Capitolo 7
Capitolo 7
«No».
Lily seguì i movimenti eleganti e fieri di James Potter, il corpo come svuotato della propria anima, inerme davanti ad una sorpresa tanto grande quanto gelida.
Dopo mesi – mesi – che non lo vedeva, fu come se non fosse passato neppure un secondo dalla battaglia di Hogwarts: i suoi capelli sbarazzini, neri come la pece, erano più lunghi ma sempre la stessa zazzera scompigliata e indomabile; la pelle ambrata, le labbra perfette come scolpite nel marmo, gli zigomi affilati... ma gli occhi. I pozzi d'ambra solitamente splendenti e infinitamente caldi, ora rilucevano di una scintilla malvagia. Erano distanti, sfocati, una pallida imitazione di ciò che erano stati in passato. E, più di tutto, erano vuoti.
«James» lo chiamò la ragazza con un filo di voce. Il magone le impediva quasi di respirare; era come se qualcuno le stesse stringendo la trachea con un pugno incandescente.
Percepiva alle spalle l'immobilità e la sorpresa generale. Nessuno aveva mosso un muscolo, neppure i Serpeverdi. Tutti avevano gli occhi incollati sulla figura del malandrino.
James abbassò lo sguardo sulla sua figura e la fissò, apatico. La trapassò da parte a parte senza mutare d'espressione. Non la vedeva. Non la percepiva.
Lily non pensava che le avrebbe fatto così dannatamente male. Non avrebbe mai immaginato che nel momento in cui lo sguardo di James Potter l'avesse superata senza soffermarsi, senza risplendere di luce propria, avrebbe provato il dolore di una coltellata dritta nel cuore. Forse avrebbe voluto non saperlo, rimanere inconsapevole di quella pena esistenziale che l'abbracciò quando James Potter non riconobbe la sua Lily Evans.
«James, sono io» sussurrò, mentre lacrime bollenti le bagnavano gli occhi chiari, «Lily».
«So chi sei» le rispose il malandrino, piatto, «Solo, non mi interessa».
Il silenzio cadde nella stanza come una bomba.
Alice trattenne il fiato così rumorosamente che sarebbe parso quasi ridicolo se la situazione non fosse stata tanto tragica. Dorea proruppe in un singhiozzo strozzato, troppo scioccata per fare alcunché. Remus, dopo aver avvolto il corpo di Macnair con delle corde, strinse la donna tra le braccia e si portò in avanti. Dorcas si affrettò a mettere sotto tiro Mulciber.
«James» lo chiamò cautamente il biondo, «James, siamo noi. La tua famiglia. Siamo qui per aiutarti».
«Non ho bisogno di aiuto, Lunastorta» chiarì Ramoso «Sono dove voglio stare. Ora servo il Signore Oscuro» e, dicendolo, scoprì l'avambraccio, mostrando a tutti il Marchio Nero che ondeggiava sulla pelle abbronzata.
«Non è vero!» esclamò Alice, «Non dire cazzate, James! Ti stanno obbligando a dire queste cose. Sei sotto la maledizione Imperius».
«Mi dispiace ferirti, cara Prewett» sorrise malignamente Malfoy, alle spalle del ragazzo. «ma il vostro caro James non sta subendo da noi nulla che non desideri di sua spontanea volontà. Ci è voluto un po', ma alla fine anche il metallo più resistente si piega».
«Io ti ucciderò» ringhiò Lily e tutti si voltarono verso di lei, «Ti prometto, Malfoy, che un giorno avrai quello che ti meriti. Finirai ad Azkaban e la tua vita verrà rovinata per sempre. Marcirai in una cella e, semmai dovessi uscire, striscerai tra le rovine della tua vita come la serpe che sei. Te lo prometto» sibilò tra i denti.
Il sorriso di Lucius si congelò nello specchiarsi negli occhi della Grifondoro.
Percepì chiaramente una stilettata di paura conficcarsi nello stomaco. Più fissava la Evans, più il senso di terrore accresceva nel orpo. Non riusciva a spiegarselo, ma sapeva che quelle non erano state solo parole; Lily Evans lo aveva maledetto e i suoi occhi lo avrebbero perseguitato per anni. La sua vita sarebbe veramente finita in rovina, lo riusciva a scorgere nei pozzi smeraldini che aveva davanti. Ebbe paura della giovane donna. Prima di allora, mai aveva provato qualcosa del genere. Percepì lo sgradevole bisogno di scappare, di allontanarsi da lei e di non tornare mai più. Qualsiasi cosa avrebbe fatto, quelle iridi lo avrebbero tormentato per l'eternità.
