Capitolo 17
Capitolo 17
«No».
Il ringhio di James s'insinuò fino nelle ossa di Lily.
La ragazza fissò il Cercatore che la osservava con gli occhi fiammanti di collera. Era la prima volta da tanto tempo che lo vedeva finalmente vivo, con un'emozione a scaldargli i lineamenti.
«Scusa?».
«Ho detto no, non andrai in missione con lui» scandì il malandrino, con voce roca.
Erano stati fatti uscire dall'aula e ora si trovavano in un corridoio secondario, senza anima viva, l'uno di fronte all'altro.
«Prego?» ripeté Lily, mentre dentro di sé sentiva l'ira infiammarle la gola.
«Non esiste. Tu non puoi accettare! Tu non... io... non ti permetterò di...».
«Permettere?!» sibilò la ragazza, andandogli così vicina che tra i loro nasi non rimasero che pochi centimetri d'aria, «Tu, James Potter, non hai il diritto di dirmi cosa posso o non posso fare... e mi sembra che questa conversazione sia già avvenuta più di una volta, in passato» ribadì, colpendogli il petto con l'indice.
«L'ha fatto apposta! Ma come fai a non capire?» esclamò James, passandosi freneticamente una mano tra i capelli. I suoi occhi d'ambra guizzavano sul volto della Caposcuola, quasi incapaci di fissarsi in quelli verdi di lei, impazziti e timorosi di leggervi dentro un giudizio troppo pesante da sopportare, «Lui ti ha spinta a scegliere! Voleva che tu afferrassi per prima il foglio con la missione».
«E con questo?».
«E con questo?! Lily, ti ha manipolata ! Ti sta trascinando in una missione troppo pericolosa solamente per far sì che io... che questo potere si risvegli in me!».
«No, sei tu che non capisci. Io ho preso la mia scelta, e l'ultima volta che ho controllato, non dovevo rendere conto a te di quello che faccio!».
James proruppe in una risata allibita e si sfregò il volto con le mani, come nel tentativo di svegliarsi da un brutto sogno: «Vengo con te» disse poi.
«Non ci pensare nemmeno!» esclamò Lily, «Pensi che non sia in grado di difendermi da sola?».
«Non ho mai detto questo. Sai ciò che penso di te» replicò il Cercatore, con voce piatta.
Lily alzò il mento in segno di sfida e gli restituì uno sguardo freddo: «No, non so più niente di te ormai. Non so cosa pensi, cosa provi... cosa vuoi. L'unica cosa che riesco a percepire è la distanza che hai creato tra noi da quando è successo tutto, come se la promessa che hai fatto a mio padre fosse più un peso che altro».
A quelle parole, il malandrino trasalì e sgranò gli occhi sotto gli occhiali rotondi.
«Perché lo fai? Perché continui a punirti così?» gli domandò e si maledisse nel sentire le lacrime appannarle la vista. «Eravamo così vicini a... ad avere tutto».
Ed entrambi sapevano a cosa la Caposcuola si riferisse.
James si sentì sopraffatto da mille emozioni. Avercela così vicina, a un soffio dal viso, poter percepire il suo dolce profumo di pesca, perdersi in quelle iridi tanto verdi da fargli attorcigliare le budella, lo stava facendo impazzire. Avrebbe voluto stringerla tra le braccia e posare le labbra sulle sue, colmare quella distanza elettrica. Ogni secondo che passava era una stilettata al cuore, anche perché lui ricordava ciò che era successo sul campo di battaglia. Nonostante la sua mente fosse stata sotto il controllo di Voldemort, aveva percepito ogni secondo di quegli istanti che ancora lo tormentavano nei suoi peggiori incubi. Ma soprattutto, ricordava perfettamente quando l'aveva baciata.
