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- Chapter 8 -

Avery's POV

Mi risvegliai distesa su un letto e avvolta da delle calde lenzuola bianche in una stanza a me sconosciuta. La testa mi girava leggermente e sentivo una fitta di dolore all'altezza dello stomaco. Cercai di sollevarmi ma il dolore si rafforzò, così decisi di alzare solo lo sguardo e guardarmi intorno. La camera era modesta e disordinata.

Attraverso i vetri dell'unica finestra presente, entrava una debole luce che faceva apparire tutto blu, poiché era sera. O notte, chissà.

Nella mia testa regnava la confusione più totale: dove mi trovavo? Cos'era successo? Ero ancora viva o era l'inizio della mia vita ultraterrena?

Mi portai un braccio sulla fronte, per reprimere il dolore alla testa, e notai che fuori dalla camera c'erano delle persone che discutevano abbastanza animatamente.

Nonostante la voce mi arrivasse debolmente per via della porta chiusa e della distanza tra il letto e la porta, riuscii a capire buona parte del discorso.

- Tu sei pazzo, Rogers! Cosa ti è saltato in mente? – urlò uno dei due.

- L'hai scoperto solo adesso che sono pazzo? – rispose pacatamente l'altra voce.

- Se Lui lo venisse a sapere ucciderebbe prima lei e poi noi! –

- Lyra non morirà, non di nuovo –

- Lo vuoi capire che quella ragazza non è tua sorella?-

- Okay! Ho capito! Non è mia sorella. E' una cazzo di sconosciuta che ho incontrato nel bosco e che me la ricorda, contento adesso? – urlò anche il secondo ragazzo per poi aprire la porta sbattendola e richiudendosela alle spalle allo stesso modo, per poi rovesciare a terra una sedia preso dalla rabbia.

Poi si avvicinò a me.

- Cos'hai da guardare? – chiese acidamente affacciandosi alla finestra.

- D-dove sono? – balbettai.

- In camera mia – rispose senza distogliere lo sguardo dal panorama buio.

- Cosa è successo? Perché mi trov...-

- Senti sconosciuta, ringrazia che ti abbia risparmiato la vita e che ti abbia salvata da Masky – mi guardò con gli occhi carichi d'odio per poi andare verso una scrivania, raccogliere la sedia che aveva lanciato poco prima e sedersi in una posizione che sembrava scomodissima.

Mi sedetti reprimendo i dolori che accusavo e lo guardai: aveva un maglione nero a coste a collo alto, un paio di jeans trasandati e degli occhialini arancioni appesi al collo. La sua cicatrice era scoperta ed evidente e i suoi occhi scuri erano puntati sul banco davanti a lui.

- Toby... - sussurrai – m-mi dispiace per tua sorella e p-per la litigata che hai appena avuto a causa mia...-

Sembrava che non mi stesse ascoltando: guardava un punto indefinito di fronte a lui, con aria pensierosa, e non accennava a tornare alla realtà.

- Forse è meglio se me ne vado, così non ti creerò altri problemi-

Scostai le coperte dal mio corpo, notando che non indossavo alcuna maglia e che avevo una fasciatura aderente allo stomaco. Arrossii di colpo.

- M-mi servirebbe una maglia o qualcosa del genere...-

Senza alcun cenno né aggiungere parola, si sfilò il maglione e me lo lanciò, facendomi arrossire ancora di più.

Lo infilai e arrotolai lievemente le maniche che mi ricadevano sulle mani, per poi alzarmi.

Feci qualche passo, ma le forze mi mancarono e sentii le gambe cedere.

Con uno scatto, Toby si avvicinò a mi prese tra le sue forti braccia, evitandomi un incontro ravvicinato con il pavimento freddo.

- G-grazie – balbettai imbarazzata abbassando lo sguardo e aggrappandomi a lui, ritrovandomi con il viso a pochi centimetri dal suo petto candido e nudo.

- Ti imbarazzo così tanto? – sentii la sua voce addolcirsi e giurai che stesse sorridendo.

- No no, i-io... - mi affrettai a dire, senza sapere come continuare.

