31. Solo
Come spesso accade, fra intenzioni e azioni v'è un abisso.
Per tre giorni, Juri si ripromise di affrontare Damiano.
Davanti allo specchio, mentre sistemava i capelli con il gel, si ripeteva il discorso, ora perfezionandolo, adesso calibrando il tono; ma niente. Ogni arringa terminava in un fastidioso silenzio.
Le ore scolastiche trascorrevano monotone, con Lamberti immerso nello studio e le labbra ben serrate circa il misterioso biondino di Piazza Santa Croce.
Damiano non accennava a niente, forse, neanche s'era accorto dell'ennesimo selfie a tradimento di Sara.
Tuttavia, c'era un argomento che Juri poteva tirare in ballo, sperando di creare un'atmosfera piuttosto personale, nella quale aprire altri argomenti scomodi.
Hai più letto il diario di Mirko?
No.
Scritte a bordo libro.
Risposte ermetiche e sfuggenti.
Juri sentiva stringere lo stomaco quando Damiano si comportava con tanta freddezza e, ben presto, la più logica e crudele delle conseguenze gli sovvenne. Nel bel mezzo dell'ora di Lettere, con le regole della cavalleria decantate dall'insegnante, Juri avvertì lo stomaco bruciare.
Un altro.
C'era un altro.
Un altro ragazzo s'era preso Damiano, senza lasciar spazio per nessuno.
Colpa sua.
Colpa sua e della sua incertezza.
Colpa di quel continuo tentennare sulla propria identità.
Era gay, completamente gay, ormai lo sapevano tutti, tranne lui...
Annotando frasi sgangherate, Juri si convinse di aver perso punti con Damiano proprio a causa della sua incertezza. Non casualmente, le sere che l'aveva sentito più vicino erano state quelle dove s'erano toccati.
In macchina di Damiano, dopo la visita all'Accademia delle Belle Arti, era stato stupendo.
Fisicità.
La risposta a tutti problemi era quella.
- Quindi farete tutto. - risolse Claudio, fra un palleggio e l'altro - ...Ho i brividi. -
- Non siamo costretti a fare proprio tutto. - specificò Tolosa, abbandonando i gradini del giardino di casa Cangialosi per inserirsi nel gioco. Stoppò di petto un passaggio e rinviò il pallone con tocco deciso.
- Accidenti! - esclamò un'espressione burlona - Sei troppo bravo con il pallone per essere gay... -
- Guarda che un mucchio di calciatori lo sono! Anzi, tutto il mondo dello sport è pieno di gay. -
- Oh, sei informato! - proseguì ilare, mentre la palla balzava da un piede all'altro con estrema precisione.
- Frequento un gruppo su Facebook, ma non ho intenzione di conoscere nessuno. Voglio solo curiosare un po'. Farmi un'idea... -
- Capisco, tuttavia, non credo che approfondire la conoscenza fisica in questo momento sia una buona idea. Insomma, stai ragionando come quelle puttanelle che la danno per tenersi i ragazzi vicino, sortendo esattamente l'effetto contrario. -
- Tipo quelle che son proprio il tuo tipo? -
La pungente affermazione di Vittoria giunse con lo sbattere del cancello.
Claudio inarcò un sopracciglio e la ragazza ricambiò con un sorriso tanto tronfio quanto irritante.
- Buon pomeriggio, Vic, ti hanno buttato fuori da yoga per quella tua evidente aurea di serena cordialità? -
- Io non faccio yoga, deficiente! - ribatté un tono acido; ora serrando le braccia al petto, adesso arricciandosi i capelli fra le dita - Sono stata alla biblioteca per studiare con Beatrice, ma sorpresa delle sorprese, lei non c'era! -
- Come sarebbe a dire?! - trasalì Claudio, tradendo una nota d'interesse verso la smorfia delusa con la quale la rossa stava colorando il proprio racconto.
- Le ho scritto tre messaggi ma c'è ancora la doppia spunta deselezionata... sono arrivati ma non li ha letti. L'ho chiamata cinque volte ma il cellulare squillava a vuoto. -
- Avete litigato? - domandò Juri.
- No, ma ultimamente Bea è sfuggente. Non ha mai tempo per me o per altre amicizie. Quando le parli sembra sempre pensare ad altro. E' come se fosse innamorata ma lei giura e spergiura che non ha nessuno... -
- Può anche nasconderti che va a letto con cento vichinghi ma questo non la giustifica dal darti buca senza avvisare. Accidenti! Bea, proprio Bea... sembra una ragazza tanto tranquilla e alla mano... riesce perfino a essere amica di Lapo che vi vede tutte come culi e vagine ambulanti... - chiuse con una nota d'ironia, mentre Juri scuoteva la testa e Vic sbuffava.
