2. L'Effetto che mi fai
Il gorgogliare dei piccioni riempiva le stanze buie di quel vecchio edificio abbandonato, confondendo la ragione.
Era Giorno? Notte?
Juri non riusciva a comprendere neanche come avesse fatto a raggiungere quel luogo...
Assi sconnesse impedivano alla luce di penetrare attraverso le persiane mal ridotte, mentre al suo passo incerto s'accompagnava lo scricchiolare della pavimentazione instabile. All'improvviso, lo sguardo gli cadde su un grosso tappeto colorato.
Lì sotto c'era qualcosa...
Fu il suono della sveglia a riportarlo alla realtà.
Era mattina e quel luogo sconosciuto s'era dileguato fra gocce di sudore uno strano senso di spossatezza.
Calciar via le coperte e recuperare il telefono lo misero di fronte a una notizia inaspettata.
Dam: Febbre. Mi dispiace per il cinema.
Quel messaggio tolse d'importanza a qualunque altra notifica.
Marina l'aveva invitato a prendere un cappuccino prima dell'inizio delle lezioni, ma Juri aveva declinato di getto, come se concedersi una piacevole colazione con una bella ragazza rubasse spazio a qualcos'altro...
Marina Dei era una delle ragazze più carine del terzo anno.
Difficilmente varcava il portone dell'Internazionale senza qualcuno che l'adulasse.
Complimenti ai suoi lunghi capelli neri e ai grandi occhi da cerbiatta non si risparmiavano mai... Claudio la definiva una rizza cazzi sotto copertura, perché gattamorta non era abbastanza. La differenza fra 'sì perniciose categorie di donne stava nel darla o meno.
Secondo Claudio, Marina se la spassava alla grandissima, pur facendo di tutto per passare da santa. La scuola era una sorta di terreno franco, luogo dove Marina non avrebbe mai scelto nessuno, al fine di non diminuire il numero dei corteggiatori. Claudio la reputava una creatura triste, bella ma più vuota di un pacchetto di M&M a quindici minuti dalla sua apertura...
- Hai fatto bene a non vedere quei quaranta chili di guai! Anche se mi sorprende che a cercare sia stata una come lei. - aprì il discorso Claudio, aggiustandosi l'elastico da calciatore che gli teneva l'alta fronte scoperta dalle ciocche castane.
- In realtà, non avevo voglia e basta. Le colazioni improvvisate non mi piacciono. -
- Con Dam, però, le fai. -
- Sono programmate. - s'affrettò a correggere Juri, iniziando a ricopiare alcuni esercizi dalla lavagna. Claudio fece spallucce, e con il lapis a ticchettare il mento solido, tornò su Marina.
- Quella ti vuole nel suo harem di deficienti con le palle incagliate. -
- Incagliate?! - ridacchiò Juri, scuotendo la testa davanti a quel parlare estroso, proprio di Claudio e della sua insospettabile cultura.
Nonostante praticassero sport diversi, Juri e Claudio si erano immediatamente trovati.
L'anno di passaggio dal settore scolastico a quello giovanile li aveva visti condividere gioie e dolori dei rispettivi sport. Conversazioni interminabili raccoglievano dubbi e paure: sarà convocato? A fine anno avrò ancora un posto in squadra?
Claudio giocava in una grossa società calcistica ed ogni volta che un osservatore si presentava al campo, sperava sempre di vedere uno stemma gigliato sulla sua giacca.
Sognava di essere convocato nella Fiorentina e Juri tifava per lui.
- Marina non la darà mai a uno della nostra scuola, perché significherebbe prendere posizione. Scartarne dieci per tenerne uno. Pensa, se si mettesse con Duccio, credi che Massi, super cotto di lei, le farebbe ancora tutti quei favori? Marina è furba, va solo con gente di altre scuole per tenere tutti quelli dell'Internazionale sullo stesso livello. -
- Come puoi dirlo? -
- Lo dice Vic. -
Claudio Cangialosi e Vittoria Carboni condividevano una situazione assai anomala.
Abitavano al pian terreno di un tipico palazzo fiorentino degli anni sessanta, un casermone con le serrande azzurro triste e le stanze ampie, dai pavimenti in marmo. I Cangialosi e i Carboni possedevano ottanta metri quadri di giardino separati da un muretto talmente basso da metterne in dubbio l'utilità.
