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capitolo 15 piccola stella

"Non so voi, ma io mi sento rinata"

Kessie ha proprio ragione, vale anche per le altre che sorridenti e rilassate la seguono in macchina.
Dopo pranzo si sono spostate in un centro spa, trovando già tutto prenotato a loro nome, o meglio a nome Kim Dich.

E si sono rilassate e divertite tra massaggi, maschere strane e bagni di fango.
Forse il momento migliore è stato nella vasca idromassaggio, con tanto di cocktail analcolico a bordo piscina.
Insomma un pomeriggio che nessuno delle tre avrebbe immaginato, visto solamente nei film o nei libri.

Kim ha fatto a tutte e tre davvero un bel regalo, una giornata che non dimenticheranno tanto facilmente.

"Vero, peccato che Kim non è venuta con noi.
In fondo e lei ad aver pagato e organizzato tutto, ma non si è goduta nulla."

Sospira Sara, per poi immaginarla a vivere questa giornata con loro.
A sbuffare tra un negozio e l'altro, alzando gli occhi al cielo e pregando di salvarsi presto da questa tortura.
E tra i massaggi e i bagni di fango, si sarebbe rilassata?
Sara sorride, negando con il capo, Kim sarebbe stata irrequieta tutto il giorno e forse anche un po a disagio.
Non è fatta per queste cose, eppure ha organizzato tutto questo per lei, Sara non poteva chiedere di meglio.

"Penso che Kim a un certo punto o se ne sarebbe andata abbandonandoci li, o peggio ancora, ci avrebbe strizzate con la maschera alle alghe."

E scoppiano a ridere, dando completamente ragione a Mary.
La pensano tutte allo stesso modo, ma le va benissimo cosi.
Sara osserva la strada, notando la macchina di quei ragazzi sempre attaccata a loro, ma non gli dà fastidio come non gliene ha dato fino ad ora.
I tre ragazzi sono stati bravi a stare nell'ombra e Sara è sicura che Kim li ha minacciati nei peggiori dei modi in modo che non fossero stati fastidiosi per loro.
Sicuramente utilizzando i suoi modi colorati e la sua stravagante immaginazione, Kim sa essere davvero fantasiosa nelle sue minacce.

"Allora Sara, soddisfatta del tuo compleanno?
Sei felice?"

Le chiede Mary dal sedile anteriore, sedendosi in modo strano per poterla guardare verso i sedili posteriori.
Soddisfatta è dir poco, era da anni che non festeggiava il compleanno e questa giornata è stata magnifica oltre ogni immaginazione.

Di istinto i pensiri vanno al suo ultimo compleanno festeggiato, ripensando al compimento dei sedici anni con i suoi genitori.
E un lacrima scende giù, ma non ha modo di arrivare alle labbra perché Mary la raccoglie sulla guancia, sorridendole dolce e spingendola a raccontare.

"L'ultimo compleanno è stato a sedici anni.
Non ho fatto chissà cosa, una semplice pizza e una torta al cioccolato e fragola.
Ma è stato l'ultimo compleanno festeggiato con i miei."

I soldi non erano tanti, non potevano permettersi chissà quale regalo, ma a Sara non importava.
Ricorda sua madre con il suo solito vestito bianco a fiori, che indossava solo nelle occasioni speciali insieme a uno spruzzo del suo amato profumo.
Glielo aveva regalato il marito per il loro decimo anniversario e lei lo usava solo in occasioni speciali per paura di sprecarlo, volendolo avere per sempre per quanto lo amava.
E il padre, buffo a legarsi la cravatta al collo, litigando con il nodo.
Era sempre la stessa storia, Sara lo osservava mentre si guardava allo specchio litigando con la solita cravatta blu, per poi perdere la pazienza e decidere di non metterla.

Una volta Sara le ha chiesto perché ogni volta riprovava a mettere la cravatta, se poi alla fine decideva di non metterla e il padre le aveva risposto semplicemente.
"Mai arrendersi".

Solo dopo tanti anni capisce quante cose nascondeva quella frase.

"Ti mancano vero?"

Le chiede Kessie, spiandola dallo specchietto centrale.
E Sara cerca con cura le giuste parole.

