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«Bene, questo è quanto. Ci vediamo venerdì prossimo per mostrarvi la casa!» sorrisi cordialmente alla coppia seduta dall'altra parte della scrivania e aspettai che si alzassero ed uscissero per rilassarmi.

Amavo il mio lavoro. Amavo avere contatti con le persone. E amavo girare Sydney per mostrare immobili. Insomma, era tutto grandioso, ma ero sempre occupata.

Non avevo mai un minuto per me. Dovevo sempre incontrare gente, prendere appunti, fare ricerche e girare avanti e indietro per quest'immensa metropoli.

«Salve!» mi salutò una donna appena entrata in agenzia.

«Buongiorno!» ricambiai e le feci segno di accomodarsi.

«Prego, cosa desidera?» le chiesi, accavallando una gamba e sistemandomi sulla sedia.

«Vorrei avere qualche informazione riguardo un monolocale in una via qui vicino. Ho provato a chiamare il numero riportato sull'annuncio, ma non ha mai risposto nessuno. Ho pensato che voi avreste avuto delle informazioni.» mi spiegò la donna, che poteva avere una cinquantina d'anni.

«Bene, signora. Mi dica la via e gliela mostro qui sul computer. Adesso risolviamo tutto.» le sorrisi e lei annuì, mentre intrecciava le mani appoggiandole sulla scrivania.

Non appena aprii una nuova pagina internet, ecco che suonò nuovamente il campanello dell'agenzia.

«Buongiorno!» dissi, senza neanche guardare chi fosse appena entrato.

«Buongiorno.» mi rispose una voce squillante e sentii, chiunque l'avesse detto, avvicinarsi.

«C'è qualcun altro libero?» mi chiese, sempre la voce acuta ed allora alzai lo sguardo. Mi ritrovai davanti la fotocopia di Barbie: una ragazza sui vent'anni con degli abiti principalmente rosa. Un top rosa acceso era abbinato alla borsa e i tacchi, mentre la giacca e la gonna erano bianche. Sembrava seriamente uscita da un cartone animato.

Cercai di sorriderle gentilmente, ma solo a vederla quella ragazza mi infastidiva. Prevedevo già il tipo di persona che fosse.

«Sì, lo chiamo subito.» le risposi, alzando la cornetta del telefono fisso sulla mia scrivania. Digitai il numero dell'altra sala, chiamando il mio collega Luke. Lo informai della nuova arrivata e in un minuto era già lì a servirla.

Non appena lei lo vede, spalancò gli occhi. Esattamente ciò che mi aspettavo da una persona come lei. Si interessava solo alle apparenze, e in Luke aveva trovato quello che cercava. Un ragazzo davvero molto bello, capelli biondi tenuti bene con una punta di gel, occhi azzurro chiarissimo e un fisico da fare invidia. Peccato che non era proprio un tipo superficiale, lui.

Ogni persona che entrava lo guardava sempre come se stesse ammirando un'opera d'arte. Forse perché lo conoscevo da quando ero piccola, ma non avevo mai provato quel tipo di attrazione verso Luke.

Riportai i miei pensieri alla signora seduta di fronte a me e continuai il mio discorso, mentre il mio collega - con tutta la pazienza possibile ed immaginabile - cercava di gestire la ragazza esigente.

Quando finalmente mi liberai della signora che era seduta alla mia scrivania, potei alzarmi ed andare nel retro dell'agenzia per rinfrescarmi un po'.

Mi sciacquai il volto, e mi ripassai il rossetto sulle labbra, esitando qualche secondo davanti allo specchio.

«Finito?» riconobbi la voce di Luke, e mi voltai, trovandolo sullo stipite della porta del bagno.

«Sì. Com'è andata a te?» gli chiesi, ridacchiando e rimettendo la mia trousse nella borsa.

«Per favore, stavo per spararmi!» esclamò con un'espressione stravolta, mentre si sistemava la camicia, allentando il primo bottone.

Non risposi, mi limitai a ridere, provando solo ad immaginare come possa essere stato servire una ragazza fastidiosa come quella.

«Voleva una casa per lei o dove portare anche te?» ammiccai, tornando a sedermi alla scrivania, e giocherellando con il mouse.

Il mio collega mi fulminò con lo sguardo, e non fece in tempo a parlare perché un nuovo cliente entrò in agenzia e dovette servirlo.

Io feci alla persona solo un cenno del capo - come saluto - e mi misi a lavorare al computer, compilando alcuni moduli e rispondendo a delle email.

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