ACCETTIAMO I CONSIGLI DI UN BARBONCINO
Talia corrugò la fronte. "Accettate i consigli di un barboncino? I titoli saranno tutti così strani?" "Sono i pensieri di Percy." Disse Jason e Talia annuì. "Cosa dovrebbe significare scusa?" Chiese Percy, ma Talia iniziò a leggere.
"Eravamo davvero scoraggiati, quella notte. Ci accampammo nel bosco, a un centinaio di metri dalla strada principale, in una radura fangosa che dei ragazzi del posto avevano chiaramente usato per dei festini. Il terreno era cosparso di lattine schiacciate e cartacce di fast food. Avevamo preso un po' di cibo e delle coperte da zia Em, ma non ci azzardammo ad accendere un fuoco per toglierci l'umidità di dosso. Le Furie e Medusa ci avevano già fornito emozioni sufficienti per un giorno solo. Non volevamo attirare altro."
"Avete davvero preso del cibo da Medusa?" Chiese Jason e Percy annuì seriamente. "L'unica cosa peggiore del cibo maledetto è il cibo sprecato." "Assolutamente vero!" Annuì Talia e Leo disse. "Udite udite."
"Decidemmo di dormire a turno e io mi offrii volontario per il primo turno di guardia."
Anfitrite guardò preoccupata il ragazzo. "Ti serviva riposo, Percy." "Non sarei comunque riuscito a dormire, in quel momento. Ero piuttosto nervoso." "Comprensibile." Sorrise Estia e Demetra annuì. "Avevi subito un grosso shock e avevi combattuto molto a breve distanza. Senza contare che ti stavi abituando a una vita diversa." "E che avevi perso tua madre." Gli disse Era, la voce gentile.
"Annabeth si raggomitolò sopra le coperte e cominciò a russare non appena poggiò la testa a terra. Grover svolazzò con le sue scarpe magiche sul ramo più basso di un albero, si appoggiò con la schiena al tronco e si mise a scrutare il cielo notturno. Qualcuno si stava mettendo in mostra."
Grover arrossì ma Percy disse. "Tutto dovuto" "Ci hai davvero salvati." Annuì Annabeth.
"— Dormi pure — gli dissi. — Se ci sono problemi ti sveglio."
"Bugiardo." Gli disse Jason, e Hazel annuì. "Non conosci la parola turni di guardia." "Sono tre parole." Le fece notare Percy, ma fu ignorato.
"Lui annuì, però non chiuse gli occhi. — Che tristezza, Percy.
— Ti sei pentito di esserti imbarcato in questa stupida impresa?"
Apollo guardò preoccupato il ragazzo. Diceva molto che il suo primo pensiero fosse uno legato all'essere lasciato indietro. Ma, purtroppo, la sua abilità divina aveva dei limiti. Le malattie emotive, non erano di sua competenza. Pensieri simili vagavano nella mente degli dei presenti e dei semidei che conoscevano i problemi di fiducia del ragazzo. Talia corrugò la fronte, mentre si preoccupava di aver aumentato quei problemi nel suo cugino/fratello adottivo.
"— No. È questo che mi rattrista. — Indicò l'immondizia a terra. — È il cielo. Non si vedono nemmeno le stelle. Hanno inquinato il cielo. È un'epoca terribile per i satiri.
— Ah, ecco. Ci avrei scommesso che eri un ambientalista."
Molti scossero la testa divertiti.
"Mi scoccò un'occhiataccia. — E chi non lo è? Solo gli umani. La tua specie sta inquinando il mondo così in fretta... ah, lasciamo perdere. È inutile dare lezioni a un essere umano. Se le cose continuano di questo passo, non troverò mai Pan."
"Non l'avevi trascinato nei parchi a pulire?" Chiese Silena, guardando Grover. Il satiro annuì, arrossendo. "Dai, pensava lo stessi prendendo in giro." Scrollò le spalle Percy e Hermes scosse la testa. "No, Perce, Grover poteva sentire le tue emozioni, certo che non avrebbe dovuto credere certe cose. Poteva sentirlo." "Quando vieni sempre abbattuto nei tuoi sogni, credi che chiunque possa buttarti giù." Rispose Percy, facendo annuire tristemente il dio.