- Ah! Mi toccherà fare la traduzione d'inglese da sola, che palle! -
- Potrei darti una mano io, se mi aiuti a togliere il bucato. - negoziò Cangialosi, indicando tre lunghe fila di panni stesi.
- Scordatelo, io le tue mutande non le tocco! -
- Guarda che ci sono appese anche le tua, le nostre mamme si sono organizzate per dividere bianchi e colorati o non so che altra roba... -
Vittoria raggiunse il bucato con le guance cremisi e, fra insulti a mezza bocca e gesti convulsi, fece sparire tutte le sue cose. Odiava sua madre.
Odiava quella praticità che faceva a pugni con il suo pudore.
Non era giusto che Claudio vedesse la sua biancheria.
Non era giusto che i suoi occhi potessero osservare cose tanto intime.
Non dopo il bacio.
Non dopo il rifiuto.
Senza aggiungere altro, la ragazza si sbatté la porta della cucina alle spalle e lesta si rifugiò nella sua stanza. Claudio poté vedere la luce accendersi oltre le tende e non fu certo di sollievo, il respiro che gli sfuggì.
- Non volevo ferirla. -
- Se usassi con lei la metà della gentilezza che adoperi per conquistare le tipe che vuoi farti, andreste molto più d'accordo. - suggerì Juri
- Lo so, ma quando lo faccio, poi... succedono cose. -
- Perché Vic non va bene? -
- Sappiamo troppe cose l'uno dell'altra e poi... se ti dicessi un segreto, terresti la bocca chiusa? -
- Se ti dicessi un segreto, terresti la bocca chiusa? -
Nello stesso momento, Ruben aveva rivolto le stesse parole a Damiano, all'ombra della Torre di San Niccolò. Decisi a risalire le rampe che conducono al Piazzale Michelangelo, i due ex amanti si erano ritrovati una seconda volta.
Damiano non sapeva perché preferisse rivederlo dal vivo, piuttosto che comunicare con lui via messaggio. Ruben, dopo i suoi genitori, era la persona che gli aveva causato più sofferenza e, forse, ancora non era finita.
Avrebbe voluto rivolgergli sguardi d'indifferenza ma i ricordi bussavano insistenti al suo cuore, rammentandogli che niente era successo per caso...
- Di che si tratta? -
- Penso di aver già conosciuto Cupido. - ammise Ruben, imboccando la rampa di destra. Damiano, ora con le mani in tasca adesso levando lo sguardo, smise di camminare.
- Perché? -
- Perché... - la voce indugiò e una coppia di turisti li superò lamentandosi della severa pendenza - I modi. Quello che ha scritto Mirko su di lui... mi ricorda... mi ricorda il ragazzo con cui ti... -
- Ho capito... - parlò sopra Damiano, rivolgendo lo sguardo a quella particolare porticina che spiccava sul lato dell'antica Torre in mattoni chiari. Due piccole rampe di scale opposte vi accedevano e, sopra di essa, altre rampe si collegavano a un passaggio ormai murato, creando una specie di ics. - Come sarebbe vivere in una torre, ci hai mai pensato, Ruben? -
- Eh? Dam, ma che dici? -
- Ma... niente. - sospirò un fil di voce, mentre gli occhi parevano far di tutto per sfuggire all'ex ragazzo - Comunque, che cosa te lo fa credere? -
- Cupido? -
- Sì -
- Beh, quando mi hai fatto leggere il diario ho avuto la netta impressione che Mirko fosse stato manipolato, anche se manipolato è una parola grossa. - analizzò con cautela, cercando nuovamente il contatto visivo con lui - Negli ultimi mesi che stavamo insieme, c'erano stati dei ragazzi che ci avevano provato con te e tu ci facevi fin troppe battute. Io non ero sicuro di me, del mio aspetto e delle mie scelte come adesso, così mi prendevano le crisi ma non osavo dirti niente per timore del tuo disappunto. Fu allora che su Facebook, nel gruppo I Gigli Notturni, iniziai a parlare con Cupido e... -
- Provavi questo, e non mi hai mai detto niente?! - saltò su Damiano, afferrandolo per le spalle.
- Beh, tu non hai mai provato neanche mezza volta a cogliere i segnali! -
- Segnali?! Ruben, non avevo e non ho tutt'ora la sfera di cristallo, come potevo capire?!-
- In primis, non ridevo alle tue battute. Ma... ormai è storia del passato... torniamo su Mirko. -
- Forse è meglio... -
Claudio dovette accompagnare Juri agli allenamenti per riuscire a parlargli.
Il tempo stringeva e la questione Vittoria si stava facendo sempre più spinosa. Dopo aver guidato sino al Palazzetto del Rinascita Volley, i due ragazzi si sedettero sul basso muretto che delimitava l'area sportiva, puntando i talloni contro le chiare pietre sporgenti.
Juri non aveva molta voglia di allenarsi ma ormai ci aveva fatto l'abitudine e, ora abbracciato alla propria sacca, aspettava che Claudio si sbottonasse.
- Vittoria pensa che fra di noi vi sia una sorta di parentela. -
- Scherzi? -
- Io ho dei tratti somatici simili a suo padre e lei al mio. La fossetta sotto il mento, la forma delle sopracciglia... e poi sua madre. La madre di Vic è sempre stata una tosta, una di quelle che potrebbero tirar fuori il petrolio di una pozza di fango. Vic sostiene che avrebbe sempre voluto vivere altrove e non le torna come, di punto in bianco, si sia accontentata della loro casa, in città, a pian terreno, all'interno di un condominio dove si litiga sempre. -
- Mi sembra un po' fantascientifico. -
- Anche a me sembra fantascientifico di te e di Dam, ma è successo... -
Incrociando le gambe sul marciapiede deformato dalle radici di un grosso pino, Juri si abbandonò a un silenzio riflessivo. Realtà non si stava affatto comportando bene con lui e il suo amico, tuttavia, era confortante sapere di non essere il solo ad avere delle grane.
Colpendo con la punta della scarpa un pezzo di catrame ballerino, Tolosa si alzò in piedi osteggiando sicurezza e determinazione.
- Ne usciremo. -
- Uscirne? Forse un domani tu potrai metterti o dimenticare Damiano, ma se mio padre è anche il padre di Vittoria o se è mio padre quello con due figli, non vedo molte soluzioni... saremo comunque fratelli per metà! Sarebbe... incesto? -
- Nel medioevo bruciavano sul rogo per cose del genere... -
- Agli omosessuali succedeva anche di peggio... -
Fantasticando di passati lontani, l'argomento principale fu presto abbandonato.
Quando arrivò l'ora di salutarsi, Claudio aveva già finito l'ennesima barzelletta sciocca e un post di Marina aveva preso il like di entrambi.
Fu con il cuore leggero che Juri prese parte agli allenamenti e anche se il coach annunciò l'ennesima formazione che lo tagliava fuori, stavolta, Tolosa s'immerse nei vapori degli spogliatoi senza eccessiva amarezza, ignaro degli sguardi e dei commenti alle sue spalle.
Sordo a ciò che da tempo si stava smuovendo intorno a lui, a poco a poco...
- Non posso spiegare una cosa del genere in poche parole! - riprese Ruben, ora appoggiato sul muricciolo del Lungarno. I suoi occhi si perdevano nella corrente del fiume ingrossato, mentre le dita s'intrecciavano flessuose e agitate dall'argomento. - Lui, quel ragazzo, è un manipolatore! E' uno che ti convince a fare quello che vuole e, quando arrivi a farlo, sei pure certo che sia stata una tua idea! Lui è uno che... che entra nella tua vita, la stravolge, ma al tempo stesso pare capirti più di chiunque altro; e tu lo lasci entrare per questo. -
- Frena un attimo, mi stai dicendo che non è colpa tua se mi hai fatto le corna? - dedusse un'espressione più che incredula, mentre la schiena s'abbandonava a uno degli antichi lampioni dalle grandi lanterne e dall'elegante busto nero.
- Credo che... credo che un altro non sarebbe riuscito a farmi compiere un gesto del genere. Non ti ho tradito perché non ti amavo più ma... per dimostrare a me stesso che anch'io potevo essere figo come te. - specificò Ruben, mentre occhi e guance tradivano una certa emozione - Un po' mi vergogno per come sono andate le cose, ma... riuscire a parlartene mi fa sentire... meglio. -
- Beh, ora si capiscono meglio tante cose e forse quello che penso di te è un po' migliorato, ma le tue parole non risolvono niente. -
- Non le ho dette con un secondo fine e, comunque, una relazione si costruisce e si distrugge in due. Non eri e non sei quello giusto. -
Damiano serrò le mascelle.
Aveva un bel coraggio, Ruben, a parlargli come se lui fosse un semplice recettore senza sentimenti. Il suo ex sembrava aver trovato una sorta di pace dei sensi e, forse quella sua passione per il mondo buddista poteva spiegare qualcosa, ma dentro Lamberti niente poteva dirsi in pace.
Con la brezza dell'Arno a potar seco odori non sempre piacevoli, Damiano si perse dietro al volo d'alcune gazze. Il gracidare dei neri uccelli gli fece stringere gli occhi a un passato che per lui era stato fin troppo bello e che per qualche tempo gli aveva fatto dimenticare quanto le cose con i suoi genitori non andassero...
