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Capitolo 25

N.d.A:
Come promesso, il nuovo capitolo è qui... Con una sorpresina! 😍❤️
Spero tanto che vi piaccia🙈
Ineki96 🐱

Samantha

Stai calma, va tutto bene...
La tua migliore amica è solo stata rapita dall'essere più orribile e crudele dell'universo. Ovviamente non secondo i suoi standard, troppo umani. Di fatto gli  esseri che si divertivano a uccidere per sport lo avevano definito in quel modo neanche qualche ora prima.
Ate purtroppo mi aveva parlato qualche volta delle Olimpiadi soprannaturali e il lancio del femore maciullato era un particolare ben impresso nella mia memoria.
... Non andava bene per niente bene!
Potevo sopportare la violenza di quegli esseri sovrumani, ma non potevo pensare che lei fosse in pericolo. Di nuovo. Da sola.
Una marea di emozioni negative mi sommersero: paura per la sua incolumità, rammarico per non esserle stata vicino nel momento del bisogno, rabbia verso me stessa, verso Marcus che doveva proteggerla e, per finire con una bella ciliegina sulla cima di quella grandiosa pila di merda, una buona dose d'impotenza dato che l'unica cosa che potevo fare era lasciarmi trasportare mentre vagavamo senza meta alla ricerca di qualche indizio.
Ebbene sì, non sapevamo dove andare. Surreale. Tutto questo era iniziato dopo che la mia amica aveva creato una connessione di qualche tipo con un suo obiettivo e quest'ultimo era riuscito a perseguitarla proprio grazie a suddetto legame.
Purtroppo il fantomatico vincolo che avrebbe dovuto aiutarci ad individuare Ate non funzionava.
Quel maschio era tutto fumo e niente arrosto.
Voleva essere l'uomo della sua amica? L'aveva ferita, rapita e ora era nelle mani nel nemico.
Bella prova davvero, ci vorrebbe un applauso per il peggior pretendete fidanzato dell'anno.
Ate era una persona speciale nella mia vita.
Particolare e piena di vita, riusciva sempre a fare qualcosa per sorprendermi, che si trattasse di far la spesa o di chiacchierare dei suoi incarichi.
Quando mi aveva confidato per la prima volta i suoi segreti, non avevo avuto dubbi sul fatto che stesse dicendo la verità. I suoi occhi erano lì, fermi e fissi nei miei, pronti ha intercettare ogni mio singolo movimento per prevedere la mia reazione.
In quel momento non lo sapevo ma superai un test importante. Infatti dopo quell'incontro, avvenuto alle due del mattino di un mercoledì di festa, tutta la mia vita come la conoscevo rimase uguale e, allo stesso tempo, cambiò definitivamente, per sempre.
Grazie alla nostra amicizia appresi un sacco di cose nuove sul mondo che mi circondava.
Divinità di tutti i tipi e da tutte le epoche, creature mitologiche, figure del folclore e molti altri esseri esistevano davvero in mezzo ai comuni mortali, e con l'aiuto di Ate imparai presto ad accorgermene.
Con il suo sostegno mi decisi ad aprire il mio negozio e a trasferirmi nel mio attuale appartamento (al momento distrutto), così da crearmi uno spazio tutto mio da poter condividere con lei e con chi volevo.
Sapere che ora lei era lontana e di certo non al sicuro mi straziava il cuore.
Grida...
Per come la vedevo io poteva andarsene e lasciare che ci pensassimo io e Willy, ma dovevo ammettere che il suo potere e il suo clan erano una risorsa. Dovevo ingoiare il boccone amaro e resistere... Soprattutto perché sapevo che stavo solo sfogando la  mia frustrazione su di lui.
Che ci potevo fare?
Già il fatto di essere trasportata a trecento metri d'altezza non è il massimo, ma ancora peggio è se sei sostenuta solo da quattro braccia che tengono una pedana di pochi metri, sufficienti per far sedere me, il datore di lavoro di Ate e alcune provviste.
Mi stavo torturando un'unghia della mano da ormai un'ora, quando finalmente Willy si decise a parlare.
<< La troveremo>>.
Tono pacato, due parole dette con lo sguardo altrove, verso l'orizzonte.
Grida in lontananza...
<< Come? Sai benissimo che il pennuto è andato fuori di testa quando ha avvertito che non riusciva a sentirla tramite quello stupido vincolo che hanno. Ha bruciato l'intero salone e per un pelo non ne uscivamo cotti a puntino. La sua ira poteva benissimo trattenerla per sfogarla sul nemico. Per fortuna che non è un completo disastro e riesce a fare due cose insieme e ha organizzato velocemente questa armata >> conclusi con un sospiro affranto e contrariato allo stesso tempo.
<< Per ora non possiamo fare altro che cercare, non ti conviene essere così critica, non al momento almeno >> mi fece notare lui.
