Capitolo 27 - saehae -
Quando mi svegliai, la mattina dopo, Draco era ancora avvinghiato a me. Persi qualche secondo a sorridere, contemplando il suo braccio attorno alla mia vita, poi però lo spostai dolcemente, alzandomi dal letto, e assicurandomi che non si fosse svegliato.
Sospirai quando lo vidi abbracciare teneramente il cuscino, sostituendolo a me.
Presi poi dei vestiti puliti e andai a farmi una doccia veloce, prima di scendere in cucina.
<<Tu ed il tuo ragazzo non siete per nulla silenziosi, Potter.>> Cedric si passò una mano tra i capelli, con disappunto, mentre mi lanciava un'occhiata di fuoco.
Cercai di non nascondere la faccia con le mani per non sembrare un bambino, ma arrossi ugualmente mentre mi grattavo la nuca, in imbarazzo.
<<Mi dispiace, io...>> Provai a dire, lui scosse la testa, ridacchiando.
<<Tranquillo, ti stavo solo prendendo in giro. In realtà ho sentito poco quanto niente. Ieri sera stavo venendo a dirti che passavo la notte fuori, ma poi ho preferito non interrompervi.>> Disse sereno. Annuii, tranquillizzandomi.
Cedric mi indicò il caffè già pronto, invitandomi a prenderne una tazza e sedermi insieme a lui. Accettai di buon grado, seguendo il suo consiglio.
Il profumo del caffè era meraviglioso, e tenere la tazza calda tra le mie mani, fu un gesto tanto naturale da mettermi a mio agio.
<<Ho parlato con Cormac.>> Mi avvisò Cedric, quando cominciai a sorseggiare la mia bevanda.
Lo guardai, in attesa che continuasse. <<A quanto pare tuo cugino quando ha saputo della denuncia, ha tentato di scaricare la colpa su Georgia.>> Disse, infatti lui, con un mezzo sorrisetto di scherno. Era chiaro che, come il resto di noi, trovasse Dudley un ottuso senza speranze. Ridacchiai anche io, scuotendo la testa.
<<Scommetto che questo gli abbia fatto guadagnare un altro nemico.>> Borbottai.
Da quello che Cormac mi aveva raccontato brevemente nel tragitto verso la città, Georgia stava con Dudley solo per avere una copertura con la polizia. Il fatto che adesso fosse lui stesso il primo indiziato, lo rendeva totalmente inutile allo scopo, e di conseguenza un peso da eliminare.
<<Non direi. Credo che Georgia si sia ritirata con la coda tra le gambe senza dire nulla. Chiedere alla banda di occuparsi di lui sarebbe come ammettere di aver sbagliato, e lei non è di certo quel tipo di ragazza.>> Rispose Cedric, con nonchalance. Annuii.
<<Quindi? Cosa ha intenzione di fare Cormac?>> Domandai ancora. Cedric si strinse nelle spalle.
<<Lui ha già raggiunto il suo scopo. Georgia e Dudley hanno "rotto" e lui è fuori dai giochi.>> Mi spiegò brevemente. <<Questo significa che adesso è ora di prendere le tue scelte.>> Continuò.
Aggrottai le sopracciglia.
<<Cosa intendi dire?>> Giocherellai con la tazza, disegnandone distrattamente il bordo con il dito, senza spostare lo sguardo da Cedric.
<<Intendo dire che il nostro accordo è concluso. Cormac ha quello che vuole e l'alleanza tra le bande è già cosa fatta. Quello che resta è un tuo problema.>> Cercò di essere più preciso, scandendo le parole come se io fossi un bambino al quale si sta insegnando come parlare.
<<Mi stai dicendo che qualsiasi cosa io decida di fare, a voi non interessa?>> Mi accertai, un po'dubbioso. Era strano pensare che per loro tutto si fosse risolto in meno di una settimana, senza che nessuno ne avesse subito conseguenze.
<<Harry, ho accettato di aiutare Cormac soltanto perché volevo che tu affrontassi quei bastardi dei tuoi zii. Sta a te decidere cosa farne di loro: puoi ritirare la denuncia, andare avanti con il piano originale, puoi persino dirmi di volerli fare tutti fuori. Per me va bene.>> Disse ancora.
<<Fai sul serio?>> Non potei fare a meno di chiedere. Cedric mi aveva aiutato in infiniti modi negli ultimi giorni, eppure mi sembrava ancora strano vederlo così gentile nei miei confronti.
<<Per quanto io mi sia "atteggiato a capo-banda", così come ti è piaciuto definirmi, sono sempre stato sincero nei confronti di tutti voi ragazzi.>> Mimò le virgolette con le dita, facendomi arrossire. <<Secondo te perché avrei permesso a Luna di andare in terapia... perché mi sarei preso cura della tua pistola e ti avrei ospitato a casa mia quando ne avevi bisogno? Voi siete la cosa più vicina ad una famiglia che io abbia mai avuto.>> Confessò, malinconicamente.
Strinsi la tazza tra le mani, sospirando. Avrei voluto dirgli qualcosa che riuscisse ad esprimere la mia gratitudine, ma mi resi conto di non avere le parole adatte, così me ne rimasi in silenzio.
<<Andrò al ritrovo. Ci sono delle cose che devo discutere con gli altri della banda.>> Cedric si alzò dalla sua sedia, meno di due minuti dopo, superandomi con passo svelto e cadenzato. Mi girai in tempo per afferrarlo per il polso, e fare in modo che si fermasse.
<<Cosa?>> Chiese, più triste che irritato. Scossi la testa.
<<Se non fosse stato per te e per i lavori che mi hai dato, a quest'ora sarei una persona diversa.>> Mormorai, a bassa voce.
