Le origini
Un cigolio sommesso accompagnò l'apertura di una porta scura, in legno antico, intarsiata da minuziose decorazioni in ferro battuto.
Una figura incappucciata scivolò tra le ombre, senza far rumore, quasi fluttuasse a qualche centimetro dal suolo. Sbuffi di vapore argenteo si arricciavano ai lati del volto nascosto, disperdendosi in ampie volute nell'aria di quel gelido inverno.
Avanzò velocemente nella neve, stringendosi il mantello intorno al corpo e lanciandosi occhiate guardinghe tutto intorno.
Qualsiasi cosa lo stesse inseguendo sembrava esercitare una certa preoccupazione in lui.
Arrivato davanti ad un'antica abitazione, s'insinuò tra le crepe dei muri e scomparve dalla via innevata.
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"Senza coperchio, chiave né cerniera
uno scrigno cela una dorata sfera".
Una voce femminile, calma e ponderata, lo raggiunse dall'angolo più lontano e oscuro della stanza.
"Il buio, mia cara. E dovresti smetterla di dubitare del mio ingegno".
"Sei in ritardo. Hai avuto qualche contrattempo?".
"No, ma avevo il timore che qualcuno potesse seguirmi. Sai bene che l'odio ed il sospetto alimentano le voci nel villaggio".
Finalmente, il nuovo arrivato si calò il cappuccio dalla testa e rivelò un volto giovanile, affascinante, circondato da morbidi ricci color del grano e un lieve accenno di barba.
Gli zigomi pronunciati, la linea ben definita della mandibola ed il naso dritto gli conferivano una bellezza fuori dal comune, ma erano i suoi occhi d'oro colato ad attirare gli sguardi curiosi dei paesani.
Aleggiavano miti e leggende sulle iridi d'ambra: alcune sostenevano che fosse un dono maledetto dei discendenti del
diavolo, che aveva osato sfidare arrogantemente il Dio Cristiano. Perciò, questi aveva maledetto la progenie demoniaca, donandole le più rare tra le iridi, d'oro fuso, riconoscibili tra mille e, quindi, maledette dalle popolazioni.
Altre, invece, le ritenevano un presagio di sventura, di malattia ed epidemia.. o di morte.
"Da quando sei diventato tanto sospettoso?".
"Immagino da quando tu hai iniziato a rivolgerti a me per indovinelli, Rowena".
La figura si mosse sinuosamente verso di lui e raggiunse il cono di luce lunare al centro della stanza: lunghi capelli corvini incorniciavano il volto perfettamente ovale, argenteo alla luna. Le labbra rosse e carnose erano tese in un piccolo sorriso appena accennato e gli occhi, del blu più intenso, contornati da lunghe ciglia nere, brillavano di un'intelligenza fuori dal normale.
Il corpo sinuoso ed elegante era stretto in una veste scura come notte ed un ciondolo si insinuava nell'incavo dei seni d'avorio.
"Dove sono gli altri? Sanno bene quanto sia importante la segretezza. Non possiamo permetterci di farci vedere insieme.. non alla luce del giorno".
Il ragazzo emise una risata appena accennata e si massaggiò il mento. "Non ti agitare, sai come sono fatti. Avranno avuto le loro ragioni; non ci resta che aspettare" e si sedette al suolo, estraendo dalla tasca un piccolo groviglio di fili metallici intrecciati tra loro.
"Sei stata brava." le disse "È da quando me l'hai dato che mi assilla. È alquanto difficile".
Rowena sorrise e gli si avvicinò. Una mano candida gli sfiorò piano una spalla, per poi tracciare la curva del braccio, fino ad arrivare alla mano.
"È un gioco per bambini, Godric. Sono riuscita a risolverlo a nove anni" gli disse.
Il ragazzo sorrise, intrecciò le dita alle sue e le sfiorò il palmo con le labbra. "È così che mi hai stregato, bella Rowena".
D'improvviso, un colpo sordo fece voltare i due giovani.
Da una fenditura della parete, una figura ammantata fece il suo ingresso nella sala.
"Hufflepuff" la salutò Rowena, avvicinandosi e calandole il cappuccio dal viso.
Subito, mille boccoli biondi sfuggirono dall'indumento, andandosi a spargere sul vestito dorato.
"Ravenclaw" sorrise lei. "Godric".
"Helga! Deliziosa come sempre" commentò il ragazzo, alzandosi in piedi.
Si spazzò la polvere dalla veste scura, poi si prodigò in un profondo inchino.
Rowena gli lanciò un'occhiata misteriosa, ma non aprì bocca, mentre le guance della nuova arrivata assumevano una tonalità vermiglia.
"Da quanto aspettate?" chiese la ragazza dai lunghi capelli d'oro.
"Poco. Rasserenati, cara Helga. Suppongo che tu potrai fornirci una giustificazione più che ragionevole." Godric le rivolse l'ennesimo sorriso affascinante, privo di qualsiasi malizia "D'altronde, non vedo ancora Salazar; è del suo ritardo che mi preoccupo. Non è da lui smarrirsi nei vicoli del villaggio, né giungere dopo l'orario stabilito".
