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10. Tre


La madre di Giada rifece i conti per l'ennesima volta, dopodiché sbuffò e chiuse il quadernetto che utilizzava per annotare le entrate e le uscite di casa. Intenta a sparecchiare la tavola, la ragazza si accostò all'elegante madre per metterle una mano sulla spalla e cercare uno sguardo di rassicurazione.

- Tranquilla, non stiamo per finire sotto un ponte! E' solo che vorrei passare al part-time, ma qui aumenta tutto... luce, acqua, gas... tassa sui rifiuti! E tuo padre dice che se non teniamo alte le entrate, ne pagheremo le conseguenze dopo. -
- Sei stanca del tuo lavoro, mamma? -
- No, tesoro, il lavoro mi piace, è solo che i giorni passano, tu sei sempre più grande e io non ricordo l'ultima giornata trascorsa insieme... -
- Io sì.  - sorrise Giada, avvicinando una sedia per accoccolarsi al suo braccio - Mi comprasti Dolce Vita di Cristian Dior e poi andammo al cinema. Due ragazzi ci scambiarono per sorelle e tu litigasti con una signora perché fece fare la cacca al cane, di fronte alla ruota dell'auto. -
- Non rammentarmi quella donna sgradevole! E pretendeva pure d'aver ragione, con l'area per cani a neanche due minuti di passeggiata! - sospirò la donna, alzandosi dopo un solo sguardo d'orologio. Baciò la fronte della figlia e camminò svelta fino all'ingresso, dove s'aggiustò capelli e silhouette allo specchio antico.
- Vorrei essere magra come te, mamma...! -
- Ma tu sei magra, Giada. -
- No, tu sei magra. Io sono robusta. - osservò Giada, misurandosi i fianchi -  E la prova è che quel bel vestito grigio che stai indossando, a me non entrerebbe. -
- Tu hai una terza, mentre a me non è rimasto nulla dopo l'allattamento. Sei più che fatta bene, tesoro. Di che ti lamenti? Qualche amica maligna ti da fastidio? -
- Oggi nessuno te le dice in faccia. Le ragazze parlottano tutte alle spalle e ti pungolano sui Social. -

Sua madre le rispose qualcosa d'incomprensibile dal bagno, e Giada ne approfittò per controllare il telefono. Karl e Alex si trovavano al bar già da dieci minuti, attendendo il suo messaggio di Via Libera. Sua madre non aveva niente contro di loro, anzi, li considerava dei gran bravi ragazzi, ma da quando la cosa a tre era diventata ufficiale, Giada si sentiva più al sicuro ad agire in quel modo.
A nascondere.
Lasciate alcune mansioni alla figlia, la porta di casa si chiuse e un silenzio irreale riempì l'appartamento. Giada fu colta dal batticuore e l'idea che presto sarebbe stata da sola con entrambi, le incendiò il volto.
Bastava digitare la semplice emoticon del pollice sollevato per consentire ai ragazzi di salire. Correre in bagno a sistemarsi al meglio fu di rigore. La biancheria era delle migliori, di quella che non avrebbe mai messo con il ciclo o per fare educazione fisica. Maglia e jeans le snellivano una figura che vedeva sempre lievitata di qualche centimetro, da quando Riccardo aveva iniziato a punzecchiarla sulle forme, vessandola di giorno in giorno con commenti al limite dell'ironico...
Giada premette l'indice contro il fianco morbido e lo stomaco le si strinse: perché non era asciutta come certe sue compagne di classe? Perché le sue anche non sporgevano come sui poster delle modelle di Calzedonia?
Presa dalle paranoie, si scoprì a fissare il vuoto per tre minuti buoni, dopodiché spedì il messaggio, e come i due ragazzi furono in casa, buttò le braccia al collo d'entrambi con espressione cupa.

- Mamma si è messa il tubino grigio! -
- Che ne dici, diamo fuoco a quel fottuto tubino? - sbuffò Karl, impedendole di staccarsi dal proprio corpo. Puntò il mento sulla testa di Giada e fissò Alex con aria esasperata.
- Ognuno ha i suoi fantasmi! Io so solo che ti vedo sempre bellissima, Giada. -
- Ma tu mi guardi con gli occhi di chi mi vuole bene, caro Alex. - uggiolò la ragazza, ora avanzando verso il mobile degli ospiti per recuperare bicchieri di plastica e bevande analcoliche. Poteva offrir loro solo cose che avrebbe anche potuto bere da sola, poiché quella sera, a cena, Giada avrebbe raccontato di aver trascorso il pomeriggio senza ricevere ospiti...
- E io? - intervenne Karl - Io che ti guardo come se fossi la diva di un film porno, sono più credibile, se ti dico che per me sei bellissima? - scherzò Karl, facendo sorridere entrambi.
- No, Karl, ci fai solo la figura del porco. - sorrise Giada
- Porco o meno, ho recuperato una cosa molto utile. - 

Un pacchetto di preservativi scivolò sul tavolino da fumo nel soggiorno, mentre Alex corrucciava la fronte e Giada stringeva al petto la grossa bottiglia di Coca Cola Zero. Dalla strada, l'autobus di linea parve avere problemi al motore, e questo spinse la ragazza a liberare le braccia e a raggiungere la finestra per creare una barriera fra di loro e tutto quel fracasso. Nel girare la maniglia, chiuse gli occhi per qualche istante, giusto il tempo di mettere a fuoco la situazione.
Si era messa con due ragazzi al tempo stesso.
Era in casa con entrambi. Sola.

- Durex XL? Qualcuno non si starà gasando un po' troppo? - osservò Alex.
- Tutti gli altri me lo strozzano. - spiegò Schneider, giocherellando con il dente di squalo che gli pendeva sul costato - Inoltre, questi li offrono i rappresentanti di mamma, anche se ignorano che lei è un'obiettrice di coscienza e via dicendo. Per lei, solo metodo di Ogino-Knaus, per questo in famiglia siamo sei fratelli... -
- I metodi contraccettivi naturali sono soggetti a troppe alterazioni ormonali per dirsi affidabili. - valutò Alex, pensando agli ultimi articoli letti.
- Inoltre, sono anche riuscito a sottrarre un lubrificante molto buono, di quelli delicati sulla pelle. - proseguì Karl, poco prima che Alex lo richiamasse su Giada e sul silenzio nel quale era caduta da un po'.

In quel momento, Giada stava detestando il livello di confidenza costruito con quei due.
Karl stava affrontando l'argomento sesso con la solita naturalezza, senza pensare che adesso, fra il dire e il fare non c'era più quella gran distanza. Inoltre, che pensare di un fidanzato che si presenta con profilattici e del lubrificante?
Giada artigliò con nervosismo la tenda, e senza rendersene conto, volò con la mente a Riccardo. Lui era uno che ci aveva sempre saputo fare in quando ad atmosfera, tuttavia...
Non aveva collezionato ricordi molto piacevoli fra le lenzuola, e fin troppo spesso aveva consultato google per dare un nome a quei piccoli fastidi che avvertiva, di tanto in tanto, dopo i rapporti che le piacevano meno.
Riccardo non era un ragazzo violento, ma a volte, era come se esistesse solo lui...
Per questo, Giada parlava difficilmente di sesso con le altre ragazze.
Per questo, Giada non aveva mai raccontato a sua madre di essersi fidanzata con Riccardo Della Scala o di aver perso la verginità.

- Io non voglio farlo. Non me la sento. - lapidò Giada, serrando le braccia al petto.
- E nessuno ti costringerà a farlo. - mormorò Karl, intuendo il suo disagio  - Scusami, ho parlato come se avessi già calcolato tutto... -
- Lo so. Ora mi passa. - garantì Giada, mentre il ragazzo le si avvicinava per baciarle la fronte - Va tutto bene, né io né Alex siamo mostri di quel genere. -
- Quando succederà, dovrà piacere a tutti e tre, intesi? - intervenne la voce pacata di Alex, invitandola a sedere sul divano per rilassarsi.

