DIVENTO UN NOTO RICERCATO
"Mi piacerebbe molto raccontarvi che ebbi delle profonde rivelazioni durante la discesa, che venni a patti con la mia natura mortale, che risi in faccia alla morte e cose così. La verità? Il mio unico pensiero fu: "Aaaaaahhhhh!""
Scoppiarono tutti a ridere. "Non posso crederti!" Rise Talia, che stava combattendo con la sua ansia al pensiero di gettarsi da una simile altezza, e Jason scuotendo il capo disse. "Solo tu."
"Il fiume mi correva incontro alla velocità di un autotreno. Il vento mi strappava il fiato dai polmoni. Guglie, grattacieli e ponti si alternavano confusamente nella mia visuale."
"Non avrei mai potuto saltare." Scosse la testa Talia e Hazel le disse, la voce gentile. "Nessuno potrebbe mai saltare."
"E poi: flaaa-buuuum! Un chiarore accecante di bollicine. Affondai nel buio, sicuro di finire sepolto sotto trenta metri di fango, perduto per sempre."
Poseidone rabbrividì. Non poteva immaginare cosa avrebbe perso se la paura del figlio non si fosse rivelata infondata.
"Ma l'impatto con l'acqua non mi fece male. Ora stavo cadendo lentamente, con le bollicine che salivano verso l'alto infilandosi fra le mie dita. Mi posai sul letto del fiume senza emettere un suono. Un pesce gatto grosso quanto il mio patrigno si allontanò nelle tenebre con uno scarto improvviso."
"Deve essere incredibile." Ansimò Piper e Percy annuì. "Lo è."
"Nuvole di limo e di disgustosa immondizia — bottiglie di birra, scarpe vecchie, buste di plastica — mi roteavano attorno."
Gli dei del mare, Hermes e Artemide storsero il naso. La dea della caccia si rivolse a Poseidone. "Non puoi farci niente?" "I fiumi sono fuori dal mio ramo di competenza. Non posso fare molto." Ammise tristemente Poseidone.
"A quel punto, mi resi conto di una serie di cose: primo: non mi ero spiaccicato come una frittella. Non ero arrostito. Non sentivo neanche più il veleno della Chimera che mi ribolliva nelle vene. Ero vivo, il che era una buona notizia."
"É sempre una buona constatazione da fare." Disse Charles, prendendo un respiro di sollievo. Silena guardava male il ragazzo. "Hai dimenticato di menzionare anche questo." "Davvero? Ero sicuro di essermi lamentato parecchio." disse Percy e Ade sospirò. "Lo hai fatto con me." "Ah, ecco." Annuì Percy, senza notare il cipiglio di Poseidone farsi più potente.
"Seconda illuminazione: non ero bagnato. Cioè, percepivo il fresco dell'acqua. Vedevo i punti in cui il fuoco si era spento sui miei vestiti. Ma quando mi toccavo, la maglietta era asciutta. Scrutai la spazzatura che mi fluttuava accanto e agguantai un vecchio accendino. "Impossibile" pensai. Lo provai. Funzionava. Una minuscola fiammella si accese sul fondo del Mississippi. Estrassi dalla corrente l'involucro lercio di un hamburger, e si asciugò all'istante. Gli diedi fuoco senza il minimo problema. Appena lo lasciai andare, le fiamme si spensero sfrigolando. L'involucro tornò uno sfaccetto sudicio. Pazzesco."
"Aspetta, le cose che tocchi sott'acqua sono asciutte?" Domandò Leo, interessato. Percy annuì, guardandolo incuriosito. Piper scosse la testa. "No." "Ma.." "Solo no, Leo." Leo mise il broncio.
"Ma il pensiero più strano giunse solo all'ultimo: stavo respirando. Ero sott'acqua e respiravo normalmente."
"Adoro come hai effettivamente dato fuoco a qualcosa prima di renderti conto che respiravi." Rise Talia, e Percy scrollò le spalle. "Mi sembrava assurdo dare fuoco a qualcosa sotto l' acqua." "E respirare non ti ha sorpreso?" Disse Jason, lentamente. "Sai che non me ne ero nemmeno reso conto?" Lo guardò Percy, facendolo sospirare.
