Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 9

Tutto era pronto.
La luna crescente, con le punte rivolte verso l'alto, splendeva in cielo, senza nuvole ad oscurarne la luminosità.
Prendendo un respiro profondo, mi concentrai per non farmi scappare nessun dettaglio presente nello spazio intorno a me.
Una fitta foresta di conifere si estendeva per chilometri, abitata da creature diurne nascoste nei loro nascondigli e da esseri notturni pronti per cominciare il loro turno in quelle terre selvagge.
In pochi riuscivano ad avventurarsi fino a questo punto nella boscaglia: troppi torrenti, dirupi e sentieri impraticabili per riuscire a sopravvivere una settimana senza la tempra dell'esploratore e l'equipaggiamento adatto... Oppure dovevi avere un corpo praticamente immortale e una sete di vendetta inestinguibile.
Avevo affilato le mie armi da taglio e indossato jeans corti e canotta, entrambi neri.
Molto da Lara Croft, a pensarci bene.
Mi ero portata dietro due spade corte assicurate dietro alla schiena, quattro pugnali d'argento - divisi su avambracci e cosce - e due pistole semi automatiche e cariche nelle fondine ascellari. Le munizioni di riserva erano nelle tasche dei jeans.
Dimenticavo! Ero riuscita a nascondere delle piccole lame da lancio fatte d'acciaio nella mia nuova folta capigliatura che, per l'occasione, avevo legato in una treccia a spiga.
Pronta all'azione, aspettavo di ricevere il segnale che mi avrebbe permesso di dare il via alla caccia che avevo organizzato in una settimana.
È abbastanza complicato predisporre una trappola quando sei una ricercata... extra mondiale.
Rammentai quando un membro della mia famiglia, se si può chiamare tale un'accozzaglia di sconosciuti che si auto-definivano "sorelle e fratelli", fu nella mia medesima situazione qualche tempo addietro.
Beh forse in quell'occasione avevano avuto ragione a perseguitarla, ma dipende tutto dai punti di vista: Eris aveva solo accidentalmente  fatto cadere il pomo d'oro al banchetto in onore del matrimonio di Peleo e Teti.
Non sarebbe successo se l'avessero invitata fin dal principio.
Il suono di un corno lacerò la notte.
Scattai, con l'adrenalina a mille, e saltai una radice agilmente, sicura della strada che dovevo percorrere. Avevo preparato ogni tragitto possibile grazie all'aiuto di Samantha; invece Pan era stato così gentile da portare il nostro obiettivo nel posto accordato.
Ma la gentilezza di Pan non è gratis : voleva che nessuno sapesse del suo coinvolgimento e sarei stata in debito con lui, finché non troverà un favore da chiedermi.
Non volevo pensare a cosa potesse chiedermi quel capretto con gli ormoni impazziti. La mia priorità era una macchia scura che correva nella foresta fitta, parallelamente a me, senza che desse segno di avvertire la mia presenza.
Questa volta non mi sarei fatta fregare come una dilettante alle prime armi.
Ero io il predatore. Potete stare certi che avrei abbattuto la mia preda.
All'improvviso l'ombra scomparve.
Non mi sarebbe sfuggito!
Accelerai ancora e, dopo qualche minuto, lo ritrovai fermo in mezzo alla pineta mentre cercava di orientarsi.
Provaci pure, pensai, ma avevo speso metà dei miei rispiarmi per farmi arrivare degli articoli delle streghe in grado di disorientare anche un essere leggendario come lui e quelli della sua specie.
Solo un orecchino imbevuto di magia, altrettanto costoso, mi rendeva immune da quel circolo magico.
Primo vantaggio.
Come avevo previsto, non si era ancora trasformato. I tronchi degli alberi erano molto vicini gli uni agli altri, cosicché se avesse perso le sue sembianze umane, sarebbe stato difficoltoso per lui gestire le sue ali, anche se le tenesse strette intorno al corpo.
Secondo vantaggio.
Guardandolo meglio, nascosta e in attesa della sua prossima mossa, notai che indossava dei pantaloni della tuta bassi sui fianchi e una t-shirt bucherellata, come andava di moda tra i teenager.
Un abbigliamento molto casual per incontrare una divinità dell'Olimpo.
Che rapporto c'era esattamente tra quei due?
Scalzo, Marcus evitava di calpestare i ramoscelli. Il suo intento non era quello di evitare di calpestare una spina, ma una tattica per non attirare l'attenzione, cercando di capire da dove potesse provenire la minaccia.
Riuscivo a capirlo dai muscoli tesi, visibili a quella distanza e con il flebile chiarore lunare.
Mi soffermai un po' più del dovuto ad osservargli il viso, al momento in ombra, e i capelli che sembrano quasi neri nell'oscurità.