Fin da piccoli, Claudio e Vittoria vi si erano incontrati per sporcarlo con i gessi, poi, quando le gambe di Claudio s'erano irrobustite, il divisorio era stato scavalcato, e i quattro coniugi avevano osservato i due pargoli rilassarsi all'ombra del noce.
Il muretto era stato abbattuto quella stessa estate, rendendo il legame fra le due famiglie quasi parentale. Non era difficile, infatti, scoprire Claudio a razzolare nel frigorifero dei Carboni o veder Vittoria entrare nella doccia dei Cangialosi, perché dotata di più confort...
Spesso, cenavano tutti insieme, e negli anni della scuola materna, mamma Carboni aveva dovuto spiegare più volte a Vittoria che Claudio non era suo fratello.
- Non ti da fastidio che Vic possa entrare in camera tua, ogni volta che vuole? -
- Se anche fosse? Non ho nulla da nascondere. - osservò Claudio, ripensando alla ragazza in short e canottiera - Mi rompe solo quando si mette a frugare dappertutto. -
- A me non piacerebbe, ma alla fine, lei per te è come una sorella, no? -
- Sorella un corno! - brontolò Claudio, riducendo i begli occhi verdi a due fessure.
Nel silenzioso scivolare fra i banchi dell'insegnante, il fervore che Claudio aveva usato per negare la sua parentela con Vittoria sembrò ancor più eccessivo. Juri non era mai stato attratto da Vittoria e dal suo corpo formoso.
Pensava che i suoi capelli rosso Tiziano fossero splendidi, perfetti su due occhi grandi e smeraldini, ma niente di più. Odiava quell'osceno mutare dei maschi in prossimità delle belle ragazze, ed anche se ogni tanto stava al gioco, non avrebbe mai rinunciato a nessuno dei suoi impegni per uscire con una.
Lui, tutta questa voglia di fidanzarsi non la capiva. Da quel punto di vista, Claudio era un tipo a posto. Aveva il cellulare pieno di foto sozze, e per i corridoi, non faceva che guardare il sedere a tutte, ma sapeva farlo senza perdere il filo del discorso o rallentare le parole come un ebete.
- Questo pomeriggio vado a trovare Dam. -
- Verrei anch'io, ma ho allenamento.- buttò lì Claudio, mentre la campanella suonava e Juri trasaliva. - Quel Dam è uno a posto, vero? Non si direbbe che abbia combinato un casino pazzesco all'Odeon. -
- Quale casino? -
- Luglio. Dice che Damiano stesse litigando a morte con uno. Lo hanno visto rovesciare il tavolo del buffet e la faccenda si è conclusa con l'intervento dei camerieri. -
- E di che litigavano? -
- Non s'è capito. Volavano offese assurde! A un certo punto, Dam ha pure gridato al tizio sei peggio di una puttana! -
Juri pensò subito che si trattasse dell'ex ragazzo di Damiano, quello che l'aveva lasciato via whatsapp. D'altronde, come altro ricollegare certe parole a un uomo?
Con la mente impegnata a immaginare le sale ammiccanti del raffinato pub e il probabile ex ragazzo di Lamberti, arrivò finalmente la fine delle lezioni.
Zaino in spalla, Juri affrettò il passo al motorino, quando la figura ammaliante e impeccabile di Marina lo raggiunse.
- Sempre di fretta, tu... -
- Ho impegni. -
- Capisco, ma... ti hanno parlato male di me? - domandò la ragazza. Juri non rispose, e una volta sfilato il casco dal bauletto, prese a sondarla.
- Nessuno mi ha parlato male di te. -
- Beh, non sembra. - sbuffò la mora, ora arricciando le dita fresche di manicure ai capelli - Stamattina sei stato freddo. -
- Ho solo scritto che non potevo. Che dovevo dire? Anche se avessi usato più caratteri, il messaggio non cambiava... -
- Non proprio, ma farò finta di crederti.- sospirò Marina, scoccandogli occhiate che avrebbero messo soggezione a molti. Era più che consapevole di come Madre Natura l'avesse fatta, e quasi si sorprendeva quando le capitava di avere a che fare con ragazzi che non mostravano segni di cedimento davanti ai suoi modi. Non viveva nella pretesa di sedurre il mondo, tuttavia, certe resistenze l'incuriosivano.
