Capitolo 15
Capitolo 15
«Perché io?».
«Perché ti ho scelta, Emmeline Vance, e ora siamo legati per l'eternità».
Le parole del demone aleggiarono nel silenzio per qualche secondo, l'unico suono oltre i flebili respiri dei ragazzi.
Emmeline non si muoveva; tutto ciò che riusciva fare era osservare il volto insanguinato e sfinito di Ambros Chasm a qualche centimetro dal suo, serio come mai lo aveva visto, e terribilmente antico.
«Mi hai... scelta?» ripeté in un sussurro, «Come? Perché? Chi sono io per te?». Mille interrogativi le rimbombavano nella mente smarrita; non riusciva a capire. Lei e Ambros si erano conosciuti solo mesi prima, a Hogwarts, e prima di allora nessuno dei due era consapevole dell'esistenza dell'altro... o non era realmente così?
«Tu...» continuò lei, «Tu sei l'Obscuriale, il primo della tua specie, antichissimo... io non sono nulla per te. Non posso essere qualcuno...».
Le labbra esangui di Ambros si stiracchiarono in un sorriso opaco: «Eppure, hai sentito il bisogno di aiutarmi».
Emmeline trattenne il fiato; solo in quel momento si rese conto di essere ancora inginocchiata di fronte a lui, a sorreggere un panno umido e un bicchiere d'acqua fresca. Subito, gettò tutto a terra e si alzò di scatto: «Che mi stai facendo?!» esclamò, spaventata.
Dietro di lei, Regulus mosse un passo avanti, ma Dorcas lo bloccò con un braccio.
L'Obscuriale inspirò e gettò lentamente la testa indietro. I capelli corvini scivolarono dolcemente lungo le spalle e scoprirono il collo diafano, cosparso di vene nere come il carbone. «Emmeline» sussurrò e parve assaporare il nome della Grifondoro, accarezzarlo come se fosse la più delicata delle creature, «perché non vuoi accettare il semplice fatto che io e te siamo due facce della stessa medaglia? Creati e plasmati per completarci, per riempire ogni vuoto, per rendere equilibrato un mondo distorto...».
«Stai mentendo...».
«Perché dovrei mentirti?» disse Ambros e spalancò le braccia facendo tintinnare le catene, «Non avrei nessun vantaggio nel raccontarti una menzogna».
«Stai cercando di impietosirmi in modo tale che io possa liberarti!».
«Ti sbagli, Emmeline. Da quando sei entrata in questa stanza, non ho fatto altro che essere sincero con te. Sei tu che hai provato compassione per me. Ogni tuo gesto, ogni tuo pensiero... tutto quello che hai fatto fino a oggi, ti ha portata qui da me».
Il cuore della Vance batteva furibondo nel petto: nonostante l'odio che sapeva di provare nei confronti di Ambros Chasm, una parte del suo cervello era consapevole che le parole del ragazzo erano vere. Nel momento in cui lo aveva visto, aveva provato un irrefrenabile impulso di avvicinarsi e aiutarlo, perché la sua mente le aveva suggerito che era giusto così. Anche in quel momento, sentiva un bisogno quasi impossibile da placare di muovere un passo in avanti e asciugargli il volto madido di sudore. Eppure... l'altra parte di sé le urlava di scappare il più lontano possibile dal demone, di cancellare qualsiasi ricordo di lui e di ricominciare da zero. Ma non poteva. La vita di troppe persone dipendeva da quella scelta.
«Cosa vuoi da me, Ambros?» chiese, serrando i pugni.
«Io voglio te» rispose lui in un sussurro, «Finché staremo insieme, l'eterna oscurità sarà placata, perché ogni cosa necessita del suo opposto per mantenere un equilibrio, e tu sei il mio. La creatura più chiara e pura, la più innocente... la parte luminosa della luna».
«Me...?».
Emmeline sentì il respiro mozzarsi in gola e mille brividi gelidi scivolarle lungo la schiena. «No...» sibilò e un'ombra nera le attraversò le iridi di ghiaccio, «Come puoi anche solo chiedere una cosa del genere?!» urlò, «Pensi che non sappia che dietro la mia prigionia ci sia stato tu?! Credi davvero che io possa mai essere tua dopo quello che hai fatto a me e alle persone che amo?! A Marlene??!».