Si girò nella mia direzione, proprio come se mi stesse guardando, e la luce gli illuminò finalmente il volto.
Mi premetti una mano sulla bocca per non farmi scappare un suono strozzato che mi si era formato in gola.
Un sorriso estatico ed inquietante stendeva le sue labbra carnose, gli occhi luccicavano come quelli dei bambini nel giorno di Natale.
Mentre girava di nuovo lo sguardo verso un altro punto, scrutando la vegetazione, arrivai alla conclusione che quel tipo fosse pazzo.
Ma non mi sarei fermata solo perché aveva qualche mania sadico-masochista, perciò continuai con il piano.
Toccai il terreno e, sempre tenendolo d'occhio, feci scattare l'altra trappola magica che avevo installato: una serie di aghi comparve dal nulla in direzione del mio avversario. Riuscì a schivarne la maggior parte, ma fu preso alla sprovvista da due aghi sotto al piede destro e tre alla nuca.
Con un grugnito infastidito si tolse le punte, gettandole a terra.
Era finalmente giunto il mio momento di entrare in scena: venendo fuori dal mio nascondiglio, potei vedere il cambiamento d'espressione della fenice che si ergeva fiera davanti a me.
Almeno, per il momento.
Con una contrazione involontaria, gli cedette una gamba.
Guardandomi sconvolto mentre mi avvicinavo, mi chiese con voce strozzata : << Che cosa mi hai fatto?>>.
Con un sorrisetto divertito, contenta della situazione in cui si trovava, gli risposi mentre perdeva conoscenza : << Ti ho avvelenato. Comunque puoi stare tranquillo, quando tornerai in vita sarò lì accanto a te, pronta a rispedirti all'altro mondo ancora e ancora >> conclusi affiancandomi al suo corpo senza vita.
Terzo vantaggio.
Credevate davvero che avrei giocato pulito? Illusi.

Nella baracca dove l'avevo trasportato con fatica, stavo aspettando che il mio prigioniero si decidesse a riprendere conoscenza... O era più giusto dire che doveva richiamare la sua anima? Non ne sapevo molto, ma ero decisa a spillargli qualche informazione durante la mia vendetta.
Sorseggiando la mia cioccolata calda dal tappo del termos, ammirai il corpo del mio proprietario. Accasciato su sé stesso e legato alla sedia d'acciaio rinforzato, inchiodata al pavimento di cemento, la sua bellezza non veniva oscurata dall'effetto del veleno.
Stavo diventando pazza anch'io visto che elogiavo l'aspetto di un morto, anche se non lo sarebbe stato ancora per molto?
Un leggero cambiamento dell'atmosfera nell'ambiente chiuso mi fece alzare i peli sulla nuca. Incuriosita, mi concentrai maggiormente sulla pelle del cadavere che si stava... Sgretolando?
Come un uovo che esplode all'improvviso, pezzi di pelle e un liquido colloso si sparpagliarono in ogni direzione.
Mi coprii il viso di riflesso.
Grosso errore.
Fui atterrata con violenza mentre un essere ringhiante mi teneva la gola con una zampa artigliata. Non respiravo, ma sembrava non importare alla creatura.
Occhi fiammeggianti, senza sclera e pupilla, mi inchiodavano a terra.
Come aveva fatto a liberarsi? Non poteva andare così! Non avevo neanche iniziato a torturarlo...Era il mio turno per fargliela pagare!
Poi successe una cosa che non avevo di certo programmato : quel volto ricoperto di piume e stravolto da un'emozione simile all'odio si distese magicamente e...mi stava baciando?
Con gli occhi fuori dalle orbite per la mancanza d'ossigeno e dallo stupore, sentii tutta la gentilezza di quel gesto, il quale mi confuse parecchio.
Con la vista appannata e sentendo un dolore lancinante alla gola, iniziai a non sentirmi affatto bene e la belva, accorgendosene, lasciò la presa prendendomi in  braccio...dopo avermi legata con gli stessi ganci con cui avevo precedentemente legato lui.
Il mio corpo non aveva ancora ripreso le sue normali funzioni, ma riuscii a chiedermi come avesse fatto a non spezzare quelle catene e liberarsi comunque.
Sentendo il vento freddo sul viso capii che stavo volando.
Tra le sue braccia, come una bambina prima di addormentarsi, guardai di nuovo nella direzione del suo volto e potei ammirare le sue immense ali distese dietro alla sua testa mentre planava sul mondo che scorreva sotto di noi, lontano e inarrivabile.
Prima di perdere conoscenza pensai di sentire una voce cavernosa pronunciare queste parole : << Ora andiamo a casa, mia Thanatos >>.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro