7. Da me a te (Parte I)
Non smise mai di piovere, e dopo un susseguirsi di telefonate, Juri ricevette il permesso di dormire fuori. Una moltitudine di espressioni curiose si erano alternate sul volto di Damiano, mentre seduto in cucina, osservava Juri mandare gli occhi al cielo, subissato dalle domande della signora Tolosa circa i vestiti puliti, i libri di scuola, la borsa degli allenamenti...
Agli occhi di Damiano, abituato alla più totale, e volendo, scellerata autonomia, il rapporto fra Juri e la madre appariva tanto strano quanto tenero.
- Pizza per cena? - propose Lamberti, una volta chiusa la telefonata. Juri storse la bocca davanti al cartone del surgelato e si accostò al frigo con espressione indagatrice, mentre già una mano massaggiava lo stomaco in segno di conforto.
- Non hai niente di più salutare? -
- Di sicuro non ho intenzione di uscire a fare la spesa. - puntualizzò Dam, mentre Juri si sporgeva fra barattoli e confezioni sigillate, aguzzando la vista.
- Non vorrei sembrarti maleducato ma sono talmente abituato al bio che come butto giù qualcosa di più chimico... ecco... -
- Sì? -
- Dai... lascia stare! -
Imbarazzato, Juri iniziò a mandare lo sguardo dappertutto, ora affondando gli incisivi nel labbro inferiore adesso strusciandosi le guance. Damiano non poté resistere dal pungolarlo, e nel giro di qualche istante, i due si ritrovarono a farsi la guerra con i cartoni della pizza. Lo sportello del frigo si trasformò in una sorta di confine nemico, e la cosa si sarebbe protratta per le lunghe, se il Door Allarm non si fosse messo a suonare.
- Senti, Dam, ti piace lo sformato di patate? -
- Sì, perché? -
-Perché è un piatto nutriente, anche se ci vuole un po' per cucinarlo. - propose Juri.
- Va bene, ma solo se mentre cucinerai, indosserai esclusivamente questo. -
Juri inarcò un sopracciglio, e dopo essersi ritrovato fra le mani un normalissimo grembiule da brava massaia, non poté che scatenare una nuova lotta. Stavolta, aveva subito afferrato il doppio senso, mentre le emozioni che lo spingevano a cercare il contatto fisico con Damiano si stavano lentamente trasformando. L'imbarazzo del non saper cogliere l'allusione stava lasciando spazio alla lusinga dell'essere oggetto dei suoi scherzi. Damiano rideva e gli puntava addosso quelle sue pupille brillanti, magnetiche, e volendo, ingombranti.
Da quando era diventato così ricettivo nei suoi confronti?
- Sbuccia le patate e smettila di pensare solo alle porcherie...! - giocò Juri, rifilandogli tutto il necessario per svolgere l'azione richiesta.
- Non mi puoi domandare di smetterla con le porcherie, sarebbe innaturale... -
-Ah già, dimentico sempre di essere io quello strano. Quello che non pensa mai a tette, culi, e a gente nuda che si struscia. - riconobbe un piccolo broncio.
In silenzio, Juri regolò il forno alla giusta temperatura.
Fuori, una folata di vento più forte delle altre fece schiantare una pigna sopra il cofano di una macchina, e nel tonfo, Damiano abbandonò il coltello, facendo cadere lo straccio sul pavimento. Juri cercò di non irrigidire, mentre qualcosa gli si stringeva alla bocca dello stomaco e i passi di Damiano si facevano sempre più prossimi. Aveva sentito la sedia strusciare nell'atto di alzarsi.
Aveva già avvertito il calore dell'altro alle proprie spalle.
- Ehi, Juri... -
- Ehi... -
- Non abbandonarti a simili puttanate deprimenti, ok? - soffiò un tono empatico, mentre un tocco leggero incontrava il collo scoperto. I polpastrelli trovarono i tendini della nuca, e volgendosi, Juri mutò quel rispettoso incontro in una vera e propria carezza.
