capitolo 18 il passato torna sempre armato
"Alex prendila e portala via, ce ne andiamo."
Alex si avvicina alla ragazza, prendendola a modo di sposa, fermandosi vicino agli altri.
Non vuole andare via, lasciarli soli in questo scontro, ma Kim lo guarda gelido, senza possibilità di contraddirla.
Cam e Teo gli annuiscono, come a dire di stare tranquillo, che la coprono loro.
Cosi Alex stringe la presa sulla ragazza e corre dalla stanza per portarla in salva.
La sala, ignara da ciò che sta accadendo nel privé, continua a scatenarsi al centro della sala.
Tanto che Alex deve fare a gomitate per uscire, finché il rumore di spari continui non arriva a tutti, anche a lui.
La gente inizia ad urlare, correndo verso l'esterno in panico e Alex è costretto a spostarsi su un lato della sala per evitare di essere calpestata dalla folla delirante.
Stringendo a se la ragazza, guarda con stupore le persone cadere a terra e venire calpestate e calciate invece che aiutate.
Alcuni rimarranno feriti, altri moriranno di morte atroce ed è orribile pensare che l'assassino è la paura, la stessa che ha spinto in massa a scappare via senza guardarsi indietro o tra i piedi.
Quando finalmente la folla sembra essersi calmata, si avvicina all'uscita ma prima di superarla una esplosione alle sue spalle lo fa sobbalzare è girare verso il privé.
Vede i suoi uomini correre verso l'esterno, incrociando anche lo sguardo di Jek.
"Che cazzo è successo Jek?"
Gli chiede urlando per superare il frastuono ancora vibrante nell'aria.
Osserva l'amico, vedendo qualche graffio sul braccio, ma niente di che, al contrario della sua espressione sperduta e confusa.
"Non ne ho idea Alex.
So solo che quel Tizio conosce Kim, ma non so come."
Questo lo sa anche lui, ha visto l'amica tremare verso quell'uomo che la chiamata Caterina.
Chiamandolo a sua volta Stone iinvece che Halz.
Ha visto Kim nelle situazioni più assurde e terrificanti, non muovere un ciglio, anzi spesso era lei motivo di terrore.
Mai la vista tremare o esitare, mai fino a stasera e questo accentua la loro curiosità su chi è Josh Stone.
"Cercate quel figlio di puttana.
Ora."
Si sentono le urla di Kim rimbombare per tutta la sala.
E persino Alex e Jek si ritrovano a ingoiare a vuoto.
Gli uomini corrono verso le uscite per eseguire gli ordini, mentre Cam e Carter aiutano Kim a rialzarsi da terra.
Alcune schegge le hanno perforato la carne e la caviglia si è leggermente slogata.
Ma Kim non sente niente, se non rabbia e la nausea bruciarle stomaco e gola.
Con poca eleganza, si stacca dalla presa dei due ragazzi, incamminandosi un po zoppicante verso l'uscita.
Carter le cammina dietro in silenzio, pronta a sostenerla se la caviglia le cederà, ma nulla dentro di lei sembra voler cadere.
Si ferma davanti ad Alex, guardando la ragazza svenuta ancora tra le due braccia, per poi spostare lo sguardo in quello di lui.
"Che cazzo ci fai ancora qui, andate in macchina e fate un giro veloce di controllo.
Poi dritti a casa."
Alex e Jek annuiscono di scatto per poi andare via, quasi impauriti.
L'ha vista torturare un uomo, eppure è lo sguardo che ha ora a preoccuparlo.
Chiunque sia Stone, la storia sta prendendo una piega molto più preoccupante del previsto.
Poiche, se quell'uomo ha ridotto così Kim, cosa è capace di fare?
"Dobbiamo andare anche noi."
Kim si gira di scatto verso Carter, fulminandolo per ciò che ha appena detto.
Non ha intenzione di andarsene finché non vedrà Stone bruciare all'inferno.
Qualche anno fa gli è sfuggito, facendole credere che fosse morto e invece il bastardo è vivo e nascosto da una finta identità.
Chissa quanto altro male ha fatto, quante bambine hanno subito l'errore di Kim, l'errore di esserselo fatto scappare.
E se ne frega dello sguardo duro di Carter, camminando verso il privé ridotto in macerie.
"Testarda e incosciente."
Parla tra i denti seguendola tra i pezzi di colonna finiti a terra e i cadaveri rimasti vittima dell'esplosione.