"—Ehy! Sono stato con te quando mi usavi per la tua campagna! E cosa intendi per trovare Pan? Si è perso?-
-A cosa credi che mi serva una licenza da cercatore?"
"Non aveva visto il filmato e la scomparsa di Pan non è citata nei miti molto spesso." Sorrise tristemente Hermes. Grover annuì, anche lui triste.
"Una strana brezza spazzò la radura, coprendo per qualche attimo il tanfo di rifiuti e sporcizia. Trasportava profumo di bacche, fiori selvatici e limpida acqua piovana, le cose che un tempo forse si trovavano nel bosco. A un tratto provai nostalgia per qualcosa che non avevo mai conosciuto."
"Lo spirito di Pan." Mormorò Dioniso e Demetra guardò Percy. "Lo hai sentito." "Non avrei dovuto?" Chiese lui, confuso e Hermes sorrise. "Mio figlio ti deve aver ritenuto degno di sentirlo." Percy sorrise, orgoglioso di quello. Quando dei come Estia o Pan lo ritenevano degno, Percy si sentiva sempre ricompensato oltre ogni misura. C'era qualcosa di speciale nella loro considerazione.
"— Parlami della ricerca — chiesi.
Grover mi scrutò con sospetto, come se temesse che lo stessi solo prendendo in giro."
Talia si fermò per guardare Grover. "Percy non lo farebbe mai." "Lo so. Ma venivo preso in giro costantemente per la mia volontà di unirmi alla ricerca." "Idioti." Disse Percy, scrollando poi le spalle. "Avresti dovuto lasciarmi intervenire." "Non volevi i satiri del consiglio come nemici." "Perché tre vecchie capre sono dei terribili nemici da avere?" Chiese Percy e Talia disse. "Forse per chi non colleziona mostri, Titani e Giganti come delle dannate figurine!"
"— Il dio delle selve è scomparso duemila anni fa — mi spiegò. — Un marinaio al largo della costa di Efeso udì una voce misteriosa che gridava dalla riva: "Dite loro che il grande dio Pan è morto!" Quando gli umani ricevettero la notizia, ci credettero. E da allora saccheggiano il regno di Pan. Ma Pan era il nostro signore e padrone. Proteggeva noi satiri e tutti i luoghi selvaggi della terra. Ci rifiutiamo di credere che sia morto. Ogni generazione, i satiri più coraggiosi consacrano la propria vita alla ricerca di Pan. Setacciano la terra, esplorando i luoghi più selvaggi, sperando di scoprire dove si sia nascosto e di svegliarlo dal suo sonno.
— E tu vuoi diventare un cercatore.
— È il sogno della mia vita — mi confidò. — Mio padre era un cercatore. E mio zio Ferdinand... la statua che hai visto laggiù...
— Oh, giusto. Mi dispiace.
Grover scosse la testa. — Zio Ferdinand conosceva i rischi. E anche mio padre. Ma io ce la farò. Sarò il primo satiro a tornare sano e salvo.
— Aspetta un attimo... il primo?"
"Il primo?" Chiese Michael, sconvolto. "Nessuno aveva mai fatto ritorno. Adesso capisco perchè." Grover e Percy si guardarono e Hermes intervenne. "Mio figlio aveva scelto un seguito di fedeli e forti. Sono sempre stato grato a tutti i satiri che partivano e cercavano di preservare il regno di mio figlio. Nel loro piccolo." Grover sorrise, dicendo. "Ed eravamo felici di farlo." Hermes e Dioniso sorrisero al satiro.
"Grover tirò fuori il flauto dalla tasca. — Nessun cercatore ha mai fatto ritorno. Una volta partiti, scompaiono. Nessuno li ha più visti vivi.
— Nemmeno una volta in duemila anni?
— No.
— E tuo padre? Non hai idea di cosa gli sia successo?
— No.
— Ma vuoi partire lo stesso — conclusi, sbigottito. — Cioè, credi davvero che sarai tu a trovare Pan?