- Devo andare, Didì, ci vediamo domani. -
Marina Dei non rispose, ma come Juri mise in moto, un accidenti a te sussurrato le uscì a denti stretti.
Juri ignorava quanta pubblicità positiva il veleno di Sara gli avesse procurato.
Salvo le amiche strette della ex, quasi tutte le ragazze avevano rivalutato Tolosa e i suoi modi un po' sfuggenti.
Le corna non piacevano a nessuno.
Subirle o vederle subire, automaticamente, adombrava qualunque altra mancanza e i licei sapevano essere dei luoghi spietati, a livello di chiacchiere.
Perché lui non ha mai voluto fare sesso con lei?
Certo che lei è stata stronza a mettere le corna...
Qualunque cosa, pur di non limitarsi ad ammuffire sui testi scolastici...
Juri era come cieco davanti alle attenzioni di Marina o agli sguardi delle belle che avrebbero gradito approfondire la sua conoscenza; da quando Damiano era entrato nella sua vita, niente reggeva il confronto.
La scusa dei compiti gli aveva fornito un ottimo pretesto per raggiungerlo da sua madre, nonostante avesse suonato con la certezza di essere lì solo per gentilezza.
Ma vedere Damiano non era come fissare con Claudio o con gli altri ragazzi. Il nuovo amico gli trasmetteva una strana e piacevole soggezione, soprattutto quando iniziavano a chiacchierare delle cose più disparate. Juri non si sentiva giudicato ma, al tempo stesso, ci teneva a fare bella figura, emozionandosi quando l'altro gli dava ragione.
A Juri non era mai importato di piacere agli altri, ma con Damiano le regole ci misero poco a cambiare...
Piacergli era importante.
Capirlo fu talmente scocciante che restare concentrato durante l'allenamento serale fu difficile.
Lacrime inspiegabili salivano di tanto in tanto; ora ricevendo una battuta adesso ridendo alla battuta di un compagno di squadra, sotto le docce.
Che cosa gli stava succedendo?
Perché stare con Damiano gli scatenava emozioni tanto forti?
Trovarsi di fronte a Marina, una volta terminati gli allenamenti, fu un vero choc.
La ragazza era più bella che mai.
Alta quasi quanto lui, vestiva una minigonna di jeans talmente vertiginosa che tutta la squadra si espresse in commenti più o meno rumorosi. Perfettamente truccata, s'era ordinata i capelli in una coda alta, e ben stretta in un caldo golfino seconda pelle, gli si allacciò al braccio, ostentando una certa confidenza.
- Posso aspettare mio padre con te? -
- Scusami? - domandò Juri, mentre il buon profumo di Marina gli saliva per le narici ma senza provocare alcun effetto stordente - Didì, perché mi tendi gli agguati alle undici di sera? -
- Non ti sto tendendo nessun agguato, scemo! Ero fuori con la Mimma, e me ne stavo giusto tornando a casa, quando un balordo ubriaco ha iniziato a seguirmi. Mi sono spaventata, e trovandomi da queste parti, ho pensato che ti avrei incontrato. -
- Chiamare subito tuo padre, no? -
- Beh, in realtà non ho ancora fatto quella chiamata. - uggiolò dispiaciuta, abbassando lo sguardo con fare adorabile - Insomma, sai com'è essere figli di avvocati, no? -
- Ne ho un'idea abbastanza precisa, sì... -
- Regole ferree e dibattiti impossibili da vincere. Inoltre, oggi sono da mamma, e lei non m'ha vista uscire così. Montava in ospedale alle otto e io ho fatto la furba, cacciandomi nei guai... non ho soldi per un taxi e... -
- Vieni. - sospirò Juri, mandando gli occhi al cielo - Ma sono in bici, perciò ci vorrà un po'. -
Marina sorrise e Juri non si pose troppe domande sulla veridicità di quel racconto.
Suo padre e il signor Dei collaboravano all'interno del medesimo studio legale, e in passato, era capitato che le famiglie si frequentassero, ma il divorzio lampo degli Dei aveva stroncato sul nascere una possibile tradizione, facendo crescere Juri e Marina come semplici conoscenti. Ritrovarsi al liceo era stata una sorpresa.