Tutti uomini di Stone e questo fa capire quanto quell'uomo sia crudele, tanto da lasciare morire i suoi stessi uomini.
Kim inciampa tra i resti del tavolo e Carter l'afferra al volo.
Ma lei invece di ringraziarlo, lo guarda furente strappandosi via dalla sua prese.
"Non toccarmi."
Gli parla a denti stretti, tornando a camminare verso l'uscita segreta.
E Carter rimane immobile, con le mani vuote di lei e con l'immagine del suo sguardo impresso nella testa.
Non era solo rabbia, non sa davvero come descriverlo.
E come se averla toccata, le avesse provocato dolore e non cura e la guarda toccarsi il punto dove lui la toccata strofinando la pelle come se l'avesse scottato.
Sente dentro di se tutti i passi fatti in avanti diventare cenere, ritrovandosi il gelo che pensava di aver sconfitto tanto tempo fa.
Sconfitto e sconfortato la segue nel tunnel, rimanendo a distanza, terrorizzato all'idea di sfiorarla anche solo per sbaglio e rivedere quello sguardo.
Il tunnel non è molto lungo e sbuca su un vicolo dietro al locale.
Forse se avrebbe studiato meglio il locale, se avesse diviso meglio gli uomini invece si richiamarli inutilmente verso l'interno, non l'avrebbe perso.
Osserva i segni sull'asfalto, ormai freddi e sbiaditi, sono andati via mentre la sparatoria era ancora in atto, a quest'ora saranno lontano miglia.
Con il capo chino, si solleva in piedi, guardando i segni di ruote segnare la strada fino all'uscita del vicolo e scomparire.
La pioggia scende su di lei e sulla strada, cancellando pian piano le traccie.
"Kim."
Sussurra Carter, ma lei non lo sente.
Il frastuono della pioggia che scende, si trasforma in urla nella sua testa e gli occhi non vedono più il presente ma sono persi a guardare il passato.
Sente il proprio corpo molto più piccolo tenuto a terra, sente la bocca secca a causa della stoffa infilata per attutire le sue urla, sente l'odore di fumo sudore impregnarle la pelle.
Delle mani grandi la tengono, dalle spalle, su un materasso a pancia in giu, le molle consumate le graffiano l'addome mentre la gola si riempie di vomito per l'odore del materasso intriso al sudore degli uomini che la circondano.
Gli occhi pieni di lacrime, sapendo che è impossibile liberarsi, poi dolore.
Quello semplice, puro e crudele dolore che arriva fino alle ossa e le spazza.
E di può solo urlare, finché la gola non si graffia e il respiro diventa sempre più difficile.
E Carter la vede piegarsi in ginocchio e urlare tenendo le mani al petto.
Spalanca gli occhi, completamente sotto shock per quello che sta vedendo, Kim sta soffrendo dentro di lei, persa nella sua mente che la sta avvelenando.
Le urla attutite dalla stoffa, le mani di quegli uomini che le strappano l'anima, poi una luce che le investe il viso e due mani che la afferranno e la portano via da lì.
Con la gola secca per le urla, il corpo e l'anima a pezzi e gli occhi pieni di lacrime, si lascia stringere e tenere al sicuro tra le braccia di Carter.
Appena la sentita iniziare a urlare, la afferrata e stretta a se, anche se finendo a terra tra il fango e l'asfalto sbriciolato.
Lei ha continuato ad urlare, a dimenarsi, ma lui non ha lasciato la presa e non la lascerà mai.
Passano circa dieci minuti prima che lei si calmi, per poi rimanere immobile e tremante nel suo abbraccio accogliente.
"Avrei dovuto fermarlo anni fa e invece chissà quanto male a riversato su altri innocenti."
Carter non sa se è rivolta a lui o se sta parlando al cielo che ancora piange su di loro.
Ma continua ad abbracciarla, accarezzandole le braccia come se potesse riscaldarla fin sotto la pelle.
Non sa cosa fare, come può placare il dolore che sente tremare nel suo petto, pensava di aver visto il massimo della sua sofferenza quando Alex la tradita, ma quello è niente, una briciola di sabbia in confronto a questo.
"Lo fermeremo, te lo giuro."
E lo giura a Dio, farà pagare a quell'uomo tutto il dolore che sente pulsare dentro di lei.
Ogni livido che le ha inflitto nell'anima glielo ripagherà mille volte tanto.
Dovesse perderci la vita, nel suo ultimo respiro lo tirerà all'inferno con se.
Intanto, Jek e Alex in macchina, finiscono il loro giro di vedetta.
