capitolo 16 favori
La notte del compleanno di Sara è sfumata lentamente, ma lasciando il ricordo e la serenità di cui tutti avevano bisogno.
Ora però, tutti i ragazzi seduti al tavolo di Kim, devono mettere da parte le emozioni e l'allegria, perché questa sera ci sarà l'incontro con Halz.
"Allora Kim, quale è il piano?"
Sara silenziosa porge sul tavolo i caffe, cercando di creare meno disturbo possibile, per poi sedersi vicino a Kim.
È quest'ultima ad averle detto di partecipare alla riunione, anche perché in qualche modo anche lei fa parte del piano.
"Dai bluu abbiamo scoperto che Halz ha molti uomini, perciò direi che il primo problema da risolvere è villa Queen.
Se dovremmo andare in massa, chi proteggerà la casa?"
Questo è davvero un bel problema.
Le altre volte villa queen è sempre rimasta coperta, ma stasera avranno bisogno di tutti gli uomini possibili.
E questo significa non riuscire a proteggere Sara e le altre.
Prima che Kim possa fare ipotesi è proprio la biondina a farsi avanti.
"Perche non chiedi a Mark e ai ragazzi della palestra.
Se non sbaglio ti deve un grosso favore."
L'idea non è male, anche perché è davvero difficile che arrivino a villa Queen e poi Mark gli deve davvero tanto da quando una sera ha salvato sua sorella da un possibile stupro o omicidio.
"Figurarsi se quel bamboccione ti dice di no.
Si prenderebbe una pallottola nel culo per te."
Le parole ironiche di Alex fanno scoppiare tutto a ridere, tranne Carter che con una espressione nervoso si chiude nei suoi pensieri.
Chi era questo Mark e cosa voleva dire con quella battuta?
E guarda lei chiedendosi quanti uomini l'abbiano desiderata e in quanti l'hanno anche solo sfiorata.
E il sangue gli va dritto al cervello, ma non c'è tempo per la gelosia, Kim non gli da nemmeno il tempo di pensare, perché hanno una missione da portare al termine, perciò ingoia l'acidità che sente bruciargli il fegato.
"Trovero il modo per convincerlo.
Per il resto, ci muoveremo stasera e diretti.
Entriamo, colpiamo e andiamo."
E un piano folle, lei lo sa bene, ma è l'unico plausibile.
Sa molto poco di questo straniero, persino il suo aspetto gli è sconosciuto, perciò deve muoversi di istinto.
Tira fuori la cartina del locale, indicando le uscite di emergenza e dicendo di dividersi appena entrati nel locale per coprire ogni possibilità di fuga.
Non avranno altre occasioni, questa è l'unica possibilità di riuscita.
"Armi, macchine, deve essere tutto perfetto.
Teo e Cam fatemi vedere che avete combinato finora ora.
Nik e Jek tenete sotto controllo il locale, voglio sapere tutto cio che succede prima del nostro arrivo e Alex voglio armi e ne voglio tante, gli altri sanno cosa fare."
I nominati si muovono subito seguendo gli ordini, mentre Massi e Simon si lanciano nella sala computer per avvisare tutti gli uomini, anche Sara se ne va per fare qualche pulizia in casa.
Restano solo Carter, Kim e il silenzio.
Lo guarda, chiedendosi cosa gli stia passando per la testa, perché ha una espressione tanto nervosa e confusa.
"Andiamo, vediamo di risolvere un problema alla volta."
Gli fa segno di seguirla Kim, senza sapere perché lo sta portando con se.
Forse perché non gli dispiace stare un po sola con lui, cosa ultimamente rarissima e inesistente.
E lui non se lo fa ripetere due volte, anche perché se non glielo avrebbe proposto, si sarebbe auto invitato.
A salire sul lato del passeggero è Kim e Carter ormai nemmeno si lamenta più, anzi avvicinati alla macchina sincera fia diretta verso il lato passeggero.
