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22. La caduta del figlio perfetto

L'allenamento era iniziato da mezz'ora ma il suo motorino si trovava altrove.
Lo sforzo di raggiungere la palestra del Rinascita Volley l'aveva fatto ma parole che non avrebbe dovuto udire erano giunte alle sue orecchie stroncando ogni buona intenzione.
Juri era fuggito.
Con gli occhi gonfi di rabbia e la gola secca, s'era allontanato il più possibile dalla sua amata palestra, imprecando contro un destino che non riusciva a comprendere.

Perché a lui?
Che cosa aveva fatto di male per farsi soffiare il posto da un ragazzo che s'impegnava meno della metà di lui, prendendo ogni responsabilità sottogamba?
Quali colpe aveva commesso?

Juri s'era fermato solo sul limitar della ZTL, parcheggiando di fronte alla ripida gradinata che risale verso Costa S. Giorgio, a pochi passi dal magnifico Ponte Vecchio.
Mescolandosi fra i turisti, s'era avvicinato al muricciolo del Lungarno Torrigiani, mandando lo sguardo oltre il fiume, dal Museo di Galileo agli Uffizi e dunque al più antico ponte della città.
 Il sole non era ancora tramontato del tutto ma la notte gli pareva imminente.

Erano le sei e lui se ne stava a fissar la rapida corrente scorrere inquieta sotto le ampie e basse arcate del monumento dal dritto profilo, poco oltre una realtà di flash e di sorrisi.
Gli innamorati si abbracciavano nello scintillare delle oreficerie più rinomate di Firenze.
Le guide turistiche continuavano a marciare imperterrite, con i loro ombrellini alzati e un'informe massa di stranieri eccitati al seguito. 
Il ponte, con le sue case sporgenti, sembrava invitare il giovane pallavolista ad abbandonare ogni cattivo pensiero. Romantico e unico nel suo genere, se ne stava lì a risplendere come in cartolina, illudendolo che fosse solo tutto un brutto sogno...

- Questa sì, che è una scena da film! - 

La voce semisconosciuta di Mattia Fanara s'accompagnò al balzare di un corpo agile ed elegante sul muricciolo. Juri dovette distogliere lo sguardo per evitare di farsi sopraffare dal senso di vertigine e, borsone in spalla, rimandò uno sguardo disturbato a 'sì  strano interlocutore non richiesto.

- Mi segui? -
- Affatto. Io abito qui e tu hai appena saltato gli allenamenti. -
- Dunque, mi stalkeri. -
- Neanche! - rise la controfigura mancata di Wentworth Miller - So degli allenamenti perché sono amico di Catalani e... poi tu hai il borsone...!  -
- Sì, ok, non stiamo a questionare sull'inutile. - interruppe Tolosa, abbracciandosi la vita con fare smarrito - Piuttosto, mercoledì i miei hanno perso proprio contro di voi... -
- 25-13 25-17 e 25-20 ! - rammentò Fanara, risistemandosi la coppola sulla bella testa rasata - Il reparto difensivo non ne azzeccava una e tutti si sono domandati dove fossi. -
- Escluso dalla rosa per... non so nemmeno io che cosa! Oggi, ho sentito l'allenatore e il Responsabile del Giovanile discutere del mio sostituto. Urlavano di salute fisica, di ...droga? -
- Droga?! - 
- ... Sì, spinelli o cose del genere... Io non ci ho capito granché, so solo che a un certo punto si son messi a fare i conteggi delle classifiche e hanno fatto una stima matematica di dove saremo potuti arrivare, decidendo a tavolino su quali obiettivi concentrarci e su quante partite potevamo perdere. Mi è salita la nausea... -
- Storia vecchia...! - sbuffò un tono tanto amareggiato quanto consapevole - Probabilmente, i genitori di questo ragazzo hanno chiesto aiuto alla Società per recuperare la situazione. -
- E' quello che ho pensato, ma... perché devo rimetterci io? -
- Perché fanno le cose con i piedi. - 
- All'inizio, credevo che Edoardo fosse diventato più bravo di me, e osservando la sua coordinazione con il reparto d'attacco, quasi me n'ero convinto, ma poi sono arrivati i pessimi risultati di mercoledì... E non so se essere più arrabbiato o più deluso! -
- Avresti preferito farti soffiare il ruolo da uno più bravo, non è così? -
- Io... io capisco che avere problemi di dipendenza sia peggio che lagnarsi per una maglia da titolare strappata, ma mi sfugge il collegamento. - concluse Juri, sperando di non apparire egoista.
- Vuoi un consiglio? Cambia club. - suggerì un tono deciso  - Stai già saltando gli allenamenti e dubito che la prossima settimana il tuo umore migliorerà. Non ti conosco molto bene ma ho ben presente l'ambiente sportivo ed espressioni come quella che stai facendo adesso sono il primo passo per mollare. -
- Non voglio mollare. -
- Lo so. Rammento la nostra chiacchierata in Piazza Tasso. -