O meglio, è Jek alla guida a guardarsi intorno mentre Alex seduto dietro con la ragazza e completamente concentrato su di lei.
I suoi capelli neri sono lunghi fino al sedere e lisci come spaghetti, ma si vede ad occhio nudo che sono trascurati e sporchi di polvere e sudore.
Tutto in lei è stato maltrattato, la sua pelle bianca sembra non aver mai conosciuto il calore del sole e il suo corpo denutrito fa sentire in rilievo le ossa e le vene sporgenti.
E in un pessimo stato, eppure Alex ne è incantato come sotto incantesimo.
Forse sono i suoi occhi neri ad averlo incatenato a lei, la sofferenza e il vuoto che ci ha letto dentro.
Gli stessi che ora sono chiusi in un sogno pieno di incubi.
Il suono della video chiamata sulla radio della macchina, le scuote dal suo sonno, ma grazie alle carezze di Alex sul capo torna subito al suo riposo mentre Jek si occupa di rispondere alla chiamata.
"Ragazzi, novità?"
Sullo schermo appaiono tutti i ragazzi, questa volta molto più seri dell'ultima video chiamata fatta.
Al centro dei vari riquadri c'è Carter, stranamente alla guida al posto di Kim mentre di lei non si vede l'ombra.
A rassicurare tutti della sua presenza è la certezza che Carter non sarebbe mai ripartito senza di lei.
"Nessuna traccia, si sono mossi veloci e la pioggia ha cancellato le traccie."
Parla Cam per tutti e Simon al suo fianco nega d'accordo, confermando che anche dalle video camere della zona ha scoperto ben poco a causa del mal tempo che ha messo k.o quasi tutto il sistema di sicurezza di merda del locale.
"E qui abbiamo bisogno di un dottore, la ragazza è messa male e anche Kim non mi è sembrata in forma."
Parla Jek al posto di Alex, con la riconoscenza dell'amico.
Jek non è cieco e solo guardandola dallo specchietto retrovisore si può capire quanto abbia bisogno di aiuto.
Per quanto riguarda Kim, ha visto dal vivo la stanza esplodere alle sue spalle e il maglioncino sporcarsi di sangue e strappi.
"Chiamerò Stefano, è mio cugino e, oltre a essere un dottore, è una persona fidata."
Risponde Nik in macchina con Massi e fin da subito lo si vede prendere il telefono e portarselo all'orecchio.
E Kim in genere sbufferebbe all'idea di avere un altro uomo in casa.
Ma ora è troppo presa a guardare fuori dal finestrino cercando di riprendersi dal crollo che pensava di aver superato anni fa.
"Almeno Sara sarà felice di avere una amica in più, pian piano le donne ci stanno raggiungendo e se ci superano sono cazzi ragazzi."
Cerca di sdrammatizzare Cam, riuscendo a strappare almeno un sospiro di sollievo a tutti.
La loro stima verso Kim è cresciuta notevolmente, avendola vista farsi avanti per salvare una donna che nessuno di loro conosce.
Ma l'amarezza per averla vista segnata dentro, gli è rimasta dentro chiedendosi se per lei la vita di quella ragazza è valsa la ferita che si è riaperta dentro di lei.
Kim apprezza davvero l'animo di Cam un po testa di cazzo ma sempre pronto ad alleggerire la tensione.
Cosi esce allo scoperto, facendosi finalmente vedere dagli altri.
"Cam, ti ricordo chi sono le donne in casa, perciò il vostro numero superiore non vale un cazzo."
Tutti scopiano a ridere, non solo per la buttata, ma rassenerati nel vederla con loro.
Soprattutto Alex e Carter, più il secondo che la assistita nel suo crollo.
"Ora meno parole e più acceleratore, voglio tornare a casa."
Li sgrida Kim per poi chiudere la chiamata e tornare a guardare fuori dal finestrino.
Il suo cuore ancora in tumulto, ma la mano dincarter afferra la sua e quel peso insopportabile si alleggerisce un po'.
Lo guarda, concentrato sulla strada come poco fa era contratto su di lei, sul salvarla da se stessa.
Il terrore, il disgusto e l'odio verso gli uomini, eppure stasera è stato un uomo a salvarla e ciò le crea così tante domande dentro e altrettanti dubbi.
Le macchine si fermano uno dopo l'altra davanti a villa Queen.
La frenata della macchina è abbastanza tranquilla, ma i nervi della sopravvissuta sono talmente tesi da farla scattare e spalancare gli gli occhi.