Adesso, Marina se ne stava in equilibrio sul portapacchi della Graziella bianca, tenendo le cosce ben strette e gli stivali alti. Non era comodo viaggiare in quel modo, ma Juri pedalava rapidamente, senza mai darle la sensazione di cadere. Il borsone da pallavolo era stato pigiato nel cestino, permettendo alla ragazza di poggiargli la testa sulla schiena. Per tutto il tragitto non volarono commenti, ma una volta davanti casa, Marina non resisté a immortalare 'sì raro evento con un selfie.
- Perché? -
- Scriverò sulla home che sei stato gentile. Non mi piacciono le cattiverie di Sara. -
- Lei è solo ferita; non provocarla. -
- Oh tesoro, come sei dolce! Ma credimi, quella non se lo merita. Non sai che dice di te... -
- Che dice? -
- In realtà, mi mortifica riferirti le sue malignità. - borbottò Marina, sistemando la borsetta sulla spalla - Però, ecco, lei sostiene che tu abbia problemi di erezione. E che non t'è mai venuto duro nemmeno una volta. -
- Sì, certo, perché lei passava tutto il tempo a farmi il controllo qualità pacco... - sbuffò Tolosa, prendendola sul ridere - Sai che c'è, Marina? Sara può dire ciò che vuole, ma non sono io quella che per non essere da meno delle altre, si è gettata fra le braccia di un deficiente. I brutti ricordi ce li ha lei... -
- Sono d'accordo, anche se la tua calma mi sorprende. Io l'avrei presa a schiaffi! -
- Il destino ha già pareggiato i conti, diciamo così. -
- E le corna non t'hanno fatto soffrire? Era la tua ragazza... ha fatto sesso con un altro... -
- Forse, quando è successo, già i sentimenti si stavano affievolendo. Chissà... anch'io mi sono sorpreso della tranquillità con la quale ho affrontato gli eventi. Le ho voluto bene, questo non lo nego, ma se l'avessi amata davvero, adesso starei peggio.-
- Saresti arrabbiato. -
- Può darsi. -
- Perché non ci hai fatto sesso? -
- Perché queste cose vanno sentite. Non mi butto su una ragazza solo perché ha le tette. -
- Attento, Romeo! Queste frasi fanno innamorare le donne! - flirtò Marina, strappandogli un sorriso.
- Buonanotte Didì, e la prossima volta, cerca di non infilarti in situazioni tanto pericolose. -
- Ci proverò. -
Combattere con Marina il senso di vulnerabilità suscitato da Damiano risultò una strategia dalla vita breve. Una volta rincasato, nonostante l'apparente tranquillità, gli bastò prendere il cellulare per far crollare tutto.
Un unico fottuto messaggio.
Dam: Ci ho pensato un po' prima di scriverti. Oggi sei andato via con la faccia strana. Non mi sembra di aver detto niente di spiacevole, ma se così fosse, potresti parlarmene? Mi scoccerebbe mandare all'aria ogni cosa per un non detto.
Damiano gli aveva letto dentro e questo colpiva più della battuta di Marina su Romeo.
Damiano aveva percepito la stranezza delle sue emozioni, e questo lo faceva sorridere come un idiota, tenendolo lì, a fissare il cellulare come se potesse cambiare forma da un momento all'altro.
Quando la testa di Marina si era appoggiata alla sua schiena, una leggera sensazione di piacere gli aveva pervaso la pelle, ma nulla di vagamente paragonabile a ciò che lo stava attraversando in quel momento.
Damiano lo capiva.
Tu: Non mi è mai capitato di trovarmi così bene con qualcuno, dopo pochissimo tempo.
Tu: La mia faccia, oggi, diceva questo. Non sono abituato a viaggiare in quinta...
Dam: Quindi, tutto ok?
Tu: Sì
Dam: Bene. Ah, visto che ci siamo, sei per caso uscito con Marina? Guarda Facebook.
Tu: L'ho beccata fuori dal palazzetto. Diceva che uno le stava dando noia, ed essendo dalle mie parti, ha pensato di aspettarmi... i suoi sono divorziati e sua mamma non l'ha vista uscire vestita come era... minigonna, maglia attillata, trucco da escort... Per tornare a casa doveva chiamare suo padre, e probabilmente, finire in punizione. Mi ha fatto pena e ce l'ho riportata io. Tutto qui.