Juri distese le labbra in una smorfia tirata, mentre alle sue spalle, le vetrine dell'enoteca Signorvino parevano acquistare di lucentezza.
Mattia e quei suoi grandi occhi verdi gli si approcciavano con leziosità disarmante, parlandogli come se sapessero ogni cosa.
In Piazza Tasso, era stato lui ad attirarlo, ritrovandosi davanti al bel ragazzo con cui Damiano s'era divertito, in seguito alla morte di Mirko Zacchini.
Mattia, probabilmente abituato a essere corteggiato, l'aveva scambiato per un timido adulatore e s'era fatto avanti.
Gli aveva messo una mano sulla coscia e con un paio di termini ben assestati aveva intuito la sua omosessualità, facendolo scappar via.
Non s'erano più rivisti seppur l'argomento pallavolo fosse già balzato fuori allora.

- Parlando d'altro, Juri, tu sei uno da relazione stabile o da caccia random? - 

Tolosa corrucciò la fronte, indeciso se dargli spago o meno.
Damiano era stato piuttosto eloquente sullo stare alla larga da certi soggetti, tuttavia, quando ci si sente più fragili di fiocco di neve nel palmo di una mano, qualunque cosa può andar bene, pur di non restar soli.
E poi, se davvero era gay, perché non conoscere altre persone con la sua stessa inclinazione?

- Ho sempre cercato una storia, ma con le ragazze. -
- Con i ragazzi che cambia? -
- Non lo so. In realtà, è ancora tutto nuovo. C'è... c'è solo uno che per me è speciale... -
- E immagino che sia successo tutto con lui... -
- Già... ma è stato bello. -

Mattia sorrise, dopodiché cacciò le mani nelle tasche dei jeans e socchiuse le labbra.
Per un attimo sembrò sul punto di dir qualcosa poi prese tempo. 
Le parole arrivarono dopo, leggermente tremanti.

- La mia prima volta non m'è piaciuta. -

A quella confessione seguì il lancio di non si sa cosa nel fiume. 
Mattia era balzato giù e qualcosa era volato dalle tasche della sua giacca imbottita, raggiungendo le torbide acque in uno scintillare continuo.

- Non avevo ancora deciso se fosse ok, per questo ho sentito la necessità d'imparare a sedurre e a condurre il gioco. Il mondo è pieno di stronzi. -
- Mi dispiace davvero tanto, Mattia, e scusami se non so aggiungere di meglio. - 
- Chiamami Matt, Mattia sembra il nome di un moccioso. -
- Effettivamente... Matt è più figo. - riconobbe Juri, ora dando le spalle al fiume per meglio gestire il suo problema con l'altezza. - Comunque, ora stai bene? -
- Sì, ma non pensare chissà quale tragedia, alla fine, è semplicemente successo tutto un po' troppo in fretta e con il ragazzo sbagliato. - risolse Mattia, mentre il sole capitolava completamente e sul Ponte Vecchio si chiudevano gli antichi scuri delle botteghe preziose. 