"Slytherin sa ciò che fa" s'intromise Helga, candidamente.
"È per questo che sono turbato. L'ultima volta, ha attaccato briga con il falegname per la crepa nel suo nuovo bastone".
"Superbia ed arroganza; ecco di cos'è colmo il cuore di Salazar".
La voce di Rowena si fece tagliente e carica di astio. Sembrava che l'argomento non le aggradasse particolarmente, soprattutto per quanto riguardava il comportamento dell'ultimo ragazzo.
Godric si arruffò distrattamente i capelli, scuotendo il capo. "Vedi solo ciò che vuoi vedere. Questo, purtroppo, è il tuo grande limite".
Prima che Ravenclaw potesse apri bocca per ribattere, uno scalpiccio di passi fece tendere loro le orecchie.
Poi, con un sonoro scricchiolio, una figura scura ed incappucciata comparve al di fuori della baracca e valicò lo spiraglio tra le assi.
"Finalmente!" sorrise Helga, aiutandolo ad entrare e spolverandogli la neve dalle spalle "Pensavamo ti fossi perso".
Il nuovo arrivato, il volto ancora celato, si voltò parzialmente nella direzione della giovane e sbuffò: "Sempre poco fiduciosi", calandosi il cappuccio.
Ne emerse un giovane dal bell'aspetto, lungi dall'equivalere il fascino caldo e rassicurante di Gryffindor: l'incarnato pallido, perlaceo e perfetto, riluceva al buio e gli occhi verde ghiaccio luccicavano vivi nella notte. Gli zigomi affilati, le sopracciglia scure e marcate e le labbra sottili, ma rosse, gli conferivano un che di misterioso ed esotico. I capelli, anch'essi neri come le ali di un corvo, sfioravano a ciuffi sbarazzini le spalle, nascoste da una pesante tonaca verde muschio.
"Affatto, ma temevamo che qualcuno avesse potuto intralciare il tuo cammino".
"So difendermi, grazie Godric. Apprezzo la tua premura materna, ma è alquanto fuoriluogo, soprattutto davanti a due dame" e il giovane moro lanciò uno sguardo malizioso in direzione delle presenti.
Se le guance di Helga si colorarono deliziosamente della più bella e tenera sfumatura delle rose, Rowena gli restituì un'occhiata altezzosa e computa, nessun'emozione espressa dalle iridi blu come il mare.
"Glaciale come sempre, Ravenclaw" s'inchinò scherzosamente, in una chiara beffa alla donna "Al villaggio ci si chiede come tu abbia potuto conquistare il cuore di un giovanotto così per bene".
"Ah, Salazar! Non è stata lei a conquistarmi, bensì il contrario. Il mio innato fascino, unito alla mia leggendaria saggezza e forza hanno fatto sì che la misteriosa Rowena Ravenclaw cadesse ai miei piedi" rise Gryffindor. Poi, il volto abbronzato divenne nuovamente serio e frugò nella tasca del mantello, in cerca di qualcosa.
Ne estrasse una pietra grezza, all'apparenza scura e bitorzoluta, costellata da piccole contaminazioni più chiare e venature argentee.
"Dove l'hai trovata?" s'avvicinò Rowena.
Gli occhi di cobalto brillavano bramosi al di sotto delle ciglia scure: finalmente, qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Si mosse sinuosamente, scivolando per la stanza con una grazia innata ed inginocchiandosi affianco all'amato.
"Che cos'è?" domandò Helga, anch'ella vicina. Salazar le scostò una ciocca dorata dietro un orecchio, per osservare meglio la strana pietra ed il gesto infiammò le gote della giovane come fuoco vivo.
Rowena prese il sasso tra le mani, scrutandolo con occhio attento ed indagatore. "E' un geode" affermò, poi.
Godric sorrise lievemente: fin dal momento in cui l'aveva trovato, nascosto nel cuore di un'antichissima quercia risalente alle popolazioni celtiche risiedute lì anni or sono, aveva saputo che la Ravenclaw sarebbe stata in grado di riconoscerla.
Non solo possedeva un'intelligenza fuori dal normale, ma la sua cultura e desiderio di conoscenza erano così vasti da comprendere qualsiasi oggetto esistente dell'intero universo.
La missione era stata faticosa: era partito qualche mese prima verso il Nord dell'isola, dopo che Salazar ed Helga avevano ritrovato nei meandri della biblioteca di York una lastra di pietra su cui erano state trascritte delle rune pre celtiche da una confederazione di tribù stanziate nella parte orientale dell'isola, i Pitti.
Tra le tante iscrizioni -prevalentemente di tipo religioso- erano riusciti a tradurre una leggenda, tramandata di generazione in generazione per secoli riguardante un antico potere che da sempre aveva comandato il mondo e ne aveva stabilito le proprietà.
Magia era chiamato, ma la gente -seppur superstiziosa- aveva cominciato ad abbandonare le vecchie credenze in onore di una nuova cultura che aveva iniziato a dilagare per l'intero continente, sotto il nome di Cristianesimo.
