16. Fiducia (Parte II)
Era appena iniziata la ripresa quando Vittoria tornò sugli spalti con gli occhi lucidi e tanta voglia di mandare Benedetta al diavolo. Adesso, non solo l'amica aveva annullato il loro pomeriggio all'Outlet, ma si azzardava perfino ad andarci l'indomani, con Samantha.
Chiaramente, anche Vittoria era invitata.
Peccato solo per l'interrogazione di Storia...
Vittoria continuava a fissare il cellulare in cagnesco, mentre un'inaspettata rete di Federico Chiesa regalava alla Fiorentina il secondo goal, trasformandola nell'unica macchia nera, in
in quel tripudio di gioia.
Non voleva cader vittima dei cattivi pensieri, ma come ignorare quello che sentiva?
Benedetta e Samantha erano più simili.
Vittoria tirò su con il naso mentre l'attaccante gigliato correva esultando. Con il dito sembrava far cenno di no, quasi non volesse credere neanche lui alla prodezza compiuta. Chiesa aveva saltato e colpito il pallone al volo, come in uno dei tanti gloriosi episodi di Holly & Benji.
- Va tutto bene? -
Un tocco sulla spalla ed ecco l'insperato interesse di Claudio.
Vittoria si limitò ad annuire ma il ragazzo non si mostrò convinto. Piano, lasciò la presa per tirarle una ciocca di capelli e ritrovare l'attenzione dei suoi grandi occhi olivastri.
- Se stai male, andiamo a casa. -
- Sarebbe meraviglioso, ma sono solo arrabbiata con Benedetta e anche se ultimamente sei stato odioso, non lo sei stato abbastanza da farti perdere una partita del genere. -
- Grazie della concessione... -
- Uffa! Benedetta è davvero egoista quando fa così! Non solo è incapace di organizzare le cose, ma si permette pure di spostarle a suo piacimento... senza domandarsi se gli altri abbiano impegni! Inoltre, non contenta, ha esteso perfino l'invito a Samantha! Io non ho nulla contro Samantha, ma questa cosa era nostra... e invece pare che domani sarò l'unica a restare a casa... -
- Domani non puoi andarci? -
- No. Una volta saltato l'Outlet mi sono avvantaggiata con matematica e poi sono venuta qui. Lunedì interroga a Storia e io ho preferito lasciarmela per domenica, visto che certamente mi chiamerà. Siamo solo in sei senza voto. - spiegò Vittoria, cercando di non far scappare le lacrime - Insomma, se Benedetta m'avesse avvertito per tempo, io ce l'avrei fatta ad organizzarmi, ma così... -
Claudio prese a titillarsi le labbra con espressione pensosa, dando l'impressione di starsi seriamente concentrando; poi si pronunciò.
-Ora ti racconto io, come sono andate le cose. -
- Sai qualcosa che io non so? -
- Sì, quei due stecchini non volevano andare all'Outlet con una ragazza tutta curve come te, e le capisco, io non farei mai la doccia con Rocco Siffredi, per quanto sia lui fuori taglia... -
-Eh? - s'imbarazzò lei, indecisa se arrabbiarsi o abbandonarsi a una gran risata - Ma che scemo! -
- Scherzi a parte... la prossima volta, io non chiamerei Benedetta per uscire. -
La sfida al Franchi sembrava già chiusa ma sullo scattare del tredicesimo minuto della ripresa, ecco Khedira penetrare l'area grande della Fiorentina, piegando con decisione verso la parte opposta del campo, dove Sturaro e Higuain non si fecero trovare impreparati. Correndo quasi a fianco, i due attaccanti bianconeri si avvicinarono minacciosi alla porta, braccati dai difensori della squadra di casa.
Fu un attimo, e dai piedi di Sturaro, il pallone passò a quelli di Higuain ed ecco il goal.
