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Ecco l'inizio di una nuova giornata. Speriamo bella come la precedente. Mentre mi stiracchio nel mio letto sento dei colpi alla porta. Michael, ovviamente. "Avanti." Dico cercando di non sembrare troppo addormentata. Mi tiro su, passandomi una mano fra i capelli per dargli una sistemata. Mio fratello fa il suo ingresso in camera mia ed esita leggermente ad avvicinarsi quando vede in che condizione sono. Beh, non che lui sia messo tanto meglio. "Scusa, non volevo." Mormora, e posso notare che è un po' imbarazzato. "Sta' tranquillo." Gli faccio segno di parlare. "Sono le nove, quindi... Mi potresti accompagnare all'aeroporto tra un'ora circa?" Io annuisco e lui mi regala un piccolo sorriso. È ancora mio fratello? Quello che ho visto qualche giorno fa? Freddo e distaccato? Esce richiudendo la porta alle sue spalle, e dopo altri cinque minuti di riposo decido di alzarmi per continuare la giornata già iniziata.

La prima cosa che mi viene in mente è che oggi è nuovo anno. Non mi sembra nemmeno vero. Subito dopo penso a Luke e a ciò che è successo ieri. Il suo pianto, le sue lacrime mi hanno spezzato il cuore. Non avrei mai pensato che arrivasse a piangere, mi sono ripromessa che non dovrà accadere più e che d'ora in poi la nostra amicizia sarà proprio come prima. Mi lavo e mi vesto, niente di speciale, dei jeans e una maglietta con una stampa sopra. Scendo sotto per fare colazione e trovo seduto Michael. Appena mi vede noto che si affretta a mangiare ed evita il mio sguardo. Mi chiedo perché si comporti in questo modo. Mi siedo e prendo i cereali che sono già sul tavolo. Mangerò solo un pugno di quelli. "A che ora è il volo?" Chiedo a mio fratello. "All'una." Risponde evasivo e decido di starmene zitta. Vorrei chiedergli cosa ha fatto ieri sera, ma faccio silenzio anche su questo. Appena finisce la sua porzione si alza e va verso la sua camera. Io faccio lo stesso non appena mi stufo di mangiare cereali.

Mi siedo sul mio letto e prendo il cellulare controllando Facebook. Due richieste d'amicizia e un messaggio. Accetto le richieste e poi entro su Messenger. Apro la casella e rispondo al messaggio di Ashton. È di qualche minuto fa e mi augura solo buongiorno. Io gli invio lo stesso messaggio e blocco il cellulare. Non so cosa fare se non aspettare di accompagnare Michael. Decido infine di telefonare Ashton. Dopo alcuni squilli lui risponde. "Ehi, Ash." Lo saluto, stendendomi sul letto. "Meggie." Dice lui e trattengo una risata. "Come scusa?" Lo sento ridere dall'altra parte della linea. "È un nome... Strano." Ammetto alzandomi ed andando verso il balcone. "È carino! È un diminutivo... Sai com'è, tu mi chiami Ash e io-" "No, Ash. Non mi piace." Mi lamento io. Sembra il nome per una bambina. "Okay, okay. Ti troverò un altro nome." Ridacchia. "Mi va bene Meg." Sbuffo, sedendomi vicino la ringhiera del balcone. "Va bene, come vuoi tu Meg." Mi immagino che sorrida e che spuntino le sue adorabili fossette.  "Che stai facendo?" Mi chiede lui. "Sono seduta in balcone, tu invece?" Piego le gambe al petto e mi poggio su di esse. "Sono a letto. Mi sto annoiando a morte." Sbuffa e lo sento sbadigliare. "Ti ricordo che dopo ci vediamo." Gli dico e un sorriso cresce spontaneo sul mio viso. "Lo so, come potrei dimenticare di vedere la mia Meg?" Chiede retoricamente lui. "La tua Meg?" Le guance mi si fanno calde. "Mia, beh, ti voglio bene." Balbetta, preso alla sprovvista. "Anche io ti voglio bene." Suona strano, è la prima volta che glielo dico. "Lo so." Mormora lui e credo che non voleva farsi sentire, ma io l'ho sentito. "Cosa vuoi fare dopo?" Mi domanda riferendosi a quando dobbiamo vederci. "Scegli tu." Gli dico indecisa. "Okay, ci penserò su..." Non sembra per niente sicuro, ma se la caverà.