Un guizzo nella mandibola di Ambros tradì il suo nervosismo: «Tu desidererai di essere mia» sussurrò.
«MAI! Sei un mostro! Mi disgusta qualsiasi parte di te...». La Vance sguainò la bacchetta e, in pochi passi, fu nuovamente davanti al giovane. Lo afferrò per quello che rimaneva della camicia e gli conficcò la punta dell'arma nel collo, appena sopra la clavicola. «Non so come si uccida un Obscuriale, ma se anche una sola parte di te è umana, un taglio sulla carotide non ti offrirà grandi prospettive di sopravvivenza» gli sibilò a un soffio dalle labbra.
«Emmeline...».
Il sussurro di Ambros la colse alla sprovvista. Non era beffardo, o ironico, e neppure divertito... l'esile fiato che emise il ragazzo era colmo di infinita stanchezza e dolore. Non la stava supplicando, ma le iridi nere come il carbone – così differenti da quelle di Regulus – la osservavano, consumate da un'esistenza troppo lunga, vissuta alla ricerca di una metà che avrebbe percorso l'eternità a desiderare e odiare ogni parte di se stessa e dell'altro, incapace di lasciarsi completamente andare o di allontanarsi per sempre.
«Emmeline...» ripeté di nuovo, «guardati» e gli occhi del giovane scivolarono sulla mano della Grifondoro che, nel mentre, aveva abbandonato la stretta sulla camicia, «Non puoi farmi del male, perché dentro di te sei consapevole che finiresti per ferire solo te stessa. Nonostante una parte di te senta il desiderio di farlo, la tua anima ti porterà sempre ad arrenderti all'inesorabile consapevolezza che tutto ciò che sei, e tutto ciò che fai, è unicamente dettato dall'esistere in equilibrio con me. Ti sei mai chiesta perché tu sia così buona? Così incredibilmente luminosa? Perché tu non abbia mai voluto perdere la tua purezza? Non sono state scelte personali, ma necessità di percorrere un destino già tracciato in precedenza nel momento in cui io sono stato creato. Tu, Emmeline Vance, non potrai mai vivere un'esistenza in cui io non ne faccia parte, perché sarebbe come separare la notte dal giorno: inutile e inconcludente».
La Grifondoro si scoprì sconfitta e orripilata da sé stessa. Scivolò lentamente a terra mentre calde lacrime amare le rigavano il volto; era vero... l'impulso omicida che l'aveva infuocata qualche istante prima era completamente scomparso, sostituito da un inspiegabile senso di completezza e di serenità che derivava dall'osservare il volto del giovane. Nonostante sapesse che la scelta giusta sarebbe stata quella di voltarsi e non fare più ritorno in quell'abisso, le era impossibile muovere anche solo un muscolo. Lì, a qualche centimetro da Ambros, finalmente si sentiva al sicuro, a casa, come se davvero ogni passo compiuto fino a quel momento avesse avuto come destinazione la cella angusta nella casa di Dorcas... e questo la atterriva.
Tutto ciò che sei, tutto ciò che fai è unicamente dettato dall'esistere in equilibrio con me... non potrai mai vivere un'esistenza in cui io non faccia parte...
Il terrore scaturito da quella frase le attanagliò le viscere: la persona che era stata fino a quel momento, tutto quello che aveva desiderato, chiunque aveva amato, non avrebbe più avuto senso. Da quel momento in avanti, la sua vita avrebbe ruotato intorno all'unica persona che non avrebbe mai amato.
«Emmeline».
La voce di Regulus la investì come una cascata ghiacciata; si era completamente scordata della presenza degli altri. Non voleva girarsi... avrebbe solamente conficcato la lama ancora più a fondo nel proprio cuore. Il destino le aveva appena aperto gli occhi sulla gelida verità che era diventata un tutto nella sua vita: qualsiasi cosa avesse fatto, l'amore non sarebbe mai stato parte della sua vita. Prima Remus, poi Regulus... ora riusciva a dare un nome e un volto alla mancanza di vera felicità. La serenità non sarebbe mai stata un'opzione per lei, perché vivere una vita legata ad Ambros le pareva la punizione peggiore del mondo.