La religione, che vedeva il potere supremo tripartito tra le figure di Dio, il Figlio e lo Spirito Santo era stato accolto con fervore dalle masse, soprattutto quelle povere e misere, che avevano visto in quel concetto unavia di salvezza dopo la morte.
Era stato molto rassicurante il messaggio cristiano, che assicurava un'eterna vita beata, se solo si fossero compiute buone azioni durante quella terrena.
Il Cristianesimo era stato diffuso in Inghilterra da un vescovo anglosassone, Boniface, e da quel momento in poi, la magia aveva cominciato un lento declino nel dimenticatoio della popolazione.
Eresia, ecco come iniziò ad essere accusata; i vescovi cristiani la additavano come maleficio del diavolo, strumento per corrompere i cuori ed impossessarsi del potere divino.
Quattro ragazzi, amici e complici dall'infanzia, osservarono con distacco gli insegnamenti della dottrina cristiana, ancora troppo affascinati dal mondo greco e dalle sue tradizioni.
Dèi, misteri, incantesimi, leggende; nella grande biblioteca di York, i quattro amici s'immersero in mondi lontani, popolati da creature mistiche e sovrannaturali e appresero l'esistenza della magia. Nelle versioni latine e greche lessero le imprese di grandi eroi, quali Achille, Perseo, Paride, Ercole; le vicende di divinità capricciose e dai caratteri umani; la creazione del mondo; lo scontro tra dèi e titani e capirono che tutto ciò non poteva essere frutto della mente dell'uomo. Ci doveva essere qualcosa di vero nei miti e nelle leggende.
Così, cominciarono a fare ricerche: viaggiarono a lungo, per tutta l'isola, alla scoperta di accampamenti celti e di strane iscrizioni rupestri su altissime pareti di grotte nasconste all'occhio umano.
Impararono a leggere le rune, a comprendere i messaggi della natura, convinti che alla fine avrebbero trovato il cuore della Magia.
Poi, un giorno, mentre Helga e Salazar sfogliavano grandi tomi antichi e in decomposizione, trovarono qualcosa che, non sapevano ancora, avrebbe significato la ricompensa di tutte le loro fatiche.
Era un'iscrizione, quasi completamente sbiadita, tracciata dalle dita febbrili ed incerte di un vecchio bardo dell'antica Grecia, prossimo alla morte.
L'uomo scriveva che, dopo una lunga vita alla ricerca del kardià -il cuore-, aveva finalmente scoperto la sua esatta posizione. Non si trattava di un contenitore in cui era collocata la Magia stessa, bensì una specie di canale di comunicazione con essa.
Pochi erano stati i fortunati ad averlo posseduto e se ne avevano ancora i riscontri: i cerchi di pietra, antichi monumenti a forma di ellisse al centro dei quali veniva posto il kardià. Quando la luna si trovava al suo zenit rispetto all'asse terrestre ed i raggi colpivano il cerchio, giochi di riflesso facevano si che l'intera luce andasse a concentrarsi sul cuore. Così, le popolazioni neolitiche riuscivano a comunicare con lo spirito superiore.
Altre testimonianze erano date dalle piramidi egizie o maya, nelle cui fondamenta si celavano anni di intensi studi astronomici.
La conoscenza della magia si era tramandata di generazione in generazione, di etnia in etnia, di continente in continente: ogni cultura ne possedeva una sua interpretazione e, per secoli, la Magia era stata vista come un dono supremo concesso agli uomini dagli dèi.
Suoi riscontri erano stati documentati, appunto, nell'Antica Grecia, nelle mani di soggetti considerati veri e propri collegamenti con lo spirito superiore; nell'Antico Egitto e nelle cività Celtiche della Gran Bretagna.
Poi, l'avvento del Cristianesimo aveva denunciato le pratiche magiche come eretiche e, lentamente, la Magia aveva perso la sua rilevanza nel mondo.
Solo pochi coraggiosi avevano osato sfidare l'autorità papale ed imperiale, molti di questi erano morti per difendere le proprie idee. Così, la conoscenza della magia aveva continuato ad avanzare nell'ombra come un latitante pericoloso e crudele, fino ad entrare nel cuore di quattro giovani inglesi, nati nel 971 d.C.
Godric Gryffindor, Salazar Slytherin, Helga Hufflepuff e Rowena Ravenclaw, all'insaputa di genitori e compaesani, avevano scoperto di condividere una passione rischiosa e condannata dalla cultura locale. Avevano deciso di ricercare di nascosto, celando la propria amicizia a occhi sconosciuti in cerca di ciò che avrebbe capovolto le sorti del mondo.
Secondo la loro visione, non era possibile che una forza che per millenni aveva comandato il mondo fosse stata frutto dell'immaginazione di culture sottosviluppate; loro sapevano che la verità era stata insabbiata dal papa e i suoi accoliti: il cristianesimo non aveva simboleggiato solo una nuova potenza religiosa, bensì anche politica. Grazie alla sua diffusione, re, papi ed imperatori erano riusciti a riunire sotto un nome interi popoli, propinando nella loro mente visioni salvifiche e utopiche.
