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capitolo 11 il solito piano, con l'intoppo

Ormai è tutto pronto per fare la festa ad Aspry.
Il piano è completo, arricchito di qualche piano b, c e il resto dell'alfabeto.
Gli unici che sono ancora poco convinti sono Alex e Carter, che però non hanno voce in capitolo.

Sistemato il vestito, il coltellino nella giarrettiera e il rossetto rosso sulle labbra, scende nella stanza della sicurezza perché Simon la avvisata che ha qualcosa per lei.

"Fai in fretta, prima vado e prima questa serata prenderà una piega piacevole."

Ferma sulla porta, osserva Massi sorridere senza distogliere l'attenzione dallo schermo, ormai abituato ai modi della donna tutt'altro che pazienti.

Invece Simon è molto più sfrontato e sbuffando si alza dalla postazione, avvicinandosi a lei.

"Buona sera anche a te.
E si, sto bene, grazie per averlo chiesto."

La risposta di Kim è semplicemente alzare gli occhi al cielo.
Non ha tempo per queste cazzate e nemmeno la voglia.

Simon avvicina le dita alla sua scollatura ma prima che possa sfiorarla, kim gli schiaffeggia la mano guardandolo in modo torvo.
Che cazzo si è messo in testa questo nerd?

"Rilassati, non sei il mio genere.
Hai davvero troppa poca pelle e carne, preferisco decisamente aver qualcosa da stringere."

Lo sguardo di Kim sii fa più duro e il capo inizia a piegarsi leggermente, facendo scoppiare a ridere simon anche se sa che sta sfiorando la leggera linea tra la vita e la morte.

Cosi alza la mano mostrando un piccola spilla a forma di rosa.

"Questa è una micro telecamera con tanto di microfono, ci permetteranno di monitorare la situazione e intervenire in caso di pericolo."

Avvicina di nuovo la mano, ma Kim lo ferma ancora una volta, afferandogli con forza il polso.
I respiri di lui che diventano irregolari, lo sguardo di lei acceso tra fuoco e ghiaccio e il capo che si piega totalmente.
Simon cerca di essere coraggioso ma è inutile nasconderlo, quando Kim è in questo stato diventa più inquietante del solito.

"Non ho bisogno di essere controllata o di un babysitter, perciò allontana sta cazzo di cosa da me."

Non è una bambina cazzo, se ha detto che porterà quella fece fuori dal suo buco di fogna, lo farà da sola.
Nessuno deve osare controllarla o starle attaccata al culo come una zecca.
Mai.

"O così o non se ne fa niente Kim."

Non è Simon a parlare, ma qualcuno fermo sulla porta poco lontano da lei, quasi può sentirne il respiro sul collo.
Lascia la presa su Simon, girandosi lentamente verso la porta, trovandosi occhi negli occhi con Carter.

Non parlano, non ce ne bisogno, parlano attraverso gli sguardi lottando per il potere.
Ma Carter non abbassa la testa, la fissa senza darle altra possibilità, anche se questo la farà incazzare.

"Vuoi andare da sola, bene.
Ma io devo saperti al sicuro per tutto il tempo, altrimenti verrò con te e ti starò attaccato al quel bel culetto che ti ritrovi."

Ed è pure libidine vedere le guance di Kim farsi leggermente più rosse, ricordando sicuramente quando poche notti fa la toccata e consumata con passione.

E si, lei lo ricorda bene e un leggero brivido le corre sulla schiena spingendola a chiudere istintivamente gli occhi.
Distoglie lo sguardo e Carter sa di aver vinto, anche se giocando sporco.

Kim si gira di scatto verso Simon strappandogli la spilla dalle mani, guardandolo con tanta rabbia da fargli fare un passo indietro.
La the Queen ha appena ceduto e si vede chiaramente che non le piace per niente.

"Metterò questa cazzo di spilla, ma se qualcuno osa intrommetersi, ve la farò ingoiare e mi divertiremo a guardare il tragitto che farà dalla gola al cesso."

E se ne va, superando Carter senza disegnarlo di uno sguardo, sbattendo con forza la porta alle sue spalle.
Gli altri fermi in soggiorno la guardano raggiungere la cucina la cucina come una furia e nessuno osa fermarla, tranne chi è ritenuta la più debole del gruppo.

Sara, con passo timido, la raggiunge in cucina , guardandola mentre si riempie un bicchiere di vodka stringendo tra le labbra una sigaretta appena accesa.

