Capitolo 26
Marcus
Il sangue mi ribollì nelle vene.
La scarica di adrenalina, che procurava nuove energie alle mie ali, era la prova in più della rinnovata consapevolezza che gli avvenimenti da poco manifestatesi erano realmente accaduti.
Stiamo arrivando Ate!
Questo pensiero ossessionava la mia mente mentre volavo di lato, affiancando la pedana sulla quale la nostra bussola improvvisata ci indicava la giusta direzione.
Non ero mai stato così contento di aver portato con me gli amici di Ate.
Scoprire che Samantha, quella che tutti pensavano fosse umana, era in realtà facente parte di una delle razze più longeve del nostro mondo, lasciava basiti e incredibilmente felici lui e tutti i loro compagni.
Certo, quando si era messa a grattarsi a sangue il petto con gli occhi rovesciati non era stato un bel momento, soprattutto per Wade che era il più vicino a lei e pensava di averle fatto del male accidentalmente. Dopo aver urlato contro alla ragazza con la sua sfuriata, per difendere inutilmente il mio nome, si era poi messo a seguirla con gli occhi pieni di qualcosa di simile alla meraviglia, un pizzico di rammarico e una leggera velatura d'interesse. Quest'ultima sfumatura non era sfuggita a William, che se ne stava dietro alla ragazza che cantava ancora, guidandoci verso la nostra meta.
Divenuto l'unico essere umano del gruppo, il datore di lavoro della sua Thanatos fissava intensamente il mio sottoposto, come se stesse progettando di... ucciderlo.
Era un particolare da tenere a mente per il prossimo futuro. Non avrei mai voluto trovarmi senza un ottimo combattente solo per la gelosia di un singolo.
Ah sì? Non ti ricordi forse della sensazione rovente di strappare gli occhi di tutti quelli che avevano osato posare gli occhi sulla tua bella e potente metà?
Forse potevo capirlo, dopotutto.
La voce di Samantha ci stava portando in una zona rigogliosa e disabitata, molto lontana da qualsiasi cittadina o villaggio. Abbastanza inusuale che qualcuno non avesse cercato di prendere il possesso di tutti quei ettari di terreno pieni di chissà quali meraviglie, tra metalli preziosi e risorse.
Un fiume, ormai in periodo di secca, si snodava a fianco a noi da qualche ora.
Improvvisamente, come se la forza di gravità avesse deciso di far sentire la sua presenza in modo schiacciante, la ragazza dei Cantori dell'Anima si inclinò fino a cadere oltre la pedana.
Precipitando a folle velocità in dritta collisione con il suolo.
Tutti noi gridammo e il primo a lanciarsi in suo soccorso fu... L'umano?
Riuscendo ad afferrarle una caviglia, William la tirò a se, circondandola con le braccia e facendole scudo con il corpo.
Per fortuna Wade li prese entrambi appena in tempo, se no avremmo perso molto di più che due validi aiuti. Ate ci avrebbe sicuramente uccisi tutti, in continuazione, fino al sopraggiungere della morte definitiva.
Solo se arriveremo in tempo...
No! L'avremmo sicuramente trovata!
<< Cosa diavolo ti è saltato in mente? Lanciarti così senza un motivo, sei impazzita del tutto? >> chiese Wade al limite dell'esasperazione guardando Samantha.
Quest'ultima aveva smesso di cantare e, con gli occhi lucidi e lo sguardo sfinito, ci sorrise come se avesse vinto alla lotteria.
Poteva esserci solo una motivazione...
<< È qui. >>
Ci guardammo intorno.
Eravamo accanto al letto del fiume e il luccichio del rivolo d'acqua che ancora sopravviveva a quel clima torrido riluceva sulla distesa di pietre biancastre, formando così un pavimento immacolato e ondulato. L'erosione dovuta al passaggio delle acque nella stagione delle piogge aveva scavato il terreno, fino ad arrivare al confine degli alberi.
Uno di questi, enorme e dal fogliame rigoglioso, si era salvato per miracolo, grazie alle sue potenti radici ancorate agli ammassi di terra e roccia rimasti ai suoi lati. Nel complesso sembrava di vedere un ginnasta che si esibiva in una spaccata, sollevato da terra e mantenendosi in equilibrio con la forza dei piedi su due supporti, poste ai suoi fianchi.
Sotto di esse si era formata una specie di caverna, una porta naturale che invitava a seguirlo nelle sue profondità. Un brivido freddo mi disse che lì si nascondeva qualcosa di estremamente potente. Le penne delle mie ali vibravano dalla tensione accumulata e sapere di essere così vicino a riaverla con me non aiutava a farmi mantenere la mente lucida.
Purtroppo in quelle situazioni era proprio ciò che era indispensabile. Un passo falso e non l'avrei più rivista.
Inaccettabile.
Mi costrinsi a prendere un respiro profondo e poi mi girai, fronteggiando l'esercito che avevo richiamato a me. Non solo tutto il suo clan, ma anche tutti quelli che avevano acconsentito ad accettare Ate come sua compagna avevano inviato rinforzi. Il più grande assembramento di Fenici della storia era lì, per loro.
Con un grande senso di gratitudine, proferì le parole di un capo che sa quel che vuole, che va incontro alle conseguenze con testa alta e armato di determinazione.
Il suo discorso non fu lungo, anzi si limitò a dire tali parole: << Voi sapete perché siete qui. La mia Thanatos è stata rapita ed è nelle mani di uno dei più pericolosi esseri mai visti... Ciò non ci fermerà, perché noi siamo le Phoenix, nate dalle ceneri del mondo e risorgeremo per portare vendetta e la nostra giustizia. Abbiamo una missione da compiere e ci saranno dei sacrifici da fare, ma noi, noi tutti, porteremo a termine l'incarico, per il bene dei nostri cari e dell'universo. Ora basta parlare, dobbiamo vincere questa e le prossime battaglie che ci si presenteranno d'innanzi!>>.
Tutti i presenti , a parte William e Samantha rimasti in disparte, si trasformarono definitivamente nella loro forma completa di Fenici. Una marea di differenti tonalità del rosso e dell'oro sembrava sfrigolare nella calura di quella giornata, forse decisa dal Fato molto tempo prima. Sapevano come muoversi dopo tante battaglie.
Un senso di ineluttabilità mi investì mentre passavo per primo il varco oscuro, rischiarato dal nostro incarnato luminoso. Quello che non sapevo ancora era che la spedizione che avevo tanto fermentato sarebbe stata la mia rovina.
<< Benvenuti! Siete entrati nel mio territorio...oppure è meglio dire casa? No, no, deve essere per forza il mio quartier generale...Oppure...? Beh, ve ne pentirete. Non mi credete? Allora provate a controllare voi stessi cosa penso... Sempre se riuscirete a uscirne vivi e sani di mente...chissà come ci divertiremo! >>
Iniziamo bene.
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