<<Saresti una persona migliore.>> Sbottò lui. Si sentiva in colpa per la vita da criminale sulla quale mi aveva avviato? Era ironico. Era la stessa strada che aveva scelto per se stesso, eppure non sembrava provare lo stesso rammarico che provava per me.
<<No. Sarei una persona debole, frustrata e triste. Una persona che non sa cosa sia l'affetto, la lealtà o la libertà. Sarei un mostro, proprio come i miei zii.>> Dissi, convinto. Era il minimo che potessi fare per lui, dopo tutto quello che aveva rischiato.
Per un secondo Cedric chiuse gli occhi, respirando profondamente, quasi si stesse negando di piangere, poi mise la sua mano sulla mia, e la scostò da sé.
<<Spero davvero che sia così.>> Sorrise, prima di prendere la sua giacca ed uscire nel freddo invernale. Rimasi seduto, con il caffè ormai freddo tra le mani, fino a quando non sentii la sua auto attraversare il vialetto, ed il suono del motore scomparire in lontananza.
<<Che tipo strano.>> Dissi poi, tra me e me.
<<Parli di te stesso?>> La voce assonnata e impastata di Draco, mi distrasse, facendomi girare verso la porta della cucina.
Draco era lì, trattenendo uno sbadiglio, strofinandosi gli occhi con le mani.
Aveva i capelli sciolti e disordinati, ed il segno del cuscino sul quale era stato appoggiato, era rosso ed evidente sulla sua guancia nivea.
Sorrisi, mentre lui si avvicinava a me, sedendosi sulla sedia accanto alla mia, e appoggiandosi pigramente alla mia spalla.
<<Perché non mi hai svegliato?>> Chiese, offeso. Alzai gli occhi al cielo.
<<Dormivi così bene che ho preferito lasciarti riposare. E poi sarei venuto a chiamarti a momenti. Vai a vestirti, ho una sorpresa per te.>> Gli scombinai i capelli sulla testa, spingendolo via. Lui però ripiombò pesantemente sulla mia spalla, come se una calamita lo attirasse verso quella direzione. Alzai un sopracciglio.
<<Che fai?>> Chiesi, guardingo. Lui per tutta risposta mi stritolò il braccio nella sua presa, tirandomi per la manica come un bambino.
<<Non mi dai nemmeno il bacio del buongiorno?>> Si lamentò, capriccioso.
Mi trattenni dal prenderlo a parole, arrossendo come un peperone, prima di scaraventarlo giù dalla sedia con un calcio.
<<Scordatelo. Già abbiamo fatto troppe figure di merda in questa casa!>> Urlai sconvolto, facendo riferimento al fatto che Cedric ci avesse sentiti la sera prima, anche se Draco non lo sapeva, e infatti, scoppiò a ridere.
<<Di quali figure di merda stai parlando? Sei il mio fidanzato, no?>> Disse, ammiccando verso di me.
<<Questo non giustifica minimamente le tue azioni.>> Risposi, scandalizzato, mettendo il muso.
Draco si alzò in fretta, e prima che riuscissi a dire o fare qualsiasi cosa, mi diede un bacio a fior di labbra, scappando via.
<<Draco!>> Urlai, mentre sentivo la sua risata riecheggiare sulle scale, non potendo fare a meno di ridere. Avevo davvero perso la testa per lui.
Decisi di guidare io l'auto di Draco, troppo pigro per dare indicazioni sul luogo nel quale volevo portarlo, e anche se con qualche difficoltà, lui me lo permise.
Era la prima volta che stavamo da soli in macchina, e per qualche secondo sentii la pressione sulle spalle, prima di ricordarmi che con Draco non ci sarebbe stato nessun problema.
Quando accesi il motore e cominciai a guidare fluidamente per le strade che conoscevo, infatti, Draco non perse tempo a riempire il silenzio dell'abitacolo con la sua voce, distraendomi con i suoi mille aneddoti. Era strano pensare a quanto facile fosse parlare di qualsiasi cosa con lui.
Da quando avevamo deciso di stare insieme, tra noi non c'erano stati più freni o tabù.
Parlavamo di qualsiasi cosa, in qualsiasi posto ed in qualsiasi momento. Potevamo passare dal parlare di musica a chiederci come facessero gli acrobati del circo ad educare dei leoni, in un battito di ciglio. Non ci annoiavamo mai.
<<Quindi è qui che sei cresciuto, eh?>> Chiese ad un certo punto, dopo aver discusso per cinque minuti buoni su quale stazione radiofonica tenere accesa, ed aver optato alla fine per un CD di musica classica, che Draco conservava nel cruscotto.
<<Probabilmente se non ci fossero stati così tanti motivi per odiare questo posto, mi sarebbe persino piaciuto.>> Risposi io vagamente, guardando gli occhi di Draco illuminarsi, quando lo scintillio del mare si riflesse nelle sue iridi grigie.
<<Pensi mai di tornare a vivere qui?>> Lo disse con semplicità, ma dal modo in cui deglutì e tenne lo sguardo fisso fuori dal finestrino, capii che era agitato. Sbuffai, scuotendo la testa.
<<Non ci tornerei nemmeno morto.>> Ammisi.
<<Eppure siamo qui.>> Borbottò lui. Schiacciai il piede sul freno, bloccando la macchina, che con uno scossone mandò me e Draco quasi fuori dal parabrezza.
<<Sei impazzito?>> Gli occhi del ragazzo erano un misto di paura e sorpresa.