"Sei preoccupata per la missione?"

Chiede con voce dolce, sedendosi poco lontano da lei.
Ed è ingenua la sua dolce biondina, illusa che lo stato di kim sia dovuto alla preoccupazione e non per la rabbia che le sensazioni verso Carter le provocano.

E la guarda, mentre la gola si riempie di alcol e fumo, chi è davvero preoccupato è Sara, come lo è ogni volta che esce di casa.

"Sara, non puoi stare male ogni volta che esco, questa pultroppo è la mia vita ed andrà sempre peggio."

Le fa segno di avvicinarsi, allungando la mano verso di lei e stringendo la sua massaggiando il dorso della mano.
Avrebbe voluto davvero donarle una vita diversa, pulita e tranquilla, invece la trascinata in un vortice più distruttivo di quello in cui è cresciuta.

"Hai due scelte ed io ti vorrò bene qualsiasi scelta tu prenda.
La prima è rimanere con me e abituarti alla situazione, capire che mai di tutto ciò cambierà.
La seconda è andare via, trasferirti in un appartamento con o Kessie e Mary, naturalmente con tutto il mio aiuto.
Voglio solo la tua felicità. "

E le accarezza la guancia, osservando la propria pelle macchiata di nero cozzare terribilmente con la pelle limpida di porcellana della biondina.
Questa ragazzina dal cuore puro non c'entra niente con lei, lo sa bene, eppure non può farne a meno come se fosse un ancora che la mantiene viva e reale.

"Non voglio andarmene, usciremo insieme da questa situazione.
Vorrei solo esserti più di aiuto."

Sara abbassa lo sguardo, sentendosi un peso legato alla vite di un naufrago che tenta di rimanere a galla.
Sa quanto Kim faccia per lei, ha ascoltato di nascosto le conversazioni che riguardano Victor e sa di essere il tallone di Achille della amica.

Ma la mano sulla guancia scivola sul mento costringendola ad alzare lo sguardo.
E come possibile che dove la gente vede ghiaccio e follia, Sara ci vede paura e affetto?
Come possibile che l'angelo killer, per lei è un angelo custode gettato ingiustamente dal paradiso?

"Tu sei l'unica cosa che mi ricorda di respirare, di vivere.
Saperti al sicuro, a casa ad aspettarmi, è l'unica cosa che mi ricorda di avere una casa in cui tornare."

E le bacia la fronte, chiedendo perdono per ogni peccato commesso e futuro, pregando che almeno Sara ne rimanga salvata e che mai si perdi nei suoi incubi più macabri.

Non da tempo di ribattere o di ringraziare, Kim è già uscita dalla porta di servizio posta in cucina, mentre Sara aveva ancora gli occhi lucidi e chiusi in un sospiro tra il suo cuore e il bacio di affetto di Kim.

Mai e poi mai nessuno verrà amato tanto dalla the Queen, un amore puro verso chi sa salvare un'anima perduta.
E il dolore nel petto, il peso dell'anima che ci preme sopra disperatamente, vale forse davvero ogni lacrima di sangue versata.

E sale in macchina, collegando la mente, mettendo a riposare l'anima poiché ora ha bisogno del suo lato assassino, quello che un anima non sa nemmeno cosa sia.

Ed è sempre il solito piano, le stesse mosse, gli stessi sguardi maliziosi.
In meno di mezzora Kim è già nel privé con un bicchiere di champagne in mano e sentire Aspry parlare di quanto sia bravo, potente e le solite cazzate da megalomane.

Kim sorride falsamente, sbatte le sue lunghe ciglia fingendo di essere ammaliata da questo uomo e anche un po' ubriaca.
Mentre invece si sta solo annoiando, pensando a quanto preferirebbe essere a casa a sorseggiare la sua amata vodka.

Qualcun'altro invece non è per nulla annoiato, incazzato e nervoso sono aggettivi che gli si addicono molto.
Carter, in piedi, in un cazzo di vicolo a fissare lo schermo del computer, che Simon tiene fermo sul cofano della macchina, sente come se avesse lava incandescente in corpo.

Con l'ennesima sigaretta alla bocca, guarda ciò che trasmette la piccola videocamera, immaginando le peggiori torture che impartira a quel pezzo di merda.
Vede la sua mano sulla coscia bianca e nuda di kim, il suo sorrisetto malizioso e lo sguardo con cui la sta guardando.
E desidera solo ucciderlo nei peggiori dei modi.