Non esiste modo di spiegare il buco che perdere i genitori ti lascia dentro.
Nessuno può capire quanto può mancare una carezza, un semplice bacio sulla guancia, svegliarsi la mattina e trovare la madre a farle il caffe mentre il padre gira per tutta la casa alla disperata ricerca delle chiavi della macchina.
Perdere i propri  genitori, lascia un vuoto dentro, un buco senza fondo di tutte le cose che non si sono fatte  insieme, delle parole che avrebbe potuto dire ma che invece sono rimaste in silenzio.

E guarda le sue amiche, capendo che nessuno più di loro può capirle meglio.
Anche loro hanno dentro di sé questo vuoto e si sente meno sola, più compresa e forse meno triste.

"Si, mi mancano ogni giorno, eppure li sento sempre vicino a me."

È difficile da spiegare, anzi non si può spiegare.
È una sensazione dentro ognuna di loro, un qualcosa legato al ricordo delle persone che si amano e che se ne sono andate.

"Ovunque siano, sono sicura che sono fieri di noi."

Anche gli occhi di Kessie e Mary diventano lucidi, perché sanno che un messaggio dedicato anche a loro.
A chi ha perso un padre o una madre, a loro che conoscono la mancanza.
A loro che sorridono, guardando il cielo un po per fermare le lacriime e un po per salutare chi non c'è più.

"Bene, ora basta piangere, oggi bisogna sorridere e sono sicura che così vorrebbero anche loro."

La fa ridere Mary, alzando il volume della radio e cantando a squarciagola.
E si, da lassù saranno sicuramente felici per loro r magari anche li hanno alzato il volume della musica per cantare con loro
Sara sa che è così.

Dopo tre canzoni e un paio di passanti a guardarle male, arrivano a casa, trovandola vuota.
Kessie guarda  l'orologio confusa, capendo che sono in ritardo e che gli altri saranno già al locale ad aspettarle

"Bene ragazze,  in ritardo come delle prime donne, mi piace.
Ma ora dobbiamo prepararci e in fretta".

Le tre, armate di buste e sorrisi, si dividono nelle tre camere per fate una doccia e prepararsi in fretta.

Con solo l'asciugamano addosso e i capelli ancora umidi, Sara svuota le borse scegliendo cosa mettete.
Ormai non si fa più domande, non si chiede che fine abbiano fatto gli altri, continua a lasciarsi trascinare dalla serata finché puo.

I vestiti che hanno preso sono tutti meravigliosi, ma alla fine ha optato per quello più semplice.
Con una forma a cuore sul seno e senza spalline, il tessuto scivola fino a sopra il ginocchio, per poi continuare velato fino ai piedi.
Da una seconda busta tira fuori i tacchi alti, color carne, perfetti per questo vestito, fregandosene se a meta serata i piedi le urleranno pieta.
Non vuole pensare a niente, ma solo a sentirsi bella come è successo nel camerino, quando ha  provato l'intimo ma di pizzo.
Ma essendo che il vestito è senza maniche, non può mettere il completo di questa mattina.
Per fortuna le ragazze sono state brave a prendergli un po' di tutto, così sorride quando prende tra le mani un completo intimo di pizzo blu  senza spalline e con l'attaccatura sulla schiena trasparente, l'ideale per valorizzare il suo seno nascondendo le parti scoperte dal vestito.

Si avvicina allo specchio un po' timorosa, chiedendosi se non abbia osato troppo o se sembrerà ridicola vestita così.
E invece, quando si guarda allo specchio, si sente bella si sente se stessa.
Ne volgare né troppo bambina, semplicemente Sara.
La stessa a cui piace indossare indossare tute e felponi.
Ma che sa anche indossare un vestito elegante, sentendosi sempre a proprio agio.

Con gli accessori non vuole esagerare, si limita a mettere i regali che le hanno fatto a natale, fregandosene se alcuni stonano col vestito color blu elettrico.
E anche sul trucco non esagera, limitandosi a un semplice ombretto color Perla, matita nera e un lucidalabbra appena accentuato.

Soddisfatta di essere riuscita a mettersi la matita, senza fare sbavature o senza doverla ritoccare mille volte, sposta lo sguardo sulla parte superiore dello specchio, sui proprio i capelli.
La vera sfida.