Una volta in macchina, da soli, non riesce più a trattenersi nonostante di stia mordendo la lingua.
"Percio, chi è questo Mark, un tuo amico?"
Avrebbe voluto dire ex, ma anche solo pensarlo gli fa stringere i pugni, perciò si illude che sia solo un amico, anche se il pensiero verde gelosia non scompare.
E Kim nega e non sa quanto quel gesto del capo sia stato veleno in vene, quanti i pugni di Carter si stiano stringendo tanto da fargli male.
E la guarda, fissa la sigaretta che si è portata alle labbra, volendo prenderla e buttarla via solo per afferrarle il viso e costringerla a digli la verità.
Ma un incidente stradale non è proprio quello che gli serve ora.
"È semplice uno che si allena nella mia stessa palestra.
Ha anche allenato Sara e le ragazze finché non le ho segregate in casa."
E lo spia con la coda dell'occhio, trovandolo ancora con quell'espressione nervosa e infastidita che ha da quando Alex ha fatto quella battuta.
E forse ha capito quale è il problema.
"Vuoi sapere se ha una cotta per me?
Si, ma non mi interessa e glielo messo in chiaro fin da subito."
Appena finisce di parlare, di chiede perché gli sta dando tante spiegazioni.
Non stanno insieme, non sono farti suoi con chi lei sta, eppure nel vederlo più rilassato si sente meglio anche lei.
E assurdo quanto si sente legata a quest'uomo, quanto abbia il bisogno di rassicurarlo.
Per fortuna non ha il tempo di farsi le mille paranoie, perché la macchina si ferma davanti alla palestra.
Appena entrano, kim vede subito Luca, notando mark e Marco poco lontano.
ci sono tutti i ragazzi per fortuna, l'ideale per quello che deve chiedere Kim.
che conosco.
Il primo a notarla èluca che sorridente si avvicina ai due, anche se confuso dalla presenza di Carter.
Non è uno sciocco, sa tutto di ciò che succede tra le strade del bronx, come sa anche che Carter è lontano dal suo territorio.
" Ciao Kim cosa ti porta qui?"
È strano vederla qui di mattina, in genere preferisce il pomeriggio e soprattutto andare direttamente al saccone.
Si capisce dal suo sguardo che non è qui per allenarsi.
" Devo chiedervi un grosso favore, a tutti voi."
Luca è sempre più confuso, mai Kim ha chiesto favori se non per quanto riguarda Sara.
Che sia proprio la biondina a essere in pericolo?
Osserva la sua espressione nervosa che si nasconde a fatica dietro la sua solita indifferenza.
Qualsiasi cosa sia, deve essere importante.
"Ok, chiamo gli altri, aspettatateci nel mio ufficio.
E sono sicuro che Mark sarà felice di vederti."
Le fa l'occhiolino, forse per stemperare l'ansia e scappa via prima di sentire Carter sbuffare e alzare gli occhi verso il cielo.
"Mark sarà felice di vederti.
Stronzo."
Lo scimmiotta con una vocetta stridula, in modo quasi infantile.
E Kim non può nascondere un sorriso divertito mentre gli fa da guida verso l'ufficio.
Non lo ha mai visto comportarsi così e deve ammettere che è divertente.
" Così questo è il posto dove ti nascondi."
Le chiede Carter, deciso a riprendere un po di contegno, anche perché si è reso da solo di quanto possa essere sembrato ridicolo.
" Più che altro dove mi sfogo quando voi ragazzi e Sara mi fate impazzire."
Si guarda intorno lui, sentendosi ospite di una parte di lei.
Sa che passa quasi ogni giorno qui, almeno fino a prima dello scontro con Aspry.
Osserva gli uomini girarsi a guardarla, ma solo il tempo per riconoscerla per poi tornare con sguardo fisso dell'attrezzo.
Sicuramente Kim ha messo in chiaro le cose anche qui, come ha fatto ovunque lei sia stata.
E Carter si trova a sospirare, sollevato di non doversi preoccupare di ogni singolo individuo in questa stanza.
La visita turistica finisce in fretta e i due entrano nel piccolo ufficio di Luca.
In realtà non è niente, c'è solamente una scrivania con una sedia e un enorme mobile archivio, in cui sicuramente saranno conservate fatture e iscrizioni del Corso carta.
Non ha tempo per fare ulteriori domande, perché i tre soci della palestra li raggiungono in fretta.
Il primo che attira la sua attenzione è proprio Mark, capisce che è lui da come sta guardando Kim e per il sorriso che le rivolge.
È snervante rimanere immobile, mentre un uomo guarda con quello sguardo la propria donna.
Ma i punti a sfavore sono decisamente due:
Uno, se prova a fare una scenata, kim gliela farebbe decisamente pagare, non essendo amante delle serate da Primadonna.
Due, per quanto lui si sforza a pensare il contrario, Kim non è sua e quindi non ha nemmeno il diritto di esserne geloso.
" Kim, è sempre un piacere rivederti, ci sei mancata ultimamente."
E proprio Mark a salutarla per primo, sedendosi davanti a lei con tanto di occhi a cuoricini.
E Carter è sempre più vicino a un atto di furia omicida.
Ma poi, sente la mano di Kim posarsi sulla sua sotto al tavolo e un senso di pace si espande in tutto il suo corpo.
È un semplice contatto, ma Carter lo legge come un gesto per lui, per dargli calma e sicurezza.
" Grazie, è un piacere anche per me.
Ma non siamo qui per prendere un caffè, ho un favore da chiedervi."
Tutti torna seri, ascoltando attentamente le parole di Kim.
Spiega loro che sta per arrivare in città una persona più crudele e meschina di quanto lo siano li attuali capi, commento che fa storcere un po il naso a Carter, senza però interromperla.
Kim continua raccontando del loro piano, senza entrare nei dettagli, arrivando al punto che la portata qui.
La sicurezza delle ragazze.
I tre rimangono pensierosi, capendo la gravità della situazione ma dubbiosi come espone a voce Mark.
" Aspetta.
Vediamo se ho capito bene.
Vuoi che noi veniamo a casa tua armati, per diffendere le vostre ragazze, rischiando così la vita?"
La sua voce è leggermente alterata, ma Kim annuisce tranquilla, mettendosi a braccia incrocia e aspettando la loro risposta.
Ha già parlato abbastanza e non le piace ripetere le cose.
Mark si alza e inizia a fare avanti e dietro, nervoso e pensieroso.
Vuole bene alle ragazze e sopratutto a Kim, ma questo non è un semplice favore.
" Kim io ti voglio bene e penso di parlare per tutti quando ti dico, che non ci puoi chiedere una cosa del genere lo capisci vero?"
Carter si vorrebbe alzare per affrontarlo, ridargli quanto la situazione sia seria, ma Kim lo ferma passandogli la mano sul petto e alzandosi tranquilla.
Si prendono più mosche con il miele che con l'aceto e il senso di colpa, è il più dolce tra i mieli.
" Bene io ci ho provato. Pensavo che la vostra promessa di molti mesi fa fosse ancora valida ma si vede che ha una scadenza."
Tranquilla si dirige verso l'uscita, seguita da un Carter molto confuso ma silenzioso.
Apre la porta, ma prima di andare via, si volta verso Mark sorridente.
" Ah Mark salutami tua sorella."
Scacco e adesso come farà il povero Mark a ritirare il re?
Tranquilla cammina verso l'uscita, con il suo solito passo sicuro fino a fermarsi fuori dalla palestra e appoggiarsi al muro poco distante dalla porta.
"Perché ti sei fermata?
Dobbiamo andare, dobbiamo..."