"Il kardià" ripeté Helga, osservando affascinata la pietra preziosa tra le mani della bella Rowena "Pensavo.. pensavamo che fosse..".
"Perduro, mia cara? Lo temevo anche io, finché non mi sono imbattuto in un vecchio falegname e pastore errante. Sono stato suo ospite per giorni in una piccola baracca ai piedi di un monte, al di là del quale si estende un'ampia vallata che ancora ospita le rovine di alcuni villaggi celti. Mi ha fatto da guida tra la fitta foresta che la precede, essendo l'unico a conoscerla praticamente a memoria. Il buon vecchio Caesar mi ha fatto strada per la fitta vegetazione e mi ha salvato da belve feroci, la notte.
È stato un fedele compagno e lo ricorderò finché vivrò.
Mentre ci addentravamo nella foresta, mi raccontava antiche leggende dei suoi antenati, che parlavano di un'antica e potente pietra capace di esaudire i desideri, collocata nel cuore della quercia più antica di un villaggio celtico.
Fu così che appresi della sua esistenza e la trovai esattamente dove Caesar mi aveva detto. Ed eccola qui".
"Secondo le rune, la pietra può essere attivata solo in concomitanza di un evento celeste potente e, soprattutto, può essere utilizzata da un puro di cuore" spiegò Rowena.
"Il plenilunio sarà perfetto e credo che non esista un uomo più puro di cuore di Godric" sorrise Salazar in direzione dell'amico.
Il giovane abbassò il capo, riconoscente, senza però tentare di schernirsi. Tutti e quattro sapevano che colui che avrebbe trovato la pietra sarebbe stato il prescelto per tentare un contatto con la Magia.
"Tra qualche minuto, la luna raggiungerà il proprio zenit e i suoi raggi colpiranno questo punto" disse Helga, tracciando una X sul terreno scuro "Appena questo avverrà, dovrai bagnare la pietra con qualche goccia del tuo sangue e svuotare la mente".
Godric sorrise nuovamente ed avanzò per prendere la pietra dalla Ravenclaw.
Non appena il kardià lasciò le sue mani candide, un lampo di risentimento misto a bramosia le attraversò le iridi chiare, per svanire l'attimo seguente, senza destare l'attenzione di nessuno.
Gryffindor si spostò al centro della baracca e una volta raggiunto il segno tracciato dalla Hufflepuff, estrasse la propria spada dal fodero.
L'arma brillò ai tenui raggi lunari, mandando bagliori argentei tutt'intorno. L'elsa, di magnifica fattura, era un intreccio di oro ed argento, ricca di volute delicate e solchi perfetti. Al centro, lo stemma della casata di appartenenza, un enorme grifone alato, svettava orgoglioso e lucente.
Si passò piano la lama sul palmo e, subito, gocce vermiglie cominciarono a scorrere verso il pavimento.
Poi, con un respiro profondo, strinse il kardià nell'esatto momento in cui il primo raggio di plenilunio gli sfiorava i riccioli dorati.
I secondi si unirono ai battiti frenetici del suo cuore, cominciando a percepire un insolito calore provenire dal geode.
D'improvviso, un fascio di luce bianca saettò per l'intera stanza, catapultandolo in una realtà differente ma al contempo così uguale a quella da cui proveniva: la stessa baracca, questa volta illuminata a giorno, completamente vuota e silenziosa.
Godric Gryffindor.
Fu un sussurro appena percettibile; un filo di aria fresca ed impalpabile, ma comunque perfettamente udibile.
Godric Gryffindor, ripeté la voce senza tempo e senza età.
"Chi parla?" domandò allora lui, guardandosi intorno e non vedendo nessuno se non luce.
Io sono colei che tu chiamasti. Sono colei che non ha nome, non ha volto e non ha età. Sono colei che voi uomini dimenticaste in favore di realtà concrete e corrotte.
"Non foste dimenticata da tutti" la interruppe il giovane "Non tutti gli uomini compirono tale vile atto. Alcuni di noi non abbandonarono la memoria di tempi passati. Non sarei qui, altrimenti".
Ci fu un fruscio e, davanti ai suoi occhi, dalla nebbia soffice e rada, apparve una donna di bellezza straordinaria, i lunghi capelli bianchi e candidi lunghi sulla schiena, che arrivavano a sfiorare appena il suolo. Il corpo perlaceo brillava come il diamante più prezioso e pregiato e una sottile veste impalpabile nascondeva a Godric le sue forme delicate.
Gli occhi azzurri, screziati da sottili vene violette, parevano gemme incastonate in un volto di porcellana e le labbra vermiglie erano piegate in un sorriso gentile.
Vero, disse, ma nessun movimento alterò le labbra morbide. Passò molto tempo da quando qualcuno tentò di contattarmi, e per anni mi limitai ad osservarvi da lontano.
Godric rimase in silenzio, troppo ammaliato da tale bellezza.
La donna era la creatura più meravigliosa sulla quale avesse mai posto gli occhi: non solo possedeva una bellezza superiore a qualsiasi cosa esistesse al mondo, ma emanava saggezza, potenza, calma e dolcezza.