Poi la goccia che fa traboccare il vaso, Aspry che la invita a continuare la festa nel suo appartamento al piano di sopra.

"Non era questo il piano, doveva portarlo nel magazzino cazzo."

Scoppia Carter, passandosi la mano tra i capelli stringendo la cute e cercando di trattenersi dall'entrare in quel locale e fare una carneficina.
Sposta lo sguardo su Alex, trovando sui suoi lineamenti tesi la stessa rabbia, ma anche comprensione verso di lui.
Entrambi tengono a quella donna, in un modo o in un altro e si rende conto che anche gli altri ragazzi si sentono sulle spine quanto lui.
Persino Teo, ma con molta sorpresa, persino Simon.

Cos'ha Kim dentro al gelo che la circonda?
Cos'è che tanto attira tutti loro a lei, anche solo un senso di protezione o appartenenza?

"Perché no, fammi strada tesoro."

Kim si alza dalla sedia, posando sul tavolino il bicchiere ormai vuoto e ridacchiando quando lo stronzo si permette di schiaffeggiarle il culo con la mano destra.
Presto, pensa, quella mano la perderà.

Non era nei suoi piani salire al piano superiore, ma quello che ha notato, al contrario di Carter troppo preso dalla gelosia, è che Aspry la studiata per tutta la sera e se non avesse accettato si sarebbe di sicuro insospettito e tutta questa fatica sarebbe andata a puttane.

Cosi lo segue senza fare storie, lasciando persino che le tenga una mano sulla schiena che ogni tanto scivola sul fondo schiena.
L'unica nota positiva, ma non lo ammetterà mai, è il regalino che le ha imposto Carter.

Entrata nella stanza, sente la porta chiudersi alle sue spalle ma sopratutto vede che le due guardie del corpo li hanno seguiti.
Bene, le cose si mettono finalmente al loro posto.

"Bella camera da letto, mo aspettavo un attico, ma anche il terzo piano mi piace."

Simon scatta subito con le dita sul secondo PC capendo che Kim sta mandando dei messaggi per farsi trovare.

Kim si avvicina alla finestra, scostando la tenda, facendo così vedere la scala antincendio praticabile dalla finestra della stanza.
Poi all'improvviso chiude gli occhi, trovandosi addosso Aspry che le alita sul collo mentre le mani le toccano le cosce e il seno.
Disgustoso.

"Che ti interessa del piano, l'importante è il letto o qualsiasi superficie su cui tu preferisca essere scopata."

Un vero gentiluomo, non c'è che dire.
Kim sa bene che ha bisogno di tempo perché arrivino i ragazzi, ma sopratutto sa che deve metterlo k.o prima che il suo lato sadico la spiga a tagliargli quel cosino che ha tra le gambe.

Cosi si gira verso di lui, allontanandolo dolcemente da se, spottonandogli la camicia mentre lo spinge verso il letto.
Ed è quasi divertente vedere la faccia soddisfatta e da porco di lui, peccato che Kim ha in mente tutt'altri piaceri.

Il classico uomo di trenta anni, persino carino, vestito con abiti eleganti e la bocca ancora sporca di fame, quasi le dispiace che si sia trovato sul suo cammino.

"Mettiamoci comodi."

Lo spinge pian piano verso il letto, giocando con il colletto della camicia e parlando a un palmo dalla sua bocca contornata da una barba ben curata e corta.
Le mani di lui sui fianchi le creato un orribile fastidio, quasi un bruciore che sfiora il muscolo, ma resiste sorridendo quando inciampa ai piedi del letto, mettendosi seduto e comoda di corso, in modo goffo e con la stessa eccitazione di un cane che crede di star per acciuffare la propria coda.

"Rendiamo le cose divertenti."

Sorride lei, sfilandogli la cravatta e portandogli con dolcezza i polsi allo schienale del letto.
E sorride Aspry, trovando eccitante questo gioco, leccandosi le labbra quando Kim usa la cravatta per legarlo al letto, stringendo per bene il nodo.

Lo guarda, con un sorriso malizioso e soddisfatto, piegando leggermente il capo.
Ora è il suo momento di divertirsi.