«Vattene via» sussurrò con la gola infuocata. Non voleva piangere, non davanti a lui, non ancora... ci sarebbe stato il momento delle lacrime e delle urla amare, ma non lì davanti a Regulus. Avrebbe solamente riconosciuto nei suoi occhi lo stesso dolore che le stava infiammando le viscere, e non pensava di essere più in grado di sopportare altro. Era arrivata sul bordo del precipizio: il corpo e la mente non avrebbero potuto fare altro.
«Emmeline» ripeté il Serpeverde, e la voce flebile era macchiata di amarezza.
So cosa vorresti dirmi, Regulus, pensò la Vance, e ti prego di non farlo. Non ce la faccio più...
«Va via, e basta».
«Non puoi credere che...».
«Non posso?», la ragazza girò il volto nella sua direzione, le labbra pallide come le guance e gli occhi inondati di lacrime, «E chi pensi di essere tu per decidere che cosa io possa o non possa fare? Vuoi avere anche tu una parte nella pianificazione della mia vita? Prego, mettiti in fila, dato che sembra che l'unica persona a cui non sia stata concessa questa possibilità sia io!!».
Regulus mosse un passo indietro e strinse le labbra, ferito: «Non devi credere alle sue parole, Emmeline. È un manipolatore, un demone dell'ombra! Come pensi che potrebbe mai renderti felice?».
«Felicità!» e la giovane scoppiò a ridere, «Sei molto gentile a ritenere che nella mia vita sia rimasta anche solo una briciola di felicità. Non potrò mai essere felice, mai, ma non solo per lui... ma anche per te. Tu te ne andrai, come se ne sono andati tutti gli altri. Lo hai detto tu stesso che non puoi starmi vicino, che la nostra relazione sarebbe troppo pericolosa. Stai scappando anche tu, Regulus, e non ti è nemmeno servito il discorso di Ambros per renderti conto che la soluzione migliore sarebbe stata quella di stroncare il tutto sul nascere. Nessuno potrà mai starmi al fianco, nessuno!! Ma non capisci?!» e la voce si ruppe in singhiozzi disperati, «Ambros è l'unica possibilità per me e per gli altri...» e, detto ciò, spinta da un istinto misterioso e arcano, posò una mano sul petto del giovane.
Accadde tutto in una frazione di secondo; Regulus fece appena in tempo a spalancare la bocca, mentre Dorcas e Fabian scattavano in avanti per fermare il gesto della Grifondoro.
Non appena la pelle candida di Emmeline si posò su quella dell'Obscuriale, un lampo di energia nera fendette l'aria immobile in mille ramificazioni scintillanti e trafisse il cuore della ragazza. Emmeline spalancò gli occhi e socchiuse le labbra in un tacito grido di sorpresa, ma il dolore che si aspettava non giunse. Invece, dalla ferita cominciò a diffondersi un calore imprevisto, ma piacevole, che le avvolse le membra e si insinuò in ogni cellula del suo corpo. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare da una rara sensazione di benessere, il primo e vero momento di pace dopo molto tempo.
• • •
«Emmeline...».
Regulus, investito dal raggio di pura energia, era accovacciato a terra; uno sgradevole fischio gli inondava la mente e una sensazione di vuoto nello stomaco lo lasciò boccheggiante per qualche secondo.
«Em...» tossicchiò nuovamente.
Poi, una mano gelida gli strinse una spalla e lo ruotò a pancia in su con forza. Il Serpeverde osservò il volto sporco e serio di Dorcas, la quale però non guardava lui, ma un punto imprecisato a qualche metro da loro.
Emmeline.
Regulus si voltò e ogni osso del suo corpo urlò in protesta, ma il desiderio di sapere che la giovane stava bene vinse sul dolore. Batté ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco e un gelo gli pervase l'animo.