"Deve essere stato molto duro" riuscì a dire, il cuore frenetico nel petto.
Molto, ma sapevo che non vi era più nessuno che aveva bisogno di me. L'intelletto umano è una macchina straordinaria: in continuo superamento di se stesso. Ero consapevole che prima o poi, sarei passata in secondo piano.
Ma tu sei qui, e solo allora un'ombra curiosa attraversò il volto perfetto.
"Sono venuto perché non tutti gli uomini hanno abbandonato la fede. Io e i miei compagni abbiamo studiato a lungo, viaggiato e fallito per anni, finché non abbiamo trovato il kardià. Nessuno di noi si è mai arreso, né tirato indietro".
Le tue parole sono molto coraggiose, Godric Gryffindor. Eppure, nel cuore di uno di voi io vedo tenebra.
Sei sicuro di poterti fidare dei tuoi amici tanto quanto ti fidi di te stesso?
Il ragazzo rimase colpito dalle parole della donna; era una menzogna? Lo stava mettendo alla prova? D'altronde, solo un puro di cuore avrebbe potuto continuare in quell'impresa. Forse, era proprio così.
"Nessuno di loro farebbe nulla per ferirmi. Ho fiducia in loro, più di quanta ne abbia in me stesso. Non siamo uniti solo da uno stesso scopo, bensì da un'amicizia profonda e duratura".
Il tuo cuore è puro, Gryffindor e leale. Sei un uomo di grande valore, come lo furono Ulisse ed Eracle, Enea e i grandi eroi del passato che chiesero il mio aiuto.
"Voi avete conosciuto Ulisse?" ripeté Godric, profondamente sorpreso "Pensavo.. pensavamo che..".
Che fossero solo miti tramandati da vecchi aedi di passaggio? Eppure, proprio voi avreste dovuto sapere che dietro ogni storia è celata una parte di verità. Sì, conobbi Ulisse e misi alla prova per ben due volte la sua purezza d'animo: l'amore per sua moglie non lo fece vacillare davanti alla potente maga Circe e neppure sull'isola dell'affascinante Calipso, ninfa del mare.
Mi mostrai a lui dopo aver udito le sue incessanti ed accorate preghiere verso gli dèi e decisi di aiutarlo. Così feci per il grande Eracle o per il giusto Enea: il suo desiderio di rivedere il padre negli Inferi mi toccò a tal punto da assumere le sembianze della dea Persefone ed accordargli l'ingresso per l'oltretomba. Io fui l'Oracolo di Delfi, la dea Iside, la potente Nefertiti, Mopsus e molti altri che, nei secoli, controllarono ed influenzarono il corso degli eventi. Ebbi molti nomi, molti e molte età, eppure non so dirti chi io sia veramente. Io sono la Magia.
A quelle parole, Godric istintivamente chinò il capo in segno di riverenza e, mosso da un'intuizione improvvisa, s'inginocchiò al cospetto della donna. "Io sono venuto a voi come servo fedele e leale. So di non poter eguagliare la saggezza di Odisseo, né la forza del potente Ercole e neppure di potermi paragonare al pio Enea. Nonostante ciò, voglio offrirvi i miei servigi, la mia spada e il mio onore. Fa' di me ciò che vuoi e, se puoi, anche dei miei compagni".
La donna lo osservò in silenzio e, per la prima volta da quando era apparsa, le sue labbra vermiglie si piegarono in un vero sorriso. Tese una mano verso Godric e gli sfiorò dolcemente la chioma riccia e dorata.
Alzati, Godric Gryffindor e sii il primo mago mortale della storia del mondo. Diventa maestro e cultore di quest'arte, insegna a padroneggiare la magia e diffondila in coloro che si presenteranno degni di possederla.
Al suo ordine, filamenti di luce purpurea e dorata s'intrecciarono intorno al ragazzo, avvolgendolo in una cupola splendente: allo stesso tempo, le sue membra presero ad ardere ed il sangue, divenuto di lava nelle vene, cominciò a pulsare vivo nel corpo.
Un potere sconosciuto ed enorme s'impadronì del giovane che, di colpo, si rese davvero conto di quanto lui e i suoi compagni fossero stati limitati fino a quel momento: tutto ciò in cui credeva, che aveva visto, che aveva vissuto parve sbriciolarsi davanti ai suoi occhi, per essere sostituito da una percezione completamente nuova e differente della realtà.
La sua mente concepì concetti fino ad allora sconosciuti, ampliando le sue conoscenze all'infinito: nulla pareva impossibile, niente sembrava irraggiungibile.
La magia non aveva trasformato Godric, ma ne aveva potenziato le capacità.
Tremante per quel nuovo potere, il ragazzo si levò in piedi ed alzò lo sguardo sulla donna: anch'ella parve come trasfigurata, ora più concreta di quanto gli fosse parsa fino a quel momento.
Gli tese una mano e quando le dita si intrecciarono con quelle fresche di lei, poté percepirne l'immenso e sconfinato potere. Se lei gli aveva donato della magia, non era neppure paragonabile a quella che risiedeva nel corpo della donna.