A salvarlo dalla stretta angosciante fu la voce di James: «Non mi hanno obbligato» confermò, «L'ho voluto».
«Non è vero!» ringhiò la Evans, muovendo un passo nella sua direzione.
«Lily» l'ammonì Dorcas, ma lei la ignorò.
«Tu non puoi aver ceduto. Non tu!» urlò, avanzando, «Non sei capace di tradire i tuoi amici, la tua famiglia. Sei stato il primo ad unirti all'Ordine, il primo a voler fermare tutto questo. Non potresti mai ferire noi... me» sussurrò, ormai ad un metro dal Grifondoro, «So che ci sei ancora, James, sotto a questa corazza gelida. Lo so perché ti sento, James».
Il ragazzo, immobile, abbassò gli occhi d'ambra sul viso della giovane. La osservò, in silenzio, spostando lo sguardo sul suo viso, il capo leggermente piegato verso destra. La studiava, come un bambino analizza un nuovo giocattolo per capire come usarlo.
«Io ti amavo» disse, infine «ma le cose sono cambiate. Il James che conoscete non esiste più. C'è solo quello che avete davanti, il Mangiamorte».
La Evans rilasciò il fiato tutto d'un colpo. Non seppe mai cosa le avesse fatto più male: l'ammissione di James o la consapevolezza di aver perso la persona che aveva appena capito di amare.
«Ora, spostati. Non sei tu il mio obiettivo» le disse. Alzò la bacchetta e la puntò verso Michelle, l'unica sorella rimasta in vita di Marlene.
Frank scivolò davanti al corpo della ragazza per difenderla. Alice, seppur con espressione disperata, sollevò a sua volta l'arma contro il malandrino.
«NO!» gridò Lily aggrappandosi al braccio del Potter in un gesto disperato. «No, James, guardami. GUARDAMI!».
Il malandrino tentò di scostarla, ma la giovane, incapace di arrendersi, gli avvolse il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla: «Non lo vuoi fare e non lo devi fare. Ti prego...» sussurrò, piangendo.
«James» disse Dorcas misurando le parole. «Se uccidi la ragazza non tornerai più indietro».
Il malandrino, però, non ascoltava. Pareva ora assorto nell'osservare, con rinnovata attenzione, il viso Lily Evans. C'era qualcosa che lo bloccava, lo percepiva come un flebile e fastidioso formicolio agli arti... e sapeva che tutto ciò era scatenato dal tocco della grifondoro. Era lei che, con la sola presenza, riusciva a distrarlo. Lo aveva capito subito, non appena aveva varcato la soglia e aveva intravisto la chioma rosso fuoco. Era sempre stata la sua debolezza; il suo amore per Lily Evans era così dirompente da insinuarsi in ogni poro, in ogni cellula del suo essere.
Lily Evans era parte di lui e il solo rivederla aveva scatenato nel suo corpo delle sensazioni che pensava essere riuscito a spegnere da tempo.
Lo infastidiva che una singola persona riuscisse a farlo vacillare. La debolezza che la giovane donna instaurava nel suo essere lo distraeva dal fine ultimo della missione.
Lasciandosi guidare più da un istinto che dagli ordini imposti, sollevò un braccio, piano, combattendo la resistenza nella sua mente che gli diceva di toglierla dal suo percorso e di ucciderla, se fosse stato necessario.
Tremando, le poggiò una mano sulla guancia, più rudemente di quanto avrebbe voluto. Non controllava i propri gesti. Era come assistere ad una scena al di fuori del proprio corpo.
«Lily» sussurrò roco, così piano che credette la ragazza credette di esserselo solo immaginata.
La vide sorridere, tra le lacrime, e per un momento, un lampo di lucidità gli attraversò la mente. Con la coda dell'occhio vide i suoi amici e sua madre, là, pronti a salvarlo, ma più di tutti, sentì la pelle calda della Evans sotto le proprie dita e distinse, in quelle iridi che tanto aveva amato e che mai avrebbe potuto smettere di desiderare, la stessa passione e lo stesso sentimento che lo infiammavano da anni. Se solo avesse mosso mezzo passo, avrebbe colmato quella distanza minima, ma incredibilmente dolorosa, che li separava e avrebbe finalmente posato la bocca sulle sue labbra tanto agognate.
Fu solo per un secondo.
Poi, una serie di immagini gli bombardarono la mente: sensazioni, dolori, urla e pianti disperati rimbalzarono nel sul cervello come impazziti. Sentì chiaramente l'anima scivolargli tra le dita e rifugiarsi in un luogo della sua mente troppo nascosto per essere ritrovato.