Solo il pensiero lo mandava su tutte le furie: le aveva rubato un bacio che aveva sognato per anni, che aveva pianificato forse dal Ballo di Natale e che per poco non aveva reso realtà al loro 'primo appuntamento' a Hogsmeade, quando l'aveva portata a pattinare sul lago ghiacciato. Invece, aveva fatto sue le labbra della Caposcuola con violenza, non per volontà ma per obbligo, e non si era mai sentito così sporco, così colpevole di averla costretta a una cosa che non voleva. Anche in quel momento, a così pochi centimetri di distanza, non era in grado di guardarla.
«E'... complicato» riuscì ad articolare tra i denti. Mosse un passo indietro e si sorprese di esserne ancora in grado: il potere delle iridi della Evans era troppo schiacciante, troppo avvolgente per poter fuggire.
«Già, ultimamente è tutto complicato per te! Soprattutto quando riguarda me».
«Non... non dire stupidaggini» sbottò il Malandrino, passandosi una mano tra i capelli sbarazzini, «E comunque, non è questo il punto!».
Quelle parole furono come una pugnalata per la giovane: «E' evidente che non è una cosa importante per te, sei stato chiarissimo» disse amareggiata. Si allontanò di qualche passo e gli rivolse un lunghissimo sguardo: «Domani partirò per la mia missione, che ti piaccia o no. Tu hai preso la tua decisione e ora io sto prendendo la mia. Spero che al mio ritorno potremo avere una conversazione più matura di quella che si è appena conclusa» e, senza aggiungere altro, si incamminò verso la porta.
«Lily!» la chiamò lui.
La ragazza scomparve dalla sua vista.
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«Dimmi che non sei stato così stupido da averle detto quello che ci hai detto» commentò Sirius, sdraiato sul letto con le mani incrociate dietro la testa.
Remus gli scoccò un'occhiata di traverso, ma Felpato scrollò le spalle e gli fece una linguaccia.
James, sul proprio letto, strinse i denti e fissò ostinatamente il soffitto sopra di sé.
«Quello che Sirius intendeva dire è che tu e Lily ne avete passate tante, e non sarebbe male finalmente lasciarsi il passato alle spalle» fece Lunastorta.
«No, Remmi» lo corresse il Black, «Intendevo dire proprio quello che ho detto, ovvero che il nostro qui presente James è un vero cretino, oltre ad essere diventato un codardo di prima categoria!».
James si mise a sedere di scatto e lanciò all'amico uno sguardo rabbioso: «Da che parte stai?!» ringhiò.
Sirius non si fece intimorire e stiracchiò un sorrisetto per nulla divertito, scostandosi delle ciocche sbarazzine dagli occhi di ossidiana: «Scusami, Jamie, ma questa situazione è diventata davvero ridicola! Chissene frega se hai passato tre mesi a fare il finto Mangiamorte o se un weekend sì e l'altro pure cercavi di ammazzare la Evans! Non puoi continuare a farti condizionare dalle cose passate... perché allora vale la pena che tu ti arrenda e scappi da qualche parte remota del mondo, dimenticandoti di lei, di noi e della Guerra!».
Remus scosse la testa, sconsolato, e prese a ripiegare i propri vestiti all'interno dell'armadio.
«Mi spiace, Felpato, se la mia estate è stata meno noiosa della tua e se ho tentato di uccidere i miei amici mentre Voldemort giocava con il mio cervello! Deve essere stato davvero facile e divertente giocare ai supereroi insieme a Lily e Mary, mentre io ed Emmeline cercavamo di non farci ammazzare!».
Fu una frazione di secondo. Se Remus non avesse seguito la scena con la coda dell'occhio non si sarebbe mai accorto della scomparsa di Sirius seguita da un flebile crack, e del suo movimento fulmineo quando afferrò James per il bavero della camicia e lo spinse contro la testiera del letto, guardandolo in cagnesco.
«Non parlare mai più di Mary in quel modo» ringhiò, i denti scoperti e gli occhi illuminati da un luccichio pericoloso, «Lei è morta per te e ora tu stai sprecando la vita che ti ha concesso piangendoti addosso».