"Prendi" gli disse e la voce chiara della Magia non risuonò tutto intorno, ma uscì dalle sue labbra delicate. In un gesto elegante ed aggraziato, fece comparire quattro sottili catenelle, alle quali erano appesi quattro ciondoli differenti "Porta questi ai tuoi compagni. In ognuno, risiede il potere che ti ho concesso. Nel momento in cui le indosseranno, le loro menti si apriranno nella contemplazione di un mondo nuovo; un mondo che, ora, puoi osservare con i tuoi occhi. Il vostro compito sarà quello di trovare tutti coloro che si mostreranno degni della magia. Li dovrete istruire e condurre nel mondo, supportare nei momenti di difficoltà e mai far conoscere agli indegni ques'arte suprema. Quando troverete delle persone in cui risiedono le capacità di comprendere tutto questo, non dovrete fare altro che sfiorarle con la gemma: il loro potere dormiente verrà risvegliato. Dona ai tuoi compagni anche questi" e da un ramo di un albero appena sorto vicino a loro, staccò quattro rami che, a contatto con la sua pelle, si levigarono e raddrizzarono fino a divenire dritti e finemente decorati "Sono degli incalanatori di magia, ma potrete chiamarle semplicemente bacchette magiche. Solo grazie a loro potrete proiettare il vostro potere dal vostro corpo all'esterno".
"Non vi deluderemo, mia signora" si inchinò Godric, sfiorandole delicatamente il palmo con le labbra.
La donna rise ed il suono si propagò tutt'intorno leggero e fresco, facendo fremere il cuore del giovane che, in un disperato tentativo di prolungare la conversazione e poterla rimirare ancora qualche attimo, azzardò una domanda: "Qual è il vostro nome? In tutti questi anni siete stata tutti e nessuno, avete vagato per il mondo senza meta e avete posto il vostro cuore in nostro aiuto. Dovete avere un nome, perché sarei profondamente dispiaciuto se me ne andassi senza averlo pronunciato almeno una volta".
"Il nome ha la capacità di ancorare un oggetto per l'eternità. Vorresti tu, Godric Gryffindor, affidarmi un nome e legare all'infinito la mia esistenza alla tua? Oseresti tanto pur di soddisfare la tua curiosità?".
Il mago rimase in silenzio, ad osservarla sorridergli enigmatica, la mente colma di domande senza risposta e sentimenti contrastanti.
"Io.." si schiarì la voce, consapevole che da lì a poco, ciò che avrebbe detto avrebbe completamente stravolto la propria vita "Sapere che un'azione così semplice comporterebbe un legame inestinguibile, che mi legerebbe per sempre ad una creatura tanto meravigliosa quanto saggia e buona, allora sì: sceglierei il nome più bello e più adatto, che possa ricordare a tutti la vostra potenza" rispose, sincero.
Per un istante, temette che la Magia potesse rifiutare e scomparire all'improvviso, ma tutto ciò non avvenne: si limitò a chinare il capo ed avvicinarsi, finché le lunghe ciglia argentee non furono così vicine alle gote dell'uomo da sfiorarle delicatamente in una carezza morbida e appena percettibile.
"Di' un nome.." sussurrò sulle sue labbra.
"Mira" disse Godric, la voce roca e gli occhi pieni di lei "Che significa..".
"Meravigliosa" sorrise Mira, prima di scomparire e lasciarlo in piedi in mezzo alla stanza, la mano ancora tesa nell'atto di accarezzarle la chioma candida.
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"Cos'è successo?" domandò Rowena, avida di sapere, non appena Godric ricomparve davanti a loro. Si era inginocchiata di fianco all'amato e aveva preso ad accarezzargli i capelli ricci e disordinati "L'hai visto? Sei entrato in contatto con lui?".
"Mira" mormorò il ragazzo, gli occhi chiusi nel tentativo di imprimersi ancora qualche secondo l'immagine della donna nella testa.
"Come?" chiese Salazar "Ha detto Mira?".
"Meravigliosa? In che senso?" fece eco Helga "Godric, stai bene? Mi sembra molto provato. Cosa stringe tra le mani?".
Il giovane si riscosse con un mugugno flebile e stanco, tirandosi a sedere e passandosi una mano tra i capelli.
Prima di parlare, inspirò profondamente e scosse il capo "Mira, la Magia.. è così che si chiama. L'ho vista e mi ha parlato. Mi ha spiegato molte cose; cose che nessun uomo o donna al mondo sarebbe stato in grado di comprendere. Lei.. mi ha aperto gli occhi e la mente e poi, mi ha concesso parte del suo sapere" concluse.
"Che significa?" domandò Rowena, veloce. Che cos'aveva potuto donare questa Mira a Godric che lo aveva reso più saggio e sapiente di lei?
"Mi ha donato.. la magia e mi ha detto di diffonderla nel mondo".
"Come?". Salazar, interessato, si sporse in avanti e, le sopracciglia aggrottate, lo osservò senza capire.