<<Credi che io sia qui perché lo voglia? Credi che vi abbia trascinati qui di proposito? Se questo è il tuo pensiero dimmelo subito, Draco.>> Strinsi le dita sul volante, facendole sbiancare.
Draco era l'unico che mi capiva davvero, e l'unico del quale mi potevo fidare, ma se adesso avesse cominciato a non capire le mie intenzioni, non avrei saputo come gestire la situazione.
<<No, che non lo penso. Non mi fraintendere, so che se avessi potuto saresti scappato via da questo posto tempo fa, ma... qui ci sono i tuoi amici, e...>> Provò a continuare, ma probabilmente anche lui era a corto di motivazioni, perché la verità era che nulla mi legava a quel luogo. Assolutamente nulla.
<<Non ho bisogno di essere qui per vedere i miei amici, dovresti essertene reso conto. E anche se li venissi a trovare, questo non significherebbe che amo questo posto. Come ti è venuta in mente una cosa del genere? Vuoi che io ritorni qui? Vuoi che me ne vada dal Manor?>> Mi scaldai, alzando la voce, frustrato. Lo vidi mordersi il labbro, confuso.
Avrebbe risposto, se solo qualcuno non avesse suonato il clacson, dietro di noi, costringendomi a partire, soltanto per parcheggiare l'auto qualche metro più in là, a ridosso di un marciapiede vicino la spiaggia. Sotto di noi si estendeva una ancora verde, ed un po' spoglia, pineta.
Spensi il motore e rimasi a guardare davanti a me.
<<Harry?>> Mi richiamò Draco.
Respirai a fondo, prima di voltarmi nella sua direzione.
<<Mi dispiace. Non volevo arrabbiarmi con te.>> Dissi. Non volevo litigare con Draco, e per quanto la sua "frecciatina" mi avesse disturbato, ero certo che lui non l'avesse detta per darmi un dispiacere o incolparmi di qualcosa. Se lo conoscevo almeno un po', avrei capito che la sua era stata una domanda dettata dalla sola e pure preoccupazione mista a curiosità.
Draco sospirò, scuotendo leggermente la testa.
<<No, scusami tu. Ho detto una cosa stupida.>> Mormorò, pentito. Mi strinsi nelle spalle.
<<Non hai detto una cosa stupida, tranquillo. E' solo che quando si parla del mio passato, non posso fare a meno che innervosirmi.>> Confessai.
<<Lo so. E' proprio perché lo so, avrei dovuto evitare.>> Draco mise la sua mano sopra al mio ginocchio, diffondendo in me un nuovo senso di calma. Sorrisi.
<<Se queste saranno le nostre liti di coppia... siamo davvero fortunati.>> Lo presi in giro, pigramente. Draco allargò un po' gli occhi, sorpreso, prima di sorridere malizioso.
Alzai un sopracciglio, interrogativo, in attesa che mi spiegasse il perché della sua faccia.
<<Mi piace quando dici che siamo una coppia.>> Mi disse infatti. Arrossii.
D'un tratto mi ritrovai a chiedermi se prima di me ci fosse stato qualcuno, e come si fosse comportato Draco a riguardo? Aveva fatto con lui le stesse cose che aveva fatto con me? Lo aveva guardato con la stessa passione e dolcezza che da sempre aveva rivolto a me?
Non era la prima volta che quelle domande nascevano spontanee nella mia testa, ma adesso ero convinto di volerne sapere di più.
<<Sei mai stato innamorato?>> Chiesi, prima che me ne potessi pentire.
Draco aggrottò le sopracciglia, come a farmi intendere di non aver capito la mia domanda. Sbuffai. <<Intendo prima di incontrare me. Sei mai stato innamorato prima?>> Chiesi nuovamente, questa volta aggiungendo le parti della frase mancanti. Draco, però, non perse il suo sguardo confuso, facendomi sbuffare di nuovo.
<<Lascia perdere.>> Mormorai, prima di togliere la cintura e scendere dalla macchina, dopo aver tolto le chiavi dal nottolino.
<<Ehi, dammi almeno il tempo di rispondere.>> Draco mi seguì, fuori dall'auto, sbattendo inconsapevolmente lo sportello dietro di sé.
Mi diedi uno schiaffo mentale. Perché mi ero cacciato in un discorso del genere? Adesso di sicuro avremmo litigato, mandando a puttane tutti i miei buoni propositi di rimanere calmo ed affidarmi solo ed unicamente a quello che sentivo per Draco.
Io e lui eravamo abbastanza, perché avevo la necessità di sapere di qualcuno che aveva riempito la sua vita prima che io arrivassi? Forse perché, anche sapendo che faceva parte del passato, ero follemente geloso di chiunque fosse stato accanto a quello che adesso era il mio ragazzo. Scossi la testa con forza, cercando di costringere il mio cervello a buttare via le stupide curiosità che lo avevano mandato in tilt. Draco mi afferrò per il polso, facendomi voltare nella sua direzione. Solo in quel momento mi resi conto di aver cominciato a camminare, lontano da lui.
<<Sei un tipo impaziente, tu...eh?>> I suoi occhi grigi mi fecero bloccare, ipnotici. Misi il broncio.
<<Ho cambiato idea. Non voglio sapere nulla. Assolutamente nulla.>> Mi impuntai, chiudendo gli occhi e portando le mani alle orecchie, come un bambino, cominciando a cantare una canzoncina a caso per evitare di ascoltare qualsiasi cosa avesse intenzione di dirmi Draco.
Ci volle qualche secondo prima che mi calmassi, e sbirciassi il ragazzo, aprendo un occhio. Lui se ne stava con le braccia incrociate al petto, appoggiato ad una staccionata che divideva la strada dalla spiaggia. Aspettava pazientemente che la smettessi. Tolsi le mani dalle orecchie.