"Mi alzai in piedi, immerso nel fango fino alle cosce. Non mi sentivo molto stabile. Mi tremavano le mani. Avrei dovuto essere morto. Il fatto che non lo fossi, sembrava... be', un miracolo. Immaginai la voce di una donna, una voce che somigliava un po' a quella della mamma: Come si dice, Percy? "
"Immaginare le voci è il primo segno di follia." Disse Jason e Percy indicò il libro. "É il primo segno che hai notato?" "No, pensavo solo di fartelo notare." "Preso nota."
"— Ehm... grazie. — Sott'acqua, la mia voce sembrava quasi registrata e somigliava a quella di un ragazzo molto più grande. — Grazie, Padre."
"Prego, ma ho davvero poco a che fare con quello." Sorrise dolcemente Poseidone e Percy scrollò le spalle. "Prendo i miei poteri da te, quindi..."
"Nessuna risposta. Solo la scura corrente carica di immondizia che fluiva a valle, l'enorme pesce gatto che adesso mi scivolava accanto e il bagliore lontano del tramonto in superficie, che tingeva tutto di color caramello."
"Sarebbe stato così divertente se il pesce gatto fosse diventato Poseidone." Scosse la testa Travis, e Percy scoppiò a ridere. "Avrei ricevuto un infarto seduta stante." Connor rideva. "Il pesce gatto che gli diceva, sono tuo padre." I tre stavano ridendo e Silena guardò Percy. "Hai bevuto del caffè prima?" Jason annuì, condividendo il dubbio della ragazza. "Non abbiamo dormito, quindi..." "Ottimo, diventa ancora peggio la sua ADHD." Esultò fintamente Charles. Michael si sollevò. "Avremo un'altra storia da parte di Percy?" "Perce?" Chiese Connor e il ragazzo annuì, scrollando le spalle. Travis, Connor e Michael applaudirono entusiasti.
"Perché Poseidone mi aveva salvato? Più ci pensavo, più mi assaliva la vergogna. Così le altre volte ero stato solo fortunato. Contro un mostro come la Chimera, non avevo mai avuto una possibilità."
"Lo hai distrutto, Percy." Gli disse Talia e Charles annuì. "Eri nuovo a questa vita e non avevi esperienza. Capita anche ai migliori." Poseidone lo strinse. "Anche se avessi fallito, figlio, ti avrei aiutato comunque. Non devi comprarti il mio aiuto. Sei mio figlio e tengo a te." Percy sorrise tremante. Odiava avere i propri pensieri sotto lo scrutinio di tutti.
"Non ero affatto un eroe. Forse dovevo solo restarmene laggiù insieme al pesce gatto, unirmi alle creature del fondale. Fump-fump-fump. La ruota di un battello fluviale sbatté sopra la mia testa, smuovendo il limo. Lì, a meno di un metro e mezzo di distanza, c'era la mia spada, con l'elsa di bronzo scintillante che sbucava dal fango. Sentii di nuovo la voce della donna: Percy, prendi la spada. Tuo padre crede in te. Stavolta capii che la voce non era nella mia testa. Non la stavo immaginando. Quelle parole sembravano risuonare ovunque, propagandosi nell'acqua come il sonar di un delfino. — Dove sei? — chiesi ad alta voce."
Nessuno commentò i pensieri del ragazzo in quel momento, ma molti sguardi di compassione furono rivolti verso di lui.
"Poi, nella semioscurità, la vidi: una donna del colore dell'acqua, uno spirito della corrente, che aleggiava proprio sopra la spada. Aveva lunghi capelli fluttuanti e gli occhi, appena visibili, erano verdi come i miei. Mi salì un groppo in gola. — Mamma?"
"Poseidone! Come puoi mandare al ragazzo qualcuno che gli ricorda la madre?" Poseidone arrossì e disse. "Avevo pensato che sarebbe stato più propenso ad ascoltarla." Ammise, guardando pieno di colpa il figlio.
"No, figliolo, sono solo una messaggera, anche se il destino di tua madre non è disperato come credi. Vai sulla spiaggia di Santa Monica.
— Cosa?
È il volere di tuo padre. Prima di scendere negli Inferi, devi andare sulla spiaggia di Santa Monica. Ti prego, Percy, non posso fermarmi a lungo. Il fiume è troppo inquinato per la mia presenza.
— Ma... — Ero sicuro che quella donna fosse mia madre, o una sua visione. — Chi... come ha..."
"Mi dispiace davvero, Percy. Se avessi saputo che ti avrebbe ferito, non avrei mandato lei." Percy annuì, anche se in quel momento non credeva particolarmente al padre. Lo avrebbe fatto lo stesso, perchè sapeva che avrebbe risposto bene alla presenza di quella donna. O, almeno, non male.
"Volevo chiederle così tante cose che le parole mi si confondevano in gola.
Non posso restare, oh prode, disse la donna. Tese la mano e sentii la corrente che mi sfiorava il viso come una carezza. Devi andare a Santa Monica! E, Percy, non fidarti dei doni...
La voce si affievolì. — Doni? — chiesi. — Quali doni? Aspetti!
La donna fece un altro tentativo di parlare, ma il suono era svanito. La sua immagine si sciolse nella corrente."
Apollo corrugò la fronte. "Quali doni?" "Perchè non ha potuto consegnare il messaggio lì? Erano sotto pressione temporale." Disse Atena accigliata. "Hai sentito come fosse inquinato quel fiume. Non poteva resistere troppo tempo." Scosse la testa Poseidone.
"Se quella era mia madre, l'avevo persa di nuovo."
Afrodite, Anfitrite, Persefone ed Era guardarono tristi il ragazzo. Estia gli rivolse un piccolo sorriso acquoso, e Percy lo ricambiò, le lacrime trattenute con enorme difficoltà.
"Avevo voglia di annegare."
"Percy..." Poseidone guardò dispiaciuto il figlio. Non aveva di certo voluto provocare quello. Percy scosse la testa, non guardandolo. Sperava davvero che non venisse fuori il risentimento che provava per quello e per le perle. Non lo aveva mai davvero perdonato per le perle. Talia guardò il cugino piena di compassione. "Io... Percy, non lo pensi più, vero?" "No. Era solo... Era la situazione." Percy non guardava nemmeno la cugina. "Parleremo dopo."
"Peccato che fossi immune all'annegamento."
"Menomale." Ansimò Poseidone, che aveva riperso il colore ripreso dopo aver appreso che il figlio si era salvato dalla Chimera.
""Tuo padre crede in te" aveva detto. Mi aveva anche chiamato "prode", a meno che non stesse parlando al pesce gatto."
Molti sorrisero, anche se gli sguardi preoccupati nella direzione di Percy continuavano.
"Mi feci strada fino a raggiungere Riptide e afferrai l'elsa. Come minimo stava arrivando anche la polizia mortale, per scoprire chi avesse provocato uno squarcio nell'arco. Se mi avessero trovato, avrebbero avuto qualche domandina da farmi. Rimisi il cappuccio alla spada e infilai la penna a sfera in tasca. — Grazie, Padre — ripetei nell'acqua scura."
Poseidone deglutì. Il figlio non avrebbe dovuto ringraziarlo di niente.
"Poi mi slanciai nel buio, verso l'alto, e nuotai per raggiungere la superficie. Arrivai a riva accanto a un McDonald's galleggiante. A un isolato di distanza, tutti i veicoli d'emergenza di St Louis stavano accorrendo attorno all'arco. Elicotteri della polizia volteggiavano in cielo, e a giudicare dalla folla di spettatori, sembrava di essere a Time Square la notte di Capodanno. Una bambina esclamò: — Mamma! Quel ragazzo è appena uscito fuori dal fiume!
— Che bello, tesoro! — rispose la madre, allungando il collo per guardare le ambulanze.
— Ma è asciutto!
— Che bello, tesoro!"
"Povera bambina." Scosse la testa Travis e Silena guardò Percy. "Non potevi uscire bagnato?" "Certo. Dovevo andare in giro con abiti bagnati, inceneriti e rotti. Ottima idea." Connor e Travis risero e Nico alzò le spalle. "Lo supererà abbastanza in fretta."
"Una giornalista parlava davanti a una telecamera: — Probabilmente non si tratta di un attacco terroristico, ci dicono, ma le indagini sono appena iniziate. Il danno, come potete vedere, è molto serio. Pare che dei testimoni oculari abbiano visto qualcuno cadere dall'arco. Stiamo cercando di raggiungere alcuni dei superstiti per sapere se è vero."