"Era tutto vero, amico mio" sorrise Godric "La magia, le leggende... tutto vero! Mi ha raccontato di Ulisse, di Ercole, di Enea. Mira, o la Magia, come volete chiamarla, è sempre esistita e ha aiutato il mondo a svilupparsi. Ha agito sotto false sembianze, incarnando maghi e streghe, oracoli, dèi, re e regine. E' sempre stata lei".
"Dal tuo tono sognante e il tuo sguardo perso, sembra che la Magia ti sia apparsa molto più che come uno spirito" lo prese in giro Salazar, tirandogli una gomitata gentile.
Subito, lo sguardo altero della Ravenclaw si spostò dal moro all'amato giovane ancora tra le sue braccia che, incapace di sostenerlo, abbassò gli occhi a terra. "Lei era.. è bellissima" rispose, piano, ricordando le fattezze magnifiche della donna "Potente e molto saggia, dolce e misericordiosa. Mi ha fatto dono di un potere immenso e ha scelto voi come miei compagni; ecco, prendete" disse, tendendo loro i ciondoli donatigli da Mira "La vostra mente conoscerà l'infinito e l'universo, nel momento in cui li indosserete. Sarà la sensazione più straordinaria della vostra vita e, poi, il mondo cambierà completamente, verrà stravolto dall'immensità del vostro sapere".
Salazar scelse la catenella con lo smeraldo, mentre Rowena lo zaffiro ed Helga il bellissimo eliodoro. Sul palmo del ragazzo rimase il rubino rosso, che rifletteva le proprie sfumature su tutte le pareti della baracca scura.
I tre giovani si guardarono in silenzio. Poi, all'unisono, indossarono le collane e subito i loro sguardi divennero vacui e i respiri pesanti.
Helga tornò alla realtà con un sorriso smagliante e gli occhi scintillanti; Salazar lanciò subito occhiate intorno a sé, le guance infiammate ed i palmi serrati; Rowena rimase seria, ma gli occhi blu come la notte brillavano di sapienza e, forse, di un nuovo senso di superbia.
"E'.. fantastico" esalò la Hufflepuff "Il mondo sembra molto più..".
"Bello?" completò Salazar, osservandola intensamente, quasi fosse la prima volta che la vedesse davvero. "Ho percepito come se la mia coscienza fosse stata tirata al punto di rottura. Poi, tutto si è riversato nella mia testa. Non pensavo che potesse esserci così tanto".
"Come faremo ad utilizzare la magia, Godric? E come faremo ad insegnarla? Come potremo capire a chi donarla?" chiese Rowena.
Il giovane sorrise ed estrasse da sotto il mantello le quattro bacchette in legno "Queste ci aiuteranno ad incanalare la magia dall'interno all'esterno. Senza di esse, siamo come persone normali. Dovremmo trovar loro un nome..".
"Babbano" commentò Helga di punto in bianco, divertita "E' una parola buffa, non trovate? Sembra un incrocio tra babbuino e umano".
"Stai dicendo che chi non possiede dei poteri è paragonabile ad un babbuino con le sembianze da umano?" domandò Salazar, tra il divertito e lo scandalizzato "E poi, cos'è un babbuino?".
Helga arrossì di colpo "Non lo so, ma ricordo di averlo letto in una pergamena orientale".
"Mi piace" sorrise Godric "Allora, i senza-poteri saranno i Babbani." annunciò "Mira ci ha affidato un compito: trovare tutti coloro che si mostreranno degni di apprendere i segreti della magia e istruirli. Le nostre nuove conoscenze ci aiuteranno nell'impresa. Siamo responsabili di quest'opera, da adesso in avanti. Dovremo agire nell'ombra, però, perché i Babbani non dovranno venire a conoscenza di questo segreto: si scatenerebbe una guerra e ne uscirebbero troppi morti, troppi innocenti".
"Dovremo trovare un luogo in cui radunare i ragazzi" commentò Salazar, grattandosi il mento.
"Un posto nascosto da occhi indiscreti" proseguì Helga "Un posto lontano da qui e sicuro per coloro che lo sceglieranno come casa".
"Una scuola" disse ad un tratto Rowena, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a contemplare il proprio zaffiro. "Costruiremo una scuola capace di scomparire se un Babbano dovesse avvicinarsi troppo, in cui gli studenti potranno apprendere le arti magiche e tutto ciò a loro connesso".
"E' perfetto!" sorrise Godric "La scuola di Magie e Stregonerie: Draco Dormiens Nunquam Titillandus".
⚠️LEGGERE, IMPORTANTE!⚠️
Ciao ragazzi!
Eccomi tornata con una storia un po' diversa dal solito.
Ora vi spiegherò molto brevemente il progetto di quest'opera, che non sarà assolutamente nulla in confronto a quella dei Malandrini, prima di tutto perché scervellarmi per una trama è un conto, farlo per due.. beh, diventa un po' tosta e non sono molto brava a tenere a mente le cose. Anzi, per niente.
Questa storia è nata più come un divertimento. Un giorno, parlando con la mia fidatissima, brillantissima e assolutamente eccezionale beta eleonoci mi sono resa conto che Wattpad, EFP e tutti i siti di ff abbondano di storie sul Trio, sui Malandrini, sulla nuova generazione, ma nessuna (o davvero poche poche) si concetrano sul PRIMAPRIMAPRIMISSIMA, ovvero il momento della fondazione di Hogwarts. E hanno anche ragione!
