai la vita la spaventa più della morte.
E Carter ripercorre onnivoro discussione, ogni sorriso, ogni bacio condiviso nei loro momenti fragili.
Ogni passo che percorre verso la camera di lei è un tuffo in un ricordo, negli occhi di lei.
Ed è devastante vederli chiusi, vederla stesa su un lettino con un tubo in gola, aghi nel braccio e cullata dal suono della macchinetta che suona il suo battito.
Si siede vicino a lei, sfiorando la sua mano fredda, cercando le parole giuste da dire, ma non esistono, nessuna gli dà giustizia.
Perché non è giusto vederla così, tra la vita e l morte, per l'ennesima volta.
Quella su questo letto, non sembra nemmeno lei.
"Ciao amore mio.
Chissà cosa stai facendo nel luogo dove sei ora spero solo che sia un posto bellissimo. Ma tu non te ne puoi andare, perché io ho bisogno di te. Loro hanno bisogno di te.
Sara ha bisogno di te."
Stringe la mano, portandola alle labbra e baciandola.
Le lacrime tornano a segnargli il viso, sicuramente deve avere un aspetto orribile e debole.
Ma non gli importa.
Lei è l'unica cosa importante ora.
L'unica.
"Quando ti ho conosciuta eri una guerriera che volevo sconfiggere.
Ma quello stesso giorno mi sei entrata dentro come un dolce veleno.
Da quel giorno non ho fatto altro che pensarti e desiderarti.
Il giorno in cui ti ho baciata e che sei stata mia è stata la sera più bella della mia vita. Ma ancora di più il giorno che mi hai detto che ci tieni a me.
E questa mattina, cazzo, questa mattina hai dato un senso alla mia vita quando mi hai detto ti amo.
Tu sei stata e sarai per sempre il mio primo amore.
Avevamo appena iniziato ad amarci e la vita crudele ci ha di nuovo separati.
Non dargliela vinta Kim torna da me amore perche io ti amo amore mio e ho ancora molto bisogno di te.
Ti prego svegliati, non dirmi addio."
Ma lei non si sveglia.
E lui non smette di pregare.
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