— Devo crederci, Percy. Ogni cercatore ci crede. È l'unica cosa che ci salva dalla disperazione quando guardiamo ciò che gli umani hanno fatto al mondo. Devo credere che Pan si possa ancora risvegliare."
"Certe cose, nemmeno un dio può salvarle." Scosse la testa Hermes, triste e Dioniso annuì. "Sta a voi agire in prima persona." Percy, Rachel e Grover sorrisero. "Oh, lo stiamo facendo." "Come?" Chiese Artemide, incuriosita. "Alla pausa spieghiamo tutto." Disse Percy. Gli dei annuirono.
"Osservai la foschia arancione del cielo e cercai di capire come Grover potesse inseguire un sogno che sembrava così disperato. Ma del resto, potevo forse considerarmi in una posizione migliore?"
"Non potevi, no." Sorrise Grover e Percy gli rivolse un sorrisetto.
"— Come faremo a entrare negli Inferi? — gli chiesi. — Insomma, che possibilità abbiamo contro un dio? Soprattutto uno fantastico come lo zio?"
"Stava cercando di ucciderti." Gli fece notare Charles stancamente. "Andava bene." Scrollò le spalle Percy e Ade sorrise. "Sei molto gentile a pensarla così. Purtroppo, penso che tuo padre non condivida l'emozione." Percy guardò il padre che aveva la bocca stretta, in una linea di preoccupazione e qualcos'altro... gelosia, quasi. Percy sbattè le palpebre, prima di appoggiarsi al dio, che fu veloce a stringerlo al petto.
"— Non lo so — ammise. — Ma sai, quando eravamo da Medusa e tu stavi frugando nel suo ufficio,-
-Controllando e prendendo in prestito.- Lo corressi."
"Hai rubato. " Gli disse Atena e Percy scosse la testa. "Ho tutte le intenzioni di restituire quello che abbiamo preso in prestito quando la rivedrò." Disse, seriamente, il ragazzo. "Non so mai se scherzi o se sei serio." Gemette Charles.
"-Certo, ma Annabeth mi diceva...
— Oh, dimenticavo. Annabeth avrà sicuramente un piano."
"Non dovresti avere la presunzione di..." "Cosa? Dire la mia opinione?" Percy fissò Atena, e Annabeth intervenne. "Percy aveva tutte le ragioni di comportarsi così con me, madre. Abbiamo avuto un inizio difficile, per colpa mia." "Ma avete fatto passi da gigante da allora." Disse Grover, sorridendo ai suoi amici.
"— Non essere tanto duro con lei, Percy. Ha avuto una vita difficile, ma è una brava persona. Dopotutto, mi ha perdonato. — La sua voce ebbe un momento di esitazione.
— Che vuoi dire? — chiesi. — Perdonato per cosa?"
"Non avevo niente da perdonare!" Negò Annabeth e Grover sospirò. "Non avresti potuto fare niente per me, Grover." Gli disse gentilmente Talia e il satiro annuì tristemente.
"A un tratto, Grover sembrò molto interessato ai fori del suo flauto.
— Aspetta un attimo — dissi. — Il tuo primo incarico di custode è stato cinque anni fa. Annabeth è al campo da cinque anni. Lei è il tuo primo incarico andato male, vero?"
"Ritorna a essere perspicace." Scosse la testa Silena e Talia annuì. "A volte è orribile." "Ehy! Non è colpa mia."
"— Non ne posso parlare — rispose lui, e dal tremito del suo labbro inferiore capii che sarebbe scoppiato a piangere se avessi insistito. — Ma come stavo dicendo, quando eravamo da Medusa, io e Annabeth abbiamo notato che c'è qualcosa di strano in questa impresa. Forse non è quello che sembra.
— Ma davvero? Mi incolpano del furto di una folgore che non ho mai nemmeno visto!"
"Volevo spiegargli dello strano comportamento delle Benevole." Spiegò agli altri che lo guardavano. Persefone sbuffò. "Percy non credeva nella colpa di mio marito." "Era comunque a capo dell'impresa. Doveva fare le chiamate e decidere."