Trovare una altra soluzione, vorrebbe dire, ma Kim gli fa segno di tacere mentre tranquilla si accende una sigarette
Alzando una mano, conta fino a tre con le dita e quando il terzo dito si alza, la porta si spalanca e Mark corre all'esterno con il fiatone.
Sposta lo sguardo a destra e a sinistra e quando la vede tranquilla a fumarsi una sigaretta, capisce di essere caduto nella sua trappola.
" Ci stiamo."
Sorride soddisfatta Kim, staccandosi dal muro e facendo un lungo tiro dalla sigaretta.
Scacco matto.
" Ti manderò via messaggio l'indirizzo e l'ora.
Non tardate."
E si allontana senza guardarlo, fermandosi con la mano sulla maniglia quando lo sente ridere e dargli della stronza.
"Com'è che avevi detto.
Un po' stronza e un po' difficile."
Sorridono entrambi, ricordando una loro vecchia discussione avvenuta durante i primi tempi in cui allenava Sara.
Intanto Carter aspetta che la macchina parti per rilasciare il respiro che gli ha bloccato la gola fino ad ora.
E difficile rimanere immobili, non poter aver diritti su di lei e ora più che mai gli pesa questo stallo tra di loro.
In genere Kim non gli ha mai dato modo di essere geloso, sempre brava ad allontanare chiunque le si avvicini e gli unici uomini che le possono stare vicino sono la loro cerchia ristretta che non ha mai mostrato di volergliela rubare.
Ma ora, dopo questa piccola visita, capisce che il mondo è molto più ampio e di uomini che la desiderano ce ne sono molti di più dei suoi proiettili nella pistola.
Tornati a casa, sono soli, circondati dal silenzio che fa da eco ai mille pensiri.
Kim si siede al tavolo, al solito posto, studiando con cura la piantina che avrà guardato migliaia di volte, cercando punti deboli.
Ma la presenza cupa di Carter seduto vicino a lei, la distrae da qualsiasi pensiero lucido
Si alza dal tavolo, prendendo dal frigo un paio di birre e servendogliene una davanti.
"Mi spieghi che cazzo hai?
Sembra che un topo con la rabbia ti abbia morso una chiappa."
I suoi esempi sono originali, ma centrano a pieno il punto, Carter ha una espressione arrabbiata che quasi gli manca solo la schiuma alla bocca.
E si risiede al suo posto, sorseggiando la birra aperta con il gambo dell'accendino, guardandolo fare lo stesso.
"Sei circondata da uomini che ti desiderano, non puoi pretendere che io ne sia felice.
Sopratutto quando non mi dai nemmeno la possibilità di saperti solo mia."
Scoppia Carter, lasciando andare tutto l'amarezza che sente nel petto.
E lo sa che aveva promesso di aspettarla, ma ogni giorno che passa è una tortura sempre peggiore.
"E lo so che non sei un oggetto, che odi l'espressione Mia, ma non fare la sciocca perché sai cosa intendo."
Ci tiene a precisare, sapendo che sarebbe facile per lei rigirare la discussione per un semplice cavillo.
E rimane zitta lei, non potendo ribattere e non sapendo cosa dire, così è lui a continuare cercando di oltrepassare ancora una volta la corazza che indossa ogni forturo attimo.
"Dire che mi piaci, è poco Kim.
E non è solo attrazione fisica, è un qualcosa che mi rode dentro ogni volta che mi vieto anche solo di stringerti la mano.
E la gelosia di vedere gli altri guardarti come se potessero avvicinarti a te, ignari di dover passare sul mio cadavere prima di arrivare a te."
Finisce tutto d'un fiato, con il petto ora più leggero e mille dubbi in più nella testa.
Questa donna, con il suo sguardo freddo e indifferente e una lama che trapassa il cuore.
Quasi a paura che gli rida in faccia ed è ridicolo sapere che non gliene fregherebbe nulla.
"Ti preoccupi troppo degli altri, senza capire l'importanza di ciò che succede in me."
