Capitolo 1
Mi guardai i piedi.
Quel giorno avevo deciso di indossare le scarpe con un tacco inesistente.
Beh, quel giorno e praticamente sempre nel corso della mia vita.
Profondamente in ansia non sapevo se smettere di muovere ritmicamente la gamba o rimanere ferma immobile, come quei conigli che si fermano in mezzo alla strada accecati dai fari di un' auto.
In questo caso i suddetti fari del veicolo in avvicinamento erano una bassa signora sulla settantina che mi fissava dal basso con espressione impassibile.
I suoi capelli perfettamente cotonati erano come candidi batuffoli bianchi che incorniciavano il viso pieno di rughe. Le labbra sottili erano una linea dritta di rossetto che faceva davvero a pugni con la sua carnagione, ma non sarei stata di certo io a farglielo notare. Vestita perfettamente come una nonnina dolce e tranquilla, ero pronta a scommettere che stava aspettando il suo turno dal dentista.
Infatti eravamo in una enorme sala d'attesa, che costituiva il ritrovo di svariati clienti di vario tipo. Uno studio dentistico, un'associazione di avvocati, uno psicoterapeuta e un libero professionista appena trasferitosi.
Da cosa si capiva? Al posto della targhetta, un pezzo di carta svolazzava attaccato alla porta con su scritto << dott. Peterson>>.
Nient'altro.
Indovinate con chi avevo preso un appuntamento.
Mi formicolavano le mani. Mi concentrai di nuovo sulla presenza della vecchietta che stava iniziando ad innervosirmi sul serio.
Potevo percepire quegli occhietti che mi registravano attentamente come se avesse la vista a raggi x.
Che ci trovava tanto da fissare in me? Avevo un aspetto banale con vestiti altrettanto banali e anonimi. Ormai sull'orlo del precipizio, ero decisa a far finire quella ispezione indesiderata.
<< Signorina Thompson ? >> chiamò cortesemente una voce.
Ci misi un po' a capire che stava dicendo a me e scattai con effetto ritardato in direzione della voce. Tutta colpa di quella signora. Ok, forse sono io paranoica, ma non riesco a sopportare uno sguardo del genere.
Non avevo fatto niente di male.
Non ancora.
Prima di girarmi completamente andando incontro al mio appuntamento mi fermai due secondi a lanciare un perfetto e gelido sorriso alla signora.
Chissà cosa avrà visto nel mio sguardo.
So solo che dopo che chiusi la porta della stanza alle mie spalle delle persone chiedevano a gran voce di chiamare un ambulanza. Probabilmente non lo saprà mai nessuno.
Cose che capitano, non vi pare?
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