Laddove qualche minuto prima era incatenato l'Obscuriale, stavano in piedi due figure voltate nella loro direzione.
Nulla avrebbe lasciato pensare che Ambros Chasm fosse stato prigioniero per mesi in una cantina angusta: il giovane era tornato al suo aspetto iniziale, bello oltre ogni aspettativa, la pelle d'avorio completamente risanata da qualsiasi ferita e i vestiti perfettamente in ordine. Ciò che però colpiva erano gli occhi, non più neri come l'ossidiana più pura, ma azzurro ghiaccio, freddi e al contempo profondi, screziati da mille sfumature di nero che dalla pupilla si ramificavano verso l'esterno.
Il cuore di Regulus, però, si fermò nel petto quando il suo sguardo scorse dall'Obscuriale alla ragazza accanto a lui che, in quel momento, pareva aver abbandonato per sempre la propria identità umana. I capelli del color del grano erano più scuri, ombreggiati qua e là da ciocche nere che si tuffavano sbarazzine nei filamenti dell'oro più puro; la pelle, pallida e intonsa come la più pregiata delle porcellane, possedeva un non so che di arcano, misterioso, quasi qualcuno vi avesse inserito minuscoli diamanti per renderla più brillante e, al tempo stesso, perfetta. La sfumatura rosea delle labbra aveva lasciato il posto a un colore più intenso e pieno, ed erano curvate in un lieve sorriso enigmatico. Infine, i bellissimi occhi di ghiaccio erano diventati neri come le ali di un corvo, venati da mille schegge di azzurro pallido.
«Emmeline» sussurrò nuovamente Regulus, ma dentro di sé sapeva che quella creatura non aveva più nulla a che fare con la sua Grifondoro. Perché Emmeline Vance si era arresa al proprio destino; aveva deciso di smetterla di lottare e si era persa nelle braccia della più crudele e oscura delle creature.
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«E questa sarebbe l'Accademia?» bofonchiò Sirius all'orecchio di Remus, mentre i due osservavano una vecchia chiesetta abbandonata ricoperta da edera e graffiti babbani. «Penso di aver visto cimiteri più allegri».
«È ovviamente un incantesimo di disillusione» commentò Alice alzando gli occhi al cielo, «Ma possibile che vi si debba spiegare tutto?».
«Sai cos'altro è impossibile? Che tu finalmente cominci a capire l'ironia; accidenti, Prewett, penso che la vita da accasata non ti stia facendo così bene».
La Grifondoro gli scoccò uno sguardo d'ammonimento, e Frank, alle sue spalle, trattenne a stento una risata.
«Non c'è nulla da sogghignare, Paciock. Pensi che non ci siamo accorti della pancetta che ti è spuntata? Nefasto il giorno in cui gli uomini contraggono il matrimonio».
Remus gli rifilò uno scappellotto: «Hai finito di dire stupidaggini?».
James sorrise e tuffò le mani nelle tasche dei pantaloni. L'aria di fine settembre era ancora abbastanza calda e il sole, non ancora tramontato dietro gli alberi all'orizzonte, gli baciava i lineamenti con delicatezza. Il malandrino si godette quel momento di serenità e percepì una punta di commozione nel rendersi conto che la sofferenza era finita. Non c'erano più le quattro mura del sotterraneo del Malfoy Manor, né il gelo dato dai Dissennatori; le urla di Emmeline si erano finalmente placate anche nei suoi sogni e tutto era tornato alla normalità... o quasi.
Non poté impedirsi di lasciar scivolare lo sguardo sulla ragazza dai lunghi capelli rossi a pochi passi da lui, intenta a leggere un paragrafo di un tomo che pareva antico di mille anni. Avrebbe voluto sfilarle la bacchetta poggiata dietro un orecchio e spostarle le ciocche di capelli dal volto, ma non ne aveva la forza. Aveva promesso a suo padre che l'avrebbe protetta, ed era quello che avrebbe fatto fino al suo ultimo respiro sulla Terra, ma nei giorni passati al San Mungo aveva maturato la gelida consapevolezza di non essere più in grado di darle ciò che lei si aspettava; l'amore che lo aveva spinto fino a quel momento, tutto ciò che Lily Evans era stata per lui da quando si era reso conto di amarla... tutto pareva essersi allontanato insieme al ragazzo che era stato prima della prigionia. Tutto ciò a cui riusciva a pensare quando osservava la Caposcuola era il profondo senso di rabbia che gli avevano installato nella mente; e quando riusciva finalmente a rendersi conto che quei sentimenti ed emozioni non erano veri, allora subentrava il ricordo della ragazza a terra, in lacrime, e del suo corpo che la percuoteva, assalito da un disperato bisogno di libertà.