Insomma, chi vorrebbe leggere una storia in cui le persone si danno del "voi", non esiste l'acqua corrente -quindi bene o male puzzavano tutti-, gli eretici venivano messi al rogo e nessun personaggio può essere ricollegato alla storia di HP che conosciamo? (a parte i fondatori, ma siamo sinceri: di loro conosciamo solo nome e cognome).
Quindi, un giorno chiacchierando ci siamo dette: "chissà che successe nel lontano lontanissimo 998 d.C?" e subito dopo ci siamo virtualmente scambiate uno sguardo di intesa e: "non ce ne frega proprio un accidente! Noi dobbiamo lavorare sulla storia dei Malandrini".
Ovviamente non è andata così, perché dopo un po' ci siamo messe a fantasticare sui possibili "se" e "ma" e alla fine.. disastro: mi sono messa a scrivere.
Onde prevenire qualsiasi dubbio, chiariamo subito (almeno anche io mi convinco e la pianto di fantasticare ahah):
questa non sarà una vera e propria storia, bensì una serie di tre episodi -o più, ma molto meno di dieci ahaha- in cui verranno raccontati degli stralci della vita dei Fondatori.
(IMPORTANTE: gli aggiornamenti andranno a singhiozzo. Quando potrò, aggiornerò).
In questo, per esempio, si ha l'origine della loro Magia.
Lo so, lo so.
J.K Rowling ci ha presentato un mondo totalmente nuovo e fantastico, ma se ci riflettiamo, non ci ha mai veramente detto che la magia è sempre esistita, insieme ai maghi. Cioè, deve essere saltata fuori da qualche parte, no?
Quindi io ho immaginato che, in realtà, la Magia sia stata concessa ad alcuni uomini che presentavano la predisposizione per accoglierla.
Non starò qui a farvi la lezioncina su delle persone chiamati gnostici che credevano che negli uomini (ma non in tutti) vi fosse un elemento divino dormiente. Contrapponevano il mondo materiale a quello divino, governato da un'entità suprema (in questo caso, Mira) che si manifesta in una serie di emanazioni che si concludono sempre nell'imprigionamento di una particella divina nella materia.
(muahaha vi ho fatto la lezione).
Tra l'altro, quelli tra di voi appartenenti alla razza dei nerd (tipo me) che fossero andati ad informarsi su tutti i maghi o streghe dell'antichità (basta andare a vedere su wikipedia i maghi delle figurine) potrebbero aver letto di maghi esistiti prima del 998 d.C.
Darò una spiegazione anche a questo:
Mopsus, Andros l'Invincibile, Circe, Herpo il Folle (aiuto, non mi ricordo se il nome sia questo) sono maghi vissuti nell'Antica Grecia. Io ho ribaltato la situazione dicendo che Mira ha assunto le sembianze di questi uomini e donne per aiutare la gente!
Bene, quindi chiarito il punto che Godric, Rowena, Helga e Salazar prima non erano maghi e streghe, passiamo ad una serie di chiarimenti della storia, per collocarla nello spazio e nel tempo:
-La vicena si svolge in Inghilterra, ovviamente, vicino alla città di York, circa nel 996-997 d.C.
Hogwarts verrà fondata nel 998 d.C.
(La X rappresenta York, all'incirca; la linea verdina-azzurrina è il viaggio compiuto da Godric ed il patetico cerchio rosso sarebbe la valle in cui trova il kardià).
-La parola kardià significa "cuore" in greco.
-Salazar non è ancora lo stronzo apocalittico, antipatico e sborone. E' semplicemente un ragazzo di circa 25 anni, tra l'altro molto amico di Godric.
-Il vecchio falegname-pastore Caesar che aiuterà Godric a trovare il villaggio celtico verrà poi raggiunto nuovamente da Godric, che risveglierà in lui le capacità magiche. Caesar diventerà, così, il primo fabbricante di bacchette d'Inghilterra.
-La valle dietro la foresta (segnata col cerchiolino patetico) si trova in Scozia e verrà scelto come luogo in cui costruire Hogwarts.
-Il nome "Mira" è stato preso da una stella e significa, appunto, "meravigliosa".
-I babbuini sono animali orientali ed è del tutto plausibile che loro fossero ignari della loro esistenza e che, come Salazar, non sapessero neppure come fossero fatti.
-La spada di Godric è, per il momento, ancora una spada normalissima. Poi, dopo, verrà forgiata per lui la vera spada di Grifondoro.
Nel caso qualcuno non sapesse cosa fosse l'Eliodoro
(nemmeno io lo sapevo) è la pietra gialla.
Le ho messe perché erano fighe tutte insieme!
Fatemi sapere se questo "fuori-programma" vi sia piaciuto! ☺️☺️
Intanto, vi lascio un bacione e, forse, la speranza in un aggiornamento dell'altra storia! 😼😼
Laura♥️🔥♥️
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