Drei
È notte fonda ormai quando la troppa fame costringe il ragazzo con gli occhi viola ad aprire la porta e a scendere piano le scale, il più silenziosamente possibile.
Apri la porta della cucina affacciandoti.
"Roderich!" Feliciano ti saluta saltellandoti intorno.
"Pardon, non mi sono presentato. Io sono Francis"
Roderich si accovaccia portandosi all'altezza del candelabro.
Si lascia trascinare da Francis ridacchiando di tanto in tanto lasciando che le stoviglie gli danzino intorno prima di servirgli la cena.
****
Sei curioso, lo sei sempre stato. Ed è per questo che ora, con il favore della notte, ti muovi esplorando la casa.
"L'Ala Ovest ti è vietata." borbotti imitando la Bestia.
Sorridi, lo stesso sorriso birbante che da piccolo preannunciava qualche marachella.
Un, due e tre ed eccoti nell'Ala Ovest.
I portoni del corridoio sono chiusi. Le apri lentamente.
Davanti a te solo devastazione. Mobili distrutti, tende strappate e quadri devastati dagli artigli.
Avanzi piano mentre la tua attenzione è catalizzata da un solo dipinto, anch'esso distrutto.
Accarezzi con la punta delle dita il ritratto di un ragazzo, forse poco più grande di te, con i capelli candidi come la neve e gli occhi rossi come il sangue.
Quello è il quadro più devastato di tutta la stanza.
Una folata di vento freddo ti fa voltare verso la finestra, priva di vetri e con i cardini distrutti. Davanti ad essa un piccolo tavolo.
Ecco un'altra cosa che catalizza la tua attenzione.
Sotto una teca di vetro vedi una splendida rosa rossa.
Ti avvicini come incantato ma mentre stai per posare le dita sulla teca ti geli.
Tu sai che la Bestia è alle tue spalle, senti il suo respiro sul tuo collo.
"Che cosa ci fai qui?!" urla alzando un braccio per allontanarti dalla teca.
Senti il braccio bruciare, consapevole che i suoi artigli ti hanno ferito.
La Bestia ritira il braccio e, vedendo le unghie intrise di sangue, capisce.
Ti ha ferito. E lo sa.
Puoi vedere i suoi occhi sgranarsi prima che li assottigli e cominci a ringhiare.
Sbraita, mentre tutta la sua possenza fisica ti spaventa. Lui ti si avvicina e tu ti allontani, per istinto, prima di lanciarti di corsa verso le scale e scappare.
"Roderich! Fermati!" Francis ti urla dietro dalla rampa delle scale.
"No! Io qui non ci resto più!" gli urli dietro prima di introdurti nel fitto del bosco.
***
Ti stringi le braccia con le mani nel vano tentativo di darti un minimo di calore.
Sei a piedi, nel fitto di un bosco mentre sta nevicando. Questa situazione ti riporta a tanti anni fa, ma ora non c'è tua madre a guidarti fuori dal bosco ostile.
Sei solo.
Un ringhio rompe il silenzio, seguito da altri.
Piano piano i lupi si mostrano. Grandi e feroci avanzano a zanne scoperte.
Hai paura.
Per la prima volta in vita tua hai paura.
Un lupo, il più grosso, nero ti si avvicina prima di scaraventarti contro un albero.
Senti solo il dolore assurdo alla testa prima di svenire.
***
"Gilbert Beilschmidt!!" sbraita Francis mettendosi davanti alla Bestia.
Certo, quando era umano Francis era più alto e faceva un certo timore ma ora, che la voce sibilante è ridotta ad un pallido squittio e non è alto neanche quanto un tavolo bhe, non fa più paura.
Ma, candelabro o umano, le sue parole colpiscono il bersaglio, come sempre, precise come coltelli.
"Complimenti, lo hai lasciato in mezzo al bosco, mentre nevica, da solo e sconvolto. In preda ai lupi, per di più. No, ma complimenti. Sei un genio."
Batte le candele fra loro imitando un applauso derisorio.
Ti prendi la testa fra le zampe osservando la porta spalancata, pentito di averlo cacciato.
L'ululato dei lupi ti fa scattare in piedi.
"Ecco, appunto." borbotta Francis prima di vederti correre fuori come un fulmine.
****
Il lupo osserva il ragazzo svenuto ai suoi piedi pregustando la cena.
Indietreggia pronto a balzare sul corpo del castano.
Salta.
È proprio in quel momento che il lupo viene scagliato lontano da una zampata.
La Bestia avanza mettendosi davanti al moro, osservandolo di sfuggita.
Un paio di lupi provano ad attaccarlo, ma vengono feriti dagli artigli della Bestia.
Ringhia a sua volta, spaventoso, come ad incitare i lupi ad andarsene.
Solo quando li vede sparire si volta a vedere le effettive condizioni del moro.
Il sangue che macchia la manica ti fa sentire in colpa.
Non solo lo hai ferito, ma lo hai anche cacciato di casa lasciandolo solo al freddo. Se è qui, ora, svenuto sulla neve, è solo colpa tua.
Lo prendi tra le braccia con tutta la delicatezza che possiedi, preoccupato.
Il castano si rifugia fra le tue braccia, cercando incosciamente il calore del tuo corpo.
Sorridi, per la prima volta dopo tanti anni.
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