<<Posso parlare, adesso?>> Mi fulminò con lo sguardo, e io scossi di nuovo la testa.
<<Puoi parlare solo se cambi argomento.>> Lo minacciai.
<<Harry... io...>> Sospettando che venisse meno alla mia richiesta, cominciai ad urlare. Ero così infantile da sorprendere me stesso, e prima che potessi anche solo prendermi sul serio, scoppiai a ridere, andando ad abbracciare Draco.
<<Per favoooore.>> Cantilenai. <<Non so cosa mi sia passato per il cervello, ma per favore non dirmi nulla.>> Lo implorai, poi. Le sue braccia si strinsero al mio busto, costringendomi a mettere le mie dietro al suo collo, per mantenermi in equilibrio e non cadere.
<<No che non ti dirò nulla.>> Brontolò lui, facendomi rimanere male, seppur cercassi di non darlo a vedere. Ero stato il primo a chiedere che non mi fosse rivelato niente del suo passato sentimentale, eppure adesso che era lui a negarmelo così schiettamente, tornai a chiedermi se non ci fosse stato qualcosa di importante che avrei dovuto sapere. <<Non ti dirò nulla, perché non c'è niente da dire. Harry, sul serio sei la prima persona della quale mi innamoro.>> Quelle parole, dette tanto semplicemente, bastarono a farmi galoppare il cuore, e farmi arrivare il sangue sulle guance, che di certo divennero scarlatte.
<<Sul serio?>> Chiesi a mezza voce. Lui sorrise, prima di annuire. Il suo viso aveva quell'espressione intenerita che assumeva ogni qual volta io mi comportavo in modo carino, almeno secondo i suoi canoni. Affondai con il viso nella sua spalla, sentendomi uno stupido, come sempre.
<<Beh... sei il primo se non contiamo...>> Parlò Draco. In un attimo da essere attaccato a lui con la gioia nel cuore, feci qualche passo indietro, sentendo il gelo. Draco scoppiò a ridere.
<<Sto scherzando. Sto scherzando.>> Si giustificò, alzando le mani in aria, aspettandosi di essere colpito da me. E infatti, un attimo dopo, stavo scagliando la mia ira su di lui, prendendolo a pugni sul petto.
<<Sei un coglione.>> Lo rimproverai pigramente, anche se il puro terrore che avevo sentito mentre mi prendeva in giro, mi preoccupava più della presa in giro stessa, e continuò a preoccuparmi per il resto della mattinata, che passai con Draco, camminando a piedi lungo il viale principale della città. Gli mostrai ogni luogo che conoscevo, raccontandogli di tutti gli eventi che erano successi per quelle strade, dalla prima volta che ero caduto da un'altalena del parco, dopo essere scappato via di casa per la prima volta, fino alla mia prima missione con la banda, in un vicolo stretto vicino al mare.
Draco mi ascoltò con attenzione, facendomi infinite domande, alle quali spesso risposi con un groppo alla gola. L'unico motivo per il quale mi ero lanciato in quel tour degli "orrori" era perché volevo che Draco sapesse tutto su di me. Volevo che conoscesse ogni singolo evento della mia vita prima del suo arrivo. Volevo che si sentisse parte di quello che avevo vissuto, così da sentirsi parte integrante della mia esistenza.
Ogni tanto le nostre mani si sfiorarono, mentre camminavamo l'uno accanto all'altro, ma io riuscii ad evitare di stringere le sue dita tra le mie per quasi due ore, prima di venire catturato dalla stretta di Draco. Non che non volessi che mi stringesse la mano, ma passeggiare insieme a lui in quel modo, mi rendeva ancora nervoso, e mi metteva a disagio più di quanto non volessi ammettere davanti a lui.
<<Fa caldo. Cominceranno a sudare.>> Dissi infatti a mezza voce, quando, percorrendo il marciapiede che portava al mare, Draco mi strinse la mano, sorridendo sornione.
<<Di cosa hai vergogna, Harry?>> Chiese, arricciando il naso, indagatore. Sbuffai.
<<Non ho vergogna.>> Borbottai, anche se la mia faccia rossa e il mio tono di voce spezzato mostravano chiaramente il contrario. Draco mi scompigliò i capelli con la mano libera.
<<Esatto. Questa è la risposta giusta.>> Si complimentò con me, come avrebbe fatto un fratello maggiore con il più piccolo della famiglia.
<<Da quando sono diventato un moccioso?>> Mi lamentai, parlando più a me stesso che a Draco. Lui ridacchiò.
<<Te l'ho detto, stare con quei bambini ti ha fatto regredire di età.>> Mi prese in giro, beccandosi una delle mie occhiate peggiori. Non sembrò comunque farci caso, e insieme continuammo a camminare per la strada. A dispetto di tutto, vedere la mia città al fianco di Draco, mi aveva fatto riflettere su molte cose, come sul fatto che tutto mi sembrasse sopportabile, e persino bello, insieme a lui. Non avevo paura di nulla, e tutte le esperienze che mi avevano portato ad odiare quelle strade e le persone che le abitavano, adesso sembravano svanire nella stretta che Draco esercitava su di me. Mi fermai, in mezzo alla strada, bloccando anche lui, che si voltò verso di me, chiedendomi silenziosamente per quale motivo mi fossi fermato.
<<Ho detto che non tornerei qui nemmeno morto.>> Sussurrai. Draco annuì, anche se le sue sopracciglia erano aggrottate. <<Però in realtà insieme a te potrei vivere in qualsiasi posto. Se sono insieme a te nessun posto è tanto brutto da essere odiato, perché lo rendi luminoso. E' come se la tua presenza illuminasse tutto quello che di buio c'è nella mia mente.>> Confessai.