Nel boato della tifoseria avversaria, la partita si riapriva minacciosa. La Vecchia Signora era una squadra tosta e non era il caso di concederle spazi o di abbandonarsi a errori grossolani. Rocco già s'era messo le mani nei capelli, ripensando a tutte quelle volte dove la Fiorentina s'era fatta recuperare all'ultimo, mutando vittorie scontate in pareggi, o peggio che mai, in sconfitte.
- Perché dobbiamo soffrire fino alla fine! -
- Fa parte della storia. - ridacchiò Marina, poco prima d'irrigidirsi.
Qualcuno la stava guardando dalle file sottostanti. Un volto noto.
Un volto incontrato per caso, il giorno della morte di Mirko Zacchini.
Il suo cuore perse un battito mentre il gelo delle gocce di pioggia sulla pelle la faceva rabbrividire, portando seco quella ragazzina civettuola che s'era sentita più che lusingata delle chiacchiere casuali con quell'universitario alla fermata del bus...
Il corpo esanime del suicida, trovato poco dopo, concluse la carrellata di ricordi come nei film, facendola trasalire.
Marina s'artigliò al braccio di Rocco mentre un pericolosissimo Dybala piazzava un calcio di punizione perfetto. La Juventus si preparava a al pareggio, tutta schierata in avanti con i migliori uomini in area di rigore. Erano sussulti sia in gara che in lei, seppur nessuno potesse capirlo.
Rocco le prese la mano d'impulso, totalmente preso dall'ennesima azione al cardiopalma.
Fu un gesto assolutamente irrazionale e del tutto impulsivo...
- Perché non la smette di fissarmi? semplicemente, non ci siamo risentiti... Capita. eppure, pare avercela con me. Forse, non guarda me, realmente... -
Colpo di testa di Higuain ed ecco i brutti ricordi infrangersi. Marina riportò l'attenzione sull'assedio bianconero e il pollice di Rocco le scivolò gentile sulle nocche.
Sapeva bene che quelle attenzioni erano puramente casuali ma in quel momento finse il contrario. Sentire gli occhi di quello sconosciuto addosso non le stava piacendo.
Il portiere gigliato si lanciò sulla sfera per deviarne la potenza, ma il suo intervento mise nuovamente nei guai la difesa. La folla era in delirio mentre il gioco si stava concentrando tutto lì, in pochi metri.
Il cuore dei tifosi accelerava la corsa, mentre quasi non si capiva più niente.
Poi, di nuovo lui, Higuain...
Pareggio? Un intervento miracoloso di Tatarusanu fermò definitivamente quella snervante azione d'attacco. Rocco balzò in piedi e lanciò le braccia al cielo, esultando e spezzando definitivamente il loro contatto.
Non si era reso conto di niente ma la sua mano sinistra era insolitamente più calda.
La mansarda di casa Tolosa era tanto pulita quanto piena di cianfrusaglie.
Il divano-letto si scopriva circondato da vecchi mobili e da ninnoli antichi d'ogni sorta. Damiano si tratteneva a stento dal frugare qua e là, ora attratto da un vecchissimo carillon a carosello adesso rapito da una raccolta di litografie. Juri, già in pigiama, riposa la gamba su un grosso cuscino dalla federa ricamata a mano, e con una certa indolenza, fissava la pioggia battere sulla finestra a tetto. La luna era completamente sparita dietro le nubi, costringendoli ad accendere le cinque lampade a terra del grande locale.
- Hai un vero mercatino dell'usato quassù! Cavoli... questi vecchi schizzi di Firenze sono bellissimi! -
- Mamma vorrebbe portare tutto di sotto ma a mio padre piace il moderno. -
- Certi disegni non hanno età. - sorrise Damiano, avvicinandosi al letto.
Rilassato solo in apparenza, s'infilò sotto le coperte e affondò con la testa nel cuscino. Era stato bene, durante la cena. I Tolosa non erano stati entranti e le chiacchiere si erano tenute sul generico, senza mai toccare il personale. Avevano parlato dei disagi provocati dai troppi cantieri della Tramvia, dei nuovissimi vigili di quartiere e della nuova statua in Piazza della Signoria. Era stato bello trascorrere tanto tempo fra gli adulti, a tavola, senza litigare o toccare argomenti scomodi.