Ritrovarsi dal Lungarno al tavolo di un bar fu un lampo.
Adesso, Mattia Fanara non gli appariva più come quella specie di zoccola che s'era avvinghiata a Damiano, durante uno dei loro litigi più sentiti...
Le chiacchiere con Mattia erano divertenti, spesso accompagnate da una carrellata di fotografie.
Il coetaneo dal piccolo neo sotto l'occhio destro sembrava innamorato dell'obiettivo e non si vergognò nel confessarsi un gran narcisista. Il suo Instagram era tempestato di scatti allusivi ma mai troppo volgari seppur evidenti...

- Non hai paura che i tuoi scoprano tutto? -
- I miei non usano i Social e nessuno mi odia a tal punto da fare la spia. - ammise un tono sicuro, mentre già nel locale ci si preparava a servire l'aperitivo. Le lancette continuavano a girare mentre il brillante arancio dello Sprizt riempiva i calici di alcune studentesse universitarie.
- Io... avrei comunque paura. -
- Già, ma se non esci dal buco non trombi. - incalzò Fanara, facendogli sgranare gli occhi - Insomma, nessuno se ne va in giro con scritto sono gay sulla fronte e non sempre ciò che hai a tiro ti va bene. -
- Quindi, usi Instagram per conoscere probabili partner. -
- Instagram, Facebook... se vuoi posso darti delle dritte! - suggerì un'espressione ammiccante  - ...sei carino e non dovresti faticare a trovare qualcuno. -
- Non sto cercando nessuno. -
- Per via del ragazzo speciale di cui mi hai parlato? -
- No... non solo... no... insomma, diciamo che la mia vita al momento è troppo incasinata per far spazio a nuove conoscenze. - balbettò Juri, cercando d'apparire più deciso che mai. Mattia strizzò gli occhi in una smorfia comprensiva; anche lui aveva vissuto qualcosa di simile. - ...però, un paio di link non hanno mai fatto male a nessuno, no?-


Rincasare e scoprire sua madre ancora impegnata con le lezioni di pianoforte fu per Juri un toccasana. Non aveva voglia di mentirle sugli allenamenti e quando lesse un whatsapp circa il cenare per conto proprio, la serata divenne perfetta.
Il frigorifero fu saccheggiato da un paio di mani che per la prima volta se ne fregarono della corretta alimentazione da sportivo, e ben presto, una decina di toast dalle mille salse troneggiarono sulla scrivania, di fianco al PC.
Juri accompagnò il suo sgarro alimentare a un grosso beverone di coca cola, avviando una particolare e mai azzardata ricerca.
Su consiglio di Mattia, si creò rapidamente un account fake , utilizzando come foto profilo solo un dettaglio del proprio corpo.
Juri optò per fotografarsi l'ombelico poi digitò il suo nuovo nick name.
Ogni tanto, si fermava a riflettere sul perché di quell'attenta esplorazione da batticuore, ma più che trovar risposte preferiva continuare a cercare.
A cercare...

Bad Boy: Se potessi, infilerei la mia lingua nel tuo ombelico.

Il commento era troppo aggressivo perché quella chat privata potesse attrarlo.

Bad Boy: Dimmi, tesoro, sei così sodo anche nel resto del corpo?

Juri fu sul punto di rispondere per le rime, quando un post sulla straordinaria apertura della Galleria dell'Accademia l'illuminò.
Non era fiero di come aveva gestito le cose con Damiano, ultimamente, ma ecco i Social intervenire in suo soccorso.

Uno sguardo all'orologio fu necessario per capire se avesse effettivamente tempo di sfruttare quella provvidenziale offerta, e il cuore prese subito a battere forte.

Organizzare tutto fu frenetico mentre un inaspettato dei suoi genitori giungeva come un dono.
Davvero poteva uscire di venerdì sera, chiedendo il permesso con nemmeno mezz'ora d'anticipo?
Chi lo stava proteggendo, lassù, nell'infinità della Volta Celeste?
In realtà, fra Amanda e Luca, la prima gli apparve quasi titubante, ma considerando che c'era di mezzo Damiano, Juri non vi badò troppo.


