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Capitolo 10

Qualcosa mi infastidiva.
Ad occhi chiusi, mi girai cercando di coprirmi meglio con le coperte.
Nello stesso tempo mi sentii tirare bruscamente per un braccio e non trovai nessuna delle mie coperte.
Spalancai gli occhi e mi rizzai a sedere.
Ero su un materasso in una stanza sconosciuta.
Più precisamente la stanza era una sala immensa, senza porte o finestre, piena di preziosi arazzi affissi alle pareti, monete d'oro e gioielli. Questi ultimi erano gettati con noncuranza sul pavimento coperto di morbidi tappeti decorati con maestria. Il materasso era morbidissimo, come essere su una nuvola, ed adagiato al centro dell'ambiente. Arredamento un tantino egocentrico, perfino per me.
Con una buona percentuale di stupore e rabbia notai le catene che mi serravano il braccio destro e la gamba sinistra, ancorandomi al terreno ai lati opposti del letto. Provai a forzarle, ma riuscii solo a procurarmi una fitta dolorosa agli arti legati.
Chi aveva avuto la brillante idea di incatenarmi così ? Non aveva il minimo senso!
Le catene erano così corte che riuscivo a fare solo un passo lontano dal perimetro del letto.
Mentre analizzavo l'ambiente incominciai a ricordarmi cosa era successo prima che perdessi conoscenza... Mi toccai la gola e non provai nessun dolore.
Quanto tempo era passato esattamente? E cos'era quell'abbigliamento?
Indossavo una veste ampia e rossa, che nascondeva completamente il mio corpo e non lasciava niente all'immaginazione.
Che mi fossi sbagliata e in verità il mio aspetto lo inorridiva? Ma se avesse voluto sbarazzarsi di me mi avrebbe fatta rinchiudere da qualche parte per torturarmi. Sopratutto perché non mi sembrava il tipo da preferire questo genere di vestiario...chissà, dopotutto lui era solo uno sconosciuto che volevo lontano da me, morto o sofferente non mi importava.
Guardai il mio corpo attraverso tutto quel tessuto morbido per capire se fosse compromesso in qualche modo, ma non vedevo ferite di nessun genere, men che meno mortali, perciò non avrei dovuto cambiare sembianze di nuovo.
Indecisa sul da farsi, mi sedetti a pensare. Quasi sicuramente Marcus mi aveva portato nella sua residenza nel villaggio delle Fenici...almeno, è ciò che speravo: ero già riuscita a scappare una volta, ci sarei riuscita di nuovo. Se invece mi aveva trasportata in qualche luogo sconosciuto con differenti regole, allora sarebbe stato più complicato. Molto più complicato. Troppo...
Scelsi di aspettare.
Decisione non molto saggia se si pensa che l'ultima volta che l'avevo visto mi stava trasportando in volo dopo che mi aveva quasi strangolata; in più non era d'aiuto il fatto che io l'avessi messo in trappola, catturato e torturato.
In ogni caso non vedevo vie d'uscita e mi stava salendo uno strano mal di testa, proprio in mezzo agli occhi. Mi raggomitolai come meglio potevo e mi addormentai come se non dormissi da decenni.