Da quanto, non capitava?
- Parliamo? - invitò Juri.
- Non ti basta vedermi qui, invece che sapermi in giro per locali, a bere e a rimorchiare? -
- L'altra volta era morto un ragazzo. -
- Stavolta non è morto nessuno. - assicurò Damiano, ora mettendosi di fianco.
Avvertire gli occhi grigi di Damiano così vicino l'agitava, eppure, lì, nel calore delle lenzuola, Juri si scopriva stranamente tranquillo. Era una situazione non del tutto nuova, per certi versi, insidiosa. L'ultima volta che erano stati intimi, qualcosa di troppo strano era successo...
Juri si morse il labbro inferiore e i messaggi giocosi di Marina si sovrapposero alle parole rassicuranti di Claudio in merito alla sua probabile omosessualità.
Nel silenzio, il respiro dell'altro prese a far da padrone, guidando i suoi occhi fino al bel profilo assorto.
A che stava pensando, il suo Dam?
- Oggi, in classe, hai scritto una cosa sulla quale non ti credevo capace di scherzare... -
- Detesto le chiacchiere gratuite... -
- Limonare duro. Non l'avevo mai sentito. -
- A me piace. Da l'idea di un bacio diverso, uno di quelli dove proprio non ti vuoi staccare. Sono quelli che si danno mentre ci si spoglia e non si vede l'ora di passare al resto. Immagino. -
- Quindi, non ne hai mai dato uno. -
- No. -
- Sara avrebbe voluto. -
- Non parliamo di Sara. Ultimamente, quasi mi domando come abbia fatto a starci insieme; a essere cieco davanti a certi suoi atteggiamenti. -
- Eri attratto. -
- Ero chiuso nel mio mondo. - ammise Juri, incrociando le braccia sul piccolo tronco del naso - E ammetterlo non è semplice, perciò, vedi di venirmi incontro. Svuota il sacco anche tu. Perché stasera hai scelto di non fare l'idiota? -
- Non volevo litigare di nuovo. -
- Litigare? -
- Ogni volta che mi faccio uno o che tu pensi che lo faccia, ecco che impazzisci. - riconobbe un'espressione da schiaffi. Juri corrucciò la fronte e scosse la testa.
- Non voglio che prendi la gonorrea, Dam. Però se fosse la sifilide andrebbe bene... -
- Fanculo... - ridacchiò l'altro, arruffandogli i capelli con fare giocoso. Juri fece altrettanto, e ben presto, fra i due iniziò una buffa lotta dispettosa, accompagnata da risate e da svariate offese.
Furono i passi di Amanda a interrompere ogni cosa, acquietando gli animi e distanziando i corpi bollenti. Juri non era il solo a percepire quella situazione come pericolosa e dopo aver ricevuto la buonanotte, nuove parole riempirono il silenzio.
- Non voglio mai più fidanzarmi. Lo dico chiaramente. Tu, invece, sei uno da relazione stabile. -
- Dove vuoi arrivare, Dam? -
- Mattia Fanara è uno stronzo che si farebbe chiunque, pensando solo a se stesso. Insomma, io non so come vi siate incontrati, ma temo che lui ti veda solo per il tuo aspetto. -
- E deduci tutto questo da una semplice richiesta d'amicizia online? -
- No, e sappi che questo mistero sulla faccenda non aiuta neanche un po'. -
Adesso, l'atmosfera nella stanza era cambiata.
Juri si sentiva spalle al muro, indeciso se seguire i consigli di Marina o se vuotare il sacco come avrebbe fatto di solito. Da una parte, gli piaceva tenere Damiano sulla corda ma dall'altra si sentiva in colpa. Il compagno sembrava realmente preoccupato, per quanto fosse irritante che a sbottonarsi doveva sempre essere lui.
Odiava la riluttanza dei begli occhi grigi a parlare di loro stessi.