Lo sguardo di ghiaccio che diventa più limpido, le mani nervosa strappare l'etichetta della birra e Carter puo solo ingoiare confuso mentre guarda gli scudi di lei scivolare appena, quanto basta per vedere l'alone della sua anima.
"Prima di te, ho avuto un solo uomo, Alex.
E per quanto tu possa storcere il naso, è stata una relazione importante per me, perché è stata la chiave che mi ha aperto il cuore per liberarlo a vivere nuove emozioni.
Quelle che vivo con te."
Gli scudi che si abbassano ancora di più e voler chiedergli occhi per quanto la luce della sua anima sfugga dalle pareti di ghiaccio nei suoi occhi.
Kim è stanca di fingere di fuggire, di mentire a se stessa dicendo che lui non vale niente.
A carte scoperte si espone a lui, nonostante il pericolo di farsi male è elevato.
"Quando un senti una sentimento arrivare a consumarsi lo stomaco e il cuore, la testa non può nulla."
Le ha detto Sara qualche sera fa, quando la biondina aveva preso a tradimento l'argomento dii Carter.
E solo ora capisce a pieno quelle parole, guardando gli occhi di Carter e sentendosi fottuta ancor prima di giocare le proprie mosse.
"Quando sono con te, mi sento una stupida, nuda di ogni protezione e con un bersaglio sul cuore.
Un tuo sorriso sa davvero cambiarmi la giornata è averti vicino, anche solo sfiorati la mano mi da brividi che arrivano al cervello, friggendolo."
Carter ingoia a vuoto, non aspettandosi tutto ciò, ignaro fino ad ora di quanto sentissero le stesse cose, le stesse emozioni.
E non sa quale santo sta pregando per lui, a trattenerlo all'avvicinarsi a lei e baciarla chiudendo qui ogni guerra.
Ma lei ha ancora altro da dire e lui sa che se non la ascolterà ora, non avrà altre occasioni per vederle l'anima nuda.
"Ti concentri su quello che vedono e pensano gli altri.
Ma dovresti imparare a leggere i miei occhi, fregandotene degli sguardi degli altri."
I nervi di Carter pizzicano sotto la pelle, capisce la rabbia che vede negli occhi di lei, ma non sono una buona giustificazione.
Si alza dalla sedia, abbandonando la birra quasi a metà sul tavolo, avvicinandosi a lei.
"Io mene fotto degli altri, di quello che pensano, anche se mi rendono geloso a livello che non credevo possibile."
E le sfiora la guancia, spingendola a incrociare il suo sguardo, vietandole qualsiasi via di fuga.
Ed è sempre distruttivo perdersi nei suoi occhi di ghiaccio, annienta ogni sicurezza e certezza.
E per la prima volta sente che anche per lei è lo stesso, anche lei sta affogando nel fumo dei suoi occhi, sono entrambi due naufraghi che cercando una riva sicura.
"Sei così abituata a difenderti, che nascondi te stessa al resto del mondo, anche a me.
Ed è difficile capire cosa senti, cosa provi, sentendomi una stupido che combatte da solo per un qualcosa che magari non esiste.
Perciò, fammi un favore, almeno dimmi che non sto bruciando da solo."
E cosa potrebbe rispondere lei a queste parole, quali dovrebbe usare per fargli capire che se si protegge e solo perché tanto è il sentimento quanto sarebbe l'impatto al suolo.
Come fargli capire quelle che prova.
Si alza lentamente, portandosi alla stessa altezza con ancora la mano di lui sulla guancia, tramando sotto al suo tocco.
Si sporge verso di lui, cercando ancora le parole giuste, trovandole in un semplice gesto.
Posa la bocca sulla sua e lo bacia, lasciandogli il tempo di superare la sorpresa, per poi baciarlo come non ha mai fatto prima.
E basta questo, un respiro condiviso, nessun parola può esprimere tanto quanto questo bacio...
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