"I mortali stavano bene." Annuì Demetra, contenta. Artemide annuì. "Difficilmente i mostri si sarebbero preoccupati di loro."
Rachel fece una smorfia. Non era bello il modo in cui parlavano dei mortali, come se non valessero niente. Certo, considerando come si erano incontrati lei e Percy, era parzialmente grata per quello.
"Superstiti. Provai un'ondata di sollievo. Forse il custode e la famigliola erano sani e salvi. Sperai che anche Annabeth e Grover stessero bene. Cercai di intrufolarmi in mezzo alla folla per vedere quello che stava succedendo dietro il cordone della polizia. — ... un adolescente — stava dicendo un altro giornalista. — Il Quinto Canale ha saputo che le telecamere della sicurezza mostrano un adolescente in preda a un attacco di follia sul belvedere. Pare che sia stato proprio lui a innescare in qualche modo l'esplosione. Sembra incredibile, John, ma questo è quanto ci dicono. Ribadisco che non risultano feriti."
"Wow! Fai carriera, eh?" Leo sorrise a Percy e lui scrollò le spalle. "Ci hanno dato un bel po' di problemi." Sospirò Grover e Annabeth annuì. "Avevo davvero sottovalutato la fortuna di Percy." "Con nessuno avresti potuto leggere un libro, Annabeth." Le fece notare Percy e Talia annuì controvoglia. "Vero, pessima idea e impossibile, comunque. Certo, con Percy era solo utopia."
"Arretrai a testa bassa e percorsi un lungo tratto attorno al perimetro della polizia. C'erano agenti in uniforme e giornalisti dappertutto. Avevo quasi perso la speranza di ritrovare Annabeth e Grover quando una voce familiare belò: — Peerrr-cy!
Mi voltai e mi ritrovai stretto in un grosso abbraccio. Grover esclamò: — Pensavamo che fossi andato a trovare Ade nel modo peggiore!
-Quello era il modo facile, questo è il difficile.- lo corressi."
"Sì, Percy ha ragione, il vostro è il modo duro." Sorrise Nico, facendo sorridere anche Percy e Talia in risposta.
"Alle sue spalle, Annabeth si sforzava di sembrare arrabbiata, ma anche lei era felice di vedermi. — Non possiamo lasciarti solo nemmeno per cinque minuti! Cos'è successo?
— Diciamo che al grande capo non è piaciuto il mio regalo.- dissi. - E sono caduto."
"Lo hai mandato per Medusa?" Chiese Estia, delusa, verso il fratello. Zeus non rispose. Lo aveva fatto per insegnare al ragazzo il suo posto, ma leggendolo dal suo punto di vista sembrava solo incredibilmente sbagliato.
"— Percy! È un volo di oltre centottanta metri!
Dietro di noi, un poliziotto gridò: — Fate largo! — La folla si divise e un paio di paramedici sbucarono fuori in fretta e furia, trasportando una donna su una barella. La riconobbi subito: era la madre del bambino del belvedere. Stava dicendo: — E poi questo cane enorme, questo chihuahua sputafuoco...
— Sì, signora — disse il paramedico. — Cerchi di calmarsi. La sua famiglia sta bene. La medicina sta cominciando a fare effetto.
— Non sono pazza! Quel ragazzo si è tuffato nello squarcio e il mostro è scomparso. — Poi mi vide. — Eccolo lì! È lui!"
"La Foschia non ha nascosto tutto." Disse Charles, preoccupato. "Anche lei ha dei limiti, ma li ha quando nessuno crederebbe comunque alla situazione. Come in questo caso." Spiegò Hermes e Charles annuì.
"Mi voltai subito, tirandomi dietro Annabeth e Grover. Ci dileguammo nella folla.
— Che sta succedendo? — chiese Annabeth. — Stava parlando del chihuahua in ascensore?
Gli raccontai tutta la storia: Chimera, Echidna, il mio numero di tuffo acrobatico e il messaggio della donna sott'acqua.
— Cavolo — commentò Grover. — Dobbiamo portarti a Santa Monica! Non puoi ignorare una convocazione di tuo padre.
-Almeno abbiamo imparato una cosa da questo.- dissi."
"Ho paura di sentire cosa." Disse Talia e Jason annuì. "Penso che lo abbiamo tutti."
"-Cosa? - Domandò Annabeth
-Non mandare teste di mostri agli dei, non hanno il senso dell'umorismo.
-Lo hai mandato tu!-disse lei
-É sempre bello imparare cose nuove.- risposi, ignorando il tecnicismo."
Annabeth sospirò. "L'avevi mandata tu." "Sempre bello imparare cose nuove." Ripetè Percy, ignorandola. Talia sospirò. "Sei matto da legare." "Lo so"
"Prima che Annabeth potesse rispondere, passammo davanti a un altro giornalista che parlava in diretta con lo studio. Mi prese quasi un colpo quando disse: — Percy Jackson. Esatto, Dan. Canale Dodici ha saputo che il ragazzo che potrebbe aver causato l'esplosione corrisponde alla descrizione di un giovane ricercato dalle autorità per un serio incidente d'autobus avvenuto in New Jersey tre sere fa. E pare che il ragazzo sia diretta a ovest. Per i nostri spettatori a casa, ecco una foto di Percy Jackson."
"Le tue foto giravano ovunque, su tutti i canali." Gli disse Piper e Rachel annuì. "Papà non ti ha mai apprezzato molto. Mi diceva che se non seguivo le sue regole, sarei diventata come te." "Ah. E tu?" "Sarei stata fortunata ad essere come te." Percy sorrise all'amica, prima di dire. "Sapevo che tuo padre non aveva buon gusto." "Vero, cioè, non gli piacevi tu." Percy annuì.
"Scappammo dietro il furgone della tv e ci infilammo in una stradina laterale. — Per prima cosa — dissi — dobbiamo andarcene da questa città!
In qualche modo riuscimmo a tornare alla stazione senza farci beccare. Salimmo sul treno per Denver appena in tempo. Mentre calava la sera, il convoglio si mosse pesantemente verso ovest, con le luci della polizia che pulsavano ancora alle nostre spalle, stagliandosi contro il profilo di St Louis."
Chris sospirò. "Capitolo finito." "Leggiamo un altro e poi direi di fermarci per il pranzo." Disse Chirone. Charles prese il libro. "Leggo io."
Prima che potesse parlare, però, Talia afferrò Percy per un braccio e lo portò con sè in una stanza vicina.
"Stai bene?" "Tals, è letteralmente successo secoli fa." "No. Hai subito un trauma dietro l'altro e sono sicura che non hai mai potuto davvero affrontare correttamente il tutto."
Percy fece una smorfia, annuendo leggermente. "Dimmi. Il tuo desiderio di affogare." "Mi mancava la mamma e pensavo di continuare a perderla di continuo."
Talia continuava a fissarlo e Percy ammise. "Sono migliorato, penso. Parlare con Michael, Travis, Connor, Silena, Charles... Ha aiutato." "Peggioro le cose, vero?"
Percy lo guardò stupito. "In che senso?" "Con il mio atteggiamento. I miei soprannomi, ti ricordo Gabe? Il mio atteggiamento ti fa sentire inadeguato? Perché, credimi, non ho mai avuto il desiderio di farlo. Sei stata la persona più gentile con me, e non ho mai ricambiato il favore con te, Perce." "Talia, all'inizio forse sì, ma va bene. Volevi dimostrare di essere cool e tutto, va bene. Posso sopportarlo." "Ma non dovevi farlo!" Talia scosse la testa, prima di guardare con uno sguardo pieno di dolore il cugino. "Senti, siamo migliorati, okay? Hai visto mio padre e il tuo, quel libro è letteralmente un loro litigio che è degenerato! Siamo sempre stati molto meglio di così, almeno. Nessuna guerra!" "Ci siamo andati molto vicino, però." Talia fece una smorfia e Percy annuì. "Vero. Ma siamo migliorati. Talia, mi hai cercato per sette mesi. Jason me lo ha detto, Leo me lo ha detto. Quello è quello che mi importa davvero. Sapere che se sparisco mi cerchi, sapere che mi dai le spalle."
I due annuirono, e poi tornarono nella stanza principale.
Angolo autrice
Alla prossima
By rowhiteblack
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