Affondando gli incisivi nel labbro inferiore, Juri tentò di darsi una smossa, poi altre parole vennero da sole.
- L'ultima volta che litigammo, m'accusasti di non sapermi lasciare andare, no? -
- Ricordo. Perché lo tiri fuori adesso? -
- Lo pensi ancora? -
- Un po'. - ammise Damiano; ora tirando le ginocchia al mento. Sistemò il cuscino dietro la schiena e di nuovo i loro sguardi si trovarono nella penombra.
- Ecco... tu fai sempre così, quando ti trovi di fronte a cose che non sai come risolvere? -
- Sì, e tu mi biasimi. -
- Ma il mio biasimo non ha sempre ragione, no? -
- Dove vuoi arrivare? -
- Sono sempre più confuso su me stesso, Dam. - rivelò Juri, ora schiacciandosi la faccia con le mani - Io... vorrei essere come Claudio o come Lapo e Neri. Loro, quando vedono una bella ragazza, subito si agitano e iniziano a parlare di quello che le farebbero. Claudio, inoltre, mi ha raccontato della sua prima volta. E' stato un racconto buffissimo, con tanto di difficoltà a trovare l'entrata di lei, però... ecco, mentre scendeva nei dettagli, io sentivo che per lui era stato... bello! Fuoco! Brivido... e io vorrei provare tutto questo. -
- Accadrà. - garantì Damiano, concedendogli un tocco sfuggente alla schiena calda.
- E se lo stessi cercando nella metà del cielo sbagliata? -
- Come sei aultico... -
- Non prendermi in giro! -
- Scusa, ma certe espressioni proprio mi... -
- Io credo che dovrei baciare un ragazzo. - parlò sopra Juri facendo sgranare gli occhi dell'altro.
Damiano avvertì il cuore stringere e increspando leggermente le labbra parve dubitare del da farsi. Una sensazione agrodolce gli era salita sino in gola e le dita avevano sentito l'esigenza d'afferrarla, sfiorandosi il pomo e le giugulari.
- Forse dovresti, Juri, ma quel ragazzo non sarò io. -
Tali parole fecero più male di uno schiaffo.
Juri ne subì appieno l'effetto doloroso e stordente. Damiano le aveva dette senza lasciar trapelare emozione alcuna, fissandolo come attraverso uno specchio. Le nere pupille, fiere e decise, erano rimaste fisse su di lui, ora solido solo in apparenza.
Dentro si stava mescolando tutto. Il sangue bruciava e respirare faceva male. Malissimo.
Juri si stava amaramente pentendo di aver condotto la conversazione fin lì.
- Siamo troppo diversi, Juri. - riprese il compagno di classe, ignaro che la bomba appena lanciata stesse ancora risuonando tutt'intorno. - E io non voglio litigare con te. -
- Li... litigare? E'... è solo un bacio... frena...! E neanche te l'ho chiesto direttamente! Anzi, forse, neanche so se ho davvero voglia di darlo... -
Una tremulante protesta si levò come ultima difesa estrema.
Juri si sentiva sgretolare mentre cercava di darsi un decoro, riuscendovi a fatica, sempre in extremis.
- Tu non capisci, Dam! Tu non capisci! Tu non capisci neanche un po'... -
- Temo di no. -
- No, infatti. -
- Hai corso troppo... tutto qui. - garantì Juri, annuendo quasi dieci volte mentre qualcosa si spaccava al centro del petto. Che cos'era?
Guardare un film fu l'unico modo per staccare.
Di tanto in tanto, Damiano aveva l'impressione che Juri trattenesse i singhiozzi, e quando accadeva, concentrarsi sulle gloriose gesta di Capitan America diventava complicato. Sapeva di aver parlato in maniera coerente, tuttavia, dove l'aveva condotto la sua amata razionalità, fino a quel giorno?
La carezza di sua madre si ripresentò come un fantasma scomodo mentre una voce nella sua testa gli sussurrava di non lasciarsi andare. Di continuare così. La corazza che s'era forgiato per impedire agli altri di toccarlo più del dovuto andava benissimo per procedere senza intoppi, godendosi la vita fra serate brave, risate e rapporti leggeri.
Ma Juri?
Damiano non poteva negarne l'importanza e il bell'effetto che gli stava facendo.
La sua vicinanza mescolata a un carattere completamente opposto al proprio gli regalava emozioni mai provate. Juri era una di quelle persone speciali, che fanno venir voglia di alzarsi ancora una volta...
Le dita s'artigliarono sulle cosce, mentre le ultime battute della sua lite con Ruben gli tornavano alla mente, seguite dai suoi genitori in feroce disputa, sempre troppo svelti a passare da lui a fatti personali. Le luci della volante dei carabinieri che lo conducevano in centrale illuminarono a tratti i volti curiosi degli astanti, mentre i camerieri riordinavano il tavolo rovesciato dell'Odeon e Ruben continuava ad accusarlo in lacrime.
Una serata terribile.
La fiducia tradita per sempre.
Damiano si sfiorò le labbra e fu in quel momento che Juri si strusciò una guancia, forse per pulirsi una lacrima fuggiasca, forse per scacciare una zanzara...
Mai più... è un costrutto che non si dovrebbe usare.
- Sai una cosa, Juri? Sei davvero insopportabile, quando fai così... -
Alla luce di tale affermazione, Juri trasalì, ma non fece in tempo a ribattere che la bocca dell'altro fu sulla propria. I suoi palmi caldi gli avevano incorniciato il volto, tirandolo a sé in un gesto tanto nervoso quanto bramato.
Juri si sentì sconvolgere. Troppe informazioni arrivarono al cervello perché ci potesse capire qualcosa. Labbra morbide... odore buono... totale comprensione.
Impossibile tenere gli occhi aperti e non lasciarsi andare.
Assurdo, imporre al busto di non lasciarsi scivolare giù, sul letto, con il peso dell'altro addosso e le braccia avvinghiate alla sua schiena.
Lo stava abbracciando per davvero?
E mentre lo stava abbracciando, per caso, lo stava anche baciando?
Juri si sentiva le guance in fiamme e... chissà a che pazza velocità stava viaggiando il suo cuore!
I baci precedenti non avevano mai viaggiato su simili frequenze.
Ma che era successo?
Perché Damiano aveva cambiato idea di punto in bianco?
Riaprire gli occhi e scoprirlo a pochi centimetri dal suo volto con le labbra gonfie e bagnate lo scoprì attraversato da brividi e da bollori.
- Facciamo che per un po' non ci poniamo domande su quello che siamo, ok? -
- Ma... - balbettò Juri, deglutendo a fatica - ...Un momento, io... io... davvero, mi ero posto solo il problema di un bacio... e... tutto qui... noi... noi siamo sempre noi. Non... non parlarmi come se dovessimo essere cose... insomma... cose come... come se io... avessi già capito tutto di me... io... ancora non so... niente. -
- Va bene, Bambi, io e la tua canadese qua sotto faremo finta di crederti. - ridacchiò Damiano, mettendolo di fronte a qualcosa di fin troppo inequivocabile.
- Io... -
- Tranquillo, avrai tempo di ragionarci, e poi, non sei solo, Juri. -
Juri si limitò ad annuire, ora troppo inebriato dell'altro per farsi prendere da ulteriori dubbi e paure. Aveva ancora il sapore di Damiano in bocca, e inerme, lo fissava impaziente, sperando in un continuo che non osava chiedere in maniera specifica.
Era bello stare in quel modo, anche se ancora non riusciva ad ammetterlo con se stesso.
Non voleva fuggire ma le difese non erano ancora crollate del tutto.
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Perdonate la lunga attesa.
"Fiducia" è intenso e dividerlo per esigenze di piattaforma m'è costata molta fatica.
Ci sarà una terza parte O_O
Al prossimo aggiornamento fra 2-5 giorni ( spero )
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