Passa forse mezz'ora a provare mille tipi di acconciatura, da uno chignon alto, una treccia laterale, una coda alta ma nessuna di questa acconciature la convince.
E tutte quelle forcine sul capo rischiano di farle venire l'emicrania.
Con qualche smorfia di dolore, le leva via tutte, lanciandole davanti a sé sul mobile specchio.

Stava andando tutto bene, tutto perfetto, ma questi capelli sono un po' il suo tallone d'Achille.
Ogni volta pensa di sembrare troppo sciatta e quando prova a fare qualche acconciatura più elegante, si ritrova sempre a sbuffare contro il proprio riflesso.

"Direi che sei testarda biondina.
Ti ho sempre detto che la semplicità è sempre la miglior strada."

Sara si gira di scatto verso la porta, spalancando gli occhi nel vedere Kim ferma sulla soglia.
Troppo presa dai suoi capelli, non si è accorta nemmeno che la porta è stata aperta e che lei  è entrata.
Ma tutto passa in secondo piano, trovarsela davanti così all'improvviso le crea un nodo in gola, formato da tutte quelle parole che si era ripromessa di dirle quando l'avrebbe incontrata, i mille Grazie che le avrebbe dedicato appena ne avrebbe avuto l'occasione.
E invece rimane in silenzio, osservandola avvicinarsi con un'espressione stranamente non acida come al solito.

"Fai fare a me, altrimenti domani mattina saremo ancora qua."

Kim non è mai dolce, soprattutto quando parla eppure Sara sorride girata verso lo specchio, mentre Kim le pettina i capelli come se fosse una bambola.

Si ritrova a chiudere gli occhi, a sospirare godendosi le cure dell'amica.
Torna bambina, ricordando quando era la madre a trattarla con cosi tanto amore e cura, persa tra i ricordi e la realtà.
Ogni tanto apre gli occhi per curiosità, osservando il viso di Kim rilassato e concentrato su i suoi capelli. Chissà cosa sta pensando, cosa la rende così serena  si chiede Sara se siano le stesse emozioni che sente lei dentro.

Intorno a loro solo il silenzio, ma va bene così.
A volte le parole non servono e i gesti fanno da sé.
Kim glielo legge in faccia quanto sia felice, serena oggi e tanto gli basta.
Mentre Sara si lascia cellulare dalle mani dell'amica, godendosi questo attimo solo loro, anche perché ultimamente con tutto quello che è successo, di tempo solo per loro ne hanno avuto davvero poco, se non niente.

"Ecco ora, sei perfetta."

Sara troppo impegnata a sentirla prendersi cura di lei, non ha minimamente osservato cosa le ha fatto ai capelli.
E quando apre gli occhi, guardandosi allo specchio, non può far altro che sorridere.
Kim non le ha fatto un'acconciatura particolare, o troppo appariscente e non ha usato di certo tutte quelle forcine, che tanto la biondina odia.
Ha semplicemente tirato i capelli su, in una coda alta, lasciando due gioca incorniciarle viso, piegandole  in due boccoli con la piastra.
Sara si vede esattamente come voleva essere e capisce che, per quanto Kim si mostri lontana, distante, da lei, è l'unica a conoscerla davvero.

La magia del momento viene aspetto dal telefono di Kim, che si allontana da lei, lasciandole un senso di mancanza di equilibrio.
Come se vicino a lei si sentisse sicura dei suoi passi, mentre da sola le gambe tremano.

"Ora devo andare, di' a quelle due di darsi una mossa."

Le sorride Kim, incamminandosi verso la porta.
Ma Sara non può farla andare via così, deve dirle qualcosa e lotta contro il nodo che sente in gola, come se fosse faticoso rompere quel silenzio che le ha coccolate fino ad ora.

"Grazie Kim, di tutto."

Ancora queste parole non danno giustizia, ma sembrano così perfette.
Kim torna da lei, accarezzandole la guancia e abbassandosi sul suo viso, per baciare la fronte.

"No grazie a te piccola e ancora auguri."

Le sussurra a un palmo dal viso, per poi andare via è come se fosse stata solo un'allucinazione, come se in realtà lei non fosse mai stata in questa stanza.
Ma in fondo è questo l'effetto che fa Kim, un leggero venticello che cambia la vita, per poi andare via senza far rumore.