Svegliandomi di soprassalto, capii che c'era qualcosa che non andava.
Tutto era esattamente come la prima volta che avevo aperto gli occhi, ma ero debolissima, come se fossero passate settimane.
Cosa stava succedendo?
Arrancando a margine del letto, ebbi un capogiro che mi fece cadere sul tappeto, attutendo lo scontro della mia testa con il suolo.
Rimasi ferma, pregando che la stanza smettesse di vorticare.
Era stata una pessima idea fermarmi in quel posto maledetto!
Strisciai fino a portarmi il più vicino possibile al gancio fissato al pavimento, finché non mi accorsi di un messaggio inciso nel cemento, sotto al tessuto pregiato su cui ero collassata.
Complimenti, hai sorpassato la prova!
Mi stava prendendo per il culo? Che stupido scherzo era quello?
Sentii il cigolio di una porta (dove diavolo era spuntata fuori?) e intravidi nel mio campo visivo due mocassini lucidi.
Sforzandomi di non svenire, capii che mi aveva giocata: aveva utilizzato un incantesimo per togliermi tutta la forza di volontà e vedere come reagivo.
Con il sangue che mi ribolliva nelle vene per l'offesa ricevuta, ascoltai il mio carceriere che si congratulava con me.
<< Sono sbalordito: in un giorno sei riuscita subito a scoprire il trucco, anche se non ho capito come hai fatto ad aggirare così bene l'incantesimo. Peccato che ora tu sia messa così male >> mi fece notare con sguardo calcolatore Marcus. Chi era davvero quell'essere?
<< Spero che tu riesca ad essere pronta per la prossima prova, non posso aiutarti, ma cerca di sopravvivere senza dover utilizzare il tuo talento, intesi? >> mi sussurrò accostando il viso al mio orecchio. Sgranai gli occhi.
Okay, dovevo essere in una situazione molto preoccupante se il mio rapitore mi dava consigli per sopravvivere! Se si considera che me lo disse con un'espressione apprensiva, dovevo stare davvero molto attenta.
O era tutto un suo piano contorto e malato per guadagnare la mia fiducia e poi uccidermi lentamente mentre rimanevo ferita per il suo tradimento?
Come dice il proverbio: lo scoprirai solo vivendo.
Diverse persone incappucciate (andava di moda in questo periodo o era solo la mia impressione?) entrarono nella stanza e mi presero in custodia, slegando le catene dai supporti e lasciandomele ancorate addosso, senza che io potessi fare alcunché.
Gli effetti di alcuni incantesimi avevano le stesse controindicazioni di una sbornia colossale. Un disastro annunciato.
Dovendomi trasportare di peso fuori dalla stanza, occorsero tre di loro per completare l'azione. Di certo non li avrei facilitati!
Venni portata in strada, dopo aver attraversato un lungo corridoio disadorno.
Uscendo potei capire che mi avevano tenuta in una struttura fatiscente, ad eccezione della stanza in cui mi trovavo, ovviamente.
Quali potevano essere le altre possibili conclusioni per la prova che si supponeva avessi appena superato? E cosa mi aspettava ora, visto che mi stavano legando al soppalco dove avevo visto Marcus torturare un uomo? Odiavo essere impotente!
Inginocchiata sulle travi di legno solido, con le braccia in alto sulla testa incatenate ad un palo posizionato centralmente, cercavo inutilmente di destreggiarmi tra i volti della folla che si stava accalcando.
Una figura tra le altre salii le scale che portavano nella mia direzione.
Alzai la testa a fronteggiare il capo di tutta quella messinscena e fui sorpresa di vedere un volto femminile.
Avevo dei pregiudizi? Chi io? Ero solo sorpresa che, in una società che si credeva fosse patriarcale dalle fondamenta fino alle più semplici faccende quotidiane, fosse proprio un'appartenente al genere femminile a presentarsi per proclamare la prova successiva.
Fissando gli occhi azzurri in quel viso liscio e bellissimo, potei sentire il peso di tutti gli anni che aveva visto susseguirsi nel tempo. Com'era possibile ciò? Non erano immortali, non da quel punto di vista!
Non mi sarei fatta scoraggiare da uno sguardo un po' vecchiotto, del resto avevo sicuramente visto molto più di tutti i presenti.
Non dirò mai quanti anni ho esattamente, neanche sotto tortura. Come lo so? Semplice: sono troppi e ho perso il conto. Triste, ma vero.
<< Siamo qui oggi per decidere il destino di costei. Ha già superato la prima prova, quella di volontà, ma ora dovrà dimostrare la sua forza psicofisica >> affermò a gran voce e con tono solenne la donna. I capelli corti e neri le davano un'aria severa ai lineamenti decisi, senza togliere nulla alla sua perfezione. Vestita con una tunica bianca e riccamente decorata, fatta apposta per lei, si destreggiava agilmente per richiamare su di sé l'attenzione del pubblico.
<< Se riuscirà nell'impresa, potrà passare all'ultima prova per diventare ufficialmente una possibile Thanatos... >> un coro sbalordito si levò dalla folla, ma lei riprese subito a parlare << ... Se no verrà dichiarata indegna e costretta a morire ripetutamente >> concluse con un sogghigno.
Avrei scommesso di non starle molto simpatica. Beh, l'antipatia era reciproca.
Con un cenno, quelle che sembravano delle guardie portarono avanti un corpo che aveva qualcosa di familiare... Tutto si fermò davanti ai miei occhi nell'istante in cui capii.
Non potevo non riconoscere quella chioma folta, quella struttura fisica che avevo ammirato da tempo e la tipica fragilità del corpo umano.
Samantha.
Loro l'avevano catturata.
Vidi tra la massa di gente il volto di Marcus sorpreso e intuii che neanche lui sapeva di questo piccolo dettaglio.
Non capivo se fosse viva o morta, ma il fatto che non l'avessero ancora gettata al suolo come un sacco dell'immondizia mi fece sperare che stesse solo dormendo o che fosse solo priva di conoscenza.
Una rabbia cieca iniziò a propagarsi in tutto il mio essere, come l'onda di uno tsunami che arriva distruggendo tutto dopo un momento di silenzio, nel quale sembra che l'interno universo stia trattenendo il fiato.
Miss Futuro Cadavere disse solo : << Per superare la prova devi fare solo una cosa: ucciderla >>.
All'improvviso, così dal nulla, ebbi un'illuminazione.
Marcus, iniziò ad urlare qualcosa, ma non potevo sentirlo, non ora. Anche se aveva capito anche lui, non aveva più importanza, era tardi ormai.
Perché non ci avevo fatto caso prima?
Da quanto tempo era che non combinavo qualche disastro o qualcuno non finiva per commettere un fatale errore?
Sorrisi in modo sgradevole e liberai il mio potere consapevolmente dopo tanto tempo.
Non mi importava delle conseguenze, la vita della mia amica dipendeva da me.
E nessuno, ripeto, nessuno mi avrebbe potuta fermare!
Con un sospiro di sollievo, scatenai la distruzione.

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