Restiamo al telefono a parlare dei più svariati argomenti, fin quando Michael non bussa alla porta della mia camera. "Ash, devo andare..." Mormoro svogliatamente. "Okay, ti passo a prendere alle dodici?" Mi chiede conferma. "Sì, a dopo." Lo saluto e chiudo la telefonata. "Michael, arrivo." Grido a mio fratello indossando le scarpe e prendendo le chiavi della mia auto. Scendo giù e trovo Michael già pronto con i bagagli. "Vuoi una mano?" Scuote la testa e usciamo andando verso la macchina. Il tragitto è lungo e silenzioso, proprio come mi aspettavo che fosse. Piuttosto non ci speravo. Quando stiamo per arrivare finalmente decide di parlare. "Grazie per avermi ospitato." Sembra timido a dire queste semplici parole. "Figurati." Rallento fino a fermarmi dato che il semaforo è rosso e mi rilasso guardando fuori dal finestrino. Dopo altri cinque di strada arriviamo in aeroporto e parcheggio l'auto, scendendo per aiutare mio fratello con i bagagli. Li scarichiamo e lui si sistema la tracolla sulla spalla e poi si volta verso di me. "Ehm... Ciao Meg." Con un piccolo sorriso si avvicina e mi dà un veloce abbraccio che non ho neanche il tempo di ricambiare. "Ciao, Michael." gli sorrido e lui sembra a disagio. Mi spiace si senta così in mia presenza. "Mi... Mi farò sentire." Annuisco e dopo avermi rivolto un ultimo sguardo entra nella struttura e scompare risucchiato dalla folla. Cerco di non farmi prendere dalla nostalgia e ritorno in macchina per guidare fino a casa.

***

Da Ashton:
Sto arrivando <3

Sorrido al suo messaggio mentre mi pettino i capelli. Applico solo dell'eye-liner e resto a guardarmi allo specchio. Fuori sono sempre io, ma dentro quasi non mi riconosco più. È strano come ciò che ti accade nella vita possa plasmarti e modificarti. Sono cambiata un sacco nel giro di qualche anno. Esco dalla mia camera e dato che sono già pronta vado in giardino. Mi siedo sulla panchina accanto ad un'aiuola di bellissimi fiori lilla e prendo il telefono. Le dodici e cinque. Ashton sarà qui a momenti. Neanche a farlo apposta vedo una macchina accostarsi qualche metro più avanti del cancello di casa mia. La portiera dell'auto si apre rivelandomi un ragazzo dai biondi capelli ricci, che indossa degli skinny jeans neri strappati sulle ginocchia, una camicia nera a maniche corte e una bandana nera fra i capelli. Si volta nella mia direzione e quando mi vede aumenta il passo. Mi alzo uscendo dal giardino e chiudendo il cancello. "Ciao, Ash." Lo saluto con un bacio sulla guancia. "'Giorno, Meg!" Si guarda intorno e poi posa lo sguardo su di me. "Sei bellissima oggi." Arrossisco abbassando lo sguardo. "Non che gli altri giorni tu non lo sia, ma oggi sei davvero bella." Balbetta imbarazzato. "Sei tenero." Mormoro ridacchiando e avvicinandomi a lui per lasciargli un altro bacio sulla guancia. "Specialmente quando sono con te."

Mi prende per mano portandomi verso la sua auto e mi apre la portiera. "Grazie." Sussurro in imbarazzo. È così dolce. Mi raggiunge sedendosi al posto del guidatore ed avvia l'autovettura. "Dove andiamo?" Gli chiedo curiosa al massimo. "Sorpresa!" esclama Ashton. "Uffa! Non ce la faccio ad aspettare..." Mi lamento poggiandomi con la testa al finestrino. "Dài, non ci vorrà molto." Mi rassicura Ashton posando una mano sulla mia gamba. Lo fa involontariamente ma a me fa rabbrividire e fa venire mille pensieri per la testa. Mi accarezza leggermente ed io lascio uscire un sospiro. "Scusami, non volevo." Esclama il riccio ritirando immediatamente la mano. "Non fa nulla." Balbetto incerta. Ha fatto tanto in realtà, ma non ci farò molto caso. Almeno spero. Passiamo qualche minuto in silenzio, mentre Ashton guida io sono persa nei miei pensieri. "Siamo arrivati." Annuncia dopo un po' fermando la macchina. "Oh bene." Usciamo dall'auto e mi guardo intorno. "Dove siamo?" Tutto ciò che riesco a vedere è prato e alberi e piante e fiori. Solo questo. Ah, e un sole caldissimo sopra di noi. "Picnic?" Ridacchia il ragazzo accanto a me. Spalanco gli occhi. "Che bella idea Ash." Esclamo. Prendiamo dal cofano il necessario e Ashton mi prende per mano guidandomi verso una parte di questa meravigliosa radura. Mentre camminiamo mi guardo attorno. Amo la natura e passare un giorno qui non fa che rallegrarmi. "A che pensi?" Mi chiede Ashton voltandosi verso di me. "A quanto sia bello questo posto." Lui sorride fiero della sua scelta e mi fa segno che siamo arrivati. Davanti, oltre tutta la natura che caratterizza questo luogo, c'è un piccolo lago. Ashton stende la tovaglia per terra e poi poggia su di essa il cesto. Ci sediamo l'uno accanto all'altra e prendiamo il cibo. "Sandwich?" Mi chiede Ash porgendomene uno. Lo prendo e lo addento. "È buono. Li hai fatti tu?" Domando al ragazzo. "Magari." Ridacchia scuotendo la testa. "È tutta opera di mia madre." Mi spiega sorridendo. "Ah bene. Falle i complimenti." Lui annuisce e continuiamo a mangiare.

***

"Facciamo un giro?" Mi chiede Ashton alzandosi. "Sì, buona idea." Mi porge una mano per alzarmi ed io l'afferro tirandomi su. Mi volto a dare uno sguardo alla tovaglia e le altre cose e poi torno a guardare il riccio. "Andrà tutto bene, non li porterà via nessuno." Mi rassicura prendendomi per mano. Cominciamo la nostra passeggiata lungo la riva del lago, respirando l'aria fresca che c'è qui. "Cosa ne pensi di questo posto?" "È semplicemente meraviglioso." Ammetto appoggiandomi con la testa alla spalla del ragazzo. "Ashton?" Lo chiamo e lui mugola in risposta. "Perché io?" Gli chiedo e lui si ferma un attimo per guardarmi. "Come?" Sembra confuso. "Perché hai scelto me? Fra tante ragazze, proprio me. Come mai?" Gli ripeto e lui scuote la testa riprendendo la camminata. "Sei bella, sei dolce, intelligente, interessante, colta... Potrei continuare all'infinito." Ridacchia ed io lo seguo. "Ah, e sei speciale." Finisce tirandomi in un abbraccio. "Grazie di esserci, Ash." Gli dico sincera, inspirando il suo profumo. "Ti ho già detto che sei bella?" Mi sorride Ashton. "Sì, un miliardo di volte." Blatero scherzosamente. "Non mi stancherò mai di ripeterlo." Mi lascia un dolce bacio sulla fronte e va avanti con i suoi passi.

Dopo minuti di passeggiata tranquilla a parlare del più e del meno si ferma a guardarmi. "Sei stanca?" "No, solo un poco. Ma ce la faccio." Mento, perché a dire la verità mi fanno male i piedi. "Non è vero." Afferma Ashton sicuro di sé. "Sì che è vero." Balbetto mettendomi in trappola da sola. "Vieni qui, forza." Mi dice e si avvicina. In un attimo sono fra le sue braccia. Mi prende a mo' di sposa, un braccio sotto le mie ginocchia, un altro sotto la mia schiena, cominciando a camminare in direzione del posto da cui siamo venuti. "Ash! Fammi scendere, ti stancherai." Lo imploro muovendomi. "Non mi stanco, sei leggera come una piuma. E se mi stancassi mi fermerei insieme a te, aspetterei che stessi meglio e poi ricominceremmo a camminare." Dice dolcemente. "Dio, ti adoro." Mi sollevo e gli do un bacio sul collo, non arrivando bene alla guancia. Lui arrossisce di botto per l'imbarazzo. "Anche io ti adoro." Sorride ampiamente. Continua a trasportarmi con una facilità assurda. Con quei muscoli che si ritrova. Penso e trattengo una risata, per fortuna Ash non se ne accorge.

Quando arriviamo al nostro posto, non mi mette ancora giù. "Ash, fammi scendere. Siamo arrivati." Ridacchio ma lui scuote la testa, infatti si abbassa piano con ancora me in braccio e mi tiene stretta mentre si siede. Ne approfitto per accoccolarmi al suo petto e rilassarmi ascoltando il battito del suo cuore. Mi tratta come fossi una principessa, e forse lui mi considera tale, e giuro che non lo ringrazierò abbastanza.

BASTA
23/05/2017
Basta al terrorismo. Basta alla finta religione. Basta al dolore e alle morti.
Dopo ciò che è successo ieri, io non so davvero che dire. Mi vengono i brividi solo a pensarci.

E qui bisogna mettere da parte tutto, gusti, preferenze e così via. Io per prima non ascolto Ariana Grande e mai l'ho fatto, ma davvero ciò che è accaduto mi ha toccato nel profondo.

Più di venti morti e sessanta feriti - per quanto ne so io -, un sacco di minorenni, e soprattutto, alla fine del concerto. Anche Ariana ha avuto delle conseguenze.

Tutto ciò che mi viene in mente è: ma stiamo scherzando?

Si può andare avanti così? Rovinando un mondo? Rovinando il futuro dei giovani? Il nostro futuro.

Non credo ci sia un modo per fermare questi pazzi che si spacciano per islamici - perché non lo sono, dato che nessuna religione istiga alla guerra -. ma, secondo me le loro azioni non devono bloccarci.

Io non ho intenzione di rimanere chiusa in casa per tutta la vita, terrorizzata all'idea di mettere un piede fuori ed essere colpita da un proiettile o da una bomba.

Comunque, è la mia opinione. Scusate lo sfogo, ma pensavo fosse giusto parlarne.

//Michela

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