Lo lasciò andare e si alzò in piedi, dirigendosi verso la porta con espressione cupa. Girò il pomello della maniglia e fece per uscire; poi, si voltò per l'ultima volta e rivolse al fratello un lungo sguardo penetrante: «Sono molto deluso da te, James» e, detto ciò, scomparve dalla loro vista.
Il dormitorio piombò in un silenzio opprimente. Per qualche minuto Remus continuò a estrarre vestiti dal baule per riporli nei cassetti, ma a un certo punto sospirò e chiuse le ante dell'armadio, sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania. Si grattò nervosamente il mento prima di rivolgere uno sguardo veloce in direzione di James e decidersi a parlare. Non appena schiuse la bocca per dire qualcosa, l'amico lo anticipò.
«Sei d'accordo con Sirius, non è vero?».
Lunastorta si morse l'interno della guancia e si appuntò mentalmente di lanciare una fattura Orcovolante a Felpato non appena lo avesse incontrato nei corridoi. Era stato proprio un gesto meschino lanciare un sasso del genere e poi nascondere la mano, lasciandoli lì da soli.
«James» cominciò, prendendo un lungo respiro, «Non è questione di essere d'accordo con Sirius o meno. La verità è che la situazione è un vero casino da così tanto tempo che mi sembra quasi impossibile ricordare un momento effettivamente normale... per questo motivo posso immaginare come tu ti stia sentendo. Però devi anche capire che, seppur quello che tu ed Emmeline abbiate vissuto sia stato orrendo, in modo differente è stato lo stesso anche per noi. Sirius, io, Mary, Alice, Frank e Lily abbiamo lottato contro il tempo per voi e abbiamo sacrificato tanto. Nessuno ti sta chiedendo di dimenticare ciò che hai passato, ma Sirius ha ragione: se permetti a quello che ti è successo di controllare la tua vita, allora Voldemort ha già vinto. Credi che il suo piano fosse solamente quello di portarti dalla sua parte, di trasformarti in un Mangiamorte? Probabilmente non ci ha creduto neppure lui fino in fondo: ciò che gli importa è che adesso tu ti stia spezzando lentamente, trascinando a fondo tutto quello che hai creato così difficilmente in questi anni, e ciò che lui teme di più... un'alleanza fondata sull'amore e sulla fiducia, che attinge il proprio potere dalla speranza che un giorno la situazione migliorerà. James, tu sei il cuore della ribellione, la luce che spaventa Voldemort e che ha tentato di soffocare».
«Non ho mai chiesto questa... nomina a cavaliere senza macchia e senza paura» commentò James piano, reggendosi la testa tra le mani.
«Chi meno desidera il potere è colui che più ne è degno» disse Lunastorta quasi tra sé e sé, «Nessuno si aspetta questo da te, ma siamo sempre stati pronti a seguirti perché crediamo in te. Siamo ugualmente consapevoli che, per quanto tu possa essere un punto di riferimento, sei umano tanto quanto noi... e questo ti consente di essere debole, a volte. Nessuno ti giudicherà per questo, e ti assicuro che nessuno - soprattutto Lily - ha mai pensato male di te, neppure alla strage dei McKinnon».
Il silenzio tra loro dilagò come olio: entrambi provavano le stesse emozioni nel ripensare a ciò che era accaduto mesi prima, e senza parlare riuscirono a dirsi più di quello che avrebbero fatto a parole.
Dopo quelle che parvero ore, James si passò una mano tra i capelli: «Quindi» si schiarì la voce, «cosa dovrei fare?» chiese.
«Prima di tutto, trovare Sirius e chiarire con lui» rispose Lunastorta con un flebile sorriso, «E poi... non dico che devi dichiararti apertamente con Lily, soprattutto se non te la senti in questo momento, ma falle sapere che non vuoi più fuggire da lei. Apprezzerà, ne sono sicuro».