<<Sono felice di sentirtelo dire.>> Fu la risposta dolce di Draco, prima che la sua mano mi tirasse verso di lui, in un abbraccio al quale mi abbandonai completamente.
<<Cominciavo a credere che non sareste più venuti.>> Era ormai pomeriggio, e dopo aver mangiato in un bar una pizzetta al volo, avevo portato Draco a casa di Hermione. Non ero ancora riuscito ad andare in spiaggia con lui, e anche se avevamo visto il mare, dalla strada, sapevo che casa di Hermione sarebbe stato il luogo perfetto per starcene un po' di tempo con i piedi nella sabbia, senza alcun problema.
<<Pan, vederti a casa della mia migliore amica mi sconvolge.>> Risposi, quando la testa mora della ragazza fece capolino dalla porta principale.
<<Lo prendo come un complimento, Fratellino.>> Sorrise, lei. Non riuscii a ribattere che già mi era saltata addosso. Repressi una smorfia, stringendola a me, più per paura che potesse cadere, che per ricambiare il suo gesto. Ero piuttosto impacciato con le dimostrazioni di affetto, e anche se stare al Manor probabilmente mi aveva reso meno restio al contatto fisico, ero ancora impedito.
<< Il fatto che tu adesso sia mia sorella non mi farà cambiare atteggiamento nei tuoi confronti.>> La avvisai, fingendomi infastidito. Lei sbuffò, ma si staccò ugualmente da me, andando a salutare Draco con la stessa foga. Sorrisi, entrando in casa per cercare Hermione. Lei mi venne incontro, solare.
<<Tutto pronto?>> Le chiesi sotto voce, in modo che fosse l'unica a sentire, lei annuì.
<<Ho preparato tutto, ovviamente gli altri mi hanno aiutata...>> Mi avvisò lei, usando il mio stesso tono di voce.
<<Cosa state complottando?>> Draco mi cinse la vita, tirandomi indietro verso di sé, geloso anche dell'aria che respiravo. Alzai gli occhi al cielo.
<<Niente che ti riguardi.>> Mi imbronciai, dandogli una pacca sulla spalla. Stette per rispondermi a tono, probabilmente costringendomi a dirgli, con le buone o con le cattive, che cosa avessimo in mente, ma qualcuno mi salvò dalla situazione.
<<E' qui la festa?>> Ron, con un paio di buste di plastica alla mano e Blaise al seguito, con altrettante buste, si fece strada nel salotto, entrando dalla veranda.
<<Avete svaligiato un supermercato?>> Hermione, sconvolta, andò incontro ai due, sbirciando nelle buste. Ron scoppiò a ridere.
<<Solo il reparto alcolici.>> Si giustificò. Fui certo di vedere Blaise sorridere alle sue parole, uno di quei sorrisi orgogliosi come per dire "questo è il ragazzo di cui sono cotto", ma nell'attimo in cui i miei occhi si scontrarono con i suoi, il sorriso scomparve, sostituito da un cenno educato del capo. Avremmo dovuto lavorarci su.
<<Abbiamo da festeggiare?>> Domandò Draco, spaesato. Io mi strinsi nelle spalle. Capivo il suo dubbio negli ultimi giorni non c'era stato molto di cui essere felici, se non ovviamente la mia riscoperta parentela con Pansy. Eppure, quello era un giorno speciale, nel quale avrei voluto fare a meno di pensare a qualsiasi cosa.
<<Lo stai chiedendo sul serio, coglione?>> Blaise sbuffò, alzando gli occhi al cielo, facendo rabbuiare Draco ancor di più.
<<Stanotte è Capodanno.>> Gli dissi allora, nel tono più dolce che riuscissi a tirare fuori.
Non sapevo per quale motivo, ma anche se sapevo con certezza che quel "coglione", detto da Blaise, faceva parte del linguaggio comune tra i ragazzi del Manor, provai un po' di rabbia nei suoi confronti. Insomma, perché insultare qualcuno in quel modo? E soprattutto, perché Draco?
Mi resi conto che se lo avesse detto a chiunque altro nella stanza, non ci avrei prestato minimamente caso.
<<Sul serio? Me ne ero completamente dimenticato.>> Il biondo si grattò la nuca, imbarazzato.
<<Devi aver avuto il cervello occupato a pensare ad altro.>> Lo rimbeccai, tirandolo per la collanina con la ciambella, che non toglieva mai. Lui si avvicinò vertiginosamente al mio viso, soffiando sulle mie labbra, facendomi rabbrividire.
<<Il mio unico pensiero sei tu.>> Sospirò. Rabbrividii, abbandonandomi a quelle parole come fossero la mia unica salvezza. Draco si avvicinò ancor di più, ma proprio nel momento in cui le nostre labbra stavano per toccarsi, io lo afferrai per le spalle e lo girai dal lato opposto al mio.
La sua delusione, esternata con un sospiro e una mezza imprecazione, mi fecero ridere.
<<Ci vuole ancora diverso tempo prima di cena, quindi che ne dite se andiamo in spiaggia? Fa freddo, ma il vento sembra essersi calmato...>> Hermione soppesò le sue stesse parole, affacciandosi dalla veranda, cercando di confermare le proprie ipotesi. Io annuii.