Chiuse gli occhi, un attimo. Quando li riaprì, non vi era altro che oscurità.
Con un gesto secco, scostò la Grifondoro e le puntò la bacchetta al volto.
«Spostati, o ti uccido» le disse, gelido.
«James...» fece in tempo a sussurrare la ragazza, prima che un lampo verde dirompesse dalla bacchetta del malandrino e tutto divenisse nero.
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Un mese dopo
Pioveva.
Gli scrosci d'acqua cadevano dal cielo tanto abbondantemente da avvolgere qualsiasi cosa nel loro abbraccio velato.
Un tuono, un rombo raggelante, squarciò la calma, seguito dalla luce abbagliante di un lampo. Poi, di nuovo buio.
Al primo piano di Grimmauld Place, davanti al fuoco, Frank e Alice, l'uno di fronte all'altra, si tenevano la mano. In mezzo a loro, con la Bibbia aperta tra le mani, stava Sirius.
Gli altri stavano a qualche passo da loro: Lily e Mary reggevano tra le mani due mazzi di fiori, Remus un piccolo cofanetto verde smeraldo e Peter una vecchia macchina fotografica.
«So che non è il matrimonio che avresti voluto» si scusò Frank.
La Prewett sorrise e scosse il capo. «Al diavolo la tradizione se posso avere te, qui e subito».
Felpato non poté trattenersi nell'alzare gli occhi al cielo e prendere un profondo respiro, prima di cominciare: «Bene, se siamo tutti presenti, oh fedeli...» iniziò con voce solenne, aprendo a caso la Bibbia e sfogliando le pagine ingiallite con immensa teatralità, «...inizierei la cerimonia con la lettura di un passo molto importante, ideale per un matrimonio».
«Perché gli abbiamo lasciato fare il sacerdote?» sussurrò Lily all'orecchio di Remus.
Il ragazzo sospirò: «Io mi ero opposto. Prepariamoci al peggio» commentò e rivolse all'amico uno sguardo d'ammonimento, immancabilmente glissato dal diretto interessato.
«Così fece il Signore» incominciò con solennità il malandrino: «sciami imponenti di tafani entrarono nella casa del... ehm, no, direi di no» si bloccò e riprese a sfogliare il libro, «Forse questo...» mormorò tra sé e sé, «Quindi Abramo stese la mano e prese il coltello per SCANNARE AL FINE DI UCCIDERE SUO FIGLIO?!! Ma per l'amor di Merlino!» strillò, gettando la Bibbia alle spalle, «Ma che cosa leggono in chiesa? Il manuale delle torture medievali sicuramente sarebbe una lettura più piacevole».
«Hai mai aperto una Bibbia in vita tua?» gli chiese Mary, sarcastica.
«L'unico libro babbano che abbia mai letto è stata una rivista... Playboy, mi pare» replicò Peter a bassa voce.
«Sicuramente molto più istruttivo. Non tutti, per esempio, sanno che una giarrettiera riesce a...».
«Sirius» lo chiamò Remus, eloquentemente, «Il matrimonio».
«Oh, giusto! Bene, dato che tutti quanti abbiamo capito quanto sia antiquata e controproducente la lettura della Bibbia, procederemo alla vecchia maniera» e si aprì in un ghigno poco promettente. Sempre con una dose eccessiva di teatralità, poggiò le mani su quelle intrecciate dei due amici e chiuse gli occhi. Rimase fermo per quasi un minuto, finché un colpo di gola di Lily non lo risvegliò dalla trance mistica.
«Bene, fratelli e sorelle, amici» cominciò, piegando il capo verso Remus e Mary «e disturbatori di quiete» aggiunse in direzione della Evans. «Siamo qui riuniti per celebrare l'unione dell'anima gentile di Frank Paciock e di quella un po' cieca e sicuramente in vena di far beneficienza della dolce Alice Prewett».
Mary strinse le labbra per non ridere.
«Non è ancora molto chiaro come sia stato possibile che un ragazzo come Frankie sia riuscito a fare breccia nel cuore della signorina Prewett. Ciò di cui siamo certi è la sonora testata che la suddetta ha tirato al terzo anello durante la quinta partita del campionato e che potrebbe aver dannegg... ouch!!!» mugugnò quando Lily si sfilò una scarpa e gliela fece rimbalzare sulla testa.
«Era un pensiero che veniva dal cuore» si lagnò.
«Te ne sono grata» sorrise sarcastica Alice.
«Dato che pare illegale spiegare i motivi per cui una coppia si sia formata, procediamo con il Credo dei Black-Potter»
«Il Credo dei Black-Potter?» domandò Lily, temendo la risposta.
Remus scosse il capo. «Non so più a cosa stiamo assistendo» sospirò. «Ma qualsiasi cosa che contenga le parole Black e Potter non promette bene».
«È Sirius» commentò Mary, alzando le spalle.
Felpato, ora una mano sul cuore, fissò Frank e Alice con eccessiva serietà. «Credete, oh anime prave, al vincolo matrimoniale?».
«Ma "pravo" non significa "malvagio"?» interruppe Peter alzando una mano.
«Perché non ti fai gli affari tuoi?!».
«Effettivamente non penso che sia molto cristiano attribuire l'aggettivo "pravo" a due persone che si stanno per sposare» intervenne Remus.
«Oh non sapevo che foste i patroni del dizionario inglese!».
«Almeno per un matrimonio si potrebbero usare i termini giusti».
«Perché non siamo andati in una chiesa babbana?».
«Ma il rinfresco poi lo facciamo?».
«Ottima domanda, Peter. Frankie tu cosa dici?».
«Mah secondo me potremmo anche tagliare un po' di salame e...»
«RAGAZZI!» ringhiò Alice e, di colpo, tutti smisero di parlare. «Mi piacerebbe sposarmi. Dopo discuteremo del rinfresco, del salame e della corretta proprietà del linguaggio, siete d'accordo? Ora, Sirius, se non ti muovi a pronunciare quelle cavolo di parole, giuro che ti mando a pulire i bagni della casa con lo spazzolino da denti, sono stata chiara?!».
Il malandrino, seppur la superasse di quasi due spanne d'altezza, si fece piccolo piccolo al suo cospetto e annuì.
«Credete, oh anime dolci e incantevoli, al vincolo del matrimonio?».
«Sì» risposero i due.
«Credete, Alice e Frank, nell'amore eterno?».
«Sì».
«Credete anche di avere dei bambini? Perché nel caso il primo può avere il mio nom... AHI!!» ululò nel momento in cui Alice gli pestò un piede.
«Questi sono affari nostri» bofonchiò Frank, rosso in volto.
«Che suscettibile» sibilò Sirius, con le lacrime agli occhi. «Oltre a credere indubbiamente nel regime tirannico che la dolce Prewett instaurerà in casa, credete l'uno nell'altro?».
«Senza ombra di dubbio».
«Eccellente! Ora, vuoi tu, Frank Paciock prendere in sposa Alice Prewett, in salute e in malattia e in tutte le sventure che le capiteranno come le rughe, la miopia e l'artrite?».
Remus non perse tempo neppure più a sospirare.
«Sì, lo voglio» rispose Frank, raggiante, come se non avesse nemmeno sentito le parole del Black. Con mani tremanti, infilò l'anello sull'anulare della fidanzata.
«E tu, Alice Prewett, vuoi prendere come sposo Frank Paciock – e la signora Paciock come suocera, che Merlino ce ne scampi – in salute e in malattia, accettando di amare i suoi infiniti difetti come il meteorismo notturno, la prostata debole e quel disgustoso neo che ha sul palmo della mano? Oddio, solo a nominarlo mi sento mancare».
«Certo che lo voglio!» e gli mise l'anello.
«Tanto per la cronaca, non soffro di meteorismo notturno» ci tenne a precisare il povero Frank.
«Dall'autorità conferitami da... beh, da me stesso... io vi dichiaro – Alice, puoi ancora tirarti indietro. No? Va beh – marito e moglie! Frankie, puoi baciare la nanetta malefica!» ruggì, orgoglioso, prendendo a battere le mani.
Tra gli applausi dei presenti, il giovane avvolse il volto della ormai moglie e posò le labbra sulle sue.
«Hip hip, urrà per gli sposi!!» ululò Sirius saltellando sul posto. Troppo emozionato per stappare una bottiglia di Whiskey Incendiario, praticamente la conficcò nello sterno del povero Lunastorta.
«Congratulazioni!» urlò Lily soffocando l'amica in un abbraccio. «Per Morgana, sei sposata! Non ci posso credere!!».
«Congratulazioni, Frankie!» si andò a complimentare Remus dopo essersi ripreso. Gli passò un calice di vetro colmo di liquore, ma il novello sposo, travolto alle spalle da Sirius, lo rovesciò praticamente tutto a terra.
«Ora non puoi più fare il cascamorto con le ragazzine del primo anno!!» esclamò Sirius avvolgendogli il collo con un braccio. «Ahhhh il nostro maritino! Ma come sei carino, maritino!» gli gridò nell'orecchio.
«Facevi il cascamorto con le ragazzine di prima?» domandò Alice, il sopracciglio alzato.
«Ma no, amore mio. Mai fatto. Non devi credere a quel cretino di Sirius».
«Una volta ha pure evocato una folata di vento perché avevamo scommesso che Patty Conners avesse le mutande blu» ghignò Felpato.
«No, è stato James».
«Nono, ti assicuro che io e Jamie avevamo votato per il rosa, tu il blu, Remus il bianco e Peter il rosso».
Alle sue spalle, Lily scoccò un'occhiatina torva verso Lunastorta il quale, rosso come un peperone, si affrettò a negare.
«Alla fine chi ha vinto?» chiese Alice.
«Peter» sospirò Sirius. «Per Merlino, era praticamente una suora. Chi l'avrebbe mai detto?».
«Strano, pensavo che tu fossi un esperto di donne, soprattutto quelle di Hogwarts» commentò Mary.
«Certo, ma Patty Conners era troppo anche per me. Una volta mi ha detto di aver avuto una cotta per il professor Ruf. Da lì mi sono tirato indietro».
«Ma vi ricordate quella mattina, al quarto anno, quando è entrato sotto forma di fantasma?! Che spavento!» rise Mary.
«Non è stato affatto divertente» disse Alice. «Sono quasi svenuta!».
«Secondo me ancora adesso non sa di essere morto».
«Chi vuole altro Whiskey?» domandò Lily.
Lasciandosi alle spalle il gruppo, superò il corridoio ed entrò nella piccola cucina. Nonostante Sirius e Mary avessero vissuto a Grimmauld Place per tre mesi, parecchi punti della stanza erano ancora molto impolverati. Dalla finestra sprangata gocciolava un rivolo d'acqua che si era raccolto in una pozza ai piedi del tavolo.
«Detergeo» ordinò la Caposcuola, con un lieve colpo di bacchetta.
Sul tavolo, dimenticato da Sirius, c'era uno zaino babbano di pelle nera. Incuriosita, si avvicinò, slacciò la fibbia e lo aprì.
Al suo interno trovò un libro vecchio, qualche carta di dolci di Mielandia e un ritaglio stropicciato.
Con delicatezza, estrasse la carta e la pose sotto la luce.
Percepì una stretta al cuore quando riconobbe la figura di James volteggiare nella Grande, la notte del Ballo di Natale. Tra le sue braccia, splendida e spensierata, c'era lei.
Sirius doveva aver scattato la foto, ma nessuno l'aveva mai mostrata a Lily. Se l'avesse vista, tempo prima, prima ancora della Battaglia di Hogwarts, probabilmente avrebbe capito di provare dei sentimenti profondi per James. Si vide sorridente, rilassata e incredibilmente a proprio agio tra le braccia del malandrino.
Chiudendo gli occhi, riuscì a tornare a quella sera e a rivivere delle emozioni che pensava di aver dimenticato. Una lacrima rotolò lungo la guancia quando sfiorò con i polpastrelli la collana con la perla nera nascosta sotto i vestiti.
Li avrebbero salvati. Non le importava a quale prezzo.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per i due amici.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per James.
Ciao a tutti, Potterheads! ♥️
Come state?
Marzo è quasi finito (what!!?!) e così anche la vostra agonia. Nel prossimo capitolo, infatti, tutto cambierà.
Ma TUTTO cosa? 👹
Ehehehehehe ☠️
Vi dico solo di preparare tanti taaanti fazzoletti e di iscrivervi ad un corso di yoga per smorzare la tensione. Ci saranno MOLTE soprese👹👹👹 (ovviamente tutte negative, altrimenti io non sarei io).
Ho deciso di scrivere questo mini-capitolo per farvi riprendere fiato da tutto ciò che sta succedendo. Rilassatevi, preparatevi e non uccidetemi (sarebbe alquanto controproducente per VOI).
Vi lascio alla vostra domenica♥️
Io torno a fare i compiti (ma si può avere compiti all'università?? Bah).
PS. SE UN BUON LETTORE (ripeto BUON LETTORE) DI QUALSIASI STORIA SU HP CON UN GRAN SENSO CRITICO E ABBASTANZA TEMPO LIBERO VOLESSE METTERSI IN GIOCO, MI CONTATTI IN PRIVATO!!
Un bacio,
Laura😻😘♥️🥰👹
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