Aveva preso una decisione: non sarebbe venuto meno alla promessa, ma non ci sarebbe stato nulla di più, almeno per il momento. Ed era perfettamente conscio che non avrebbe potuto domandare a Lily di aspettarlo, perché non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Non aveva idea di quanto tempo ci avrebbe messo a guarire, o se sarebbe davvero mai guarito. Questi pensieri lo terrorizzavano, e non voleva infliggere altro dolore alla ragazza, non dopo tutto ciò che le aveva fatto passare.
Le avrebbe parlato, era convinto di ciò, ma tuttavia temeva il giorno in cui avrebbe dovuto dirle tutto guardandola negli occhi, perché sapeva che cosa vi avrebbe letto dentro: tradimento, dolore, solitudine. Gli pareva passata una vita da quando le aveva promesso che sarebbe tornato per lei, durante la battaglia a Hogwarts, e forse ancor più tempo da quando le aveva chiesto tra i fumi dell'alcool di rimanere con lei, quella notte, rivelandole i suoi veri sentimenti.
Sentendosi osservata, Lily alzò il volto nella sua direzione e, per un istante, i due ragazzi si osservarono in silenzio.
Il tuffo al cuore non se ne sarebbe mai andato, così come il senso di calore e tranquillità che la Grifondoro gli infondeva solamente esistendo. Per un secondo si chiese se non fosse assurdo tutto ciò che cercava di fare – allontanarsi da lei – per stare meglio. Scosse il capo con veemenza, scacciando tali pensieri.
Starà meglio senza di me, si disse, e nel farlo distolse lo sguardo dalla Caposcuola.
Ciò che non vide fu l'ombra addolorata che solcò le iridi verdi di Lily.
«Ehi, quella è Emmeline!» esclamò d'un tratto Alice, agitando la mano in aria.
Remus fu il primo a girarsi e, automaticamente, un sorriso dolce gli si dipinse sul volto pallido. Da quando la Grifondoro era tornata a casa, si era ritrovato spesso a rimuginare su di lei, su com'era stato il loro ultimo anno a Hogwarts e di come sarebbero potute andare le cose se solamente lui non si fosse negato ogni barlume di felicità. Quando aveva rivelato agli amici il suo più oscuro segreto, non si sarebbe mai aspettato tanta comprensione e tanto appoggio da parte loro, e si era reso conto che anche Emmeline – o forse, soprattutto Emmeline – non si sarebbe lasciata spaventare da ciò. Se solo non fosse stato così stupido e spaventato, la ragazza avrebbe potuto già far parte della sua vita in maniera più profonda rispetto a una semplice amicizia.
All'inizio della strada, infatti, era apparsa una figura con gli occhiali da sole, slanciata, che procedeva a passo spedito ed elegante. Nonostante la chioma fosse visibilmente ridotta, i capelli le volteggiavano intorno al volto pallido, ma luminoso, con una grazia particolare; tutto intorno, pareva illuminarsi al suo passaggio. Lunastorta percepì un curioso senso di vuoto nello stomaco e non poté impedirsi di muovere un passo in avanti, ma le parole di Frank lo bloccarono al posto.
«Sei sicura che sia Emmeline?» domandò, incerto.
In effetti, c'era qualcosa di diverso nell'amica: i capelli sembravano più scuri, il passo fin troppo deciso e la pelle estremamente pallida. Un millesimo di secondo dopo, una figura maschile comparve alla sua destra.
«Chi è il ragazzo di fianco a lei?» chiese Remus, coprendosi gli occhi con una mano per schermarsi dal sole basso.
«Non lo so, ma ha un che di vagamente familiare» rispose Lily, chiudendo il libro.
Quando i due furono abbastanza vicini da essere riconosciuti, Sirius e Remus sguainarono le bacchette all'unisono e le puntarono verso l'accompagnatore il quale, con un ghigno apparentemente divertito, alzò le mani sopra la testa per mostrare buone intenzioni.
«Calma, calma» disse Ambros, accorciando ancor di più le distanze, «Vengo in pace, in qualità di accompagnatore».
Ne gruppo cadde il silenzio; Alice e Lily, mosse in avanti per afferrare Emmeline, si bloccarono sul posto, le sopracciglia aggrottate e l'espressione guardinga. I ragazzi, invece, non parevano voler accennare ad abbassare le bacchette, neppure quando una coppia di anziani babbani passò dall'altra parte della strada e li indicò con un dito.
«Ragazzi, le bacchette» mormorò Alice tra i denti.
«Non ho nessuna intenzione di abbassare la mia» ringhiò Sirius.
«Sirius, ti prego» fece Lily appoggiando una mano sul suo braccio e costringendolo a desistere. «Emmeline» si rivolse poi all'amica, «che cosa significa?».
La Grifondoro fece vagare lo sguardo sugli amici, impassibile, e infine si sfilò gli occhiali da sole, rivelando le iridi nere come la pece, qua e là macchiate da schegge di ghiaccio chiarissimo. In silenzio, osservò lo stupore e l'orrore dipingersi sui volti dei ragazzi, insieme a mille domande silenziose a cui non avrebbe più dovuto dare risposte: quella che avevano davanti non era più la dolce e fragile Emmeline Vance, piegata e spezzata dalla crudeltà della guerra, ma una nuovaversione di sé, più forte, più potente, più consapevole, più difficile da ferire o uccidere... tutto grazie ad Ambros, l'unico che finalmente l'aveva completata e aveva eliminato le parti di sé che l'avevano resa debole fino a quel momento.
«Emmeline...?» mormorò Alice, «Che ti è successo?».
«Ambros mi ha salvata, quindi potete smetterla di puntargli addosso le bacchette».
«Tu non sai cosa stai dicendo...».
«Che le hai fatto?» esclamò Remus facendosi avanti e afferrando il ragazzo per il colletto della camicia, «Che cosa le hai fatto?!».
«Smettila, Remus!» commentò la Grifondoro, e nella voce risuonò qualcosa di nuovo, qualcosa di potente, abbastanza forte da costringere Lunastorta ad arretrare. «Lui non mi ha fatto nulla, se non darmi finalmente qualcosa che nessuno di voi è stato in grado di offrirmi. Volete sapere che cosa è successo?! Ho dovuto risolvere i vostri problemi nei quali mi avete trascinata senza neppure chiedere il permesso. Voi mi avete offerta in sacrificio ad Ambros in cambio dell'aiuto di Faith, quindi non accusate lui di una cosa che voi avete deciso. Se volete davvero puntare il dito contro qualcuno, siate almeno onesti con voi stessi da riconoscere la verità. Ambros è stato il solo ad avermi davvero dato ciò che mi aveva promesso».
«E che cosa ti avrebbe promesso?» domando Sirius.
«La parola fine alla sofferenza e alla solitudine. Mi ha raccontato la verità – tutta la verità – e mi ha lasciato scegliere tra una vita di dolore e una finalmente felice. Perdonatemi se ho deciso di mettere me stessa davanti, per una volta nella mia vita» concluse con voce tremante.
Senza aggiungere altro, superò i ragazzi e oltrepassò il piccolo cancelletto di legno vecchio che apriva al sentiero verso la chiesetta.
«Bè, ci vediamo in classe» sorrise Ambros prima di seguirla a passo svelto e scomparire dalla loro vista.
Il gruppo di amici rimase in silenzio attonito per qualche secondo.
«Scusate» fece Alice battendo velocemente le palpebre, «ma solo io mi sono appena immaginata tutto quello che è successo o davvero Emmeline ha ricevuto un pesante lavaggio del cervello da quell'idiota di Chasm, si è tinta i capelli un po' a caso e si è data all'arte della metamorfosi fisica?».
Lily scosse il capo: «A quanto pare».
«Perdonatemi se mi intrometto» commentò Sirius, «però penso che il dramma vero sia che Ambros Chasm – alias il primo Obscuriale che abbia mai calcato la Terra, alias la creatura più crudele del mondo, alias un tipo che ha fatto pure amicizia con Mocciosus – sia appena entrato nell'Accademia degli Auror con la stessa tranquillità e baldanza con cui Lunastorta entra in un negozio di cioccolato».
Remus sospirò e si passò una mano davanti al volto: «Tutto questo non può essere vero».
«E non è ancora finita...» disse Frank con un gemito, facendo un cenno verso qualcosa che si avvicinava alle loro spalle.
Una ragazza avanzava sinuosamente nella loro direzione, il volto bello come un tramonto in estate ed enigmatico come la notte più buia. I capelli a onde d'ebano si muovevano senza apparente peso a ogni passo, e gli occhi brillavano come ametiste colpite dal sole.
«Buonasera», salutò con un sorrisetto divertito, mentre due piccole fossette si creavano sulle guance di porcellana.
«Faith» rispose piatta Lily, squadrandola dall'alto in basso, «Che ci fai qui? Pensavo che...».
«Sai qual è il tuo problema, Evans? Pensi, pensi e ripensi in continuazione. Se solo lasciassi un po' di respiro a quel tuo piccolo cervellino, forse risulteresti meno snervante».
La Caposcuola rimase troppo sconcertata dalla risposta per replicare, e si limitò a incrociare le braccia al petto e assottigliare gli occhi in uno sguardo di fuoco.
Faith le restituì un'occhiata beffarda: «Che c'è? Vuoi provare a uccidermi con la sola forza delle iridi? Sto morendo di paura».
«Smettila, Faith» intervenne Sirius con fermezza, «Che cosa vuoi?».
Il sorriso sul volto della ragazza scivolò lentamente, lasciando il posto a un'espressione molto più fragile e apparentemente indifesa: «Voi che cosa pensate? Avete visto tutti quello che è successo quando avete infranto il rubino davanti ai miei occhi. Non posso fare altro che dare un senso a questa mia patetica vita umana».
«Senti, Faith» si intromise Alice, «ti abbiamo già espresso il nostro profondo rammarico per ciò che è accaduto. Nessuno di noi si aspettava che Rowena Corvonero fosse rimasta una stronza rancorosa fino in punto di morte, né che la magia racchiusa all'interno del rubino ti avrebbe reso mortale. Però tu non puoi stare qui con noi, okay? Abbiamo già troppi problemi senza che tu ti intrometta con il tuo atteggiamento onnisciente e onnipotente».
«E quindi che dovrei fare? Non c'è più niente in me, nessuna grande magia, né conoscenza eterna. Sono diventata esattamente come voi...».
«Bè, certo che detto così proprio non sembra un complimento» disse Lily.
«Non lo è, infatti. Guardatemi!» e si indicò con fare teatrale: «Sono uno straccio! Se non dormo almeno sette ore al giorno, mi sembra di impazzire! Ho sempre fame, e non riesco a smettere di pensare a...» ma si bloccò appena in tempo, anche se un breve sguardo in direzione di James e Sirius rese ben chiaro ciò che stava pensando.
I due non riuscirono a trattenere un sorrisetto e dovettero distogliere lo sguardo per non scoppiare a ridere fragorosamente.
«Ciononostante, non puoi stare qui. E con qui intendo proprio "qui" con noi, all'Accademia degli Auror» concluse Alice, «Ci manca solo che si ritorni ai bei vecchi tempi con te e Ambros sotto lo stesso tetto».
A quelle parole, il volto di Faith si illuminò di una curiosa scintilla d'interesse: «Ambros è qui?» domandò.
«Sì, purtroppo. Grazie ai tuoi consigli, ha stregato Emmeline in qualche sadico modo da Obscuriale represso e ora fanno coppia fissa in giro per l'Accademia».
La ragazza scosse il capo, incredula, e si passò una mano davanti alla bocca lasciandosi sfuggire una risata sorpresa: «È successo davvero» mormorò.
Remus aggrottò le sopracciglia e mosse un passo in avanti, parandosi di fronte a lei: «Che cosa significa? Che cos'è successo?».
Faith gli scoccò un'occhiata arrogante e alzò il mento, mentre un sorrisino le spiegava le labbra carnose: «Povero Remus, mi fai quasi pena. Hai passato tutto l'anno ad allontanarla da te, e adesso che finalmente se n'è andata, la rimpiangi? Molto poco nobile da parte tua. Comunque, vi consiglio di mettervi il cuore in pace, perché la Emmeline che conoscevate un tempo non tornerà più» e nel dirlo, gli occhi violetti si posarono sul volto di James, il quale per un istante si sentì trapassato da una forza elettrica e dolorosa. Si rese conto che quelle parole non erano rivolte solamente all'amica, ma anche a lui: Faith sapeva che anche lui era cambiato e che il vecchio James non avrebbe bussato nuovamente alla porta.
«Potete raccontarvi quello che volete, persino inventarvi di vedere cose che non esistono, ma la verità è che Ambros si rivelerà essere l'unica persona davvero giusta per lei... e la vostra amica se ne sta piano piano rendendo conto» e giunse davanti a Lily, la quale la osservava con espressione di sfida: «Te ne accorgerai, e farà davvero male» le sussurrò a qualche centimetro dalle labbra.
«Bene, è ora che vada. Non vorrei perdermi la prima lezione della mia nuova, entusiasmante vita. Dovrei proprio ringraziarvi: vicino a voi non ci si annoia mai» sorrise. Con un gesto veloce, si ravvivò la chioma scura e fece per incamminarsi, ma all'ultimo, si voltò nuovamente e, rivolgendosi nuovamente a Remus, piegò la testa di lato: «E per la cronaca, mentre tu piangevi e pensavo alla tua dolce Emmeline, lei se la spassava con il fratello di Sirius».
Ciao!
🛎SHAME
🛎SHAME
🛎SHAME
Quello che mi merito.
So che non è il capitolo più entusiasmante della terra, ma almeno è qualcosa. Cioé diciamo che so che cosa si prova ad aspettare, aspettare e aspettare senza mai ottenere nulla. Poi quando si ottiene quello che si vuole, e questo qualcosa fa SCHIFO... eeeeeh è una bella 💩
Tutto questo per farvi sapere che la storia è nel mio cuore. Non passa un giorno che io non ci pensi, che non rimugini sui se e sui ma. Poi ultimamente mi sono riletta il sequel per capire un po' a che punto vi avessi lasciati, e cacchio, che voglia di sapere che cosa succede a Lily e James, e a tutti gli altri.
O dovrei dire: che cosa succede a Emmeline, perchè non in pochi mi avete fatto notare quanto questo sequel stia girando intorno a lei 🤌🏻
E la cosa che proprio non ha senso è che a me Emmeline pure sta antipatica!!!!! 😳😱🤫 però boh, rispecchia proprio il personaggio su cui si può giocare davvero tanto perché letteralmente nessuno parla di lei, mentre degli altri sappiamo già dove andare a parare.
Comunque, mi spiace per l'attesa (dovremmo dire «scomparsa»? Penso sia un termine che si addica di più).
Non so quando/quanto riuscirò ad aggiornare, ma sappiate che ci sono, sono ancora viva e continuerò questa cacchio di storia finchè porca miseria non arriverete a dirmi che vi siete annoiati e non ne potete più (comprensibile lol).
Per il momento, fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo. Io cercherò di pubblicare con più regolarità ⚰️💀🤌🏻
Chi ci crede (e mi conosce) alzi la mano 🥲📉
Un bacio enorme,
Laura♥️
P.S. è morto il mio micino il mese scorso. Sono ancora in lutto. Per favore, guardate quanto era bello e mandategli un bacio 💔🥺
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