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James vagò per i corridoi in silenzio, ripetendosi a mente il discorso da fare prima al fratello e poi a Lily. In realtà, non era molto convinto di voler affrontare la ragazza, non dopo quello che gli aveva rinfacciato poco prima, ma poi lei sarebbe partita per la missione e solo Merlino sapeva quanto tempo sarebbe passato prima di rivederla.
Stava per girare l'angolo di un corridoio, quando una figura lo costrinse a fermarsi per evitare di travolgerla.
Faith lo squadrò da testa a piedi, gli occhi violetti illuminati da una luce nuova. Si era cambiata dalla mattina e indossava dei semplici jeans attillati e un top nero a maniche corte. Un mantello di velluto scuro le copriva le spalle magre ed era allacciato davanti da un nastro di seta brillante. I lunghi capelli d'ebano erano raccolti in una treccia alta, dalla quale fuoriuscivano ciocche sbarazzine che si arricciavano nell'aria umida dell'Accademia.
Nel complesso - e sorvolando i trascorsi che avevano avuto - James dovette ammettere che Faith era una delle ragazze più belle che avesse mai visto.
«Potter» lo salutò con un sorriso apparentemente sincero.
Il malandrino, comunque, non si sarebbe mai fidato completamente di lei, quindi mosse un passo indietro, incrociando le braccia al petto.
«Scusa, Faith, ma vado di fretta» disse.
La ragazza alzò gli occhi al cielo: «Già... d'altronde, quale sano di mente si tratterrebbe a chiacchierare con me?».
«Il vittimismo non ti si addice».
«Nemmeno a te» ribatté lei, con voce affilata. «Cercavi la tua dolce metà?».
La domanda lo lasciò momentaneamente perplesso, tanto da suscitarle una risata divertita.
«Sirius mi è passato davanti come una furia, penso andando verso il cortile interno del primo piano. La Evans invece... non ne sono molto sicura, ma ho sentito Alice dirle di fare i bagagli, quindi immagino che sia nel suo dormitorio».
Rimasero a osservarsi in silenzio per qualche secondo. Poi, James affondò le mani nelle tasche dei pantaloni e mosse qualche passo, ma quasi subito si fermò e scrollò le spalle, in evidente imbarazzo.
«Uhm... grazie» bofonchiò.
Faith fece spallucce e lo liquidò con un gesto veloce della mano, tuttavia un lieve rossore alle guance tradì il suo stato d'animo, come il sorrisetto appena accennato che tentava in tutti i modi di reprimere.
«Va' via, James Potter, prima che io ci ripensi e ti trasformi in una lumaca».
Il malandrino non se lo fece ripetere due volte e scomparve nei corridoi, alla ricerca di Sirius. Mentre camminava, non poté fare altro che rimuginare sulla ragazza: non poteva dire che Faith gli stesse simpatica, anzi! Dopo tutto ciò che avevano passato, la prospettiva di spingerla sotto un tram babbano non gli pareva tanto male; tuttavia, gli ultimi avvenimenti lo avevano portato a rivalutare nel profondo le persone. Forse anche Faith si meritava una seconda possibilità? In fondo, da quello che gli avevano raccontato, la strega aveva giocato un ruolo molto importante nel salvataggio suo e di Emmeline.
Come volevasi dimostrare, il malandrino intravide l'amico appoggiato a una colonna di pietra del chiostro, le braccia conserte e lo sguardo rivolto al cielo plumbeo sopra la sua testa. Era da tanto tempo che non lo vedeva così assorto.
Uno sgradevole senso di colpa gli avvolse la gola in una stretta infuocata. Non era stata sua intenzione tirare in ballo Mary; forse, il Sirius di un tempo non ci avrebbe neppure fatto caso, ma in quei mesi erano cambiate tante cose, e dal ragazzo strafottente e arrogante qual era stato, Felpato si era trasformato in un modello da ammirare e seguire. James non poteva esserne più fiero.