Subito incrocia due occhi verdi che la guardano preoccupato.
È terrorizzata, non sa dove si trova e con chi, ma rimane immobile come le hanno insegnato a fare.
Sottomettersi, essere un oggetto, non avere diritto di sottrarsi alla volontà altrui.
"Stai tranquilla, sei al sicuro?"
Perche questo uomo è così gentile con lei e cosa vuol dire essere al sicuro?
Quest'uomo dallo sguardo umano, le sorride invitandola a scendere con sé dalla macchina.
La tiene vicina a se, aiutandola a camminare verso questa grande villa.
È questa la sua nuova abitazione, è qui che abita il suo nuovo padrone?
Cammina al fianco dell'uomo gentile, a sguardo basso come è stata insegnata a fare, lasciandosi guidare ovunque debba andare.
L'unica cosa che sente appena superano il portone di casa, è il calore che le riscalda le ossa quasi in modo doloroso e voci di uomini e donne che si mischiano tra loro.
"Kim."
Sente la voce di una donna urlare e istintivamente alza leggermente uno sguardo, sperando di non venir punita per la sua curiosità.
Una giovane donna dai capelli biondi corre verso un'altra donna abbracciandola.
La corvina, che crede chiamarsi Kim, trattiene una smorfia dii dolore dovuto alle innumerevoli ferite ma stringe a see la bionda dicendole di stare tranquilla, che è tornata a casa.
Ingenua, nascosta dietro alla schiena dell'uomo dallo sguardo gentile, guardandola scena confusa.
Non ricorda più cos'è un abbraccio e un carezza, ormai abituata solo alla violenza e alla solitudine, chiedendosi se non sia per caso morta e quindi finita in un aldilà sovrannaturale.
"E lei chi è?"
Chiede la bionda avvicinandosi a lei, ma la sconosciuta si nasconde di scatto dietro ad Alex, per poi pregare di non essere punita per questo.
Tremante sbircia oltre luomo, incontrando lo sguardo dolce e azzurro della ragazza.
Nessuno la ancora punita, anzi la bionda le porge la mano gentile mentre l'uomo che la salvata le sorride cortese.
È terrorizzata, troppa bontà le fa quasi male, come un cane che vive con il collo legato a un guinzaglio e poi viene liberato di colpo.
"Non sappiamo il suo nome, stava per essere venduta e l'abbiamo salvata.
Portala in camera mia, abbiamo già chiamato un dottore per visitarla."
Sara annuisce alle parole di Kim e prova di nuovo a sporgersi verso la ragazza.
Ma quest'ultima rimane nascosta dietro ad Alex steingendo tra le dita la stoffa della sua camicia con disperazione.
È la prima volta che si ribella, che si è sentita umana tra le mani di questo uomo, non è pronto a lasciarlo andare, non vuole.
E Kim lo capisce, la comprende a pieno poiché conosce bene lo sguardo che vede nei suoi occhi.
Alex la salvata, è la sua ancora sicura dopo tanto tempo, un po quello che prova Kim per Carter.
"Alex portala tu e resta con lei finché ne avrà bisogno."
Lui annuisce, ringraziandola perché in realtà ci sperava dii non doversi ancora separare da lei.
Poi la guarda, ancora tremante e stretta alla sua camicia e le porge la mano chiedendole di poterla prendere in braccio.
Glielo sta chiedendo, perché?
Non c'è bisogno di chiederlo, lei è un oggetto, un essere abituato a essere ciò che gli altri vogliono.
È confusa, stordita, si guarda intorno e cede che tutti la guardano con dolcezza e pietà.
Mai nessuno a avuto pietà per lei, non è degna di ricevere pietà, non ne ha il diritto.
E respira a fatica, le gambe le tremano e il cuore le batte così forte nel petto da farle male.
Le emozioni la sovrastano e senza più forze sviene tra le braccia di alex.
"Non stare lì imbambolato come un merluzzo, portala su.
E tu Nik di a tuo cugino di muovere il culo e in fretta."
Alex annuisce stringendo tra le braccia la donna e seguendo Sara al piano superiore, mentre Nik si allontana dalla folla per richiamare Stefano.
Gli altri si uniscono tutti in cucina.
Mark e gli altri sono stati già mandati via, Mary sta tirando fuori dagli sportelli qualcosa da bere, perché da come sono ridotti ne hanno bisogno, mentre Kessie si arma di cassette del pronto soccorso soprattutto per Carter e Kim.
