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Capitolo 7

7
- Lotor -

Quando Keith aprì gli occhi, ci mise qualche secondo per mettere a fuoco l'ambiente a sé circostante, e per accorgersi successivamente della figura che sostava di fronte a lui, in piedi. Teneva le mani in tasca e lo guardava dall'alto con aria di superiorità.
Abbassò lo sguardo e per poco non gli venne un colpo al cuore per l'emozione. Lance dormiva - o forse era svenuto - sul suo petto: i capelli castani appiccicati alla fronte sudata e la pelle del volto impallidita a causa del forte dolore provato poco prima. Così improvvisamente ricordò tutto: gli aveva detto che stava sentendo freddo, e lui gli aveva prestato la giacca, che tutt'ora era avvolta sulle spalle del cubano. Poi dovevano essersi addormentati lì...
Effettivamente non si facevano una dormita decente da giorni, l'ultima volta che avevano riposato era stato solo per poche ore.

"Muovi il culo, forza." Parlò la voce severa della figura lì davanti.
Keith riconobbe in essa lo stronzo che poco prima li aveva cacciati fuori dal motel.

"Che cazzo vuoi? Non possiamo nemmeno stare nel tuo fottuto parcheggio?" Lo prese in giro, gli occhi tenuti aperti a fatica e delle occhiaie terribili sotto di essi. Spostò Lance con delicatezza, che non aveva intenzione di svegliarsi, e si mise in piedi, pronto a farsi sfidare dal biondo. Se doveva prenderlo a pugni per liberarsene e portare Lance lì dentro al sicuro, allora lo avrebbe fatto senza troppi problemi.

"Potete entrare." Sbuffò l'altro, assottigliando le palpebre. "Ringrazia la tua amica, per questo." Continuò, facendo cenno verso la porta del motel. Lì sostava Allura, con le braccia conserte e l'espressione preoccupata.

Keith le rivolse un'occhiata confusa, sorpreso dal fatto che fosse riuscita a convincerlo. C'era qualcosa sotto probabilmente, se lo sentiva. Doveva avergli promesso qualcosa in cambio, altrimenti lui cosa ci avrebbe guadagnato? In ogni caso non avevano scelta, e l'importante al momento era che avessero un tetto sotto il quale trascorrere qualche giorno in santa pace.
Voleva capire cos'era successo a Lance, e voleva che si riprendesse per bene prima di ripartire. Osservò con attenzione gli occhi del ragazzo sconosciuto un'ultima volta, prima di voltarsi e prendere Lance in braccio per riportarlo dentro la struttura. Quasi gli venne da sorridere nel guardare il suo volto rilassato e che lentamente stava riprendendo colorito. Lo aveva fatto preoccupare da morire, e il comportamento del tizio che li aveva mandati fuori - dove avrebbero potuto rischiare la vita, considerando il rumore che Lance stava producendo - non aveva fatto altro che fare aumentare la tensione nel petto di Keith. Una volta attraversato l'ingresso del motel, vide i suoi compagni che lo avevano aspettato, preoccupati per le condizioni del ragazzo adesso dormiente fra le sue braccia. Fece per avvicinarsi a loro, i quali sostavano oltre l'arco che dava sulla sala, ma venne fermato da una voce che purtroppo ormai riconosceva bene.
"Fermo."

"Cosa c'è? Prima hai detto che-"

"Spoglialo." Fece cenno con la testa verso Lance.

"Come scusa?" Istintivamente sgranò gli occhi, e la presa attorno al corpo dell'amico si fece inconsciamente più stretta.

"Devo verificare che non sia stato morso. Voglio vederlo con i miei occhi." Spiegò lui, assottigliando lo sguardo. Keith pensò che glieli avrebbe cavati volentieri, gli occhi. Non ne poteva già più di quel tipo, e sperava con tutto se stesso che quella convivenza sarebbe durata il minimo indispensabile. Sentì la porta chiudersi, e poi Allura li raggiunse nella hall.

"Keith, ci sta ospitando, è suo diritto saperlo." Aggiunse lei.

Il corvino non poteva crederci, lo stava pure difendendo?! Di certo, poi, una ramanzina da parte di Allura non era quello di cui aveva bisogno in quel momento.
"Aveva dolore alla gamba poco fa, posso sollevare l'orlo dei pantaloni e farti vedere che non ha un cazzo di niente." Rispose, velenoso.

"Voglio esserne certo al cento per cento. Le condizioni sono queste, avete un'ultima possibilità. A te la scelta."

"Keith, cerca di collaborare." Lei piegò leggermente la testa di lato, mentre incrociava le braccia al petto.

Nello stesso momento in cui Keith decise di acconsentire, sperò che Lance non si svegliasse da quel sonno profondo. Avrebbe voluto evitargli quell'umiliazione, ma non poteva tirarsi indietro, se era l'unico modo per proteggerlo e tenerlo al sicuro. Odiava che questo dovesse dipendere da quel tipo - del quale non conosceva nemmeno il nome -, però il mondo si era ridotto a quello ormai. L'uomo di per sé era una creatura cattiva per natura, e l'unica differenza adesso, era che la rabbia persisteva anche dopo la morte. Perciò vivo o deceduto, quasi ormai non faceva differenza a detta di Keith. Diverse volte aveva pensato di farla finita, che morire per mano di sé stesso sarebbe stato comunque meglio che aspettare di farsi uccidere e divenire un mostro. Eppure c'era qualcosa che lo fermava, tutte le volte che guardava la pistola e la mente gli suggeriva di spararsi una pallottola dritta nel cervello. C'era qualcosa che lo fermava dal fermare tutto, che lo allontanava dal desiderio di interrompere qualsiasi cosa. E se non erano pensieri elaborati razionalmente dalla sua testa, allora provenivano dal cuore.

Aveva appena adagiato Lance sul pavimento, quando si trovò a deglutire, non sapendo bene da che parte cominciare.

"Forza, non ho tutto il giorno." Sbuffò il biondo. "O state forse nascondendo qualcosa?"

Keith evitò di rispondergli, ma gli lanciò un'occhiata abbastanza esplicativa. Allungò le mani in direzione della cintura che avvolgeva il bacino di Lance e ci mise poco a slacciarla. Tirò giù la cerniera dei jeans mentre con lo sguardo si assicurava che il suo amico stesse ancora in uno stato di incoscienza. Quando lo ebbe constatato, si decise a tirarglieli giù, fino alle caviglie, e a quel punto si rese conto di aver dimenticato di togliergli le scarpe. Percepì la presenza del biondo alle proprie spalle, mentre lui rimediava a quella piccola dimenticanza e finalmente riusciva a sfilare i pantaloni. Credeva che davanti ad una situazione del genere, i suoi occhi si sarebbero inevitabilmente fermati in mezzo alle cosce del cubano, eppure la prima cosa che vide fu uno strano livido che delineava la circonferenza della sua gamba, proprio al di sotto del ginocchio.
Deglutì, impaurito dal fatto che a quel tizio probabilmente non sarebbe piaciuto. Sospirò ancora, e quando tentò di sollevare il tessuto della maglia in cotone, Lance mosse la testa.

"Cosa..?" Sussurrò mentre apriva pigramente gli occhi, ancora gonfi e arrossati. "M-ma che fai!?" Sollevò debolmente il busto mentre sgranava le palpebre. Perché era senza pantaloni?

"Lance." Lo chiamò sottovoce. "Non preoccuparti, fidati di me." Provò a rassicurarlo. "Vuole solo..verificare che tu stia apposto." fece cenno con la testa verso il biondo, che li osservava con uno sguardo severo ed irritato.

"Verificare cosa? Aspetta!" Afferrò il lembo della propria t-shirt - un tempo bianca - e la tirò giù con forza, cercando di coprirsi il bacino. 

"Fermo, ti spiego dopo." Per quanto a Keith potesse dispiacere dover zittire Lance in quel modo, non avevano tempo per le spiegazioni. "Fa' silenzio." Gli ordinò severamente, e subito portò le mani sul suo corpo, togliendogli la maglia di forza. Lance arrossì e tenne basso lo sguardo, imbarazzato e a disagio, e quando udì attorno a sé i passi del ragazzo che lo stava ospitando, fece due più due.

"Togliti di mezzo." Il biondo spintonò Keith senza pensarci due volte, non appena si accorse che l'altro era ormai completamente nudo, tranne che per l'intimo che gli copriva i genitali. Il corvino, indignato e ormai rosso di rabbia, stava per mettersi in piedi e tirargli un pugno dritto in faccia, quando sentì delle dita fredde e sottili afferrargli con decisione il polso. Riconobbe Allura alle proprie spalle, con la coda dell'occhio.

"Non.." deglutì Lance. "Non sono stato morso." Affermò, piegando le gambe tremanti verso il petto. Faceva freddo e lui era seduto contro le piastrelle ghiacciate del pavimento del motel, cosa che non fece altro che peggiorare il tremolio che già gli colpiva quasi ogni parte del corpo. Lo sguardo indagatore di quell'uomo bruciava fastidiosamente sulla pelle di Lance. Sentì una delle sue mani avvolgersi attorno alla caviglia, prima che questa venisse tirata in modo da fargli allungare la gamba. Lo stava guardando e toccando dappertutto e anche se il cubano cercava di coprirsi - per il freddo e per la vergogna - non c'era modo di far smettere a quel tipo di andare avanti con la sua ricerca di un eventuale morso.

"Che diamine è questo?" Domandò, stringendo la gamba del ragazzo all'altezza della coscia e voltandosi verso gli altri due. Allura scosse la testa, osservando da lontano quello strano livido.

"Non lo sappiamo, ma di certo non è un morso." Rispose Keith, particolarmente irritato. "Lascialo rivestirsi. Hai controllato abbastanza, non credi?" Fece un passo a destra e spostò la visuale sul proprio amico, facendogli cenno di prendere i propri vestiti. Li aveva dovuti poggiare lì accanto, sul pavimento.

"Come te lo sei fatto?" La voce del proprietario del rifugio risultò a Lance più scortese di quanto già lo fosse realmente.

"Io.. " deglutì, passandosi una mano sul volto, mentre prendeva un respiro profondo cercando di dare una risposta valida. Non importava che fosse la verità, a quel punto. L'unica cosa fondamentale, era che soddisfacesse quel tizio. Avevano bisogno di riparo, non importava nient'altro. "Sono rimasto impigliato in una recinzione mentre fuggivo dai vaganti." Lo disse con convinzione, riuscendo inaspettatamente a reggere il suo sguardo. "È solo un livido, non c'è niente di cui preoccuparsi."

"Eppure prima non mi sembrava che tu fossi esattamente in forma." Il biondo raddrizzò il busto, prima di rimettersi in piedi e fare un passo indietro.

"Mi sono fatto male, come vedi tu stesso non c'è alcun morso." Lance si sentiva profondamente a disagio. Era lì, nudo a terra a guardare dal basso un uomo che gli stava mancando di rispetto. Raccolse alla svelta i vestiti, indossandoli con un po' di fatica: la gamba doleva ancora e le braccia gli tremavano per il freddo.

Keith non osava distogliere lo sguardo dalla schiena del ragazzo dai capelli platino. Avrebbe voluto dedicare un istante a Lance, che visibilmente sopraffatto dalla vergogna si stava rivestendo, ma non ne ebbe il tempo, perché l'uomo si voltò nella sua direzione. Fu difficile reggere i suoi occhi contro i propri. Vedeva la losca figura avvicinarsi lentamente a lui e ad Allura, che al contrario del resto del gruppo pareva tranquilla anche in presenza di quello strano ragazzo. Keith pensò che stava per sbatterli fuori, che si fosse reso conto della stronzata che Lance aveva detto solo per compiacerlo, eppure quando il suo volto emerse dall'ombra...
"Il mio nome è Lotor." Disse allungando la mano e un lieve sorriso.

La ragazza alle spalle di Keith fece un passo avanti per stringere quelle dita con un po' di incertezza.
"Allura, e lui è Keith."
Il corvino non fu contento dell'improvviso cambio d'atteggiamento da parte di.. quello. Era strano, fin troppo sospetto. Gli rivolse un'occhiataccia e superò entrambi, con l'intento di raggiungere Lance, aiutarlo ad alzarsi e portarlo in una delle camere del motel.

"Perdonatemi, potrò esservi sembrato scortese, ma in situazioni come questa capite che è bene essere previdenti." Le scuse erano rivolte principalmente a Keith, che era chiaramente infastidito dal tono che aveva utilizzato poco prima.

"Lo capiamo." Allura prese parola, mentre il cubano si faceva aiutare dall'amico a rimettersi in piedi. La giovane donna mise a fuoco l'imponente figura di Lotor e annuì. "Dopotutto siamo stati noi a invadere il tuo rifugio. È lecito che tu voglia avere la certezza che sia tutto apposto." Il sorriso che il biondo sfoderò in risposta, la colpì.

"Accomodatevi, ne parleremo con più calma quando vi sarete riposati." Invitò i due ragazzi a superare l'arco che conduceva al vero interno dell'albergo e quando raggiunsero il salone principale, Shiro si alzò con un po' di fatica dalla poltrona, andando incontro ai due compagni per dare un aiuto.

"Shiro-" gemette Lance aggrappandosi con forza alla spalla di Keith. "Shiro, resta seduto, ce la faccio. Non.. non sforzarti."

"Keith, fallo stendere sul divano, ecco." Pidge lo seguì, sedendosi accanto al cubano sul sofà di pelle, particolarmente pulito. Percepì quasi il dolore di Lance quando questo strinse i denti e nonostante tutto le sorrise, sussurrandole che il peggio era passato e che adesso si trovavano al sicuro. Sentiva Lance come un vero fratello maggiore: il loro legame già particolarmente profondo, si stava rafforzando giorno per giorno, da quando l'epidemia aveva avuto inizio. Stessa cosa per Hunk, erano partiti come compagni di classe, amici. Sarebbero arrivati a destinazione come una famiglia. Insieme.

***

Le mani dalle lunghe dita affusolate e dalle vene sporgenti raccolsero con cura i lunghi capelli biondi.
"L'ambiente si riscalderà a breve." Annunciò.

Allura sedeva composta per terra: avevano deciso di lasciare a Lance il divano e a Shiro la poltrona, adesso avevano ben due feriti all'interno del gruppo. Guardando in faccia la realtà, senza l'aiuto di Lotor non sarebbero andati lontano.
"Sei qui da solo?" Domandò. "Non hai un gruppo?"

"Ce l'ho." Si sedette di fronte a lei, mentre la poca legna rimanente bruciava all'interno del camino. "Sono andati a procurare altra legna, e delle provviste si spera." Ammise mentre legava quelle ciocche ribelli in una coda di cavallo.

"Siete in molti?"

"Solo in tre, dovrebbero tornare a breve..a patto che non sia successo nulla di grave." Abbassò lo sguardo, ma la sua preoccupazione parve durare solo pochi secondi. Sorrise nuovamente, gli occhi di Allura sembrarono illuminarsi, ma probabilmente era solo il riflesso del fuoco. "Siamo qui da un mese circa, ormai. Speravamo di incontrare qualche altro superstite, prima o poi."

Keith, dal fondo della stanza, poggiato con la schiena al muro e le braccia incrociate al petto, pensò che era ridicolo il suo modo di mostrarsi un ragazzo così generoso e di buon cuore solo adesso, che la situazione di emergenza si era risolta. E se Lance non ce l'avesse fatta? Non erano riusciti a capire cosa fosse successo, sarebbe potuto andare molto peggio. Cosa avrebbe fatto in quel caso?

"Anche noi, credevamo che non avremmo più visto un essere umano, almeno fino a quando non saremmo riusciti a raggiungere il punto di raccolta."

"Il punto di raccolta.." ripeté l'uomo, assottigliando lo sguardo. "Non so quanto vi convenga proseguire in questa direzione."

Lance era in dormiveglia ma riusciva a sentire perfettamente la conversazione tra l'amica e quello sconosciuto. Avrebbe voluto sollevare il busto e chiedere perché? ma era troppo stanco.

"Cosa..?" La voce di Shiro riecheggiò nella sala nonostante avesse usato un tono basso, per non disturbare il cubano che stava apparentemente riposando. "Voi non siete diretti lì?"

"Lo eravamo, ma-" venne interrotto da un rumore che ormai conosceva bene: la porta era appena stata aperta. Probabilmente era il suo gruppo, ma si alzò comunque per andare a controllare.
"Zethrid." Sussurrò non appena la vide. Era visibilmente affannata, i vestiti sporchi e in alcuni punti strappati, ma teneva in mano la legna e questo era l'importante. "Sei ferita?"

"Stiamo bene." Disse gettando i pezzi di tronchi a lato della stanza, mentre un'altra ragazza raggiungeva il salone.
"Ma che..-" solo dopo qualche attimo si rese conto della presenza di altre persone. Ragazzi che non aveva mai visto. Pensò subito che avessero costretto Lotor a farli entrare, minacciandolo o chissà che altro. Tirare la pistola fuori dai jeans le venne spontaneo.

"Ehi, ferma." Lotor poggiò una mano sul suo braccio con delicatezza. Keith si stupì di quanta calma contenesse il tono che aveva appena usato. "Sono con noi, adesso. Ti spiegherò tutto."

Sono con noi adesso..
Riflettè il texano. Non avevano mai detto che avrebbero fatto tutti parte dello stesso gruppo, da quel momento in poi. Come poteva solo venirgli in mente una cosa del genere? Loro erano di passaggio, serviva giusto qualche notte di riposo e sarebbero ripartiti, senza aver bisogno del loro aiuto. C'era qualcosa di strano nel comportamento di Lotor, e Keith non riusciva ad andare oltre la prima impressione che questo gli aveva dato.

Dunque, be'.. spero non abbiate trovato troppi errori, perché non ho revisionato il capitolo prima di pubblicarlo. Il fatto è che non aggiornavo da tre mesi tipo e non vedevo l'ora di farvelo leggere, perdonatemi! A proposito, spero vi sia piaciuto.

Ci tenevo a ringraziare una lettrice in particolare (Kiritsub0) che non solo mi ha lasciato una bellissima recensione, ma ha anche realizzato una fanart stupenda ispirata a questa fan fiction.
Ve la lascio qui sotto, ma potete supportarla mettendo like sul suo profilo Instagram (kiritsubo83):

Lo ripeto per l'ennesima volta: è meravigliosa, la adoro! Grazie ancora <3

Ringrazio anche tutti gli altri per il supporto, i like, i commenti, ma soprattutto per la pazienza. Spero di riuscire ad aggiornare con più frequenza!
Vi mando un bacio, a presto!

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