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- Chapter 9 -

LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE IN FONDO :)

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Avery's POV

Mi svegliai grazie alla luce che entrava dalla finestra e aprii gli occhi e trovandomi a pochi centimetri dal petto di Toby, avvolta tra le sue braccia. Le mie guance si colorarono di un rosso scarlatto, mentre abbassai lo sguardo. Nonostante l'imbarazzo, però, era una sensazione piacevole.

Toby dormiva con la bocca semiaperta e aveva uno sguardo innocente. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente ad ogni suo respiro e sarei rimasta volentieri così per sempre.

'Credo di essermi presa una cotta' pensai. Mi sentivo una quattordicenne al primo amore, ero patetica. A malapena lo conoscevo.

Eppure, il mio cuore non aveva smesso di battere velocemente da quando l'avevo incontrato.

Nonostante i suoi sbalzi d'umore, che devo ammettere mi spaventavano, mi sentivo a mio agio con lui.

Dopo qualche minuto, qualcuno bussò alla porta e Toby arricciò il naso, infastidito.

Senza esitare, la persona dietro alla porta la aprì e si avvicinò a noi, facendomi chiudere istintivamente gli occhi.

- Ehy, Toby – iniziò a scuoterlo impazientemente per un braccio, poi sbuffò.

Toby, per tutta risposta, mugolò qualcosa e mi strinse a sé ancora di più, come se fossi un peluche.

- TOBIAS ERIN ROGERS – urlò poi facendolo svegliare di sbotto e quasi cadere dal letto.

Toby si sedette e assottigliò gli occhi, guardandolo con disprezzo.

- Ti è dato di volta il cervello, maschera bianca? – sputò acidamente.

- Potrei farti la stessa domanda– rispose l'altro indicandomi.

- Dovevo dormire a terra? –

- Lei deve andarsene –

- Non può, te l'ho già detto – prese la coperta portandosela fino alla testa e si rannicchiò di nuovo al mio fianco, iniziando ad accarezzarmi una guancia – lo so che sei sveglia – sussurrò ridendo divertito.

Aprii gli occhi e li puntai nei suoi, scuri.

- Buongiorno sconosciuta, come va la ferita? –

- Mi chiamo Avery – sussurrai.

- Allora buongiorno Avery – ridacchiò.

Ad un certo punto, il ragazzo di prima tolse le coperte facendole arrivare per terra ai piedi del letto. Il castano sospirò nuovamente infastidito chiudendo gli occhi e poi lo guardò.

- Stavamo conversando –

- Deve andarsene – ripeté di nuovo il moro, prima di uscire dalla camera chiudendo la porta dietro di sè.

Toby si sedette di nuovo e si coprì il volto con le mani sbadigliando, per poi alzarsi e andarsi a vestire.

Dopo una mezz'oretta, tornò da me con del cibo e mi sedetti in mezzo a letto. Lui si accomodò accanto a me, porgendomi la brioche che teneva in mano.

- Non ho fame, grazie – sforzai un sorriso.

- Ma devi pur mangiare qualcosa, sconosciuta –

- Ti ho detto che mi chiam..-

- Avery, si. Ma sconosciuta mi piace di più – fece spallucce e mi porse di nuovo il cornetto.

Il mio stomaco brontolò, così accettai imbarazzata e inizia a mangiare.

- Jack ha detto di dirti che deve controllare i punti tra qualche giorno –

Annuii.

- Ora devo andare sconosciuta, non ti muovere di qui. La casa sarà libera quindi puoi uscire da questa camera se vuoi, ma non uscire di casa. Non so quando tornerò, probabilmente tardi – si alzò dal letto e uscì dalla camera, lasciandomi sola.

Finii di mangiare la mia colazione e mi alzai cercando di arrivare al bagno. Dopo aver trovato un ripostiglio e un'altra camera da letto, finalmente arrivai a destinazione. Mi guardai allo specchio e quasi mi spaventai: i capelli erano in disordine e sporchi, il viso era pallido con delle occhiaie marcate e il mio corpo esile era sciupato.

Decisi di farmi una doccia, così mi spogliai e srotolai la benda che mi fasciava l'addome, scoprendo una cicatrice non molto profonda, ricucita accuratamente.

Quando ebbi finito, mi avvolsi un asciugamano addosso e tornai nella camera di Toby, dove presi in prestito degli indumenti puliti e li indossai dopo essermi fasciata nuovamente la ferita.

Mi guardai intorno, la camera era molto più piccola di quando mi aspettassi: aveva una piccola scrivania con una sedia, un armadio e il letto. Era spoglia, le uniche cose che c'erano oltre ai mobili erano dei fogli e dei libri sparsi per terra e sul banco; e una fotografia.

Mi avvicinai allo scrittoio e presi la foto in mano. Quest'ultima era macchiata di sangue e c'erano delle 'x' nere sui volti di tre persone: una ragazza e un uomo biondi con gli occhi verdi e su quello che sembrava una versione più giovane di Toby. L'unica persona che non era segnata dalla 'x' era una donna abbastanza giovane, dai capelli neri e corti. Pensai che fosse una foto di famiglia, e che quindi quelli dovevano essere i genitori e la sorella di Toby, ma non mi spiegavo perché tre di loro fossero marchiati. Girai la foto e trovai una frase scritta a penna, con una scrittura incerta e irregolare. L'inchiostro blu era sbavato e a volte risultava difficile capire cosa ci fosse scritto, ma era capibile cosa dicevano quelle parole

'Lyra, se solo tu potessi vedere come sto senza di te.'

Lyra era la sorella di Toby, ricordai che così mi aveva chiamato la prima volta che c'eravamo incontrati scambiandomi per lei.

Decisi di fare qualche ricerca per capire meglio la situazione e andai in cerca di qualcosa come un articolo di giornale, un computer o simili.

Aprii la porta di una stanza ed entrai accendendo la luce. Era simile a quella di Toby, ma meno disordinata. Sulla scrivania di quella camera c'era un portatile e decisi di adoperarlo per la mia indagine. Digitai nome e cognome di Toby e di sua sorella, e trovai diversi articoli di cronaca che parlavano di un incidente stradale e di un incendio che avevano colpito la famiglia Rogers a distanza di pochi giorni, due anni prima.

Rimasi sconvolta da quelle notizie e involontariamente iniziai a piangere in silenzio.

Ricordai qualcosa a riguardo, la notizia aveva fatto il giro degli Stati Uniti. Ricordai anche che mia madre era titubante al lasciami venire a Denver a studiare, poiché l'assassino di Frank Rogers e di altre vittime nella stessa zona, era ancora a piede libero.

Ripensai alla scena del giorno prima nel bosco: era stato Toby ad uccidere suo padre? Era un assassino, no? Girava con due accette, il viso coperto e altri due ragazzi armati.

Però c'è anche da dire che mi aveva salvato la vita.

Una fastidiosa confusione aleggiava nella mia mente facendomi creare filmini mentali degni di un award. Volevo indagare e capire la situazione, se gliel'avessi chiesto sicuramente sarebbe tornato il ragazzo scontroso e non volevo farlo arrabbiare.

Chiusi la pagina Internet, cancellai la cronologia per non lasciare tracce e feci per alzarmi e tornare nella stanza di Toby; ma qualcosa me lo impedì.

Un oggetto freddo, di forma circolare, si poggiò sulla mia tempia e trattenni il respiro irrigidendomi quando sentii il rumore della sicura sganciata e capii che si trattava di una pistola.

Non osai girarmi, ero terrorizzata. Inghiottii la saliva rumorosamente, cercando di capire cosa fare; ma la mia mente era annebbiata e non riuscivo a formulare un pensiero coerente.

Stavolta sarei morta davvero, e non ci sarebbero stati né Toby né nessun altro a sottrarmi alla morte.

- Di le tue ultime parole, ficcanaso – ghignò una voce camuffata.


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Si, avete visto bene l'ora: sono le 18 e non mezzanotte/l'una hahahah. Direi che faccio progressi enormi.

Anyway, nuovo capitolo, mi piace un sacco heheh. Chi sarà il possessore della pistola? 



Comunque, ho scritto una nuova creepypasta con un original character, si intitola 'Heart-Ink' e mi farebbe piacere sapere le vostre impressioni, essendo un personaggio frutto della mia mente contorta(?). No, vabbé, mi piacerebbe seriamente sapere cosa ne pensate.

Detto questo, vi lascio hehe 

- Michela xx


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