"— Non mi riferisco a questo — specificò Grover. — Le Fur... le Benevole, sembrava quasi che si stessero trattenendo. Come la Dodds alla Yancy: perché ha aspettato tanto per cercare di ucciderti? E poi, sull'autobus, non erano così aggressive.
— A me sono sembrate parecchio aggressive."
"Lo sembravano davvero." Annuì Leo, ma Talia scosse la testa. "Non erano aggressive. Non vuoi vederle aggressive, fidati."
"Grover scosse la testa. — Ci strillavano dietro: "Dov'è? Dove l'avete messo?"
— Cercavano me — gli ricordai."
"Cercavano un qualcosa." Disse Atena. "No, Sherlock, non ti sfugge niente." Alzò gli occhi al cielo Percy, facendo ridere dei e semidei.
"— Forse, ma sia io sia Annabeth abbiamo avuto l'impressione che non stessero cercando una persona. Sembrava che parlassero di una cosa.
— Questo non ha senso.
— Lo so. Ma c'è qualcosa che ci sfugge in questa impresa, e abbiamo solo nove giorni per trovare la Folgore... — Mi guardò come se sperasse in una risposta, ma io non sapevo che cosa dire."
"No, sapevo che sapevi quello che avevi detto a noi. Avevamo poco o niente. Ma magari avresti offerto una seconda prospettiva." Percy annuì e Talia continuò.
"Pensai alle parole di Medusa: gli dei mi stavano usando. Mi aspettava qualcosa di peggio della pietrificazione. — Non sono stato onesto con voi — dissi a Grover. — Non mi importa niente della Folgore. Ho accettato di andare negli Inferi solo per riportare indietro mia madre."
Poseidone sussultò. Faceva male sentire quelle parole.
"Grover suonò una nota lieve col flauto. — Lo so, Percy. Ma sei sicuro che sia l'unica ragione?"
Il satiro sbuffò. "Amico, sentivo le tue emozioni tutto il tempo." Percy scrollò le spalle. "Tendo a non pensarci molto." "E fai male." Gli disse Jason.
"— Non lo sto facendo per aiutare mio padre. A lui non importa di me. E a me non importa di lui."
Poseidone abbassò lo sguardo, il dolore forte nel suo corpo. Suo figlio lo detestava davvero? Lo faceva anche adesso?
"La bugia mi pesava sullo stomaco. Ma era meglio convincersi che non ti importava di qualcosa, piuttosto che sperare e poi essere deluso. Le parole di Gabe mi giravano per la testa. Inutile, patetico, tuo padre vi ha lasciati per colpa tua."
"Non è quello che è successo." Sussurrò Poseidone e Percy annuì. "L'ho capito, papà. Non ti conoscevo davvero, lo sai." Poseidone annuì e Apollo prese parola. "Stavi comunque facendo fronte a una depressione latente." "L'ho superata. Alla fine."
"Grover mi scrutò dall'alto del suo ramo. — Senti, Percy, io non sono intelligente come Annabeth. Non sono coraggioso come te. Ma sono piuttosto bravo a leggere le emozioni. Sei felice che tuo padre sia vivo. Sei contento che ti abbia riconosciuto e c'è una parte di te che vorrebbe renderlo fiero. Ecco perché hai spedito la testa di Medusa sull'Olimpo. Volevi che notasse quello che avevi fatto."
Afrodite rise. "Difficile non notarlo." Hermes annuì. "Non credo di aver mai riso così tanto in vita mia." Poseidone fece un debole sorriso. Se il satiro aveva ragione, suo figlio teneva a lui.
"— Ah, sì? Be', forse le emozioni dei satiri funzionano in modo diverso da quelle degli uomini. Perché ti sbagli. Non mi importa di quello che pensa lui.
Non era assolutamente vero e speravo che fosse vagamente colpito dal fatto che avessi sconfitto Medusa. Poteva anche essere per strofinare sulla faccia di Zeus che suo figlio aveva dovuto aspettare che dormisse per farlo. Non ero schizzinoso del come."
Poseidone sorrise. "Oh, l'ho fatto totalmente, Percy. Ed ero molto orgoglioso di te. Un vero figlio." Percy gli sorrise ed Anfitrite rise. "Anche se ti avrebbe preferito al sicuro. Lontano dai pericoli di questo mondo." "Certo che lo avrei fatto! Non ho mai provato piacere nel perdere i miei figli, e nei tempi recenti ne ho avuti molto pochi. Avevo paura di perdere mio figlio!" Percy strinse il padre, che fu ben felice di ricambiare la stretta.
"Grover tirò su i piedi e li posò sul ramo. — Okay, Percy. Come vuoi."
Hermes rise. "Non sta comprando la tua bugia." "Almeno non era in negazione come pensavo." Scrollò le spalle Grover e Charles annuì. "Un miglioramento, per lui."
"— E poi, non ho fatto niente di cui valga la pena vantarsi. Siamo appena usciti da New York e siamo bloccati qui, senza soldi e senza mezzi per arrivare a ovest."
"Hai fatto molto di cui valesse la pena vantarsi." Gli disse Poseidone, la voce ferma che non ammetteva repliche. Apollo annuì. "Tutte le cose che hai fatto meritavano un vanto!" Percy sorrise ad entrambi.
"Grover fissò il cielo notturno, come se riflettesse sul problema. — E se facessi io il primo turno di guardia? Tu cerca di dormire un po'."
Jason sospirò. "Non avrebbe dormito comunque." "Ha usato la sua magia Voodoo su di me." Disse Percy, con un broncio. "Non era magia Voodoo, Perce." Gli disse Grover ma Percy fece cenno a Talia di continuare.
"Volevo protestare, ma lui si mise a suonare Mozart, piano piano, e io mi girai dall'altra parte, con gli occhi arrossati. Dopo qualche nota del Concerto per Pianoforte numero 12, ero addormentato."
"Hai un buon orecchio per la musica." Sorrise Apollo e Michael disse subito. "E canta benissimo! Davvero, sembra la voce di un angelo." Percy arrossì e Grover annuì. "Il suo tempismo fa di solito schifo, ma canta molto bene." Percy gli sorrise.
"In sogno, mi ritrovai in una caverna buia, di fronte a un baratro spalancato. Grigie creature di nebbia mi turbinavano attorno, brandelli sussurranti di fumo che in qualche modo sapevo essere gli spiriti dei morti.
Mi tiravano per i vestiti, cercando di trattenermi, ma qualcosa mi costringeva ad avanzare fino all'estremo limite della voragine."
"Ade!" Esclamò Poseidone, ma il dio scosse la testa. "Non ero io, fratello." I sei dei impallidirono quando si resero conto di chi doveva essere.
"Guardare in basso mi dava le vertigini.
Il baratro era uno squarcio talmente vasto e nero, che doveva essere senza fondo, ne ero certo. Eppure avevo la sensazione che qualcosa stesse cercando di risalire dall'abisso, qualcosa di enorme e di malvagio."
"Allontanati dal bordo!" Esclamò Hermes e Percy si indicò. "Sto tipo sognando, amico." "Non dovresti avvicinarti comunque al bordo."
""Il piccolo eroe!" L'eco di una voce ironica risuonò nel buio di quella profondità. "Troppo debole, troppo giovane, ma forse andrai bene lo stesso."
La voce sembrava antica, fredda e pesante. Mi avvolse come un lenzuolo di piombo."
La voce di Talia si spezzò, spaventata per il cugino. "Tals, stavo bene. Vai avanti a leggere."
""Ti hanno ingannato, ragazzo" diceva. "Facciamo uno scambio. Ti darò quello che vuoi."
Un'immagine scintillante fluttuò al di sopra del vuoto: mia madre, immobilizzata nell'istante in cui si era dissolta in una pioggia d'oro. Il volto era distorto dal dolore, come se il Minotauro la stesse ancora strangolando."