«Ehi» lo salutò, guardandosi le scarpe e maledicendo il calore che cominciò a pizzicargli le guance.
Sirius non si mosse neppure di un centimetro.
Ma guarda te!, bofonchiò una vocina nella testa di Ramoso.
«Io...» cominciò, grattandosi la nuca, «Ehm... ecco... volevo solamente, cioè...».
«Prima che divento vecchio» commentò Sirius con voce piatta.
James strinse le labbra, incerto anche lui se per evitare di ridere o di ringhiargli contro: «Sono venuto a scusarmi» borbottò.
«Ah sì?».
«Sì».
«E per cosa?».
Ora lo prendo a pugni.
Però, il mini-Remus nella sua testa gli rivolse uno sguardo d'ammonizione e il malandrino sospirò: «Perché sono stato uno stronzo... prima e nell'ultimo periodo».
«Puoi dirlo forte, James! Un vero stronzo» lo corresse, «Anzi, un pappamolla codardo stronzo».
«Sì, okey, adesso non mi sembra il caso di...».
«...coi paraocchi, tutto pieno di...».
«Va bene, Sirius. Ho capito, grazie».
«...insopportabile e incredibilmente stupido e immaturo e...».
«OKEY! HO CAPITO!» esclamò, «Ho capito».
«Menomale! Pensavo che saresti rimasto un vero cretino fino alla morte» e, sul viso perfetto di Sirius si stiracchiò un sorrisetto divertito. Poi, un'ombra gli oscurò gli occhi: «Però ero serio: non parlare mai più male di Mary».
«Lo so, mi sento un verme per aver detto quelle cose... e per avervi trattati tutti male».
«Soprattutto la Evans».
«Soprattutto la Evans» ripetè Ramoso, «Non so cosa fare con Lily: lei è tutto per me, ma non riesco a togliermi dalla testa la sensazione che ho provato nel... farle male. Non ero in me, ma comunque percepivo il mondo, e nonostante ciò io l'ho ferita. E' davvero difficile spiegare a parole il dolore che sento nel ripensarci... e anche solo guardarla mi riporta a quei momenti bui, in cui quasi speravo di morire per poter smettere di sentire tutto».
Sirius rimase in silenzio per qualche istante, le braccia sempre conserte, ma gli occhi ora piantati sul volto del fratello.
«La ami?» chiese poi.
«Tanto che mi fa male» ammise James.
«Allora va' a dirglielo. Parlale di tutto, spiegale come ti senti... e non aver paura del suo giudizio, perché se c'è una cosa che ho capito in questi anni è che Lily Evans non è una persona che si abbatte facilmente. Però devi farlo in fretta, e non solo perché ormai sono anni che vi rincorrete senza trovarvi, ma soprattutto perché la Evans non starà ad aspettarti per sempre, James. E ti assicuro che una come lei non si trova spesso... e questa cosa non l'abbiamo capita solo noi due».
Si avvicinò a lui e lo spinse lievemente indietro: «Vai, James!» ripeté, assestandogli un altro colpetto.
Il malandrino sorrise un po' imbarazzato e si scompigliò la chioma scura. Non servirono altre parole: si voltò e prese a correre, il cuore che gli esplodeva dall'angoscia, dall'euforia, dalla felicità, dall'agitazione.
E se... e se... e se...
Una litania di pensieri gli rimbombava nella mente a ogni passo, ma si obbligò a ignorarla. In quel momento sapeva che l'unico posto in cui doveva essere era accanto a Lily, e avrebbe lottato con le unghie e coi denti per restarle vicino e per diventare tutto ciò di cui la ragazza avrebbe avuto bisogno.
Ripensò a ciò che avevano passato e la paura gli strinse lo stomaco, ma continuò a camminare. Non era il momento di indietreggiare... anzi, non lo sarebbe mai più stato.
Arrivò davanti alla porta del dormitorio delle ragazze e prese un lungo respiro. Poi, bussò.