- Sai che non è solo una faccenda di pallavolo, vero, Lu? - domandò l'elegante signora, una volta che il portone di casa sbatté.
- E' deluso. Ha bisogno di distrarsi. A dicembre ci sarà il pagellino e lì avremo modo di capire la gravità della situazione. - rispose l'avvocato, proseguendo a rimettere in ordine gli incartamenti di lavoro sulla tavola del soggiorno.
- Dicembre?! Vuoi aspettare così tanto per intervenire? - esclamò Amanda, superando il pianoforte per raggiungere il laborioso marito - Sai che nostro figlio è molto fragile in questo momento, vero? -
- Sì, ma il nostro compito non cambia. Dobbiamo essere vigili ma non invadenti. Questa è la sua prima vera dura prova. Il nostro Juri ha diciassette anni ed è ora che si faccia uomo. -

Farsi uomo è un'affermazione tanto forte quanto vaga.
Amanda la colorava di rosso.
Luca di blu.
Juri non aveva ancora scelto quale tonalità pescare dalla propria tavolozza, quanto era distante dal solo dargli un senso...


Juri: Ciao! SO che sei libero, perciò, niente domande e fatti trovare fra mezz'ora in Piazza San Marco, di fronte al gabbiotto dei controllori del bus. Keep Calm & Zero Pensieri ^_^

Damiano aveva risposto a quel messaggio con una rapida telefonata e un susseguirsi di domande indagatrici.
Juri era stato bravissimo a non svelare un solo dettaglio del suo piano, e ben presto, lo sguardo romantico della bella Firenze fu solo per loro due.
Un più che curioso biondino si fece trovare in abiti semplici in prossimità della Galleria dell'Accademia, e per poco non gli venne da piangere, quando Juri gli svelò che la loro meta sarebbe stata proprio quel grande regno d'Arte.
Damiano era senza parole, preso ed emozionato a tal punto che non fece storie neanche quando l'amico gli offrì l'ingresso. Quella non era la prima volta che i suoi passi si muovevano rispettosi e osservanti fra le magnifiche opere di Michelangelo, ma ogni volta, andarci era come tuffarsi in una realtà magica.
La perfezione di quelle forme marmoree toccava Damiano nell'intimo, facendolo sentire grande e piccolo al tempo stesso.

Innamorarsi.

Solo quella parola s'avvicinava a ciò che Lamberti stava provando in quel momento.

Juri non ci mise troppo ad accorgersene e con fierezza pensò al proprio operato.
Adesso, aver saltato gli allenamenti pesava molto meno.
Adesso, aver piagnucolato sulla spalla di Damiano ignorando i suoi problemi si rendeva meno grave.
Adesso che lo vedeva così felice ed emozionato, non poteva impedirsi un sorriso, e lì, di fronte al David di Michelangelo, la mano si mosse.

Damiano si sentì sfiorare dalle dita di Juri ma non si voltò.
Piano, racchiuse in pugno il suo pollice, e mantenendo il profilo allo sguardo pensante del David, mormorò:

- Non avrei mai pensato che mi portassi in un posto simile. -
- Volevo distrarti da Mirko. Ho beccato casualmente l'articolo relativo all'apertura straordinaria dell'Accademia e un banner con degli sconti... -
- Devo renderti i soldi, già... -
- E' un regalo, Dam, va bene così. -

- Un regalo? - sorrise una smorfia addolcita - Ehi, questo è un colpo basso. Smettila subito... -
- Se me lo dici con quella faccia da lattante al parco giochi, perdi un sacco di punti. - apostrofò Tolosa, poco prima di abbandonare il contatto all'arrivo di una piccola comitiva di giapponesi.
- Si dice che il David fosse ispirato a un ragazzo del quale Michelangelo fosse innamorato. Ha mani e testa sproporzionate perché se è l'ingegno a muovere lo sforzo, perfino un nano può sconfiggere un gigante. - spiegò rapito da quel che aveva avidamente studiato per fatti propri - Ha un'espressione stupenda. E' pensante. Egli è... pronto per la sua battaglia. -
- Io, guardando un simile colosso di marmo, mi domando sempre come lo si possa anche solo concepire. Voglio dire, al primo stadio, quest'opera non era che pietra! -
- Immaginazione, Juri, solo immaginazione... -
- Un po' come quando disegni? -
- Più o meno. -
- E dunque, che ci fai all'Internazionale, a lingue? - 
- Te l'ho già spiegato. - sospirò Damiano, ora guardandolo negli occhi - Comunque, più cadono gli attimi in questo posto da favola e più ho l'impressione che... beh... non so come descriverlo. -
- Attimi... che cadono? -