Sale a gattoni su di lui, lasciando che le cosce si denudino ed è qui che arriva la parte divertente.
Aspry scivola lo sguardo sulla bellissima donna che ha avuto la fortuna di conquistare.
Due occhi chiari come il ghiaccio, la bocca rossa come il sangue, i capelli blu come la notte e un corpo da favola.
Il seno prosperoso, la macchiate di inchiostro e lucida per il leggero sudore della serata.
La coscia soda, circondata da una giarrettiera ed è quest'ultima a fargli cambiare umore.

Lo scintillio della lama attira il suo sguardo, ma è troppo tardi per lui.
Kim ha già appoggiato sul suo viso il cuscino, non può gridare limitandosi a cercare di ribellarsi con le gambe.
Ma aveva ragione, Kim ha due cosce belle sode, con una stretta perfetta e forte.

Dall'altra parte della telecamera, i ragazzi non sanno davvero come comportarsi.
Vedono il cuscino su Aspry e sono soddisfatti del piano che ha messo, in pochi secondi, in atto Kim.
Se non fosse per ciò che sentono, lei che finge versi di godimento per depistare le due guardie e coprire i versi contrari di Aspry.

I più timidi si limitano a sorridere mentre Cam e Simon, tutt'altro che timidi, scoppiano a ridere.
Persino Alex trova divertente la situazione, invece Carter rimane semplicemente pensieroso.
Non può fare a meno di comparare questi versi, con quelli che ha fatto con lui ed è sicuro che quella notte non fingeva come lo è del fatto che quella notte insieme rimane un chiodo fisso nel cervello.
Anche nei momenti meno adatti come questo.

Aspry intanto smette di muoversi, Kim controlla il polso per vedere se sta fingendo.
E quando nota le palpitazioni basse, segno che è svenuto, toglie il cuscino.

Il meno è fatto, ora deve solo portarlo via di qua.
Toglie la fodera dal cuscino e gliela mette in bocca, per evitare problemi se si dovesse svegliare e guardando le tende ha un colpo di genio.
Sfila le corde delle tende, usandole per legargli caviglie e polsi, dopo averli liberati dalla testiera.
Il tutto continuando a fare versi e muovendo ogni tanto il letto contro il muro.
Aprendo la finestra, blocca i versi solo per pochi secondi.

"Muovete il culo a trovarmi, mi fa male la gola a furia di fare la gallina strozzata."

Il messaggio arriva chiaro a chi deve ascoltare.
Inutile dire che Simon era già a lavoro, analizzando tutte le finestre del palazzo, cercando di identificare quella giusta è andare a colpo sicuro.

"Ci sono è l'appuntamento numero 36."

Grida agli altri, infilando in macchina pc e altri strumenti tecnologici, spingendo tutti a salire in macchina e seguirlo sul lato posteriore del palazzo.
Il tempo si sta velocemente esaurendo, la commedia di Kim non durerà per molto.

"Alex, saliamo io, te e Cam.
Gli altri, siate pronti a partire."

Alex annuisce alle parole di Carter e a passo veloce salgono la scala antincendio raggiungendo la finestra che sperano sia quella giusta.

La trovano aperta e devo trattenersi davvero dallo scoppiare a ridere.
Kim è sul letto che saltella per far suonare le molle del materasso mentre continua a ridere come una cretina.
E Cam, il solito sciocco, non riesce più a trattenersi, scoppiando a ridere e facendo cadere da un piccolo tavolino un vaso.

"Capo, va tutto bene?"

Chiede una delle due guardie, attento al rumore strano avvertito dalla camera.
E Kim si ferma, il tempo è scaduto.

"Prendetelo e portatelo giù testa di cazzo, ora."

Kim parla a bassa voce verso Cam, che esegue senza dar fiato alla bocca sapendo di essere stato imprudente.
Alex lo aiuta a caricarlo, aiutati anche dal fatto che è legato come un agnello.
Uscendo dalla finestra, seguiti da Cam che appena mette i piedi sulla scala, sente la porta della camera cadere giù.
I bodyguard hanno fatto in fretta.

Si volta verso l'interno, vedendo subito uno degli uomini afferrare Kim prima che quest'ultima fosse uscita dalla camera.

"Cazzo, Alex voi andate, ci penso io qui."

Alex vorrebbe contraddirlo, ma il tempo scorre e Cam non ce la farebbe da solo.
Percio annuisce, continuando a scendere mentre con la coda dell'occhio osserva Carter tornare incamera.
Puo solo fidarsi del nuovo compagno, nonostante i rancori tra loro.

"Dove il nostro capo e con chi cazzo lavori?"

Urla uno delle guardie mentre altro la tiene ferma.
Kim non parla, sorridendo nel vedere Carter rientrare dalla finestra.
Per fortuna i due cretini sono troppo presi da lei per rendersene conto subito.

"Con me e ti consiglio di lasciarla subito."

Parla tra i denti Carter, furioso nel vedere le mani dell'uomo sulla sua donna.
Si la sua donna.

E il secondo uomo si gira subito verso di lui, ricevendo un pugno sulla mandibola.
Quello che teneva Kim fa l'errore di allentare la presa e la the Queen è veloce ad alzare il capo di scatto colpendolo al naso.

Carter mette al tappeto l'uomo e si gira di scatto verso Kim per aiutarla, ma ride dei suoi stessi pensiri.
Con un colpo in mezzo alle gambe,  la ridotto in ginocchio per poi finirlo con un pugno sul naso già ridotto malissimo prima.

"Andiamo, non ho nessuna voglia di fare un altro giro di valzer."

La sua ironia è sempre tagliente e presente, anche nei momenti più sbagliati come questi.
La segue fuori dalla finestra, osservandola togliersi le scarpe e fare gli scalini due a due.
Sentono in lontananza alcune voci alterate, forse altri uomini di Aspry, ma ormai i due fuggitivi sono arrivati alla macchina e senza aspettare il loro arrivo, mettono in moto allontanandosi il più velocemente possibile.

"Lanmia macchina?"

Chiede Kim, mentre si accende una sigaretta, facendo una smorfia a causa del labbro spaccato.
Ora che la guarda con più calma, carter nota che anche la stoffa del vestito sul seno è strappata.
Quei due pezzi di merda devono averla strattonata e colpita.

"Invece di pensare con il coso che hai nei pantaloni, torna in te.
Dove è la mia macchina?"

Lo riprende kim, notando più  interessato al suo seno molto scoperto che a quello che gli ha chiesto.
Innervosita soprattutto dal fatto che il suo sguardo non gli crea fastidio, ma un senso di fragilità e nudità più di quanto in realtà sia.

Quello che non sa è che Carter nel vederla cosi, sente la mente in un uragano di pensieri e gli ormoni in corpo schizzare fino al cervello confondendo e stordendo.

E inutile negare che Kim con il seno quasi scoperto gli fa salire l'eccitazione, ma non è solo questo e non è solo una questione carnale.
Nella mente l'idea con lui, le mani di quel coso addosso a lei, la gelosia che gli corrode lo stomaco.
E poi, la guarda, ha appena portato al termine una missione con intelligenza e ha combattuto contro un uomo, eppure sa di donna, di forza e di guerra.

"La presa Jek, Alex gli ha detto di prenderla quando hai cambiato i piani, seguendo quello stronzo in camera."

Non ha ancora digerito quell'intoppo.
Il nervoso gli fa quasi tremare le mani, è come una scarica elettrica che scorre nel midollo e arriva al cervello, fottendolo.

"È andato tutto bene, è questo che importa."

No, non va tutto bene  non va nulla per il verso giusto.
Carter svolta di scatto verso un vicolo isolato, fermandosi e scendendo dalla macchina come una furia.
Kim, rimasta solo in macchina, lo guarda sconvolto.

Glielo legge in faccia che c'è qualcosa che non va e non può negare l'istinto di seguirlo e capire perché è in questo stato, anche perché il piano è riuscito.

Manda velocemente un messaggio a Jek, dicendogli che è andato tutti bene e che arriveranno presto, di iniziare a giocare senza di lei.
Dopo di che, con ancora la sigaretta tra le dita lo raggiunge.

Con la schiena contro il cofano, Carter si passa una mano tra i capelli, maledicendo di aver già finito il pacchetto di sigarette.
E lei, si mette davanti a lui, rubandogli tutta la visuale.

Lei diventa il centro del tutto, come quella notte, il resto scompare nella inutilità e indifferenza.

"Io non ce la faccio più."

Sussurra fissando gli occhi di lei, sfogando i mille pensieri su di lei.
La sigaretta di Kim cade a terra, gli occhi spalancati e la bocca di Carter sulla sua.

E lui non lo sa che ha appena innescato l'ennesima bomba.

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