<<Ho promesso a Draco che ce lo avrei portato, ma oggi non ne abbiamo ancora avuto occasione.>> Dissi, senza vergognarmi di aver dato voce ai miei pensieri, per una volta. Pansy si lanciò in un monologo a mezza voce su quanto fossimo dolci e su quante foto a tradimento avrebbe potuto scattarci nelle prossime ore. Alzai gli occhi al cielo, ma non potei fare a meno di sorridere. Quando avevo detto che il mio atteggiamento nei suoi confronti non sarebbe cambiato, era perché volevo che anche lei rimanesse quella che era. Volevo che continuasse a sclerare per me e Draco, che continuasse a tormentarmi con i suoi film romantici e le sue pazzie quando qualcuno la faceva arrabbiare, volevo continuare ad essere tormentato da lei quando voleva che l'accompagnassi a fare i suoi mille acquisti, e che mi trascinasse a forza a dormire nel suo letto quando si sentiva sola. Volevo che il nostro rapporto, così stretto, non si rovinasse mai.
<<Corro a prendere il telefono!>> La sentii dire ad alta voce, mentre correva su per le scale, sicuramente verso la camera di Hermione, ne approfittai per avvicinarmi a quest'ultima.
<<Dove sono i tuoi genitori?>> Chiesi furtivo. Lei si strinse nelle spalle.
<<Sono in viaggio per lavoro, come al solito.>> Mi avvisò. Era chiaro che fosse un po' delusa, ma il solo fatto che ci fossimo noi a farle compagnia, rendeva il suo viso meno triste.
<<Beh, pensa positivo. Tu e Pan avete la casa tutta per voi.>> Le diedi una gomitata scherzosa sulla pancia, facendola ridere.
<<Sì, hai ragione. I miei genitori sarebbero rimasti parecchio sconvolti se avessero sentito...>> Hermione incespicò sulle proprie parole, bloccandosi e arrossendo di colpo. <<...beh, hai capito.>>> Concluse, ridacchiando in imbarazzo. Alzai gli occhi al cielo.
<<Da quando ti imbarazza parlare di queste cose? Persino io mi sono abituato.>> La rimproverai. Draco, che stava accanto a me, e aveva sentito l'intera conversazione, fece un passo avanti.
<<Quindi non ti dispiace se racconto quello che abbiamo fatt...>> Ovviamente non riuscì nemmeno a terminare la frase che io mi ero già lanciato su di lui, tappandogli la bocca con una mano, intimandogli il silenzio. Hermione scoppiò a ridere.
<<Cosa mi sono persa? Avete già cominciato a limonare?>> Pansy si affrettò giù per le scale, fissandoci interessata, come fossimo una tv che trasmetteva la sua serie preferita, e lei fosse in ritardo dopo la pubblicità. Draco mi baciò la mano che tenevo sulla sua bocca, facendomi scattare come una molla, lasciando sul suo viso luminoso un sorrisetto di scherno.
<<Se vuoi vederli limonare, dovresti dare loro un po' di privacy.>> Mormorò Hermione. <<Vedi? A quanto pare con quei due funziona.>> Continuò, indicando verso la veranda, dove Blaise aveva spinto Ron sulla staccionata in legno, e lo stava baciando con trasporto.
<<Sei senza pudore, Ronald!>> Urlò Pan, ridacchiando.
<<Dovremmo imitarli.>> Suggerì Draco, sussurrando nel mio orecchio, lo spinsi via.
<<Dovremmo andare fuori. Volevi vedere il mare con me, no?>> Risposi, invece, io. Lui annuì, sorridendo felice come un bambino. Si voltò verso la veranda, ma prima che potessimo uscire, si abbassò, accucciandosi per terra. Lo guardai, confuso, ma lui non accennò ad alzarsi.
<<Sta per cadere una bomba? Tutti a terra prima di una sparatoria?>> Chiesi ironico, alzando un sopracciglio, solo per sentirlo sbuffare, dal basso.
<<Sali sulle mie spalle.>> Ordinò. Lo fissai, come se fosse pazzo. <<Sali sulle mie spalle.>> Ripeté, perentorio. Mi limitai a guardarlo, e quando lui capì che non avrei mosso un solo muscolo per accontentarlo, arretrò, fino a toccare le mie gambe, le prese e mi costrinse a metterle attorno al suo busto. Urlai, ma fui costretto a mettergli le braccia al collo, per evitare di cadere. Lui sorrise, soddisfatto.
<<Che diavolo, Draco!>> Gridai, spaventato dalla possibilità di perdere l'equilibrio e finire dritto per terra. Lui per tutta risposta saltellò, facendomi aggiustare sulla sua schiena.
<<Comodo?>> Chiese, girandosi leggermente verso di me. Per un secondo i nostri nasi furono ad un palmo l'uno dall'altro, così come i nostri occhi.
<<Se non te ne lamenti tu...>> Sbottai di rimando. Vidi il suo sorriso allargarsi, prima che le sue labbra raggiungessero le mie, in un bacio frettoloso a fior di labbra.
Lo scatto della macchina fotografica rimbombò nella camera.
<<Ops.>> Pansy scappò, prima che avessimo occasione di dirle qualcosa.
<<E' un caso perso. E' il fatto che condividiate del patrimonio genetico mi fa davvero pensare al peggio.>> Borbottò Draco, ironico, seguendo i nostri amici fuori dal salone. La veranda dava direttamente sulla spiaggia, e mentre il sole calava e il buio cominciava a farsi più vivido, noi ci dirigemmo verso le onde schiumose sul bagnasciuga.
Ron e Blaise ci avevano preceduti, e adesso camminavano mano nella mano lungo la riva, spintonandosi ogni tanto, giocosamente; Pansy ed Hermione sembravano intente a scattarsi foto di qua e di là, confrontandosi su quale frase e hashtag fosse migliore da mettere.