Juri lo disse ridacchiando.
Damiano non aveva mai parlato in una maniera tanto aulica e la colpa era da imputarsi a quella gigantesca sala dal patrimonio inestimabile. 

Spesso, i fiorentini erano così presi dal proprio quotidiano da ignorare che cosa fosse conservato a 'sì misera distanza dalle loro case.

- Grazie, Juri  -
- Te l'ho detto, era mio preciso dovere distrarti. Tu ci sei sempre, quando il mondo decide di cadere a pezzi. -
- E tu no? -

Abbassando lo sguardo, Juri sentì le guance avvampare e tutti i post letti sul gruppo suggerito da Fanara gli sovvennero.
 Adesso, aveva di nuovo voglia di parlare con Damiano. Di confidarsi. Di domandare delucidazioni su Sam Smith e il suo desiderio di adottare un figlio o sulla necessità dei personaggi famosi di fare Coming Out...
Voleva sapere che cosa fosse una doccia anale o un altro arnese strano del quale aveva scordato il nome, ma lì, davanti ai magnifici occhi di Damiano, totalmente sedotti dell'arte, nessuna parola trovava il coraggio di farsi avanti.
Era semplicemente bello starlo a guardare con la consapevolezza d'averlo reso felice.
Solo questo.


Nel frattempo, la tipica pigrizia maschile, in parte fomentata dalla classica educazione all'italiana, portava Amanda a coglier Juri in fallo...
Qualcuno era tornato dagli allenamenti aspettando che fosse mamma a fare il bucato della propria sacca.
Qualcuno era rincasato con l'accappatoio che sapeva ancora di Coccolino e neanche l'ombra di un calzino sudato.
Scocciata dall'infallibilità del proprio istinto, Amanda fu sul punto di attaccarsi al telefono, ma poi si ravvide.
Forse, era davvero il caso di aspettare dicembre e di permettere a quel tesoro di ragazzo di affrontare da solo la prima fase no della sua vita. Fra tutte le sue amiche con figli, infondo, lei era l'unica a non aver avuto ancora a che fare con le tipiche beghe dell'adolescenza.

- Mia figlia parla come uno scaricatore di porto... -
- Eleonora si vantava con la sorella di star uscendo con ben tre ragazzi contemporaneamente e stava facendo i paragoni sul loro modo di baciare... -
- L'altro giorno, Tania è tornata ubriaca dalla discoteca. Le ho tolto subito la macchina... -
- Ho beccato una scatola di preservativi in fondo al cassetto delle mutande di Lorenzo. -
- Mio figlio ha fatto di nuovo a botte... -
- Mio figlio non studia e prende le insufficienze. -
- Mi ha di nuovo fatto litigare con i vicini perché fa il grullo con i petardi... - *
- Torna e si chiude in camera. Non parliamo. Quel computer è sempre acceso, che farà dalla mattina alla sera, dico io?! -
- E' grassa! E' grassa! Ormai s'è convinta di essere grassa e non mangia più...  -
- Ha di nuovo preso una multa! Basta, ci sarà da litigare, ma niente motorino per un mese... -

Amanda chiuse gli occhi, e china sulla lavatrice ne richiuse il cestello senza avviare nessun programma. Stavolta, anche lei avrebbe domandato consiglio alle sue amiche...

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Fare il grullo: dal fiorentino - comportarsi in maniera irresponsabile anche se ha una connotazione più positiva che negativa. " Grullo " a Firenze è un sinonimo affettuoso di sciocco. " Ai grulli, quasi si vuol bene, per intenderci " ^_^

La foto vuol essere simbolica e rappresenta Amanda e Juri.


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