- Mi fai sentire tanto normale, Dam. -
- E qui il gay sono io; te ne rendi conto? - ironizzò il biondino, sbattendo le palpebre davanti a una vicinanza che non sembrava costar fastidio a nessuno dei due.
- Già... per te com'è stato? -
- Scoprire di essere gay? -
-Sì -
- Drammatico, potente e bellissimo. - descrisse Damiano, iniziando a giocherellare con il suo anello da pollice - Se dovessi utilizzare un'immagine per figurare tutto ciò che ho provato, beh, sarebbe quella di un'auto che viaggia a duecento all'ora verso un precipizio. Le gomme arrivano al limite, l'auto va giù, fa tutto il volo, e poi arriva a terra; si schianta ma il conducente è sempre vivo e l'auto riparte comunque. -
Juri inclinò la testa provando a visualizzare la scena, dopodiché, altre battute ruppero l'intimità. Per Damiano non era semplice aprirsi, soprattutto, quando si trovava di fronte a un ragazzo che rischiava di piacergli un po' troppo.
Considerava preziosa ogni emozione che Juri era in grado di donargli, ma al tempo stesso, non poteva ignorare il suo corpo e i suoi colori. Se Juri non fosse stato un suo compagno di classe, probabilmente, già ci avrebbe provato, approfittando di tutta la sua vulnerabilità.
Quella sera, dopo anni, Damiano cenò seduto al tavolo di cucina e non in camera, davanti al computer. Lo sformato di Juri sapeva di attenzioni, di casa, di famiglia e di una normalità ormai dimenticata. Parlarono di tutto, come al solito, poi, verso le undici, Juri gli chiese di ripetere insieme Storia, e anche studiare mutò in qualcosa di gradevole.
Poi arrivò la mezzanotte... e gli occhi di Juri si scoprirono sgranati nel buio come se una bestia terribile potesse uscire da sotto il tappeto. Damiano, coricato nel suo stesso letto già da quindici minuti, riposava serafico su un fianco. Lo spazio era sufficiente affinché non si toccassero, ma fra lenzuola e materasso, era tutto un bollore. A pancia in su, Juri se ne stava rigido, teso come se non dovesse lasciar andare niente.
Stava trattenendo tutto: mente, battiti cardiaci, recettori della pelle...
Lo stesso respiro di Damiano gli provocava sensazioni talmente forti da fargli venire le lacrime agli occhi. Perché, il pianto stava salendo in quel modo? Perché, si stava comportando come quando, da piccolo, ce l'aveva con suo padre, ma non riusciva a mutare in verbo le sue emozioni?
Voltandosi, mentre la luna trovava una sua dimensione fra le nubi acquietate, Juri si scoprì a misera distanza dalle labbra socchiuse di Damiano. Nella penombra, il suo volto gli apparve qualcosa d'impossibile da non mirare, e mentre il respiro accelerava, le parole che sopraggiunsero per descriverlo parvero una più insensata dell'altra.
Intelligente.
Bello.
Sensuale.
Erotico.
E a poco a poco, ecco lo stesso odore di Damiano solleticargli le narici, carezzandole e penetrandole con impercettibile solerzia. Quella nuova invasione fu come il bacio di una creatura velenosa; e le palpebre s'abbassarono docili assieme alla mano destra. Juri, stordito e rapito al tempo stesso, iniziò a sfiorarsi il costato e lentamente scese fino agli addominali, e poi giù, oltre l'elastico delle mutande.
Poi ecco un tocco. Un brivido.
Una consistenza che non andava bene.
Allarmato, come se qualcosa l'avesse appena morso, Juri balzò giù da letto e schizzò in bagno. Non essendo in casa propria, in quella corsa sguaiata e tachicardica, urtò letto, mobili e altri oggetti abbandonati per terra. Accendere la luce del bagno e chiudersi la porta alle spalle lo scoprì vergognosamente eccitato, con le guance già rigate dalle lacrime e tanta, tantissima paura.