Giada sorrise, e chiudendo gli occhi, si lasciò coccolare dal suo abbraccio, poi, anche Karl s'unì a loro. Chiudendo gli occhi, appoggiò la testa al collo di Giada e le scostò i bei ricci voluminosi, cercando la morbidezza del collo.
Inebriandosi del suo odore, socchiuse le labbra in un bacio umido, e quindi le carezzò il fianco, cercando di trattenere quel che già un così semplice contatto stava risvegliando.

- Mi fai il solletico. – sorrise lei.
- Scusami. - giocò lui, proseguendo quei piccoli tocchi delicati.

Si scambiarono smorfie luminose, mentre Alex si limitava ad osservarli, aspettando di essere coinvolto da un bacio di Giada, che non tardò ad arrivare.
Fu un incontro caldo e gradito, qualcosa che per un istante fece ben sperare il ragazzo. La loro relazione a tre stava funzionando. Quella dimensione perfetta dove lui, Karl e Giada, figli di sciagure, si trovavano per completarsi a vicenda, raggiungendo la sperata serenità, poteva dirsi conquistata... ma per quanto?
Un morso giocoso vide Giada sfuggirgli per cader preda delle braccia assai più esigenti e pretenziose di Karl, e fu allora che un secondo campanello d'allarme si accese nella mente di Alex.

- Ehi, Karl! ...Non esageriamo, ok? Prima non ho parlato per caso... dai! -
- Ma sono solo coccole... -
- Le tue mani sul mio seno, le chiami coccole? -
- Guarda che anche tu puoi mettermi le mani sulle tette, questo pareggia i conti?!-
- Tu non hai le tette! -
- Non offendere la mia prima misura! - scherzò Karl, senza mollare la presa. - Al, vieni, fa toccare a Giada anche la tua prima! Lei ha una terza e se la sta tirando una casino... -
- Si, Al! Vieni anche tu! Karl è da galera, senza di te...! - rise Giada.

Di nuovo, Alex s'avvicinò, ma stavolta, le sue mani non raggiunsero Giada, bensì Karl.
Alex aveva bisogno di risposte e quello era il momento più giusto per pretenderle.
Aveva detto sì a quella proposta per non perdere nessuno di loro, tuttavia, gli era bastato poco per percepire che qualcosa già stava dando segni di cedimento.

Karl.

Il bagliore di paura che scorse nei suoi occhi poco prima di congiungere le loro labbra fu più che sufficiente per avvertire l'impulso d'arrestarsi.

- Non vuole -

Così pensò e il cuore non accennava a diminuire il ritmo, mentre ugualmente decideva di osare. Non lo fece con cattiveria né lo tenne a sé per qualche strano piacere perverso, lo fece solo per avere la matematica certezza di non commettere errore alcuno di valutazione...
Giada osservò sorpresa l'inaspettato bacio dei suoi due fidanzati.

- Oh! Cavoli, questo non l'avevo calcolato... – commentò Karl, ora inarcando un sopracciglio, adesso storcendo le labbra.
- E' una relazione a tre, no? Tutti per tutti. Volevi questo, no? -

Non voleva essere spietato, tuttavia, in quel momento, Alex si sentiva nella posizione di dover mettere le cose in chiaro e di parlar duro. A poco a poco, le sue affermazioni rivelatrici rubarono di sensualità al momento, e presto, i quiz della Rai furono un ottimo pretesto per sfuggire alle faccende scomode.
Un ragazzo eterosessuale non poteva adattarsi a nulla del genere, e di certo, Alex non avrebbe partecipato a quel gioco mangiando solo la farcitura della torta.
Angosciato da riflessioni che avrebbe preferito non fare, il bulgaro raggiunse il bagno.
Se i cattivi pensieri avessero potuto uscire dal suo corpo come liquidi fisiologici di scarto, non sarebbe stato affatto male...
Fissando la tazza del water, avvertì le risate di Giada e di Karl in lontananza, percependo il legno scuro della porta chiusa come una sorta di barriera immaginaria. Non voleva perdere nessuno di loro due, per questo aveva detto sì a quella strana relazione, ma adesso, quasi se ne pentiva.

-Temo che Karl abbia imbastito 'sto teatro con fin troppa leggerezza, e se non corriamo ai ripari, presto, finiremo con il farci tutti del male. -

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