"Allora Kim, che ne dici di spiegarci?
Direi che sai molto che noi non sappiamo."
Si fa avanti Simon, sicuro di sé anche se gli altri lo stanno guardando male per la sua indelicattezza.
Ok che Kim è ferita e visibilmente stanca, ma la situazione si è largamente complicata e lui vuole capirci qualcosa.
Kim sospira, togliendosi il maglioncino, rimanendo in canottiera per facilitare a Kessie il lavoro di iniziare un primo pronto soccorso.
Intanto ai sente Nik nell'altra stanza aprire la porta di casa e invitare qualcuno a seguire Mary al piano superiore, sicuramente il dottore.
Una volta che anche Nik si siede a tavola, kim decide che il momento per spiegare la situazione, almeno in parte.
"L'uomo che conoscevamo come Halz, è in realtà Josh Stone.
La famiglia Stone era la più grande gang ad occuparsi di sfruttamento sessuale di minori a Detroit.
Adottavano bambini, per poi usarli come merce di scambio o divertimenti sessuali."
Parla con il suo solito tono indifferente, senza nemmeno una smorfia nonostante Kessie le stia togliendo schegge di ferro dalle spalle.
Nonostante lo schifo che sta raccontata che in compenso fa arricciare il naso ai presenti nella stanza.
"Che schifosi di merda."
Parla tra i denti Cam, trattenendo il senso di nausea che gli sale in gola, come tutti gli altri.
Sono abituati alla droga, al sangue e persino alla prostituzione in molte altre gang, ma marchiare l'anima di un bambino nemmeno il diavolo potrebbe osare tanto.
"Vero, l'intera famiglia è stata sterminata qualche anno fa, uno dopo l'altro.
Josh deve aver cambiato nome ed è scappato prima che la sua carne venisse bruciata da me.
E si, sono io il carnefice della famiglia Stone."
Ammirazione, fierezza nell'averla come capi, stupore nell'immaginare una donna sola a sterminare una intera rete di uomini bastardi e infami.
E lei piega il capo, ricordando il fuoco avanzare lento sui loro corpi alcuni già cadaveri altri immobilizzata a morire lentamente bruciati vivi.
E chiude gli occhi ricordando l'odore di fumo nelle narici e il rosso del fuoco salire fino al cielo e macchiandolo.
E gli altri sono senza parole, non sanno che dire e rimangono semplicemente in silenzio.
Mentre Carter si chiede lei come ci sia finita inezzo a quella merda.
"Detto ciò, la cosa importante da sapere e che ora Josh sa che ci sono dietro io e la cosa diventerà personale.
Perciò chi non vuole rischiare, quella è la porta."
E tutti si dimenticano di chiederle come lo conosce e perché lui conosce lei, siccome parole sue Stone è fuggito prima che la carneficina iniziasse.
Perche la chiamata Caterina e perché sono sembrati tanti intimi.
Si scordano di tutto per la stronzata che ha appena detto.
"Non dire minchiate, noi siamo con te Kim, anche in mezzo a sta merda.
Se quello stronzo vuole arrivare a te, deve passare su di noi."
Tutti sono d'accordo con Teo e solo ora Kim si rende conto di quanto siano diventati davvero una famiglia, come a modo suo si sia legata a tutti loro, in un modo o in un'altro.
Insieme hanno iniziato questa guerra e insieme la porteranno a termine.
Perche questa è la loro casa, la loro famiglia e la loro vita.
E se c'è da combattere, si combatte insieme.
"Bene, allora dormite con un occhio aperto, Stone non è il solito topo di fogna.
Non va sottovalutato."
Gli da segno di andare via, senza troppa gentilezza e li guarda andare via uno a uno.
Capendo fino in fondo a quanti credono in lei e quanto la famiglia si stia allargando giorno dopo giorno.
E rimane il silenzio, mentre Kessie timidamente medicia le ferite di Carter per poi andare via senza dire una parola, lasciandoli soli solo per pochi minuti.
"La ragazza sta meglio, ma il dottore rimarrà per la notte a tenerla sotto controllo.
Hai ancora bisogno di me?"
Chiede Alex entrando in cucina sicuro che l'avrebbe cacciato via.
E invece Kim sospira, invitandolo a sedersi e riempiendo i tre bicchieri di vodka.
Davanti a se ha i due uomini più importanti della sua vita.
A loro deve tanto, in un modo o nell'altro, a loro deve la verità.
"E ora di raccontarvi di Caterina.
La mia storia, quella prima di diventare Kim."
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