- Bene, ma adesso che vuoi, una medaglia? - interrogò assai più quieto di quel che si stava agitando dentro - Parli del nostro passato come se appartenesse ad altri. Parli come se fossi davanti a un fottuto psicologo! Francamente, il tuo distacco m'infastidisce ancor più delle massime da post facebook con cui ti sei appena fatto grosso. -
- Dam! Hai frainteso tutto, io stavo solo cercando di...
- Cosa?! Avrebbe avuto più senso che tu m'avessi fatto le corna perché un bell'imbusto te l'aveva fatto venire duro piuttosto di 'sta zolfa! Un ragazzo ti avrebbe manipolato nonostante i tuoi sentimenti per me? Beh, sai cosa ti dico? Fanculo, Ruben! Fanculo al cubo! -
Senza dargli tempo d'aggiungere altro, Damiano prese le distanze e s'incamminò verso casa di sua madre. Ruben provò a fermarlo, a giustificarsi. Voleva parlare di Mirko e non di loro due. Voleva spiegargli perché si era convinto di conoscere Cupido ma s'era spinto troppo nei dettagli.
Damiano si fece sordo a ogni sua parola, mentre fra biciclette e turisti, era un continuo scansarsi e sperare che Ruben demordesse.
- E va bene. Fuggi! Fuggi da me e dai problemi come tuo solito! Ma sappi che io non farò un bel niente, senza di te. Mi dispiace per Mirko, ma fra me e te, sei tu quello con la coscienza più sporca. Sei tu quello che vuole una risposta a tutti i costi! -
Quel grido s'infranse contro le spalle di Damiano trafiggendolo come una pioggia di vetri.
Stava abbandonando una possibile pista per egoismo.
Stava voltando le spalle all'unica persona che potesse sapere qualcosa perché faceva troppo male...
Stava fuggendo.
Stava fuggendo come sempre.
Rincasare e trovare la casa vuota non lo sorprese.
Solo.
Solo.
E non perché avesse un Millennium Falcon da pilotare.
Si era sempre sentito solo e neanche ricordava da quando.
C'era stato un momento in cui le stesse presenze dei suoi genitori erano mutate in ombra.
Poi c'era stato il sesso. Il sesso era stato di grande conforto.
Ma dopo il sesso c'era sempre il vuoto.
E poi?
Poi era arrivato Juri Tolosa.
Carino come un ragazzo che si sarebbe fatto in qualsiasi momento, gli si rivolgeva come un amico: lo copriva di attenzioni e sembrava sinceramente interessato a sapere tutto di lui.
Poi la sottile linea dell'amicizia era stata varcata e tutto s'era incasinato.
Juri si era scoperto gay.
Juri era attratto da lui.
Erano successe cose... e questo lo faceva sentire bene e male al tempo stesso.
Dam: Ciao, è difficile spiegare quello che sento per gli altri. In generale, io... sono pessimo nella gestione dei sentimenti. La morte di Mirko mi ha... mandato fuori di testa anche se sono stato spesso bravo a nasconderlo. Io sotterro tutte le sofferenze ma queste poi scavano e fanno buchi. Sono come tarme , e prima o poi, il legno cede sempre. Stavolta non mi va di cadere. Ti ho ignorato dopo il compleanno di Neri. Dopo il diario. Tu non hai colpa. Sono io. Sono io... ma non ti sto scrivendo per piangere sulla tua spalla. Vorrei parlarti dal vivo, Juri. Ho anche rivisto Ruben ( poi ti dirò meglio ) e... ho DAVVERO bisogno di un sano confronto con te. Vediamoci.
Fu il lampeggiare di quel messaggio ad attirare l'attenzione di Rocco verso il ciglio dei giardini sul fiume. Era ormai buio e Diavola sembrava tirare come una matta in direzione delle siepi. Ormai il parco era deserto, anche se le luci della strada vicina illuminavano strade e stradine nel verde. Rocco aveva appena lasciato l'area per cani, quando qualcosa di riverso nell'erba sembrava non aver nulla a che fare con un tronco o dei vestiti abbandonati...
Un ragazzo.
Un ragazzo steso nel buio...
Rocco allentò il guinzaglio per lo stupore, e subito, Diavola iniziò ad annusare un volto e un corpo che non gli erano del tutto sconosciuti. Piuttosto allarmato, il ragazzo si guardò intorno con il cuore in gola.
Lo aveva già visto, con Marina, alla Feltrinelli di Piazza della Repubblica, mentre cercava un regalo per suo padre.
Poi al compleanno di Neri...
- Svegliati! - esclamò afferrandolo per le spalle - Svegliati! Svegliati maledizione! -
Ma Juri non si svegliava...
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