Quando allora? Dovevo trovare un modo per sfogare tutta quella tensione in modo produttivo. Una ricerca invana proprio come quella di ritrovare la mia amica...
Grida grida grida...
Mi mordicchiai la pellicina del pollice per l'ennesima volta prima di venire interrotta dal sottoposto di Marcus. Credo si chiamasse Wade.
<< Umana, ti consiglio di star buona e di ringraziare il nostro comandate e capo, dato il fatto che siete qui solo perché lui l'ha permesso. Inoltre non è saggio insultare Marcus mentre sei tenuta dai suoi guerrieri >> m'informò con un tono di velata minaccia.
Bene, ci mancava solo questo.
<< Si sì va bene, ho esagerato e tutto il resto, ora tornate al tuo posto. Dobbiamo setacciare il mondo per trovare la mia amica, la stessa che il vostro capo clan si è lasciato fregare mentre era sotto la sua custodia. Un vero talento, non c'è che dire >> risposi acida.
Grida, grida, sempre più grida!
Non ce la facevo più, dovevo riuscire a trovarla, pensai sull'orlo della pazzia.
<< Come osi? Tu sei una piccola ingrata e basta! Lui sta almeno facendo qualcosa, invece voi poveri umani non potete fare niente e scaricate tutto su di noi. Continuerò a cercare, ma solo perché quella donna è la metà del mio capoclan e forse sarà parte integrante delle nostra famiglia, ma di certo non lo farò per una mocciosa che sa solo sputare sentenze e non ha alcun potere! >> sbraitò il guerriero e volò davanti a me, in modo da fissarmi negli occhi.
Le sue urla avevano attirato l'attenzione di tutti i presenti, deconcentrandoli dalla loro missione.
Arrivò addirittura Marcus, scuro in volto, chiedendo con la sua innata finezza: << Che cazzo succede qui adesso? >>.
Non sentii niente dopo quello che aveva detto il suo secondo in comando.
Nella mia testa risuonavano solo le parole umani e potere.
Nell'angolo della mia mente quelle parole mi suscitavano una sensazione sgradevole, come se ci fosse qualcosa che non tornava.
Un prurito sospetto si fece largo sul mio sterno.
Disagio.
Sempre più irrequieta , mi resi conto di aver scordato un tassello importante del puzzle.
Il prurito crebbe d'intensità insieme alle grida.
Erano reali? O era solo il parto della mia immaginazione?
Quella dolorosa irritazione nella carne era così forte che avrei preferito strapparmi il cuore pur di farlo smettere.
Delle mani cercarono di bloccarmi le braccia, ma non potevo fermarmi.
Togliere e raggiungere, ecco cosa dovevo fare. Allontanare chi mi ostacolava.
Sentivo altre grida, diverse da quelle strazianti che mi trapassavano da quando ci eravamo messi in viaggio. Queste erano confuse e mi circondavano, cercando di distrarmi, ma riuscii ad ignorarle.
Togliere gli strati di pelle e raggiungere il cuore, ecco il mio compito.
No, dovevo arrivare più a fondo.
Mi bloccai.
L'anima.
Spalancai gli occhi che non mi ero resa conto di aver chiuso.
Volti preoccupati e sconvolti mi sormontavano, mentre mi accorgevo a malapena delle mie mani intrise del mio sangue.
Il petto mi doleva per il mio tentativo fallito di strapparmi il cuore, ma era stato necessario. Così la mia vera natura aveva potuto mostrarmi la via. Le cicatrici che sarebbero rimaste mi sarebbero state utili anche in futuro.
Alzandomi in piedi, leggermente tremante, alla fine feci quello che tutto il mio essere mi stava pregando di fare.
Cominciai a cantare.
Esatto: aprii le labbra e iniziai a dire le parole e i suoni che sentivo dentro, tutto ciò che quelle grida mi trasmettevano, identiche a come me le stava comunicando.
Dovevo farlo perché tutto quello che usciva dalla mia bocca in quel momento sapevo fosse collegato ad Ate.
Era la sua canzone. La canzone della sua anima che chiamava la mia.
Straziante e delicata al contempo, catturava e affascinava con la sua struggente potenza. Tanto da far rabbrividire e rizzare le piume, da quanto potevo vedere.
Non ero mai stata brava nel canto, ma quello era diverso.
Ero nata per cantare a quel modo e solo in quel caso specifico. Non per diletto, ma per uno scopo ben preciso.
Altri avevano capito e subito si erano messi in movimento, ma questa volta la nostra pedana era in prima fila, dava la rotta da seguire per tutto il gruppo. Rincorrendo la melodia non ci si poteva sbagliare, ci avrebbe condotti dalla proprietaria della canzone.
Del resto la nonna me ne aveva parlato quando ero piccola, pensai mentre davo fiato a tutto quello che Ate stava condividendo con me.
La fiaba su quelle creature ammalianti dalle sembianze umane, ma dal magnetismo ultraterreno e dalla voce celestiale capace di ritrovare chiunque, perfino nella morte.
I Cantori dell'Anima.

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