Percy corrugò la fronte. "Ma come poteva promettermi la mamma se era con lo zio?" Ade sospirò. "Se lo avessi sostenuto, non avrebbe avuto problemi a interferire nel mio dominio e prenderla." "Questo pensando che avrebbe mai mantenuto la sua parte dell'accordo." Disse Zeus, stringendo i denti.
"Gli occhi erano puntati su di me, e supplicavano: "Vai!"
Cercai di gridare, ma non mi uscì la voce.
Una gelida risata riecheggiò nella voragine.
Una forza invisibile mi spinse avanti. Mi avrebbe trascinato nel baratro se non avessi opposto resistenza."
"Impressionante. Nostro padre ha sempre avuto l'abilità di piegare chiunque sotto la sua volontà." "Non chiunque." Protestò Percy verso Era, che lo concesse con un cenno del capo.
""Aiutami a risorgere, ragazzo." La voce diventò rabbiosa. "Portami la Folgore. Colpisci gli dei traditori!"
Gli spiriti dei morti mi sussurravano attorno: "No! Svegliati!""
"I morti ti stanno davvero aiutando." Riflettè Efesto e Ade annuì. "Erano piuttosto vicini al Tartaro. Forse potevano percepire meglio il suo aumentare di potere." Gli dei annuirono.
"L'immagine di mia madre cominciò ad affievolirsi. La creatura nel baratro mi strinse nella sua morsa invisibile.
Mi accorsi che non gli interessava trascinarmi dentro. Mi stava usando per tirarsi fuori. "Bene" mormorava. "Bene.""
Molti impallidirono e Percy chiese. "Non avrebbe potuto usarmi per uscire in un sogno, vero?" Zeus parlò, in dubbio. "Non lo so."
""Svegliati!" sussurravano i morti. "Svegliati!"
Qualcuno mi stava scrollando. Aprii gli occhi ed era giorno."
Apollo sospirò di sollievo e Hermes schioccò la lingua. Dioniso disse. "I tuoi sogni fanno schifo." "Lo so, non ne hai idea." Scosse la testa Percy.
"— Bene — disse Annabeth. — Lo zombie è vivo.
Tremavo per via del sogno. Sentivo ancora la morsa del mostro nel baratro attorno al petto. — Quanto tempo ho dormito?"
"Grazie per averlo lasciato riposare." Disse Poseidone guardando il satiro. Grover si strinse nelle spalle. "Sapevo che era esausto. Era il minimo che potessi fare per lui."
"— Il tempo di preparare la colazione. — Annabeth mi lanciò una busta di fiocchi di mais al formaggio prelevata dallo snack-bar di zia Em. — E Grover è andato in esplorazione. Guarda, ha trovato un amico."
"Non posso credere che davvero la continui a chiamare zia Em." Scosse la testa Grover e Percy lo guardò. "Ha scelto lei il suo soprannome." "Almeno qualcuno di loro lo ha fatto." Scosse la testa Annabeth e Percy rispose. "Voi continuate a dire i nomi sono potenti. Io mi adatto solo."
"Non riuscivo a mettere a fuoco.
Grover era seduto a gambe incrociate su una coperta con qualcosa di peloso in grembo, un animaletto di peluche sporco, di un rosa innaturale.
No. Non era un animaletto di peluche. Era un barboncino rosato.
Il barboncino mi abbaiò contro con sospetto. Grover disse: — No, non lo è."
"Parli con i barboncini?" Chiese Gwen stupita. "Posso parlare con tutti gli animali." Confermò Grover. Reyna sbattè le palpebre. "E anche i fauni possono?" "Certo." Confermò Grover. I romani presenti si scambiarono degli sguardi. Forse i loro fauni avrebbero dovuto avere altre mansioni in futuro.
"Sbattei le palpebre, perplesso. — Stai... stai parlando con quel coso?"
Silena guardò il ragazzo. "Non è stato molto carino." "Quel coso era rosa." Ripetè Percy, lentamente. "Lo avevamo capito." Rise Talia e Silena insistette. "Il suo colore non deve causare un modo di fare del genere." "Penso che la vera offesa fosse dai suoi proprietari che lo avevano fatto di quel colore." Scrollò le spalle Percy.
"Il barboncino ringhiò.
— Questo coso — mi avvisò Grover — è il nostro biglietto per l'Ovest. Sii gentile con lui.
— Tu parli con gli animali?"
"Domanda legittima." Sorrise Leo e Talia annuì. "Ero rimasta sorpresa anche io quando l'ho scoperto per la prima volta." Percy annuì concorde.
"Grover ignorò la domanda. — Percy, ti presento Gladiola. Gladiola, Percy.
Guardai Annabeth sbigottito, immaginando che sarebbe scoppiata a ridere per lo scherzo, invece era serissima."
"Devi essere sempre educato." Gli disse Demetra, un tono di voce materno. Percy annuì. "Mi ero appena svegliato, ero un po' sotto shock."
"— Non ho intenzione di dire ciao a un barboncino — replicai. — Scordatelo.
— Percy — intervenne Annabeth. — Io ho detto ciao al barboncino. Anche tu dirai ciao al barboncino.
Il barboncino ringhiò.
Dissi ciao al barboncino."
Molti risero e Leo ripeté. "Dissi ciao al barboncino." Jason sorridendo disse. "Dovevi usare un tono di voce più lamentoso, Talia." "Vero." Annuì Frank e Percy fece una smorfia. "Siete ripugnanti, tutti voi." "Certo, Percy." Leo, Jason, Talia e Frank dissero in coro, il tono di voce che mostrava come non gli credevano.
"Grover spiegò di essersi imbattuto in Gladiola nel bosco, dove avevano attaccato discorso. Il barboncino era scappato da una ricca famiglia dei dintorni, che aveva fissato una ricompensa di duecento dollari per la sua restituzione. Gladiola in realtà non aveva voglia di tornare dalla sua famiglia, ma era disposta a farlo se significava aiutare Grover."
"Se mi tingessero di rosa, anche io scapperei." Annuì Michael e Leo chiese. "Ma come faceva a sapere della ricompensa?"
"— Ma come fa Gladiola a sapere della ricompensa? — chiesi."
Leo e Percy si sorrisero
"— Che domande: ha letto gli annunci — rispose Grover.
— Naturalmente. Che sciocco."
Molti risero e Rachel ridacchiò. "Adesso ho capito il tuo 'Un coso rosa legge meglio di me.'" Grover guardò Percy. "Gladiola ci ha aiutati molto!" "Lo so, lo so." Disse subito Percy.
"— Così consegniamo Gladiola — mi spiegò Annabeth nel suo tono strategico più convinto — prendiamo i soldi e compriamo i biglietti per Los Angeles. Semplice.
Ripensai al mio sogno: i sussurri dei morti, la creatura nel baratro e il volto di mia madre, che scintillava dissolvendosi in una pioggia d'oro. Nell'Ovest, forse, mi stava aspettando tutto questo."
"In qualche modo penso che si complicherà tutto." Disse Frank e Travis alzò gli occhi al cielo. "Parliamo di Percy, certo che si complica tutto."
"— Niente autobus — suggerii, cauto."
"Un'ottima idea." Annuì Era, sorridendo al nipote che scrollò le spalle. "Non volevo un remake di prima." "Comprensibile." Disse Demetra, fissando male i fratelli colpevoli.
"— No — concordò Annabeth.
Indicò in fondo alla collina, verso dei binari della ferrovia che non avevo visto col buio della notte. — C'è una stazione a meno di un chilometro da qui, andando da quella parte. Secondo Gladiola, il treno per l'Ovest parte a mezzogiorno."
"Un barboncino molto disponibile." Sorrise Piper e Percy annuì. "È stato molto di aiuto." "Capitolo finito. Chi tocca?" Clarisse si fece avanti per leggere, decidendo che toccava a lei.
Angolo autrice
Stavo pensando a iniziare una nuova storia di lettura dei libri, con una fem!Percy e una microscopica variazione all'inizio. I tre semidei che arrivano al Campo non sono Talia, Luke e Annabeth, ma Percy, Talia e Luke. Che ve ne pare?
Alla prossima
By rowhiteblack
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