Lui mi prese in braccio, a mo' di sposa, e mi adagiò nuovamente sul letto sedendosi accanto a me.

- E' meglio che tu rimanga qui finché la ferita non sarà guarita – sorrise debolmente e potrei affermare con sicurezza di essere stata in paradiso per quei pochi secondi.

- Come me la sono procurata? – chiesi sussurrando.

Non ricordavo assolutamente nulla di ciò che era successo.

- Masky ti ha pugnalata – rispose con nonchalance – hai perso molto sangue, ma siamo riusciti a fermare l'emorragia. Un mio amico studiava medicina- rispose ancora sorridendo.

- Anche io studio medicina – sorrisi a mia volta – come si chiama questa persona?-

- Jack, si chiama Jack... E' meglio che tu non esca da qui, a meno che non te lo dica io. Masky riesco a convincerlo, ma Hoodie ti ucciderebbe all'istante. E poi, Lui non deve sapere che sei qui-

- Lui? – ripetei confusa.

- L'Operatore, il nostro capo – spiegò – vuoi mangiare qualcosa? – chiese cambiando discorso.

Scossi il capo.

- Ho un buco nello stomaco, letteralmente – sorrisi lievemente – e non ho fame –

- Allora rimani qui, e se hai bisogno chiamami pure –

Non capivo come potesse passare dall'essere uno stronzo senza cuore alla persona più dolce che avessi mai conosciuto.

Fece per andarsene, ma lo bloccai.

- Toby.. – lo richiamai facendolo girare verso di me – dovresti medicarti quella ferita, per evitare un'infezione – sussurrai senza riuscire a guardarlo.

Volevo evitare di arrossire nuovamente, anche se devo ammettere che il suo corpo scolpito era una cosa piacevole da guardare.

Lui fece spallucce e, come se non gli avessi detto nulla, uscì dalla camera lasciandomi nuovamente sola.

Toby's POV

Uscii dalla mia camera, chiudendo accuratamente la porta dietro di me e scesi al piano di sotto dove trovai Tim seduto sul divano che parlava al telefono.

- No Brian.. si okay, non ti chiamo più così – sbuffò – non lo so, l'abbiamo lasciata là... Come non c'era più? Possibile che sia scappata? Si.. va bene.. andremo a cercarla noi, si... Non dirgli niente per ora, cercherò di risolvere io con Toby.. si ciao – chiuse la chiamata e mi guardò.

Ignorai la sua occhiataccia e andai in cucina a prendermi una birra. Lui mi seguì e si fermò all'entrata, appoggiandosi allo stipite della porta con le braccia incrociate.

- Deve andarsene –

- Non può - risposi con nonchalance dopo aver bevuto un sorso.

- E' pericoloso per tutti – ribatté cercando di rimanere calmo.

- La proteggo io –

- Dovresti ucciderla, non proteggerla. E' una tua vittima, non dimenticarlo –

- Ma non morirà, non ancora -

Sospirò, per poi cambiare discorso.

- La sua amica è scomparsa –

- Chi? La rossa? – finii la birra e buttai la lattina.

Tim annuì.

- Ma non era morta? –

- No, a quanto pare era solo svenuta... Dobbiamo trovarla e ucciderla. Se racconta a qualcuno ciò che ha visto, siamo fottuti –

- Ci penseremo domani – gli misi una mano sulla spalla, uscendo dalla stanza –buonanotte Tim –

- Toby...- mi richiamò girandosi, ma avevo già preso le scale e non avevo intenzione di tornare indietro a sentire le sue inutili lamentele.

Andai a farmi una doccia e misi un pigiama leggero, tanto non potevo sentire freddo e odiavo indossare troppe cose, specialmente di notte.

Quando tornai in camera mia, notai che la ragazza stava dormendo beatamente, così la scostai leggermente e mi sdraiai accanto a lei, addormentandomi qualche minuto dopo.

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Dovrei ricevere un premio solo perché ho pubblicato il nuovo capitolo prima della mezzanotte(?).

Anyway, stranamente, questo capitolo mi piace; spero piaccia anche a voi :)

Bye Bye

- Michela


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