Una volta controllati gli ultimi dettagli, scende al piano terra trovando le due ragazze già li ad aspettarla.
Pronta a qualsiasi cosa la notte  abbia in serbo per lei, ma non poteva immaginare tanta sorpresa.

Dopo un viaggio in macchina di cinque minuti, arrivano al locale dove lavora, ma l'interno stasera ha tutt'altra magia.

Appena entrano, le luci si accendono e le persone saltano fuori a fargli gli auguri.
Ci sono le sue colleghe di lavoro, Loredana con le sorelle e le figlie, Carmen con tutta la famiglia, i compagni di corso, i ragazzi che vivono con lei e Jek, il suo ragazzo, che le corre incontro baciandola e alzandosi dai fianchi girando su loro stessi.

"Auguri piccola."

Le lacrime che scivolano sulle guance fino a bagnare le labbra che subito tornano su quelle di lei.
Dire che è felice è poco anzi niente in confronto a ciò che sente.

E saluta gli altri, ringraziando  per gli auguri e per essere qui, osserva il locale trovandolo perfettamente pulito e addobbato a festa e capisce perché Kessie e Mary l'hanno tenuta occupata tutto il giorno.

Ed ora corrono verso di lei, abbracciandola e gridandogli sorpresa, tutte e tre con gli occhi lucidi e luminosi.
E poi vede lei, l'organizzatrice di tutto, Kim.

In un angolo poco distante, si limita a sorriderle, con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate.

"Direi che la festa è riuscita, ma non avevo dubbi con te."

Si avvicina a lei Alex, osservando la biondina saltare e sorridere con gli altri.
Anche lui si mette nella stessa posizione di Kim, capendo perché si è messa qui, dove può osservare tutta la sala.
Mai si rilassera e lasciare andare il controllo.

"Direi di sì, ma è stato grazie a tutti.
Sopratutto Loredana e le sorelle che si sono occupate della sala e Carmen che ha pensato al cibo.
Ma anche voi ragazzi non siete male quando non litigate per stronzate."

La frecciatina non è per nulla velatone lo sguardo che salta da lui a Carter e la ciliegina sulla torta.
E Alex sorride subendo il colpo con stile ma anche con un pizzico di soddisfazione.
Da quando con Carter hanno parlato, le cose vanno molto meglio nei due si stanno impegnando a ricostruire il loro rapporto.

"Si cerca si rimediare ai propri errori e a chiedere scusa."

E Kim lo guarda, capendo il cambio di argomento, sapendo che sta parlando di loro due.
Ma in realtà non serve e tutto sta accadendo naturalmente, piano l'odio sta scomparendo e la fiducia sta ricuciendo le ferite.
Ma perché dargli tanta soddisfazione?

"Gia, l'importante è riuscirci."

Sorride, allontanandosi da lui, lasciandolo confuso w stordito.
E scuote il capo ridendo appena, capendo che quella donna non gli renderà le cose facili, ma va bene così, non la insultato è già un passo in avanti.

L'umore non è mai stato così raggiante, la guerra è stata dimenticata e le persone invece di riempirsi lo stomaco di paura e ansia, mangiano buon cibo e una torta deliziosa alle fragole al cioccolato che fanno emozionare per l'ennesima volta Sara.

Molto tempo fa aveva raccontato a Kim di quando la madre le preparava una torta così nelle belle occasioni e fino ad ora aveva creduto che Kim non l'avesse nemmeno ascolta.
E invece, lei sa ascoltare anche quando non sente.

Dopo una cena da re e molte risate arrivano al momento dei regali.
E mentre le donne nella sala hanno avuto molta fantasia, gli uomini hanno dimostrato di essere uomini limitandosi a gioielli di tutti i tipi, lo stesso apprezzati.

E Jek le passa una busta, sorridendo un po a disagio, insicuro, come non lo è mai stato prima.
La fissa aprire la busta e tirare fuori dei biglietti e guarda la sua espressione cercando di capire se le piace.
Ma Sara è un libro di splendide emozioni, aperto a chiunque.
E grida, saltando sul posto, stringendo al petto i biglietti del concerto Ed Sheeran.
Lanciandosi su Jek e abbracciandolo, rischiando di cadere a terra.

"Come li hai trovati, erano tutti esauriti."

Jek ha perso quell'alone di insicurezza e sorridente si sistema il colletto per poi posarlo una mano sulla schiena e stringerla a se.

"Mia cara, stai con un ragazzo straordinario e capace di fare l'impossibile."

Ma il suo pavoneggiamento viene fermato da Simon che lo colpisce alla nuca sgridandolo di non prendersi i meriti altrui.
Di fatto è stato Simon ha trovare i biglietti, anche se con metodi poco legali e morali.
Cosi i due iniziano a litigare, anche se in modo goffo, rinfacciandosi i favori fatti a vicenda e Sara sorrode guardandoli per poi spostare l'attenzione su Kim che a passo lento si avvicina a lei fino a fermarsi davanti.
Porgendole un piccolo pacchetto.

"Non dovevi Kim, mi hai fia fatto tanti regali oggi."

Cerca si rifarlo indietro Sara, pensando ai soldi che ha spero al centro commerciale e a quanto sarà costata la spa, non può accettare altro.
Ma Kim sbuffa, alzando gli occhi al cielo e spingendo il pacchetto verso di lei.

"Non vorrai rovinare la festa a tutti con una delle mie scenate.
Forza, non fare storie e apri."

Il suo solito tono rude e indifferente che fa sorridere Sara.
Con le mani tremanti e curiose apre il pacchetto curiosa, per poi prendere l'oggetto custodito e guardarlo confuso.
È una chiave con un ciondolo a forma di stella, ma non capisce, a cosa serve la chiave di una macchina?

E Jek sorride, afferrandole la mano e trascinandola fuori dal locale.
Il freddo leggero le da i brividi alla schiena e la poca luce le limita la vista.

"Premi il pulsante."

Le sussurra Jek, mettendosi dietro di lei e indicandole il piccolo simbolino di apertura.
Sara lo preme e subito vede una macchina poco lontano lampeggiare e fare un suono leggero di apertura.

E si avvicina, non potendo credere ai suoi occhi.

"È tua, da parte di tutti noi."

Sussurra Kessie poco lontano da lei, lasciandole spazio per guardare la sua nuova macchina.
Ma a Sara gli manca il respiro, la macchina che ha davanti e la stessa che ha sempre sognato da bambina.

Un cinquecento moderna italiana, quasi impossibile da trovare in America.

"Ma...
Come avete fatto?"

Sussura con lo stomaco pieno di farfalle e il cuore che batte in un ritmo lento e poi veloce.
Sfiorando la carrozzeria blu scura, esattamente come la sempre sognata, quasi impaurita che sia solo un sogno.

"Qualcuno di noi è testarda tanto da farla arrivare dall'italia e anche di fretta."

Lo sguardo corre su Kim, l'unica a cui aveva confessato il sogno di avere questa macchina e soprattutto l'unica tanto pazza da farla arrivare dall'estero.

E corre verso di lei, lanciandosi tra le sue braccia, non riuscendo più a trattenere le lacrime anche se quest'ultime le macchiano il viso e il vestito di Kim.

"Non dovevi fare tanto.
Io..."

Non sa che dire, i singhiozzi la fanno balbettare e il cuore esplode di gioia.
Non solo perché è la macchina dei suoi sogni, ma per la scoperta di essere tanto importante per questa famiglia, per lei.

E Kim le alza il viso, asciugandole le guance e posando la fronte sulla sua.

"Ti meriti questo e altro piccola.
E ora so di averti dato tutti lì strumenti per crearti un futuro e per diventare la donna che so già sarai."

Sara era da tanto che non si sentiva cosi amata e importante.
Si sente così piena di vita e di fiducia verso se stessa, come mai si è sentita.

E l'abbraccia, sapendo di poterla mai ringraziare quanto potrebbe, cercando di ricambiare con tutta se stessa.

"Sei la mia piccola stella, hai preso il mio giorno e l'hai reso migliore.
Sei la strada che porta alla vita.
Sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce."

E gli altri possono solo guardare e vedere quanta luce può emanare l'amore.
Quello semplice e puro, come una piccola stella che si distingue in una galassia.




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