Che le dico? Se fosse ancora arrabbiata? Avrei dovuto portarle un fiore?
Si stropicciò i capelli sulla fronte e ciondolò sui piedi mentre aspettava che qualcuno gli aprisse. Poteva quasi immaginarla scostare la porta e lanciargli uno dei suoi tipici sguardi diffidenti, quelle iridi di un verde mozzafiato scandagliargli l'anima fino nel profondo.
Era sempre stato certo che se Lily si fosse impegnata, avrebbe potuto leggergli negli occhi la vastità dell'amore che provava per lei, che lo bruciava dall'interno ormai da anni, e questa debolezza lo aveva sempre spaventato.
Si sarebbe messa le mani sui fianchi - una posa così tipica per la sua Caposcuola - e avrebbe alzato il mento come la più fiera dei Grifondoro. Non avrebbe detto nulla, aspettando che fosse lui a fare la prima mossa e, quando James avesse iniziato a parlare, lo avrebbe ascoltato con un sopracciglio alzato e le labbra arricciate in un'espressione indecifrabile.
E poi, James sperava che quel distacco si sarebbe sciolto nel più dolce dei sorrisi e che, finalmente, le loro vite si sarebbero fuse in una sola.
Tuttavia, le varie congetture vennero spazzate via in un sol colpo quando alla porta comparve il volto affilato di Alice, che gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«James, tutto bene?».
Preso alla sprovvista, il malandrino fu in grado di balbettare solo: «Uhm... Lily?».
Gli occhi della Grifondoro furono attraversati da un lampo di comprensione, subito rimpiazzato da un'ombra quasi mortificata.
«Oh, James» sussurrò, posandogli una mano sulla spalla con una dolcezza quasi materna, «Lily e il professor Malakai sono usciti poco fa. Hanno voluto anticipare la partenza».
E James Potter percepì chiaramente il proprio cuore stringersi in una morsa di ghiaccio.
Buonaseeeera! 💘
Come state?? Avete visto che dal capitolo precedente a questo non è passata un'intera era glaciale? Eheh sono abbastanza orgogliosa di me stessa.
Mamma mia, quanto mi mancava scrivere di questo mondo! E quanto mi mancava seguire le vicende di questi scemi babbei che non capiscono ancora quanto sono fatti l'uno per l'altra!! 😮💨😮💨
E Sirius... aaah, il mio dolce Sirius ♥️ Devo dire che dall'inizio della Parte 1, è stato il personaggio che forse è cambiato di più. Certo, nel mio cuore sarò sempre 💘Team Regulus💘 (ma solo perché è uno di quei bad boys non tanto bad), però mi rendo conto che scrivere di Sirius mi viene incredibilmente facile. E' come se ce lo avessi davanti e dovessi solamente riportare su pc quello che il personaggio compie di vita propria.
Chiaramente ora comincerà la parte un po' più intensa di questa seconda parte dei Malandrini, anche perché vedremo i nostri eroi impegnati in missioni che non sono più le tipiche "vicende da liceo", bensì dovranno confrontarsi con la cruda realtà della Guerra e dei nemici.
Non voglio spoilerare troppo🤫
Tra l'altro, non so se qualcuno di voi avesse fatto due calcoli... beh, io li ho fatti e vorrei essere brutalmente onesta con voi: se dovessi veramente attenermi alla linea temporale della Rowling, praticamente in tipo due mesi James e Lily dovrebbero 1) innamorarsi, 2) sposarsi 3) aspettare Harry🙄
Dato che questo ovviamente non è possibile perché altrimenti non avrei tempo di sviluppare le centomila idee che mi zampettano nel cervello, ho deciso che ci dimenticheremo tutti delle tempistiche Canon e ci faremo gli affaracci nostri! Che ne pensate? 🫶🏻
Beh, fatemi sapere che ne dite del capitolo!!
Intanto, vi mando un grosso bacio!
Laura💘💘
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