D'un tratto la stessa sensazione di gioia che avevo provato quando avevamo giocato tutti sulla neve, giorni prima, si rifece viva in me. Il destino mi aveva legato a quei ragazzi, mi aveva spinto verso di loro in modi diversi, e adesso tutto quello che potevo fare, era ringraziarlo di avermi dato questa fortuna. Avrei dovuto persino ringraziare ogni mia sfortuna, perché era grazie a tutto il dolore che avevo vissuto, che adesso ero capace di avere intorno persone come loro.
Mi strinsi un po' di più a Draco, sia per il freddo, sia per sentirlo più vicino. Lui ricambiò la stretta, sorreggendomi per le cosce, con le braccia.
<<Il mare è stupendo.>> Disse, quando arrivammo ad un passo dall'acqua. Avevamo ancora le scarpe, e mi chiesi come facesse Draco a sopportare la sabbia nelle suole.
<<Ti piace?>> Chiesi, però, trovandomi più interessato a lui che alle sue scarpe.
<<Il lago mi sembrava bellissimo, ma questo lo è ancora di più.>> Confermò. Il mio cuore prese vita per la gioia. Sapere che lui era felice, rendeva me ancora più estasiato.
Il mare scintillava, laddove la luce si scontava con la superficie, creando motivi traslucidi di qua e di là, il rumore delle onde riecheggiava nell'aria, impregnandola allo stesso tempo di quell'odore dolciastro di sale, coperto da quello dell'acqua di colonia di Draco e del suo shampoo.
<<Vorrei poter vedere qualsiasi posto, insieme a te.>> Mi lasciai sfuggire, a bassa voce. Draco sorrise, distraendosi dallo spettacolo marittimo, per concentrarsi su di me. Mi fece scendere piano dalla sua schiena, in modo da trovarmi davanti a lui. I suoi occhi si fissarono nei miei, e le sue mani corsero dritte alle mie, stringendole, così come stavano facendo le nostre iridi.
E come al solito, tutto sembrò sparire intorno a noi. Esisteva solo il grigio degli occhi di Draco, il suo respiro corto e il suo calore. Ci guardammo, proprio come ci eravamo guardati al lago, ma questa volta, quando lui mi baciò, tutto sembrò combaciare al proprio posto.
Lasciai che le mie mani si avvolgessero dietro la sua nuca, mentre lui mi attirava a sé dai passanti dei jeans che indossavo. Le sue labbra erano ruvide e spaccate a causa del freddo al quale erano state sottoposte per tutto il giorno, eppure quando toccarono le mie, sentii la stessa morbidezza e dolcezza di sempre. Passai la lingua su di esse, assaporando il sale del mare che si era posato su di loro, prima di morderle leggermente, facendo gemere Draco.
<<Se non ti fermi adesso potrei non rispondere delle mie azioni.>> Sussurrò Draco, scostandosi da me giusto il minimo che gli permettesse di parlare. Sorrisi. Se non avessi avuto altri piani per quella sera, avrei di certo accettato, ma non volevo mandare tutto all'aria. Mi voltai, quindi, dall'altro lato, abbracciando Draco, e appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sarei rimasto in quella posizione per secoli, se solo fosse stato possibile. La realtà, però, interruppe subito il momento, e quando un'onda un po' più alta si infranse sulle nostre gambe, fummo costretti a indietreggiare, scoppiando a ridere.
<<I piccioncini sono stati attaccati da Poseidone.>> Pansy ci corse incontro, spintonandoci sulla sabbia. Riuscii ad afferrarla per il polso giusto nel momento in cui cominciai a cadere verso terra, trasportandola insieme a me nella caduta.
<<Ahia.>> Si lamentò, approfittando comunque per abbracciarmi, distesa comoda su di me.
<<Sono io a soffrire, qui sotto. Hermione ti ha messo all'ingrasso?>> Mi lamentai di rimando, sopprimendo una risata, quando lei, offesa, saltellò su di me, aumentando il suo peso.
<<Uhh... il piccolo Harry tira fuori gli artigli! Cosa ne dici di questo? Eh?>> Pansy cominciò a farmi il solletico, facendomi contorcere come un pesce fuor d'acqua.
<<Draco!>> Urlai disperato. Non riuscivo a vedere dove fosse, con gli occhi chiusi per evitare che la sabbia ci andasse dentro, ma sapevo che era rimasto nei paraggi durante l'intera scenetta.
<<Draco, aiutami.>> Lo supplicai, infatti, appellandomi al suo amore, continuando a ridere, sotto le dita malefiche di mia sorella. La tortura durò per i successivi tre secondi e mezzo, prima che lei venisse sollevata di peso, e lanciata accanto a me, atterrando con il sedere sulla sabbia.
<<Ehi!>> Si ribellò, guardando male Draco, che intanto mi si era avvicinato, offrendomi la mano in modo da alzarmi. Io lo tirai in basso, facendolo capitolare a terra, prima di salirci sopra a cavalcioni, sopprimendo un sorriso diabolico.
<<Hai appena fatto cadere mia sorella?>> Chiesi, alzando un sopracciglio. Lui sembrò rendersi conto di quello che stava per accadere, allargando gli occhi, impaurito.
<<Mi hai chiesto tu di aiutarti!>> Urlò, ma era ormai troppo tardi, perché io ero passato già all'attacco. Le sue mani bloccarono le mie all'altezza del suo petto. Me ne liberai, ma Draco le riprese di nuovo, cominciando una goffa lotta sulla sabbia.
Sentivo i fastidiosi granelli entrare nella felpa, e pizzicare la pelle, ma continuai a giocare insieme al ragazzo, mentre le nostre risate si diffondevano nell'aria.
<<Rissa. Rissa. Rissa.>> Scherzò Ron, tornando dalla sua passeggiata romantica con Blaise, ed incitando la nostra zuffa. Non appena lo sentimmo, io e Draco ci guardammo per un secondo.
I nostri occhi parlarono al posto delle nostre labbra, e capimmo entrambi di aver avuto la stessa idea.
<<Sentito, Harry? A quanto pare Ronald vuole una rissa.>> Disse, infatti, il biondo, sorridendomi malizioso. Annuii, complice.
<<Allora forse dovremmo accontentarlo.>> Risposi. Ci alzammo entrambi, rincorrendo il rosso per mezza spiaggia, prima di riuscire a buttarlo a terra.
<<Uomini.>> Ci prese in giro Hermione, abbracciata a Pansy. <<Avete finito?>> Chiese poi. Erano sembrati pochi minuti, ma a quanto pareva il nostro divertimento era durato anche di più, perché mentre noi eravamo distratti, la bionda era tornata in casa, e aveva preso una dell buste di alcolici, che adesso esibiva con un grande sorriso, davanti a noi.
<<Ti amo, Herm.>> Urlai, alzandomi e raggiungendola.
Il richiamo della sete mise a tacere ogni "conflitto", e tutti insieme ci sedemmo in cerchio sulla sabbia, a sorseggiare birra, senza smettere di ridere nemmeno per un attimo.
Solo quando il calore della corsa si esaurì, e la sera calò di colpo, ci decidemmo a rientrare dentro, prima di ammalarci per davvero. Hermione diede a me e Draco un paio di pantaloni asciutti appartenenti al padre, mettendo i nostri vestiti bagnati, insieme alle scarpe, vicino al grande camino nel soggiorno.
Bevemmo fino a ridere senza motivo, e mangiammo fino a scoppiare. Facemmo persino una maratona di film demenziali, aspettando la mezzanotte. Sembravamo davvero dei ragazzi normali, ed io no potei che esserne più soddisfatto. Ogni minuto che passavo insieme a loro mi rendeva più sicuro di me stesso ed infinitamente più felice. E adesso sstavo inaugurando il nuovo anno insieme a loro, sperando con tutto il cuore che quello sarebbe stato solo il primo giorno di un altro anno in loro compagnia, seguito da molti altri.
<<Sono le undici e cinquantadue!>> Urlò ad un certo punto Pansy. Eravamo tutti mezzi crollati sui divani intorno al camino, e nessuno sembrava volersi rimettere in piedi. Vidi Pansy scattare, prima di cominciare a svegliare tutti, per portarli fuori dalla veranda. Aspettai che ci fosse riuscita, prima di concentrarmi su Draco, che appoggiato alla mia spalla si era assopito. Lo scossi leggermente.
<<Dray.>> Sussurrai dolcemente. I suoi occhi, chiusi fino a quel momento, mi fissarono, assonnati. Gli accarezzai i capelli scombinati e sorrisi, intenerito.
<<E' quasi mezzanotte. E io ti avevo promesso una sorpresa, no?>> Dissi. Lui parve risvegliarsi in un attimo, e di colpo i suoi occhi divennero vispi e luccicanti di curiosità.
<<La sorpresa non era scorrazzarmi in giro per la città?>> Domandò, io scossi la testa.
<<No, vieni.>> Lo presi per mano e insieme a lui andai fuori, dove gli altri ci stavano già aspettando, seduti sui gradini della veranda. Blaise si era portato con sé la coperta, che aveva buttato anche sulle spalle di Ron, tenendoselo stretto con la scusa del freddo, Hermione e Pansy invece si erano messe le giacche, coprendosi come due pupazzi di neve. Sorrisi, mentre porgevano una coperta anche a noi, intimandoci di non prendere freddo.
<<Cosa facciamo qui fuori?>> Chiese Draco, osservando il buio della notte. Alzai gli occhi al cielo.
<<E sarei io quello impaziente tra i due, eh?>> Lo presi in giro, dandogli una spallata. Lui sbuffò.
<<Tre. Due. Uno.>> Sentii bisbigliare Pansy. Non appena la sua voce si spense, il rumore sordo di uno sparo si propagò per la baia, prima che un esplosione di colore brillò nel cielo notturno, illuminando il blu scuro di mille tonalità di verde, poi di rosso, arancione, blu, e argento.
I fuochi d'artificio venivano lanciati da una piattaforma in mezzo al mare, creando l'illusione che fosse l'acqua stessa a dare vita a quello spettacolo grandioso.
<<Buon anno, Draco.>> Dissi, lasciando che lui mi abbracciasse, e si godesse lo spettacolo, con la testa appoggiata alla mia spalla. Il suo sorriso e i fuochi d'artificio riflessi nei suoi occhi grigi sarebbero rimasti nella mia mente, impressi a fuoco, fino alla mia morte, ne ero certo.
<<Ti amo.>> La voce del biondo, coperta dal rumore sordo degli spari, fu lo stesso tanto forte da far correre il mio cuore. Mi allungai con il collo verso di lui, baciandolo.
<<Ti amo anche io.>> Risposi.
Angolino autrice:
Leonciiiiiiniiiiii. Eccomi qui dopo quasi due settimane con un capitolo lunghissimo e molto probabilmente insensato. Siate clementi con me, ho avuto così poca ispirazione da scrivere tutto in una giornata, sperando di farmi perdonare per la lunga assenza.
Fatemi, quindi, sapere che cosa ne pensate, e ovviamente scrivetemi se ci sono errori da correggere.
Vi amo, lo sapete. Un bacione e alla prossima.
❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro