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5- Chapter Five

Con timidezza i raggi solari attraversavano le tende scure, svegliando Bethany.

La sera prima si era addormentata con i vestiti ancora addosso, dopo aver sfogato tutto ciò che aveva represso, o nascosto. Ora era svuotata, non era sicura di riuscire a provare di nuovo emozioni, a parte la rabbia, l'unica cosa che la fece alzare da quel letto.

Si grattò gli occhi, prima di sbatterli ripetutamente e ricordarsi in che situazione si trovava.
Andò in bagno per sciacquarsi il viso, per poco non si spaventò nel vedere le sue condizioni, i suoi grandi occhi azzurri erano gonfi e rossi, come il naso. Forse era il freddo, ma in realtà sapeva che fosse colpa di tutte le lacrime che aveva versato sul cuscino prima che l'oscurità la portasse via con sé.

Si legò i capelli e cercò di eliminare ogni segno di debolezza. Kit la spaventava, ma mai e poi mai glielo avrebbe fatto sospettare. Doveva essere forte e cercar di mantenere la mente lucida, quella notte avrebbe messo in atto il suo piano di fuga e niente e nessuno la avrebbe fermata.

Tolse la sedia con la quale aveva bloccato la porta, la appoggiò sul muro ed uscì. Non fece in tempo a mollare la maniglia che si ritrovò a terra. Era andata addosso a qualcosa, ma dal lamento che ci fu dopo doveva esse un qualcuno. La giovane si voltò velocemente, tenendosi in equilibrio con le braccia. C'era un letto proprio fuori dalla sua porta, appoggiato alla parete, in modo da bloccare l'uscita.

Che razza di scherzo era quello?

<<Buongiorno anche a te Morgan>> sentì dire a Kit, mentre quest'ultimo si metteva seduto, passando una mano nei meravigliosi ricci neri, facendo brillare l'anello con la pietra verde. Aveva il viso assonnato e gli occhi scuri ancora socchiusi, Beth distolse lo sguardo, non volendo fargli capire quanto quello spettacolo la attirasse.

La giovane si alzò e si diresse velocemente sulle scale <<Non si saluta nemmeno Morgan?>> sentì urlare da Kit, lo ignorò. Quel pazzoide aveva messo il suo letto davanti alla sua porta e ci aveva pure passato la notte.

Al piano di sotto Kevin si stiracchiava seduto sul divano, aveva dormito lì? Si domandò, pensando che avrebbe dovuto arricchire il piano di fuga con quei particolari.

<<Cos'è successo su?>> chiese con la voce impastata, un po' spaesato.

<<Il tuo amico ha uno strano modo di tenermi d'occhio>> rispose la ragazza andando ad aprire il frigo, per vedere se ci fosse qualcosa per la colazione.

<<Fratellastro>> la corresse Kevin, ottenendo in risposta un'occhiata sorpresa dalla giovane. <<Lo hai trovato dormire davanti alla tua porta eh?>>

Beth annuì puntando gli occhi al cielo, poi si diresse verso il frigo, voleva fare colazione.

<<Oh non preoccuparti, preparo tutto io>> le disse Kevin alzandosi velocemente dal divano. Indossava i pantaloni della tuta blu e una felpa pesante grigia, doveva essere il suo pigiama.

Lei alzò le mani in segno di resa e si allontanò dal frigo, sedendosi sulla prima sedia che trovò. Aveva davvero voglia di caffè, ma prima che potesse dirglielo lui la precedette <<Scusa, vado prima in bagno>> si scusò lasciandola da sola nella stanza.

La ragazza abbandonò la testa sul tavolo allungando le mani, tirò il collo, ancora un po' indolenzito dal viaggio.

Doveva riuscire a fuggire.
Avrebbe avuto tutto il giorno per preparare un piano con i fiocchi, doveva solo stare lontana da Kit perché l'avrebbe sicuramente scoperta.

Le venne un'improvvisa voglia di ricevere un abbraccio da sua madre, un gesto affettuoso e familiare che le mancava tremendamente. Il ricordo del profumo della madre, unito dalla sua voce che le dava il ben tornato a casa le creò un vuoto enorme all'altezza dello stomaco. Ormai non aveva più lacrime da fa uscire e fu un bene dato che la voce di Kit riempì la stanza.

<<Hai dormito bene?>> chiese. Beth alzò la testa e lo trovò davanti al frigo, di fronte a lei. Indossava dei pantaloni della tuta grigio scuro ed una tshirt nera. Possibile che non avesse mai freddo?

<<Certo>> rispose retoricamente lei, sostenendosi la testa con le braccia, mentre lo guardava afferrare del succo e due bicchieri.

Versò il liquido aranciato in entrambi e gliene passò uno a lei, lasciandola perplessa.
Non riusciva proprio a inquadrare Kit, un momento era scontroso e irritante e quello dopo le versava del succo.
<<Non ti sei mangiata la lingua quindi>> scherzò sorseggiando il liquido aranciato <<Ho dormito meravigliosamente anche io, comunque...giusto per farti capire che sarò lì anche questa notte>> la informò senza guardarla.

Beth si scoraggiò un po', ma cercò di non darlo a vedere, non poteva farsi scoprire.

Kevin tornò nella stanza, con addosso dei jeans e una felpa diversa, pronto per la giornata. <<Buongiorno Kit>> disse sorridente mentre recuperava delle uova dal frigo.

Kit gli fece un cenno con la testa, poi qualcosa prese a suonare, molto probabilmente era un telefono, infatti il riccio tirò fuori dalla sua tasca dei pantaloni l'aggeggio metallico che squillava e se lo portò all'orecchio con espressione seria.
<<Pronto?>> disse prima di uscire dalla stanza.

Chissà dov'era il telefono di Beth, pensò guardando il succo nel bicchiere. Se mai l'avesse riavuto avrebbe trovato chissà quante chiamate e messaggi. Iniziò a giocherellare con il braccialetto che le aveva dato Simon, perdendosi ad ascoltare il suono dell'uovo che veniva ridotto in frittata sul fuoco.

<<É lui..>> disse improvvisamente Kevin, voltandosi verso di lei con una forchetta in mano. Lo guardò perplessa <<Lui?>> domandò.

<<Quello che ha chiamato Kit, è l'uomo che ci ha ingaggiati>> disse con un tono piatto, solo per informarla. <<E cosa gli dice? Dove deve portarmi e come devo vestirmi?>> indagò Beth.
Kevin alzò le spalle <<Presumo che quando metterà giù lo sapremo>> disse portandole un piatto con uova strapazzate e bacon. <<Grazie>> rispose in un sussurro lei,mentre lui le portava anche una tazza fumante di caffè.

Quindi Kit era in contatto con l'uomo che aveva fatto tutto questo, l'uomo che aveva fatto sì che venisse rapita per un piacere personale. Oppure voleva ucciderla? Ma perché proprio lei, fra i miliardi di persone che popolavano gli Stati Uniti, com'era possibile che un uomo dal Michigan era interessato a lei?. A quanto diceva Kevin non le avrebbe fatto del male, ma come faceva Beth a sapere che l'uomo misterioso non avesse mentito al giovane?.

Sorseggiò un po' del caffè, mentre Kevin si sedeva di fronte a lei sorridendole. Come facesse ad essere felice in quella situazione Bethany proprio non lo sapeva, ignorò il sorriso del ragazzo e si concentrò a finire il pasto, mentre la voce profonda di Kit arrivava lieve dall'altra stanza.

<<Ti piacciono?>> chiese il giovane dagli occhi verdi, indicando la colazione, presumibilmente voleva solo distrarla facendo un po' di conversazione.

<<Sì è tutto molto buono, cucini sempre tu per..tuo fratello?>> domandò lei non ancora abituata all'idea che i due fossero fratelli. <<Io e sua madre, sì>> annuii.

<<Quindi siete parenti da parte di padre?>> domandò ancora lei e Kevin le sorrise annuendo di nuovo, non sembrava volenteroso di voler parlare della sua vita privata, ma Beth cosa avrebbe dovuto fare? Parlare del tempo fuori?.

Appoggiò la forchetta al piatto, avendo finito tutto il cibo e si portò le mani in grembo, giocando ancora con il braccialetto di Simon. Voleva aspettare Kit per sapere cosa gli avesse detto l'uomo misterioso, per questo non si era ancora chiusa in camera sua.

<<É il regalo di una persona speciale quel braccialetto?>> le domandò Kevin prendendo entrambi i piatti e posandoli nel lavello. Beth lo guardò, incerta sulla risposta che avrebbe dovuto dare.
<<Diciamo>> si limitò quindi a dire non volendo dare spiegazioni sulla strana situazione che coinvolgeva lei e Simon.

Kevin le si sedette di fronte e le sorrise <<É il tuo ragazzo?>> domandò.

Bethany pensò se mentirgli o meno, magari il fatto di avere un ragazzo avrebbe fatto in modo di bloccare certi impulsi prettamente maschili dei due, un pensiero sciocco ed infantile, ma era una sicurezza in più. Anche se non le sarebbe servita, dato che quella notte sarebbe fuggita.

Prima che potesse rispondere, però, Kit tornò nella stanza. <<Chi ha il ragazzo?>> domandò sedendosi a fianco di Beth, la quale si irrigidì leggermente, sentiva il calore del corpo del riccio da quanto era vicino e non le piaceva.

<<Bethany, ovvio>> rispose Kevin alzando la voce, per far intendere che non gli piaceva quando Kit metteva in dubbio il suo orientamento sessuale.

<<Esatto io>> rispose finalmente la ragazza, ricevendo degli sguardi sorpresi da entrambi, quello di Kevin sembrava quasi deluso, mentre Kit si limitò a distoglierlo. <<La colazione?>> domandò poi all'altro, il quale si mosse in fretta per servirlo, non prima di aver rivolto un occhiata a Beth, ancora incredulo.

Perché non era credibile che una ragazza come lei avesse una relazione, oppure erano semplicemente delusi dal fatto che non fosse libera? Sopratutto Kevin, dato che Kit aveva preso a consumare il suo pasto in completa tranquillità.

<<Cosa ti ha detto al telefono?>> chiese Beth rompendo il silenzio e voltandosi verso il riccio, il quale alzò lo sguardo verso il fratellastro, guardandolo male. <<Cosa c'è ha il diritto di sapere anche questo>> si giustificò.

Kit sospirò e riprese a mangiare senza degnare di uno sguardo Beth <<Oggi andremo a comprarti qualcosa di pesante, di modo che tu non debba usare il mio cappotto>> disse poi.

La ragazza annuì, non potendo fare altro <<Quando andiamo?>> chiese.

<<Appena sono pronto>> disse con un tono piatto.
<<Sarò di sopra>> rispose lei annuendo, il tempo per preparare il suo piano di fuga era limitato, quindi corse in camera per sfruttare ogni momento prezioso. Non sarebbe rimasta con quei due un minuto di più.

Quel pomeriggio tardi rientrarono stremati, sia dal freddo che dalla ricerca di una giacca adeguata per Bethany. La ragazza aveva scelto subito un giaccone firmato Canadiens, nero, semplice che convinceva entrambi i giovani, ma il cellulare di Kit cominciò a squillare, ed era quel cellulare.

Sembrava che al misterioso uomo dietro al rapimento, non andasse bene la sua scelta e pretendeva che cambiassero negozio, mandandogli le indicazioni di dove avrebbe dovuto prenderla. Inutile dire che Bethany si spaventò a morte. Com'era possibile che sapesse dove fossero e che giacca avesse scelto?. Ricordò di aver guardato Kevin, ma sembrava sorpreso quanto lei, mentre osservava attento fuori dal negozio in cerca di qualcuno. Kit invece era rimasto impassibile, le aveva tolto la giacca e l'aveva consegnata alla commessa, prima di guidare Beth fuori e farla salire in macchina.
Mentre guidava verso il negozio successivo però, la ragazza notò il modo in cui strinse il volante e contrasse la mascella, come se la situazione irritasse anche lui. Solo la giovane californiana sembrò l'unica a preoccuparsi veramente. Non le piaceva l'idea di essere osservata, anzi la terrorizzava, tanto ché cominciò a guardarsi attorno più spesso come se potesse spuntare un uomo armato da dietro l'angolo.

Alla fine Kit aveva guidato per più di tre ore buone per arrivare al negozio e Beth era stata costretta a prendere una giacca invernale elegante, di un grigio metallico, costosissima, ovviamente aveva pagato il misterioso uomo, grazie ad una carta di credito che possedeva Kit.

Quando arrivò in camera sua se lo tolse e lo lanciò dall'altra parte della stanza. Lo odiava. Oltre ad essere un capo ai suoi occhi orribile, era un simbolo, significava che lei diventava di sua proprietà e non poteva fare nulla per cambiare le cose.

Si voltò furiosa, delusa e tremendamente stanca, verso il letto e vi trovò il suo zainetto.
Di li a poche ore sarebbe fuggita.

L'ansia che quel dannato uomo le aveva messo le aveva fatto scordare il piano che aveva studiato nei minimi dettagli. Si calmò leggermente e sorrise, c'era una speranza.

Quella sera scese per cena e continuò a comportarsi come aveva sempre fatto, parlando solo se necessario e fare le domande giuste al momento giusto, anche se le uniche a cui ebbe risposta furono "Quando ripartiremo per la meta?" e "Vuoi una mano a sparecchiare Kevin?". Kit rispose distrattamente alla prima, avvertendola che all'alba l'avrebbe svegliata e alla seconda Kevin scosse la testa, consigliandole di riposare.

Aveva preparato la valigia, di modo che se Kit passava a controllare, lo zaino avrebbe avuto un significato diverso se posto vicino ad essa. E così fu, quando a tarda sera si presentò con i pantaloni della tuta e una canottiera bianca, intento ad andare a dormire.

<<Tutto prono?>> le aveva chiesto. Lei era appena uscita dal bagno ed indossava una tuta che era riuscita a trovare nella valigia, per pura fortuna, e lo aveva guardato indifferente.

Lui intanto si era appoggiato allo stipite della porta osservandola mentre si rifugiava sotto le coperte. <<Tutto pronto capitano>> rispose infine, imitando il suo tono piatto.

Kit si era portato una mano sulla barba scura, mentre si avvicinava ai piedi del letto. Si era poi appoggiato al materasso con le braccia, rivelando le spalle e le braccia muscolose, continuando a guardarla con i suoi occhi scuri << Lo capisci che meno problemi mi dai e più in fretta finirà questa faccenda vero?>> le disse abbassando il tono della voce.

<<Come se potesse veramente finire per me>> sussurrò appena Beth, guardandolo seria. Lui l'aveva sentita, anche se provò in tutti i modi a non darlo a vedere, lo sguardo del giovane infatti si incupì lievemente, come se potesse provare emozioni, ma si ricompose quasi subito <<All'alba Morgan>> le aveva ricordato poi, alzandosi lentamente.

<<All'alba>> aveva risposto Beth, sdraiandosi ed appoggiando la testa al cuscino. Kit intanto era uscito dalla stanza e dai rumori che provennero da fuori, si era di nuovo sistemato davanti alla porta della ragazza.


Salve fiorellini

Sono arrivata con il quinto capitolo, yee!

Fatevi sentire mettendo STELLINE e COMMENTANDO, mi farebbe molto piace, anche per capire se la storia vi sta piacendo eheh

----> Mi raccomando passate a leggere l'altra mia storia Prejudices ;)

Un bacio,
EllY**

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