Tu: Ma tu come lo sai? Non hai Facebook!
Dam: Cangialosi mi ha mandato lo screenshot per e-mail. Poi mi ha infamato... Marina l'ha messa in modo super fraintendibile, sai? Da quest'unica fotografia, la gente potrebbe farsi i peggio film. Per questo odio i Social...
Tu: ...Visto. Ma l'unica ad arrabbiarsi sarà Sara.
Sara era sempre stata una bambina competitiva, ma da quando Giada De Rosa s'era trasferita nel suo quartiere, 'sì spiccata peculiarità del suo forte carattere aveva iniziato a trasformarsi.
Paragoni continui fra le due, anche innocenti, la facevano rincasare con lo stomaco in subbuglio.
Erano coetanee, bionde e riccioline.
Stessa corporatura; gusti simili.
Ma per qualche strano scherzo del destino, a Giada veniva tutto meglio, e le persone intorno a loro, seppur con innocenza, non si risparmiavano ad osservarlo.
Per tutte le scuole elementari, Sara aveva nutrito un silenzioso odio irrazionale nei confronti dell'amica, arrivando a tirare un profondo respiro, quando le loro strade di erano finalmente divise.
Giada non avrebbe frequentato l'Internazionale.
Sara avrebbe voluto litigarci e urlarle in faccia quanta frustrazione le provocasse la sua sola esistenza, ma alla fine, Giada non aveva colpe.
Giada non ostentava niente.
Agli occhi di Sara, non c'era niente che valesse più della popolarità.
Sara bramava essere al centro dell'attenzione, e dunque seguiva la moda del momento, accaparrando tutto ciò che era considerato In.
Mettersi con Juri, un ragazzo a prima vista perfetto, era stato un vero colpo.
Camminare al fianco della sua faccia da copertina patinata, corredata da due occhi turchesi mozzafiato, l'aveva fatta sentire una Regina per mesi.
Poi era arrivato il problema del sesso e a nulla erano servite le gentilezze che lui gli serbava.
Che le importava di essere chiamata Principessa, quando ai giardini del Campo di Marte, le altre parlavano di sesso, lasciandola completamente basita?
Non esisteva che lei fosse da meno!
Anche lei doveva poter dire la sua, e la sua doveva essere la meglio di tutte!
E Giada taceva.
Giada restava sempre in disparte quando si parlava di sesso.
Sara non la capiva, anzi, trovava i suoi silenzi ancor più irritanti, associandoli a una muta presa di superiorità.
Poi, casualmente, durante una festa, Sara pensò di trovarsi di fronte al motivo di 'sì tanta riservatezza...
Come poteva, la cara dolce Giada, ostentare la propria sessualità, quando non avrebbe dovuto parlare di uno, bensì di due ragazzi?
Sara aveva pensato più volte a un modo efficace di sfruttare quel segreto, ma presto, il destino le aveva messo davanti ben altre situazioni.
Marina Dei.
Damiano Lamberti.
La prima aveva il pessimo vizio di adombrarla, mentre il secondo si era esposto proteggendo Juri, a inizio anno, facendola finire in presidenza.
A ripensarci, Sara s'infuriava ogni volta ma nel crescere aveva imparato a pazientare.
Con il tempo, avrebbe avuto la sua rivincita.
Marina De Rosa: Una giornata faticosa, con professori particolarmente psicotici, conclusa più che bene, grazie Juri! #MomentoSpeciale
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Nell'Immagine: Ponte di Santa Trinita e Liceo Internazionale. Non so di preciso quante e quali classi siano ubicate all'interno del Palazzo Storico, perché molte lezioni si tengono in un altro edificio ( la sede ).
Infamare: fiorentino - offendere.
Incongruenza Storica: Palazzo Frescobaldi.
Attualmente, l'edificio chiamato " Palazzo Frescobaldi " si trova in Via di Santo Spirito 11 mentre l'Internazionale si erge in Piazza Frescobaldi ( foto ), non troppo distante da lì. Nel racconto, tuttavia, continuerò a identificare l'Internazionale come Palazzo Frescobaldi, poiché, storicamente, l'edificio ha effettivamente portato questo nome, quale primissima abitazione dell'antica famiglia. Dal 1200 ad oggi, il palazzo è stato distrutto e costruito più volte, fino a diventare una scuola.
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