- Non vorrei mai che tu diventassi gay, figliolo. Nella vita, uno può scivolare continuamente, sbagliando tante cose, ma a quello non c'è rimedio. Non fraintendermi, non considero i gay come delle persone cattive o malate, ma non vedo serenità nel loro futuro. La nostra società non fa che lanciare slogan di tolleranza, ma la verità è che si tratta solo di facciata. Ci sono pregiudizi che mai cadranno, per quanto sbagliati possano essere. Se tu diventassi gay, il futuro ti riserverebbe amarezza, e anche se certe porte non ti saranno chiuse in faccia malamente, comunque le troverai ben serrate. E poi, vuoi mettere la famiglia? Non vuoi una moglie amorevole e dei figli, un domani? Non sai quante cause si trascinano per anni, nei tribunali, per staccare una spina, ereditare dei soldi e altre faccende scomode... Allora, tu ti ritrovi lì, diviso fra l'amante omosessuale che piange per il morente e i famigliari sprezzanti, che magari non si son fatti vivi per anni... sono problemi, Juri. Essere gay, ad oggi, è forse peggio che essere un ladro o un drogato, in Italia. -
Juri sapeva che suo padre gli aveva fatto quel discorso senza sospettare niente, ma adesso, lì, tremante, i dubbi presero ad assalirlo, così come il pensiero di deludere un uomo al quale teneva tantissimo.
Che doveva fare?
Juri si afferrò la testa e chiuse gli occhi. Pensò alla pallavolo e al trucco che in campo usava per recuperare concentrazione dopo due o tre ricezioni di fila sbagliate. Recitò nella sua mente una vecchissima filastrocca, dunque aprì gli occhi e parve ritrovare lucidità, ma poi l'attenzione gli ricadde sui boxer vistosamente deformati da un'erezione più che evidente.
Non sarebbe stata una nenia per bambini a cancellare quello che Damiano, con la sua sola semplice presenza, aveva scatenato in lui.
- Un attimo. Una semplice reazione fisiologica non deve per forza significare una tragedia, no? Alla fine, anche in campo, ogni tanto, mi viene duro. E' la tensione emotiva. Il sangue va lì e il fisico gioca la sua parte. Circa Dam... forse, forse è solo Dam. Ma sì! Sì, è solo Dam! Se fossi stato gay, a quest'ora, con tutte le volte che vedo nudi i miei compagni di squadra, chissà quante seghe mi sarei fatto...! Sì! Dai, dev'essere così per forza! -
Sorridendo, Juri si decise a tornare in camera, e una volta coricato, a tu per tu con il corpo di Damiano, adagiato di un fianco come prima, lo fissò per qualche istante.
- E' normale che senta questo per te. Sei la prima persona che realmente mi si sia avvicinata. Sei... sei il primo che mi abbia suscitato emozioni forti, e forse, forse la nostra è un po' come quell'amicizia intensa fra ragazze, quelle fatte di bacetti sulle labbra e abbracci lunghissimi. Ok, ho un'erezione, ma non significa che io desideri cose strane da te. Io, d'altronde, non sto pensando a nulla di strano, adesso. Io vado bene. Io sono normale. Io voglio solo... voglio solo starti vicino... poter sempre parlare con te. Essere importante per te e... -
Lacrime.
Furono le lacrime, quella notte, ad accompagnare Juri in un lungo sonno senza sogni.
_________________________
Nota Tecnica: Ho deciso di rendere i capitoli ancora più corti per facilitare chi mi segue da cellulare o da tablet.
Nota alla Storia: Rammentate il finale tragico dell'altro capitolo? Lo ritroveremo nella parte II di " Da me a te ". Pur riducendo i capitoli, nella mia testa continuano ad uscirmi ancora di 4500-5000 parole, perciò, da qui in avanti, incontrerete molte "mezze parti"
Nota ai Recensori: Grazie. Grazie mille delle vostre considerazioni e dei vostri consigli. Se non vedrete subito messi in atto determinati cambiamenti, non pensate che me ne stia sbattendo, semplicemente, amo riflettere sulle cose e documentarmi a mia volta. Vi invito sempre a muovere critiche costruttive e a dire quello che pensate.
Immagine Credits: https://it.pinterest.com/pin/451204456401014410/
Rappresenta Juri che " non vuol ancora vedere " determinate cose assai evidenti.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro